FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 5
gennaio/marzo 2007

Alterazioni climatiche

LA POESIA DI PERE GIMFERRER

a cura di Pablo Luque Pinilla


Alguna cosa més el do de síntesi:
veure en la llum el trànsit de la llum
1

                      Pere Gimferrer

Pere Gimferrer nasce a Barcellona nel 1945. La sua opera, scritta in catalano e in castigliano, comprende la poesia, il romanzo, il taccuino, l'articolo, il saggio e lo studio critico della letteratura e dell'arte. È stato anche curatore di antologie su Vicente Aleixandre, Joan Brossa, J. V. Foix, e traduttore di autori come il Marchese de Sade, Samuel Beckett, Oscar Wilde, Michael Riffaterre, Ausiàs March, Mercè Rodoreda, Gabriel Ferrater, Ramón Llull e Stendahl. In castigliano ha pubblicato i seguenti libri di poesia: Mensaje del Tetrarca (1963), Arde el mar (1966; 2ª ed. 1968; ed. critica nel 1994, con diverse poesie scritte tra il 1964 e il 1967, apparse su riviste), La muerte en Beverly Hills (1968) e Amor en vilo (2006); gli opuscoli Tres poemas (1967), Laúd para el soneto (1987) e Morir sobre un nenúfar (1988); le raccolte Poemas 1963-1969 (Ocnos,1969; include Arde el Mar, La muerte en Beverly Hills e diverse poesie dell'inedito Extraña fruta y otros poemas), Poemas: 1963-1969 (Visor, 1979), Poemas: 1962-1969 (1988; 2ª ed. 2000; oltre a tutti quelli già citati scritti fino al 1969, comprende diverse poesie dell'inedito Malienus) e Arde el mar, el vendaval, la luz: primera y última poesía (1992). La sua opera poetica in catalano comprende diversi libri e raccolte, ed è stata riunita, nella sua totalità, nel primo tomo dei cinque che Edicions 62 ha dedicato alla sua opera completa in questa lingua. Tra i libri di poesia in catalano spiccano: Els miralls (1970), Hora foscant (1972), Foc cec (1973), L'espai desert (1977), Aparicions (1982), El vendaval (1988), La llum (1991), Mascarada (1996) e il volume di prosa poetica L'Agent provocador (1998). A sua volta, il libro Marea solar, marea lunar (Ediciones Universidad de Salamanca, 2000) presenta un'ampia selezione della sua poesia in entrambe le lingue; ne esiste una versione, tradotta in italiano, pubblicata da Pagliai Polistampa col titolo Marea solare, marea lunare (1963-1998). La bibliografia dettagliata dell'autore può essere consultata in rete all'indirizzo: www.brown.edu/Research/Gimferrer/Biblio.html. Molti sono i premi e i riconoscimenti in entrambe le lingue, sia per quanto riguarda la poesia ("Premio Nacional de Poesía" in due occasioni, per Arde el mar e El vendaval) sia per la prosa ("Premio de la Crítica" per il suo romanzo Fortuny). Dal 1985 è membro della "Real Academia Española" dove ha occupato il posto rimasto vacante dopo la scomparsa di Vicente Aleixandre, cui ha dedicato il suo discorso inaugurale. Nel 1998 ha ottenuto il "Premio Nacional de las Letras Españolas" come riconoscimento alla sua opera completa e il "Premio Reina Sofía de Poesía Iberoamericana."

Sia in catalano che in castigliano, si tratta di uno dei poeti più rappresentativi della sua generazione e uno dei principali propugnatori dell'estetica novísima. Prendendo a esempio l'opera di scrittori come Rubén Darío, Vicente Aleixandre, Octavio Paz, Joseph Vicenç Foix, Rimbaud, Lautréamont, Joan Persé e Wallance Stevence, la sua poesia, d'inusitata sonorità e misteriosa bellezza, conferisce un ruolo essenziale al potere di suggestione dell'immagine magistralmente impiegato per offrire, in visioni frammentate, l'io multiforme del poeta. Se in Gimferrer vita e opera si sovrappongono, quest'ultima rende conto della prima in modo refrattario, come in un gioco di specchi. Di fatto, per il nostro autore, l'io non è uno solo, ma molti, fino al punto da non sapere realmente chi sia; questo si traduce in un'elisione del protagonista poetico nei suoi versi, fedele riflesso, d'altra parte, della crisi d'identità dell'uomo contemporaneo. Non a caso, in Radicalidades2 asserisce che "La crisi dell'identità personale soggiace alla crisi del narratore che caratterizza l'era moderna. Non sappiamo chi parla perché non sappiamo chi siamo. L'uomo del Medio Evo, del Rinascimento, del Barocco, dell'Illuminismo, sapeva chi era e rimetteva la propria identità a un'organizzazione coesa del mondo." A sua volta, questo universo gimferreriano si serve delle più diverse realtà culturali per offrire il suo volto plurimo ed eterogeneo. In questo modo, letteratura, cinema, arte e un particolare trattamento dei motivi veneziani sono elementi ricorrenti nella scrittura del poeta, che, a volte, rivolge gli occhi anche su se stessa in un chiaro atteggiamento metapoetico.


