FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 69
marzo 2025

Identikit

 

NEI GUAI!

di Annarita Verzola



“Buongiorno, Kalena, data e ora, per favore.”

Una sfera luminosa si materializzò nella stanza e la voce familiare di Kalena rispose: “Buongiorno, mia giovane Nina Starbright, oggi è 14 malaki 2368 e stiamo entrando nel primo quarto dell’ora ‘ewalu.”

Sospirando, Nina si collegò con la base spaziale Kumu 525, collocata nella zona orientale della regione di Tharsis sul pianeta Marte, dalla quale la professoressa Kira Nova teneva le lezioni quotidiane agli studenti della galassia.

Il suo avatar comparve dello schermo nella sezione dei ritardatari, infatti la maggior parte degli studenti era già collegata, come Toby Quantum, Max Pixel, Zara Neutron, Elliot Astro e Aria Albedo, suoi compagni e amici virtuali dall’inizio del corso di studi.


Nina Starbright, professoressa Kira Nova, Toby Quantum, Max Pixel


Zara Neutron, Elliot Astro, Aria Albedo, Sophie Cyber


La prof.ssa Nova non aveva mai un aspetto amichevole e anche il sorrisetto dell’avatar di Sophie Cyber era odioso come sempre. Lei era la cocca della prof.ssa Nova, lo sapevano tutti, perché suo padre era uno dei principali finanziatori venusiani della missione scolastica su Marte.

“In tempi da noi lontanissimi la polizia si serviva di un metodo molto rudimentale per ricostruire la fisionomia di un ricercato. Questo metodo era chiamato Identikit.” Mentre l’eco della voce nasale della prof.ssa Nova riverberava nello spazio, gli avatar dei suoi studenti esprimevano il più genuino stupore per quelle parole apparentemente incomprensibile.

“Kalena, presto, dammi più informazioni!” mormorò Nina, affrettandosi a chiudere momentaneamente il collegamento audio.

La risposta di Kalena fu immediata: “Sistema d’identificazione personale usato dalla polizia, consistente nel ricostruire la fisionomia di un ricercato attraverso la sovrapposizione di diapositive in fogli plastificati contenenti ciascuna particolari somatici diversi per forma e dimensioni (sagome facciali, forme di occhi, di naso, di bocca, tipi di capigliatura), scelte in una serie assai varia e numerosa, seguendo le indicazioni fornite da testimoni oculari o dalla vittima stessa; l’identificazione può essere anche tentata attraverso disegni che vengono eseguiti da specialisti sulla base delle indicazioni testimoniali e riproposti via via ai testimoni per ottenere una sempre maggiore approssimazione “ {1}



La voce di Kalena si spense in un pigolio allo schiocco delle dita di Nina; le informazioni erano chiare, ma non la aiutarono a comprendere chi fosse il bersaglio di quella sibillina affermazione. E l’avatar di Sophie Cyber era sempre più gongolante, dunque significava che la sua controparte reale invece aveva capito e sapeva. Max Pixel prese la parola, era famoso nella classe per non avere peli sulla lingua e soprattutto per non temere le conseguenze di ciò che affermava, forte della propria posizione di miglior studente della galassia nel loro corso di studi.

“Molto interessante la sua informazione, prof.ssa Nova, ma in parole povere mi piacerebbe sapere due cose: che diavolo c’entri con la lezione odierna del nostro corso di metodi numerici per l’astrofisica e soprattutto perché l’avatar di Sophie abbia sempre più l’aspetto di un gatto che si lecchi i baffi dopo aver mangiato una nidiata di topi.”

Il gridolino disgustato di Sophie non si fece attendere, tutti conoscevano la sua profonda avversione per i topi e Max non aveva esitato ad approfittarne.

Senza scomporsi, la prof.ssa Nova agitò in aria un indice lungo e ossuto. “La sua ironia è fuori luogo, signor Pixel. Si dà il caso che proprio la signorina Cyber, pur con grande imbarazzo e dimostrandosi coraggiosa nella denuncia,” (e qui quella burlona di Zara Neutron fece mimare al proprio avatar una vistosa sviolinata) mi ha fatto scoprire che qualcuno di voi si è servito della sua abilità di hacker per introdursi nel computer centrale che gestisce il vostro corso di studi e ha manomesso i suoi giudizi per abbassarne il livello e metterla in difficoltà.”

Tutti si guardarono ancora più stupiti, ma la prof.ssa Nova non diede a nessuno il tempo di replicare e sganciò la bomba. “La ringrazio ancora, signorina Cyber, per aver vinto i suoi scrupoli e avermi dimostrato che la colpevole è la signorina Starbright!”



Nina spalancò la bocca e il suo avatar la imitò. Anche la sua fama di hacker era consolidata quanto quella di secchione di Max Pixel, ma non aveva mai usato la propria abilità informatica per scopi disonesti e la feriva che la prof.ssa Nova, per quanto non fosse imparziale, la credesse capace di commettere un’azione così vile.

Imperterrita, la prof.ssa Nova riprese. “Per fortuna, o per sfortuna, non saprei, oggi non abbiamo più bisogno di metodi antiquati e di incerto risultato come l’identikit perché la tecnologia è infallibile.”

Elliot Astro era un tipo di poche parole, ma soprattutto un sincero amico di Nina, e quindi non riuscì a star zitto. “Nina è un’hacker abilissima, lo sappiamo tutti, ma non ne ha mai approfittato e soprattutto, se avesse agito davvero in modo così disonesto, non sarebbe stata tanto sciocca da farsi scoprire.” La maggior parte dei compagni di classe annuì, ma l’avatar di Sophie Cyber tentennò leziosamente la testa e attese il cenno di assenso della prof.ssa Nova per condividere sullo schermo una serie di fotogrammi un po’ sgranati, ma nei quali sarebbe stato impossibile non riconoscere l’avatar di Nina, che era stato ripreso più volte dalle telecamere di sicurezza della stanza del computer centrale nell’atto di agire sui comandi da remoto.

