FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 69
marzo 2025

Identikit

 

JUAN ANTONIO BERNIER, SEI POESIE INEDITE

di Stefano Pradel



La poesia di Juan Antonio Bernier mi giunge, come una grata sorpresa, in vista di un tour che, nel mese di marzo, porterà il poeta a visitare e a condividere il suo lavoro negli atenei della Sicilia. La sua ormai amplia e celebrata bibliografia (sia in veste di poeta che di critico e traduttore) stridono con la pressoché assente rappresentazione che il suo lavoro ha nella nostra lingua. Tuttavia, ogni mancanza può, e deve, diventare un’occasione ed è con tale spirito che vorrei proporre questi sei testi inediti in traduzione, ovvero nell’ottica di costruire un punto di appoggio per la curiosità dei lettori (e dei traduttori).

In maniera forse paradossale e antitetica a quanto appena annunciato, poco mi sento di dire rispetto alla scrittura di Bernier, dato che essa abbraccia pienamente l’esclamazione di Barthes riservata all’haiku, «c’est cela, c’est ainsi (...) c’est tel», che risolve idealmente ogni possibilità di giudizio razionale che esca dai limiti che il testo poetico traccia per sé stesso.

Valga quindi ripetere ciò che è immediatamente visibile e ricevibile, ovvero che la scrittura di Juan Antonio Bernier è una scrittura minimalista, sostenuta e condensata dall’apparente semplicità di un dire breve (o, dantescamente, «corto», nonostante il suo essere votato allo svelamento immanente). Sottrazione che è frutto di una scelta radicale di fronte al rumore del mondo (e per questo in cerca di un contatto con l’elemento naturale), ma anche un modo di farsi da parte e denudarsi per poter così contemplare le contraddizioni intrinseche al soggetto e ai soggetti. Non si mostra quindi uno skopos predeterminato (che si rifletterebbe nella reiterazione di alcuni temi prediletti, ad esempio), bensì la capacità di accogliere quanto emerge spontaneamente dalla contemplazione dell’esperienza poetica nel suo darsi. Lo sguardo del poeta si muove leggero, quasi fluttuante, facendosi portatore di un’acuta coscienza del momento, la quale, non di rado, esprime un’intensa e autentica gratitudine.




POESIE DI JUAN ANTONIO BERNIER


LECCIÓN DEL RUISEÑOR

1.

Clavícula que inclinas levemente
la postura del mundo
y a mí, contigo en él.

Clavícula, sostienes
que la palabra frágil
protege por sí sola
desde fuera
el interior
de los cuerpos que aman:

partículas que flotan inconscientes,
amantes que comparten sin saberlo
su huella dactilar.

2.

Libélula que erizas al posarte
la superficie cálida del agua,
pósate sobre mí.

3.

Sé que existe el dolor;
yo prefiero cantar sobre el consuelo:
lección del ruiseñor.


LEZIONE DELL’USIGNOLO

1.

Clavicola che inclini leggermente
la postura del mondo
e me, con te in lui.

Clavicola, sostieni
che la parola fragile
sia protezione in sé
da fuori
del dentro
dei corpi che amano:

particelle che fluttuano incoscienti,
amanti che condividono senza saperlo
la medesima impronta digitale.

2.

Libellula che rizzi al posarti
dell’acqua il velo caldo,
posati su di me.

3.

So che esiste il dolore;
preferisco cantare del conforto:
lezione dell’usignolo.


AGOSTO, PERSEIDAS

There is a time for the evening under starlight,
A time for the evening under lamplight

T.S. ELIOT

1.

El universo es simple;
se compone de dos elementos:
de vida que genera poemas
y de poemas.


O al menos eso fue lo que dijiste.

Las flores amarillas sublevadas
brillaban en la sombra
mientras el sol caía
por la colina verde.

La noche lentamente discernía
la división de las formas:
las que brillan por sí,
las que se desvanecen.

Era agosto, Perseidas.
Nuestros ojos brillaban.

Porque la luz requiere energía,
pero la oscuridad se cierne sola.


O al menos eso fue lo que dijiste.

2.

Escuchar una voz
como quien oye Perseidas:

sonido de las perlas al caer
sobre un suelo de mármol
o un mar que se retira
para no regresar.

Sonido sucesivo amortiguado,

me sorprende tu voz,
me sorprende que exista,
que las voces existan.

3.

No es posible agotar
sin ser vencido
el oscuro motivo
de la luz y la sombra
en una habitación.

4.

Palabra más memoria es igual a presente.
Como este poema:
cadáver exquisito enviado a uno mismo
para que otro responda.

Era agosto, Perseidas.
Nuestros ojos brillaban
como las flores amarillas
en la colina verde.

Qué distinta la noche.
La división de las formas.
Las que brillan por ti.

El universo es simple.

O al menos eso fue lo que dijiste.


AGOSTO, PERSEIDI

There is a time for the evening under starlight,
A time for the evening under lamplight

T.S. ELIOT

1.

L’universo è semplice;
è composto da due elementi:
della vita che genera poesie
e di poesie.


O almeno, questo è quello che mi hai detto.

I fiori gialli insorti
brillavano nell’ombra
mentre il sole scendeva
per la collina verde.

La notte lentamente discerneva
la divisione delle forme:
quelle che brillano
e quelle che svaniscono.

Era agosto, Perseidi.
I nostri occhi brillavano.

Perché la luce richiede energia
ma il buio scende solo.


