Il nome di Pablo Luque Pinilla non suonerà nuovo ai lettori di questa rivista; dal numero 5 (gennaio-marzo 2007), in modo pressoché continuativo, Pablo ha infatti curato la presentazione di diversi poeti (Gimferrer, Colinas, d’Ors, Guinda, Gracia Trinidad, Sánchez Rosillo, Maillard, Talens e Linares), corredata dalla scrupolosa selezione antologica di tanta buona poesia spagnola, quasi mai tradotta in Italia. Anche la mia collaborazione con Fili d’aquilone è iniziata come traduttrice dei testi elaborati da Pablo e delle poesie da lui scelte: un viaggio appassionante tra parole e versi in cui ho indegnamente prestato la voce a tanti eccelsi poeti e che, per il momento, si conclude con una nuova proposta poetica che vuole essere una sorta di omaggio a Pablo Luque Pinilla, a sua volta poeta.
Pablo nasce a Madrid nel 1971 e, per sua stessa ammissione,1 diventa un assiduo e anarchico lettore di poesia solo a partire dall’età di ventiquattro anni, mentre i suoi studi universitari lo portano a conseguire il titolo di ingegnere agronomo.
Riflettendo sulla sua formazione poetica, Pablo riconosce che «nel periodo di apprendimento della poesia è fondamentale partire da poeti con cui si condivide la lingua. Solo dopo aver raggiunto una certa abilità nell’interpretazione dell’eufonia della propria lingua, ci si deve aprire ad altre tradizioni».2 Questi i poeti cui fa riferimento: innanzitutto Claudio Rodríguez, soprattutto per la sua concezione della realtà come segno e il conseguente uso di una parola capace di rendere visibile il mistero; quindi, Rafael Morales, per la bellezza espressiva dei suoi versi e la forza poetica delle parole, in grado di salvare la dignità presente perfino nelle situazioni più disprezzabili; José Hierro per la musicalità e la scelta di libertà formale (Libro de las alucinaciones, Agenda e Cuaderno de Nueva York) e Vicente Aleixandre per l’irrazionalismo di Espadas como labios e La destrucción o el amor. Molto importanti sono stati anche Federico García Lorca, per la bellezza con cui ricrea le immagini e lo straordinario uso della metafora (alcune poesie come “La aurora” di Poeta en Nueva York o “La cogida y la muerte” del Llanto por la muerte de Ignacio Sánchez Mejías hanno risuonato a lungo nella sua mente), così come il Pablo Neruda di Residencia en la tierra. A ogni modo, nonostante il riconoscimento nella propria poesia dell’eco di questi artisti Pablo non si considera legato a una determinata scrittura in particolare: «sono piuttosto scampoli, riflessi di uno o dell’altro che possono avermi influenzato, ma non sono ossessionato dalla scelta di un modello da ripetere. È vero che si impara imitando qualcuno, ma quando imito, spesso lo faccio a partire dalla influenze più diverse e insospettabili. Non si tratta di una strada tracciata da seguire, quanto di una permanente inclinazione alla scoperta».3 Questo atteggiamento di apertura l’ha portato a guardare non solo all’opera di poeti e letterati, ma anche ad altre forme artistiche come quelle dell’architetto catalano Gaudí o del mosaista sloveno Rupnik: «Vi sono alcuni artisti che mi commuovono per come hanno vissuto e concepito la loro arte. È il caso dell’architetto Gaudí, il cui valore e la cui capacità di essere innovativo nascono da un amore profondo per l’uomo, per la bellezza e per la tradizione di cui è erede. O Mario Rupnik, la cui capacità di intendere l’opera d’arte come qualcosa al servizio dell’uomo si è rivelata, per me, di fondamentale importanza. Potrà sembrare curioso, ma un semplice articolo di Rupnik sulla teologia del mosaico può avere più influenza su di me di cento poetiche».4
I primi componimenti li scrive dopo un paio d’anni dal nascere della sua passione letteraria e, contestualmente, inizia a vincere alcuni premi letterari, tra cui il “Premio Jóvenes Creadores” che gli viene conferito dal Comune di Madrid. Entrato a far parte della Red de Arte Joven della Comunidad de Madrid, partecipa a diversi recital di poesia, accompagnato da altri artisti in ambito musicale e fotografico.