Un mormorio di stupore si diffuse nell’atmosfera rarefatta di Kumu 525 e Nina interruppe bruscamente il collegamento perché nessuno vedesse, attraverso il suo avatar, che stava piangendo.

Ma Nina Starbright era tutto fuorché una ragazzina piagnucolosa e reagì subito allo sconforto. Quell’antipatica di Sophie Cyber l’avesse messa nei guai, ma lei avrebbe scoperto come o non sarebbe stata mai più degna di considerarsi un’hacker. Doveva riflettere con calma e ideare un piano per liberarsi da quella trappola e smascherare Sophie.



Lo schermo si illuminò e comparvero alcune icone. Nina fu tentata di non rispondere. Sicuramente la prof.ssa Nova voleva che lei ricominciasse a seguire la lezione, ma non ne aveva proprio voglia, doveva pensare al suo piano. L’insistenza dei segnali luminosi e sonori però la distraeva e alzò lo sguardo; si accorse così che i messaggi erano dei suoi amici.

    [Max] Ci siamo rifiutati di proseguire la lezione, questa è una trappola e lo dimostreremo

    [Toby] Abbiamo detto alla prof.ssa Nova che ci saremmo impegnati a scoprire la verità

    [Zara] Ognuno di noi farà qualcosa, aspetta e vedrai

    [Elliot] Abbiamo promesso che non torneremo a lezione finché non avremo dimostrato la tua innocenza

    [Aria] Sei una formidabile hacker, ma hai sempre usato la tua abilità per aiutarci e adesso tocca a noi aiutare te

Nina sapeva di avere dei buoni amici, ma il loro slancio la commosse, soprattutto perché non avevano dubitato neppure in istante della sua innocenza nonostante le apparenze fossero contro di lei.

Nei tre giorni successivi gli amici di Nina mantennero la promessa che avevano fatto e, cosa ancora più straordinaria, la prof.ssa Nova non fece niente per costringerli a tornare a frequentare le lezioni né tantomeno avvertì i loro genitori di ciò che stava accadendo.

L’indomani, quando già stava per mettersi a dormire, Nina ricevette un messaggio pulsar che si aprì davanti ai suoi occhi, i quali non volevano credere a ciò che vedevano. L’ologramma della prof.ssa Nova tremulò per pochi istanti e poi la voce metallica dell’insegnante si diffuse nel modulo, insolitamente affranta e dimessa.

“Signorina Starbright, sono qui a porgerle le mie scuse per l’increscioso malinteso in cui sono caduta. Non avrei dovuto dubitare della sua onestà, si è dimostrata sempre corretta e volenterosa. Purtroppo mi sono fidata di una persona che ritenevo affidabile e ho provato a mie spese che l’apparenza inganna. In fondo la trappola in cui sono caduta somiglia molto a un identikit falso e così ho creduto di vedere qualcosa che non era la realtà dei fatti. La invito a tornare a collegarsi da domani, come il solito. Riprenderemo le lezioni del corso di astrofisica esattamente dove ci eravamo interrotti.” L’ologramma si dissolse e nel modulo tornò il silenzio. Nina guardo dall’oblò del modulo tre delle lune di Giove che occhieggiavano in lontananza, quella notte avrebbe dormito finalmente tranquilla e l’indomani i suoi amici le avrebbero raccontato tutto.



Il mattino dopo Nina non ebbe bisogno di chiedere giorno e ora a Kalena. Si collegò in perfetto orario e vide comparire l’uno dopo l’altro gli avatar dei compagni di scuola. Tutti meno quello di Sophie Cyber. Gli avatar degli amici le fecero festosi cenni di saluto e lei ricambiò. Non vedeva l’ora che finissero le lezioni per scoprire la verità.

Appena le fu possibile, Nina aprì un canale di comunicazione privato con gli amici, rivolgendo a ciascuno la medesima domanda.

    Come siete riusciti a dimostrare che le riprese non fossero vere?

chiese subito, ma prima che uno di loro potesse rispondere, la prof.ssa Nova richiamò la loro attenzione.

“Mi sembra corretto spiegarvi il motivo dell’assenza della signorina Cyber. Non frequenterà più i nostri corsi e si trasferirà su un’altra unità spaziale per decisione del signor Cyber stesso. A questo proposito, vi voglio annunciare che il gruppo da lui presieduto ha deciso di aumentare i finanziamenti al nostro progetto di istruzione galattica e potremo quindi avere strumentazioni e programmi sempre più avanzati. A domani”

    Ci sarà da divertirsi!

fu il commento inevitabile di Max Pixel.

    Non tutti i mali vengono per nuocere!

commentò Zara Neutron, che si divertiva a scovare quei vecchissimi modi di dire tipicamente terrestri.

    Io direi che nel pomeriggio potremmo collegarci e trovare insieme delle proposte da fare alla prof.ssa Nova per il nuovo piano di studi.

insistette Max, ma nessuno stavolta protestò, come sempre avveniva quando lui sembrava cercasse nuovi modi per farli studiare di più.

Nina annuì e sorrise. Adesso era certa che i suoi amici e la prof.ssa Nova non le avrebbero mai svelato nulla e forse era giusto così. Per la prima volta in quegli anni, rivolse un pensiero gentile alla tremenda Sophie Cyber e le venne in mente un altro dei vecchissimi proverbi di Zara. Sbagliando s’impara.





{1}Definizione del vocabolario Treccani


annver3@gmail.com