1Pere Gimferrer, Obra Catalana Completa /1. Poesia., Barcelona, Edicions 62, 1995, p. 255.
2Pere Gimferrer, Radicalidades, Barcelona, Antoni Bosch editor, 1978, p. 60.


Traduzione di Gloria Bazzocchi


Bibliografia essenziale

  • GIMFERRER, Pere: Arde el mar, Madrid, Cátedra, 1994. Ed. de Jordi Gracia.
  • GIMFERRER, Pere: Poemas: 1963-1969, Madrid, Visor, 1988.
  • GIMFERRER, Pere: Marea solar, marea lunar, Salamanca. Universidad de Salamanca y Patrimonio Nacional, 2000. Ed. de Luis García Jambrina.
  • GIMFERRER, Pere: Amor en vilo, Barcelona, Seix Barral, 2006.
  • brown.edu. Álbum. Pere Gimferrer [in rete]: Enric Bou, Brown University (Providence, RI www.brown.edu/Research/Gimferrer/index.shtml).



POESIE DI PERE GIMFERRER
a cura di Pablo Luque Pinilla
traduzioni di Gloria Bazzocchi

Primera visión de marzo - IV

Ordenar estos datos es tal vez poesía.
El cristal delimita, entre lluvia y visillos,
la inmóvil fosforescencia del jardín.
Un aro puede arder entre la nieve bárbara.
Ved al aparecido y su jersey azul.
Así puedo deciros
esto o aquello, aproximarme apenas
a la verdad inaprensible, como
buscando el equilibrio de una nota indecisa
que aún no es y ya pasó, qué pura.
Violines o atmósferas.
                            Color muralla, el aire
proyectando más aire se hace tiempo y espacio.
                                                        Así nosotros
movemos nuestras lanzas ante el brumoso mar
y son ciertas las luces, el sordo roce de espuelas y correaje,
los ojos del alazán y tal vez algo más, como en un buen cuadro.


Prima visione di marzo - IV

Ordinare questi dati è forse poesia.
Il vetro delimita, tra pioggia e tendine,
l'immobile fosforescenza del giardino.
Un anello può ardere tra la neve selvaggia.
Guardate l'apparizione, il suo maglione azzurro.
Così posso dirvi
questo o quello, avvicinarmi un po'
alla verità inafferrabile, come
cercando l'equilibrio di una nota indecisa
che ancora non è e già è passata, che pura!
Violini o atmosfere.
                            Color muraglia, l'aria
lancia altra aria e si fa tempo e spazio.
                                                        Così noi
muoviamo le nostre lance dinanzi al brumoso mare
e sono certe le luci, lo sfiorare sordo di speroni e cinghie,
gli occhi del sauro e forse qualcos'altro, come in un bel quadro.


da Arde el mar (1966)

    ***
Canto

El mar dobla la capa de Teseo
sobre su espejo cóncavo. ¿Qué luz
punza mis ojos, varetazo, daga
de bronce líquido? Aves nos hablan, aves
no de este mundo. Oh, golpead mis pómulos
con la miel de esta luz, tendón, escafandra
o gas en mis pulmones, inhalando
y exhalando, como un águila partida
en dos mitades. Vivo, vivo estoy
como un águila, dioses. ¿Seré uno
o dos para vosotros? No pensaba
hallarme aquí, en la gruta donde velan
minotauros de yeso. Viento acucia
tus canes en Trieste, y lean los míos
sobre la esfera verde de sus ojos
que me he perdido en Creta.