Nel 2004 pubblica la sua prima raccolta di poesie, Los ojos de tu nombre, per la casa editrice Huerga&Fierro e, parallelamente, comincia un’intensa attività come critico letterario.
L’incontro con i poeti italiani Gianfranco Lauretano e Davide Rondoni porta a un contributo sulla rivista clanDestino dove pubblica, nel 2006, una breve antologia (16 testi) di otto poeti spagnoli contemporanei (Lamillar, Valverde, Benítez Reyes, Marzal, Luque, Gallego, Mateos, Oliván), preceduti dal saggio critico “Il cambio della guardia generazionale nella poesia spagnola contemporanea”.5 Anche i poeti selezionati per questa pubblicazione hanno avuto un influsso sulla formazione poetica di Pablo, soprattutto per il tentativo di superare il colloquialismo mediante procedimenti ellittici della sintassi e per la loro apertura all’esperienza metafisica.
Da questa collaborazione con clanDestino nasce poi l’invito a partecipare, nel luglio del 2008, alla VI Edizione dell’Ambologna Poesia Festival, organizzato dal Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna, presieduto da Ezio Raimondi e diretto da Davide Rondoni.
Il rapporto con l’Italia si rafforza anche grazie ad un altro significativo incontro, quello con Alessio Brandolini, che lo invita a proseguire, sulle pagine di Fili d’aquilone, la proposta di poesia spagnola contemporanea iniziata con clanDestino. Se in quell’occasione si era occupato di poeti nati tra il 1939 e il 1968, in questa passa in rassegna la poesia dei “nuovi classici spagnoli”, nati tra il 1939 e il 1953.
Il lavoro di critica e selezione antologica pubblicato in Italia, alla fine 2009 si concretizza nell’antologia Avanti. Poetas españoles de entresiglos XX-XXI, uscita in Spagna per la casa editrice Olifante.6 Come lo stesso Pablo afferma nell’introduzione (pagina 19), l’uso della parola “avanti”, oltre che mettere in evidenza il carattere di scrittura in movimento, vuole testimoniare l’origine italiana della pubblicazione. Sempre nell’introduzione, a pagina 13, vengono indicati i criteri di selezione dei testi: «sono state privilegiate quelle espressioni poetiche che presentano un maggior grado di implicazione con la bellezza – intesa, alla Gaudí come splendore della verità – e le questioni legate all’umano […], testi in cui si potesse intuire un sincero rapporto tra la parola e il mondo di cui si nutre, con l’obiettivo di suscitare nel lettore un’esperienza con cui confrontarsi».
Attualmente Pablo sta lavorando a una nuova raccolta di poesie che riserverà molte sorprese e cambiamenti sia dal punto di vista contenutistico («abbandono la trincera della contemplazione che presiedeva la scrittura de Los ojos de tu nombre per occuparmi di moltissimi temi») sia sul piano stilistico («impiego una maggiore ricchezza metrica e formale»).7 Le novità del nuovo libro derivano anche da un approfondimento dello studio della tradizione lirica spagnola, a partire da quella medievale, e da un avvicinamento alla cultura greco latina: «spesso in queste nuove poesie i miti classici convivono con l’iconografia contemporanea».8 La poesia si fa eco, poi, di altre tradizioni letterarie: dalla Polonia al mondo anglosassone in generale, con particolare attenzione alla poesia irlandese. Dal punto di vista stilistico riconosce l’importanza della proposta intellettuale di studiosi della forma poetica, come Denise Levertov, Maria Victoria Utrera Torremocha, Isabel Paraíso e José Domínguez Caparrós.
