FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 27
luglio/settembre 2012

Attese & Risvegli

 

IL FLUSSO DEGLI EVENTI

di Ambra Laurenzi



... in tal modo mostrerete il flusso degli eventi... consentendo allo spettatore di sperimentare a molti livelli questo Ora che arriva dal Prima confluisce nel Dopo, mantenendo molto dell’Ora con sé...

Bertolt Brecht


La citazione riportata da John Berger (Sul guardare, Bruno Mondadori 2003) è tratta da una poesia di Brecht sulla recitazione e, anche se fotografia e teatro appaiono ambiti distanti, in realtà il concetto di tempo li riguarda molto da vicino, contaminandoli.
È questa contaminazione l’elemento che accomuna il lavoro delle due autrici intorno ai concetti di tempo e di attesa, di rappresentazione e di spazio, se pure attraverso percorsi inversi.
Inversi in quanto, se Valentina Maggetti si lascia catturare, all’interno di un tempo di attesa, da piccoli oggetti e da labili segnali del reale, introiettandone il senso, Simonetta Lodesani sceglie e agisce i suoi oggetti in uno spazio vuoto con la necessità di esteriorizzare le proprie geometrie interiori.



Valentina Maggetti, di cui abbiamo recentemente pubblicato “Ciocche, ciuffi e memorie”, prosegue le sue analisi minimaliste nella convinzione che nulla esiste se non lo facciamo attraversare dai sensi, purificandoli da un sovraccarico di stimoli inutili e ridondanti.
Il lavoro presentato prende spunto da una vicenda personale dell’autrice, in cui l’attesa non rappresenta solo una sospensione di tempo e di azione, ma alimenta una speranza di amore e di vita.
Attivando questa percezione, in uno spazio-tempo silenzioso, l’autrice si lascia catturare da tutto ciò che lo sguardo incontra sia che si tratti di spostamenti di luce o di ombre, indicatori di tempo, che di dettagli di cose conosciute che, deprivate del loro uso, diventano pura forma.
In questo percorso visivo Maggetti si affida ad una ripresa video, dinamica per sua natura, quasi a voler dilatare ciò che appare immobile sovrapponendolo ad un percorso interiore che, viceversa, è in continua elaborazione.
Nei singoli fotogrammi estrapolati e qui presentati, l’oggetto, reale o evanescente, diventa esigenza di penetrarne a fondo il senso, esigenza già presente nell’iniziale minuziosa recitazione dal vocabolario dell’etimologia delle parole.



Nell’apparente contraddizione tra il titolo e le immagini realizzate si colloca il senso del lavoro di Simonetta Lodesani.
Pensato come omaggio a Francesca Woodman (Some Disorder Interior Geometries), fotografa americana che, nonostante una vita spenta a soli 22 anni, ha avuto un ruolo influente nel panorama artistico degli ultimi decenni del Novecento, Geometrie interiori è un lavoro di ricerca basato su una rappresentazione lontana dalle rigide geometrie che il titolo vorrebbe suggerire.
Lo spazio vuoto, che l’autrice agisce con il proprio corpo, diventa luogo dove nulla sembra soggetto a subire regole imposte e dove ogni elemento acquista una funzione evocativa.
Qui tutto è improvvisazione. Gli oggetti, lo spazio e il corpo sono strumenti di una narrazione apparentemente senza trama, ma che tuttavia segue la traccia di un copione intimo.
Qui tutto è immaginazione. Ogni elemento si insinua nel sogno per poi risvegliarsi in una realtà materica arricchito di senso.
Ecco dunque che le geometrie interiori si ricompongono, forti delle emozioni ritrovate, rinnovando la relazione con quel mondo di cui ognuno è parte.


ambralaurenzi@yahoo.com