Canto

Il mare piega il mantello di Teseo
sul suo specchio concavo. Quale luce
punge i miei occhi, colpo di verga, daga
di bronzo liquido? Uccelli ci parlano, uccelli
non di questo mondo. Oh, colpite i miei zigomi
con il miele di questa luce, tendine, scafandro
o gas nei miei polmoni, inalando
ed esalando, come un'aquila spaccata
in due parti. Vivo, vivo sono
come un'aquila, dei. Sarò uno
o due per voi? Non pensavo di
trovarmi qui, nella caverna vegliata
da minotauri di gesso. Vento incalza
i tuoi cani a Trieste, e leggano i miei
sulla sfera verde dei loro occhi
che mi sono perduto a Creta.


da Arde el mar (1966)



Una sola nota musical para Hölderlin

Si pierdo la memoria, qué pureza.
En la azul crestería la tarde se demora,
retiene su oro en mallas lejanísimas,
cuela la luz por un resquicio último, se extiende y me delata
como un arco que tiembla sobre el aire encendido.
¿Qué esperaba el silencio? Príncipes de la tarde, ¿qué palacios
holló mi pie, qué nubes o arrecifes, qué estrellado país?
Duró más que nosotros aquella rosa muerta.
Qué dulce es al oído el rumor con que giran los planetas del agua.


Una sola nota musicale per Hölderlin

Se perdo la memoria, che purezza.
Nell'azzurra merlatura la sera indugia,
trattiene il suo oro in maglie lontanissime,
filtra la luce da un'ultima fessura, si propaga e mi tradisce
come un arco che trema nell'aria accesa.
Cosa aspettava il silenzio? Principi della sera, quali palazzi
calpestò il mio piede, quali nubi o scogli, quale stellato paese?
Durò più di noi quella rosa morta.
Com'è dolce ascoltare il rumore con cui girano i pianeti dell'acqua!


da Arde el mar (1966)

    ***
Sonámbulo de primavera

Un dios con voz de púrpura
remeje en nuestros bronces - ¡oh gargantas!, ¡oh sueños!
el árbol rojo de la juventud.
Pájaros, nobles pájaros,
águilas irredentas del azul hemisferio,
alcatraces heridos por la luz de este día,
sed sosiego de mis sienes.
                                    Bullid, henchíos,
clamad, botones, pétalos, ramajes,
cuanto vive nos vive.
Hoces, hoces del día, dirimid en el hombre
la verdad y la muerte.
La luz besa la línea de los álamos
y el río duerme sobre mis pestañas.
La primavera es tiempo de crepúsculos.


Sonnambulo di primavera

Un dio con voce color porpora
rimesta nei nostri bronzi - oh gole!, oh sogni!
l'albero rosso della giovinezza.
Uccelli, nobili uccelli,
aquile irredente dell'azzurro emisfero,
pellicani feriti dalla luce di questo giorno,
acquietate le mie tempie.
                                    Fremete, gonfiatevi,
gridate, boccioli, petali, rami,
tutto quanto vive ci vive.
Falci, falci del giorno, risolvete nell'uomo
la verità e la morte.
La luce bacia la fila dei pioppi
e il fiume dorme sulle mie ciglia.
La primavera è tempo di crepuscoli.


Apparso su Ínsula (marzo, 1966)

    ***
Larra

Cuánta luz en la estancia. Del alero
en mis pestañas cae un pliegue púrpura.
Es invierno en Europa. Los quinqués,
el sol en los oscuros cenadores,
las bujías, qué oro declinante
para esos fantasmas de plastrón.
Coches de punto en el jardín, moaré,
en el violento aroma de las lilas
mirando con gemelos de teatro
un dragón verde al fondo del estanque.
Cuerpos en fiebre se unen sólo a oscuras,
cuando ahogan cortinas y antifaces
la pasión que de piel a piel llamea.
El amor fue en Madrid. Sutil tijera
de escarcha. Adiós. En caja de cristal
o en tarro de ámbar como mariposas
no guardes esas cartas, ni en la esquina
más perfumada de tu secreter.
Mi amor, mi amor. Cómo me están doliendo
con esta luz de atardecer los ojos.


Larra

Quanta luce nella stanza. Dalla grondaia
sulle mie ciglia cade una grinza porpora.
È inverno in Europa. Le lanterne,
il sole nei bui pergolati,
le candele, che oro declinante
per quei fantasmi in plastron.
Auto a noleggio nel giardino, moiré,
nel violento aroma dei lillà
guardando con un binocolo da teatro
un drago verde sul fondo dello stagno.
Febbre di corpi che si uniscono solo al buio,
quando tende e maschere soffocano
la passione che da pelle a pelle fiammeggia.
L'amore fu a Madrid. Sottile forbice
di brina. Addio. Non in scatola di cristallo
o in vasetto d'ambra come farfalle
conserva quelle lettere, o nell'angolo
più profumato del tuo secretaire.
Amore mio, amore mio. Che male mi fanno
con questa luce crepuscolare gli occhi.


da Madrigales (1967)

    ***
La muerte en Beverly Hills - II

Debo de parecer un loco batiendo palmas solo y cantando
           en alta voz en este cuarto de hotel.