In attesa di vedere pubblicata la sua ultima fatica, Pablo si è dedicato ad altri due progetti legati all’esperienza poetica: la Tertulia Esmirna e la rivista Ibi Oculus, nate entrambe, come nel caso italiano, dall’accettare con entusiasmo una sfida che nasce all’interno di un’amicizia. Lo scopo di entrambe le iniziative è quello creare luoghi per la poesia, intesa come ambito privilegiato di confronto sui temi più strettamente legati alla vicenda umana e al suo destino.
È così che, nell’estate del 2007, Pablo accoglie l’invito dello scrittore, poeta e critico cinematografico Pedro Antonio Urbina di fondare assieme a Juan Meseguer Velasco, la tertulia poetica Esmirna. Il nome del gruppo, suggerito dallo stesso Urbina, poi scomparso nel 2008, fa riferimento all’antica città turca attualmente considerata un ponte ideale tra Occidente e Oriente. Esmirna si riunisce una volta al mese in un pub di Madrid e si concepisce, appunto, come “un lugar para la poesía”, una poesia che «nasce dalla vita, quindi, dall’artista che sperimenta nel profondo le domande e i dilemmi che la vita stessa pone. In questo senso, l’idea della tertulia ci è parsa una grande occasione per erigere un luogo in cui fosse possibile condividere tale inquietudine e verificare come, da questa prospettiva, l’orizzonte creativo personale cresce e si allarga».9
La rivista elettronica Ibi Oculus, di cui Pablo è direttore, è stata presentata per la prima volta nel dicembre del 2008 e nasce, in questo caso, dall’amicizia con l’editore Manuel Oriol di Ediciones Encuentro. Come si può leggere nell’editoriale del numero uno, l’intenzione è quella di avvicinarsi al fatto poetico guidati dalla frase “ubi amor, ibi oculus”. Di nuovo un luogo per “guardare” la poesia, a partire dalla concezione del reale e dell’opera letteraria come un dato che rimanda a qualcosa d’altro, al mistero che ci trascende: «Si fa eco di un punto di fuga ultimo, artistico e personale, che dialoga con le nostre esigenze e i nostri desideri più profondi […]. Un punto di fuga che, in quanto umano, è anche razionale (cos’è, se non questo, la ‘ragione poetica’ di María Zambrano?) e grazie al quale, in definitiva, comincia a respirare il desiderio di infinito e le sue innumerevoli espressioni all’interno dell’esperienza umana (desiderio di bellezza, di verità, di giustizia, comunicazione, conoscenza, sorpresa e tutto quanto contribuisce al bene personale e sociale)».10
Il tema degli occhi costituisce anche l’asse centrale attorno a cui ruota il primo libro di poesie di Pablo, Los ojos de tu nombre (“Gli occhi del tuo nome”) da cui sono stati selezionati i brani di seguito proposti e tradotti. Il libro inizia con una poesia che, in realtà, a livello temporale, precede quelle che compongono le tre parti in cui si divide (Los pasos, Las distancias, La morada). Il soggetto poetico è un tu in viaggio attraverso le diverse parti del giorno (mattina, mezzogiorno, tardo pomeriggio-sera) e che si muove a partire da un’esperienza contemplativa, quella dei propri occhi: uno sguardo stupito che si posa su persone e cose alla ricerca di un significato. Nella poesia iniziale, il protagonista, i cui occhi hanno ormai ceduto alla quiete della notte, si trova a riflettere sul cammino compiuto durante il giorno: in una sorta di percorso a ritroso scoprirà, alla fine, lo svelarsi del mistero che fa tutte le cose, capace di dare un senso ai suoi stessi occhi, a quello sguardo interrogativo che ora, finalmente, conosce il proprio nome: Y así, al acercarse la mañana, al saberte/ nombrado por el misterio que te aguarda/en el quejido de una nueva madrugada/comprendes el porqué de la mirada,/ el porqué de esos ojos que te salvan;/ esos que ahora abres seguro y cierto:/esos tus ojos, los ojos de tu nombre (E così, mentre si avvicina la mattina, sapendo/ di essere stato chiamato dal mistero che ti aspetta/ nel gemito di un nuovo giorno/ capisci il perché di quegli occhi che ti salvano;/ che ora apri sicuro e certo: quegli occhi, gli occhi del tuo nome).
