FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 17
gennaio/marzo 2010

Dissonanze

 

DISTACCHI & DISSONANZE

di Mario Santagostini



(POSTCREATURE, TUTTI)

Forse, per certe specie
la vita è qualcosa
di basso, ripugnante.
Per altre, nemmeno esiste.
Non saprò mai se per un vespaio,
un volo di libellule
tornerai o sei già tornato.
Qui, anche il vero ti evita,
come se vivesse.

(inedito)


(POSTCREATURA)

La mimica facciale
si è oscurata, già imita
la vera rissa
per esistere, quella
da morti, per tornare indietro.
E la mente le fa solo
da megafono, immagina
una seconda vita.

(inedito)


*

... 13 aprile, del ’97. Un domenica
ariosa. Mio padre
sta morendo. Si muove
a scatti nel letto, forse
i suoi respiri terminali
altrove sono già
le euforiche, gioiosissime,
pure contrazioni
di chi sta per tornare,
e per un attimo in chi assiste passa
un sottile senso di colpa...

(da L’idea del bene, Guanda, 2001)


*

Forse, sei arrivata dove
una strada se non è interminabile
non è una strada, ancora. Ma tu la segui
fino a quasi
fuori città, oltre le rimesse, cave.
Stasera allora tutte le costellazioni ti sono
possibili; sì, anche
quelle che non esistono: l’Anima, la Ferraia,
il Dormitorio, la fredda
salita di Giacobbe azzoppato...
Sembra poco, ed è poco.
E ti basta.

(da L’idea del bene, Guanda, 2001)


*

A Milano i temporali
del mattino vengono
tutti da ovest, dall’acqua
del Ticino, più in là dei Grigioni,
da prati infontanati, rimasti in sole oltre metà
dell’anno, e prima del tuono c’è un ronzìo
che senti una volta su dieci,
e un vetro avverte
come la sua fine: piove,
anche la materia fa pietà,
il gas soffre come il soffocato...

(da L’idea del bene, Guanda, 2001)


*

Non voglio che qualcuno mi veda morire.
Me ne andrò via prima.
Fuori della città. Oltre la pianura
e i canali, dove non ci sono
più olmi, né gelsi. Scapperò
in riviera. Vivrò da flâneur.
Lascerò un video dove
saluto tutti. Avrò
una camicia gialla,
e una faccia tesa.

(da L’idea del bene, Guanda, 2001)


*

Dicono che nei morti qualcosa continua
a ricordare, e in alcuni
crescono barbe, unghie,
perfino i denti del giudizio... Forse non è proprio
così, e rimarranno solo strani,
loffi accenni a ritmi di cuore, coito.
Ma vincerà la chimica,
e con la chimica, la vita:
nella moltiplica delle moltipliche di se stessa,
o in un senso d’altura gelido
e violentissimo in novembre
che i vivi sentiranno
come estate.

Scenda allora il bene immenso
incomprensibile dell’analogia.

(da L’idea del bene, Guanda, 2001)


*

Nel ’39, piazza Piola era una spianata con degli alberi. I tram – verdi, gli stessi che negli inverni di guerra sarebbero stati manovrati da donne – uscivano a file dai depositi, entravano in città. I dopolavoro erano zeppi, qualcuno cenava sul balcone. Nulla, al di là del vago odio per un’aria che sembrava lieve e non lo era (tutti la sentivano, ma come affanno puro, e il cuore portava battiti non suoi e distanti: chissà da dove venivano), lasciava pensare a una guerra imminente. Forse, soltanto il poco più che ventenne Vittorio Sereni avvertiva qualcosa. Ma era in un altro rione, un’altra storia.

... ma un giorno passerà da qui
chi io non ero ancora,
verrà in dintorni dove
è sempre sera,
si chiederà se l’uomo
che passa, va verso il ponte della ferrovia
è diventato suo padre,
o non l’ha mai visto,
o sono io anni addietro
in una vita diversa, forse già in questa vita
ma molto tempo fa: troppo
per riparlarne ora.

(da La vita, LietoColle, 2004)


*

– Hai provato molto piacere, nella vita?

– Sì, ma solo come odio –
puro verso il male. A volte
è stato altissimo, apicale.
I corpi servono a questo,
al bene, al loro bene.

Spesso, immagino di rivedere persone che ho incontrato. E quelle stesse si incontrano tra loro. Formando schemi a croce, a losanga, a quadrato doppio. Ma anche a fiore, rosa, perfettibile rosa. Rappresentabile, la vita: e non solo a parole, come ci illudiamo. Qualcosa, in ogni caso, succederà. Molta gente si vede, non si vede più. Nessuno l’ha vista, anni dopo. Ma che sia tutto, tutto nella stessa città.

(da La vita, LietoColle, 2004)


*

Guardavo l’officina
dismessa, i tetti di lamiera,
il vespaio alla parete,
depositi di latta, nafta sui canali.
Pensavo ai momenti
più scuri della materia: non
sono mai abbastanza.
In qualche verità
nemmeno esiste, quella materia.
In altre, è solo afa. O meno che afa,
e paradiso è un verbo,
alla prima persona.
Come, forse, universo.

(da Versi del malanimo, Mondadori, 2007)


*

Ecco la memoria cade,
diventa sciatta, disordinata.
O si è dimezzata.
Quelli che erano amici,
le donne che ho guardato,
sono finiti in anni, e ore irritornabili.
In nessuna strada
e nessun regno.
Di tutti i modi d’esistere,
portiamo stampato addosso
il più friabile.

(da Versi del malanimo, Mondadori, 2007)


*

Quando svanirà
l’illusione che la vita
è una sola, e avrò
memoria di tutte le passate,
o quando alla stessa memoria
sarà fatta grazia
d’essere arrivata a un tempo
non più mio
e anni senza me,
lì sarò sfatto, ricalcificato,
tornato a dove
i ricordi scelgono i ricordanti.

(da Versi del malanimo, Mondadori, 2007)


*

L’idiota di città sta nel cortine
tre pomeriggi di fila, annusa
dove comincia l’afa.
Chi viene da altri paesi
lavora di domenica.
Famiglie intere sui balconi, e
il più giovane s’allena in una palestra sotterranea.
C’è odore di calce, di cartoni,
molto sta per tuonare.
Qualcuno arriva, ha movenze meccaniche,
posture innaturali, dice
che dove è stato
ha imparato a volare.

(da Versi del malanimo, Mondadori, 2007)


(LETTERA D’OTTOBRE)

Forse, un corpo
è solo il parassita della voce.
Meglio: di parole,
e glossolalie, nanismi
fonici. E quanti ne ha spenti
o fulminati per sempre,
quella specie d’abisso, quella
cassa d’irrisonanza.
Il silenzio è l’inespresso
che mi odia.

(inedito)


CODA A: LETTERA D’OTTOBRE

Intanto, anch’io ignoro
dove sei andato.
Ma agisco come fossi stato
vivo. Forse, è successo
anche altro. Certo,
l’intera specie con te si è difesa
male. Potevamo
fare di più, e meglio.
Mi scuso, a nome di tutti.

(inedito)


Gli inediti qui proposti, scritti tra il 2008 e il 2010, fanno parte della raccolta A. in uscita presso l’editore LietoColle.


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