Con un seco frenazo se ha detenido un coche fundido en
           luz y resplandor de plata.

¡Sonrisas de Jean Harlow! El bungalow al alba y el mar
           centelleante.

Música por toda la olvidada estación del deseo. Palmeras,
           giratoria luminosidad de la plaza encendiéndose

sólo para estos ojos tras un cristal ahumado.
                                 ¡No me mires más, Némesis!

Ya conozco tus uñas pintadas de rojo, el óvalo hechicero
           de tu cara, tu sonrisa pastosa y húmeda de
           nymphette,

esos vestidos negros, estas mallas, tus guantes hasta el
           codo, el encaje en los pechos,

esta espalda que vibra y palpita como una columna de
           mercurio.

Cuando amanezca me encontrarán muerto y llamarán a
           Charlie Chan.

El infierno y el paraíso están aquí. Descorro las cortinas,
           rasgo con mano temblorosa su estampado de
           flores y pelícanos.

Tu cuerpo como un saurio luminoso y dorado en la bañera.
           Tus ojos me sonríen.

Mi alma es un muchacho que no se cansa de mirar los
           muelles.

El agua sordamente golpea un malecón. Oscura noche de
           motores y bajíos.

Un extranjero muerto en la terraza de un bar ante un vaso
           ambarino de kirsch. Flores rojas y azules en su
           camisa de verano.


La morte a Beverly Hills - II

Devo sembrare un pazzo mentre applaudo da solo e canto
           ad alta voce in questa stanza di hotel.

Con una secca frenata si è fermata un'auto che si è fusa in
           luce e fulgore d'argento.

Sorrisi di Jean Harlow! Il bungalow all'alba e il mare
           scintillante.

Musica per tutta la dimenticata stagione del desiderio. Palme,
           girevole luminosità della piazza che si accende

solo per questi occhi dietro un vetro affumicato.
                                 Non guardarmi più, Nemesi!

Conosco bene le tue unghie dipinte di rosso, l'ovale maliardo
           del tuo viso, il sorriso pastoso e umido da
           nymphette,

quei vestiti neri, questi corpetti, i tuoi guanti fino al
           gomito, il pizzo sul seno,

questa schiena che vibra e palpita come una colonna di
           mercurio.

Quando farà giorno mi troveranno morto e chiameranno
           Charlie Chan.

L'inferno e il paradiso sono qui. Tiro le tende,
           ne strappo con mano tremante il tessuto
           a fiori e pellicani.

Il tuo corpo come lucertola luminosa e dorata nella vasca da bagno.
           I tuoi occhi mi sorridono.

La mia anima è un ragazzo che non si stanca di guardare le
           banchine.

L'acqua sordamente colpisce un molo. Oscura notte di
           motori e banchi di sabbia.

Uno straniero morto in un bar all'aperto davanti a un bicchiere
           ambrato di kirsch. Fiori rossi e azzurri sulla sua
           camicia estiva.


da La muerte en Beverly Hills (1968)

    ***
Farewell

Como Shane, el hombre de los valles perdidos,
que tenía los ojos azules y cantaba viejas baladas del Oeste,
como Shane, que tenía dos pistolas nacaradas
y la alegría de la inmortalidad en sus pupilas,
como Shane, que hablaba de lejanas praderas y bosques, de osos
       y serpientes de cascabel,
de puertos y tifones y sirenas
y del Buque Fantasma,
y era joven como el agua y como ella reflejaba la luna cambiante
       y amarilla de abril,
y era joven como el amor y sus mariposas encendidas,
y era joven como la tristeza,
y tenía los ojos azules y dos pistolas en su canana,
como Shane el luminoso,
joven como la luz,
como Shane y sus valles perdidos bajo las temblorosas estrellas...


Farewell

Come Shane, l'uomo delle valli sperdute,
che aveva gli occhi azzurri e cantava vecchie ballate del West,
come Shane, che aveva due pistole di madreperla,
e la gioia dell'immortalità nelle sue pupille,
come Shane, che parlava di lontane praterie e boschi, di orsi
       e serpenti a sonagli,
di porti e tifoni e sirene
e della Nave Fantasma
ed era giovane come l'acqua e come questa rifletteva la luna incostante
       e gialla d'aprile
ed era giovane come l'amore e le sue farfalle accese,
ed era giovane come la tristezza,
e aveva gli occhi azzurri e due pistole nella cartucciera,
come Shane il luminoso,
giovane come la luce,
come Shane e le sue valli sperdute sotto le tremolanti stelle...


da Extraña fruta y otros poemas (1968-69)