Il poeta Ángel Guinda, durante la presentazione del libro presso il Circolo di Belle Arti di Madrid nell’aprile del 2004, ha affermato che leggere le poesie di Pablo significa «aprire una finestra su ciò che è invisibile, su tante cose che pur essendo così reali, presenti e vicine, a mala pena riusciamo a vedere perché non le guardiamo con gli occhi dello spirito, non le tocchiamo con le dita dell’anima. Il nostro poeta possiede una prospettiva ideale per conoscere la realtà senza schiacciarla, senza venirne schiacciato».11
1Intervista rilasciata al programma radiofonico Noche de Cometas (Cadena Cope, 10.01.2010), disponibile alla pagina web www.cope.es/noche-de-cometas.
2Comunicazione personale da parte dell’autore.
3Cfr. nota 2.
4Cfr. nota 2.
5In quella stessa occasione, inizia anche la mia collaborazione con Pablo, in veste di traduttrice.
6L’antologia, presentata al Teatro Principal di Saragozza il 18 dicembre del 2009, propone testi di: Gimferrer, Talens, Colinas, d’Ors, Guinda, Gracia Trinidad, Linares, Maillard, Martínez Mesanza, Campos Pámpano, Valverde, Luque, Iglesias Serna e Mateos.
7“Entrevista a Pablo Luque Pinilla”, Perkeo, 24, dicembre 2009, www.perkeo.es/articulo.php?id_article=154. Traduzione mia, come di tutte le altre citazioni inserite nel testo.
8Cfr. nota 2.
9Da “Palabras de presentacion”, Ibi Oculus 1, www.ediciones-encuentro.es/ibioculus/view.php?menu=2&smenu=4"
10Cfr. Nota 2.
11Il testo completo in spagnolo è disponibile su www.pabloluquepinilla.com/losojosdetunombre.htm#488009615
BIBLIOGRAFIA e SITOGRAFIA
- Luque Pinilla, Pablo (2004). Los ojos de tu nombre. Madrid: Huerga&Fierro.
- Luque Pinilla, Pablo (2006). “Il cambio della guardia generazionale nella poesia spagnola contemporanea” (trad. di Gloria Bazzocchi), clanDestino, I, 9-27.
- Luque Pinilla, Pablo, i poeti spagnoli su Fili d'aquilone (trad. di Gloria Bazzocchi):
Gimferrer (2007-n. 5)
Colinas (2007-n. 6)
d'Ors (2007-num 7)
Guinda (2007-n. 8)
Gracia Trinidad (2008-n. 9)
Sánchez Rosillo (2008-n. 11)
Maillard (2008-n. 12)
Talens (2009-n. 14)
Linares (2009-n. 16).
- Luque Pinilla, Pablo (2009): Avanti. Poetas españoles de entresiglos XX-XXI. Zaragoza: Olifante.
- Morales Barba, Rafael (2008). La musa funámbula. Poesía española entre 1980 y 2005. Madrid: Huerga&Fierro.
- Pellecín, Manuel (2010). “Antología Poética”, Diario Hoy, Suplemento de Cultura Trazos (16 gennaio).
- Quero, Louis (2009). “Avanti, por el camino de la poesía”, PÁGINASDIGITAL.es, (18 dicembre).
- www.pabloluquepinilla.com.
- www.ediciones-encuentro.es/ibioculus.
- esmirna-poesia.blogspot.com.
- www.cope.es/noche-de-cometas (Entrevista Noche de Cometas, 10.01.2010)
- www.perkeo.es/articulo.php?id_article=154 (Entrevista a Pablo Luque Pinilla, Perkeo, 24, dic. 2009)
|