    ***
Arde el mar

Oh ser un capitán de quince años
viejo lobo marino las velas desplegadas
las sirenas de los puertos y el hollín y el silencio en las
       barcazas
las pipas humeantes de los armadores pintados al óleo
las huelgas de los cargadores las grúas paradas ante el cielo
       de zinc
los tiroteos nocturnos en la dársena fogonazos un cuerpo
       en las aguas con sordo estampido
el humo en los cafetines
Dick Tracy los cristales empañados la música zíngara
los relatos de pulpos serpientes y ballenas
de oro enterrado y de filibusteros
Un mascarón de proa el viejo dios Neptuno
Una dama en las Antillas ríe y agita el abanico de nácar
       bajo los cocoteros


Arde il mare

Oh, essere un capitano di quindici anni
vecchio lupo di mare le vele spiegate
le sirene dei porti e la fuliggine e il silenzio nelle
       chiatte
le pipe fumanti degli armatori dipinti ad olio
gli scioperi degli scaricatori le gru ferme davanti al cielo
       di zinco
le sparatorie notturne nella darsena vampate un corpo
       in acqua con un botto sordo
il fumo nei bar
Dick Tracy i vetri appannati la musica zingara
i racconti di polipi serpenti e balene
di oro sepolto e di filibustieri
Una polena il vecchio dio Nettuno
Una dama alle Antille ride e agita il ventaglio di madreperla
       sotto gli alberi di cocco.


da Extraña fruta y otros poemas (1968-69)

    ***
Leyenda

Y como envuelto entre llamas o replandor invisible,
un jinete en la ciudad, porque el amor es mi escudo:
más allá fulge el silencio, los aljibes de la infancia,
los ojos verdes de un niño, y el susurro de tu piel.
Tus manos, como dos garzas heridas y temblorosas,
y tu cabello y tus labios en la rubia primavera,
tan cerca de mí, amor mío, como la luz del silencio,
como dos apariciones que el amor transfigurara:
tan sólo un cuerpo translúcido en la oscuridad del sol.


Leggenda

E come avvolto tra fiamme o splendore invisibile,
un cavaliere nella città, perché l'amore è il mio scudo;
più in là rifulge il silenzio, i pozzi dell'infanzia,
gli occhi verdi di un bambino e il fruscio della tua pelle.
Le tue mani, come due aironi feriti e tremanti,
e i tuoi capelli e le tue labbra nella bionda primavera,
così vicini a me, amore mio, come la luce del silenzio,
come due apparizioni trasfigurate dall'amore:
solo un corpo traslucido nell'oscurità del sole.


da Amor en vilo (2006)

    ***
Mito

Ciego entre pétalos tibios el cautivo de las rosas.
Áncora, luces de espejo en el sol, noches de abril.
Esta pasión del tacto, llamarada misma
por la que soy el lúgubre y dorado carruaje:
el grito del postillón bajo el antifaz nocturno,
el viento que levanta espuma en los balcones,
la luz de horas perdidas, ciego, ciego entre rosas.
Atizando sarmientos y luces de carbono
¿a quién hablan las voces y palacios del viento,
aterido en los rosales, como una herida en tus labios?
En la niebla, en tus labios heridos, en mis labios heridos,
como el aire invade los pulmones y el sueño,
como el sueño, amor mío, y la luz de las armas,
la baraja, y el sol en sus castillos,
adivinando el futuro en el destello de un naipe:
ir hacia tu claridad es ir al deslumbramiento.


Mito

Cieco tra petali tiepidi il prigioniero delle rose.
Àncora, luci di specchio nel sole, notti d'aprile.
Questa passione del tatto, fiammata stessa
per cui sono la lugubre e dorata carrozza:
il grido del postiglione sotto la maschera notturna,
il vento che solleva schiuma nei balconi,
la luce delle ore perdute, cieco, cieco tra le rose.
Sbattendo sarmenti e luci di carbonio
a chi parlano le voci e i palazzi del vento,
intirizzito tra le rose, come una ferita nelle tue labbra?
Nella nebbia, nelle tue labbra ferite, nelle mie labbra ferite,
come l'aria invade i polmoni e il sonno,
come il sonno, amore mio, e la luce delle armi,
il mazzo di carte e il sole nei suoi castelli,
indovinando il futuro nel bagliore di una carta:
andare verso il tuo chiarore è andare ad abbagliarsi.


da Amor en vilo (2006)




© de los poemas en castellano: licencia otorgada por Edicions 62, S.A.
© delle poesie in castigliano: licenza rilasciata da Edicions 62, S.A.

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Nuovi classici nella poesia spagnola contemporanea
di Pablo Luque Pinilla