O almeno, questo è quello che mi hai detto.

2.

Ascoltare una voce
come chi sente le Perseidi:

stillicidio di perle
su un ripiano di marmo,
mare che si ritira
per non fare ritorno.

Un suono in successione sussurrato,

sorprende la tua voce,
sorprende che ci sia,
che ci siano le voci.

3.

Non si può dare fondo,
senza essere sconfitti,
all’oscuro motivo
della luce e dell’ombra
in una stanza.

4.

Parola più memoria fa presente.
Come questa poesia:
cadavere squisito che uno manda a sé stesso
perché un altro risponda.

Era agosto, Perseidi.
I nostri occhi brillavano
uguali ai fiori gialli
sulla collina verde.

Che diversa la notte.
La divisione delle forme.
Quelle che brillano a causa tua.

L’universo è semplice.

O almeno, questo è quello che mi hai detto.


ENSAYO DE UNA FORMA DE COMPOSICIÓN

1.

Extraño.

Como pensar en alguien
que se sienta contigo,

que, como tú,
mira al frente,

tal vez mientras te piensa.

A veces me pregunto
por qué nos hemos vuelto tan morales,
por qué no somos ya
tan divertidos.

2.

¿Será que no pensamos,
que nos cuesta pensar
en una nueva forma
de composición?

En la mesa compuesta
en mitad del jardín,
anhelos inorgánicos sujetos

de flores dibujadas.
Destellos de cristal naranja y verde
de vajillas antiguas que tamizan la luz

volviéndola porosa.
El ser de los enseres
que, por respeto,

calla
cuando los comensales
callan.

3.

Insolencia de un trino.
Bendita, pues reparas

la desunión
de las mesas,
la sucesión
de las sillas

que provocan la duda
sobre el lugar adecuado.

4.

A veces me pregunto
por qué nos hemos vuelto tan
humanos.

Será que no pensamos.

A veces soy capaz de cualquier cosa
con tal de no admitir mi soledad.

La soledad
es elusiva.


PROVA DI UNA FORMA DI COMPOSIZIONE

1.

Estraneo.

Come pensare a uno sconosciuto
che si siede con te

che, come te,
guarda in avanti

mentre forse ti pensa.

Mi chiedo a volte
perché diventare così morali,
perché smettere poi
di essere divertenti.

2.

Sarà che non pensiamo?
Che ci risulta difficile pensare
a una nuova forma
di composizione?

Sul tavolo pieghevole
nel mezzo del giardino,
aneliti inorganici soggetti

di fiori disegnati.
Scintille di vetro arancione e verde
delle stoviglie antiche che vagliano la luce

rendendola porosa.
L’essere degli attrezzi
che, per rispetto,

tace,
quando i commensali
tacciono.

3.

Insolenza di un trillo.
Benedetta, perché così ripari

la disunione
delle tavole,
la successione
delle sedie

che seminano il dubbio
sul posto giusto.

4.

A volte mi chiedo
perché siamo diventati così
umani.

Sarà che non pensiamo.

A volte sono capace di tutto
per non ammettere la mia solitudine.

La solitudine
è elusiva.


UNA OBSESIVA MANERA DE CONFORMAR UN BOSQUE

1.

Pintar de un solo trazo las dos caras
de una hoja de olmo.

Si el pájaro pensara en lo que sabe,
no sabría volar.

2.

La franja vegetal
que conforma los límites del río
a cada instante vive, sobrevive.

Almez, acanto, álamo, eucalipto,
no quisiera añadir ni quitar daño.

Ningún color podrá.
Ningún color jamás
será sincero.

3.

Delectación morosa,
lo que está en movimiento
se adhiere a nuestro pulso.

Existe una manera
de pensar con las manos:

pintar con solo un gesto
el curso del almez,
el bies del eucalipto.

4.

Sostengo entre mis dedos
la rama que se adhiere a la pintura.

El pájaro comprende con el pico
en cuál se ha de posar.


UN MODO OSSESSIVO DI MODELLARE UN BOSCO

1.

Dipingere con un colpo soltanto
il fronte e il retro di una foglia di olmo.

Se l’uccello pensasse a quel che sa,
non saprebbe volare.

2.

La scia vegetale
che va tracciando i limiti del fiume
in ogni istante vive, sopravvive.

Bagolaro, acanto, pioppo, eucalipto,
non vorrei mai fare o togliere danno.

Nessun colore potrebbe.
Nessun colore mai
sarà sincero.

3.

Dilettazione morosa,
ciò che è in movimento
si aggiusta al nostro polso.

Esiste un modo
di riflettere usando le mani:

dipingere con un gesto soltanto
il cammino del pioppo,
l’eucalipto inchinato.

4.

Soppeso tra le dita
il ramo che aderisce al colore.

L’uccello capisce col proprio becco
su quale appollaiarsi.


ARMADURA DE CLAVE

Dios bendiga
en silencio
la belleza

de todos
mis alumnos.
Sus rostros

infantiles
mientras leen,
pues parecen

felices,
como si oyeran
música.

La llamarada
arborescente
verde, el sol

en los vitrales,
armadura de clave
del aire

serenado.
A todos
mis alumnos.

Un dios que,
silencioso,
los bendiga.


ARMATURA DI CHIAVE

Dio benedica
in silenzio
la bellezza

di tutti
i miei alunni.
I loro volti

infantili
mentre leggono,
perché sembrano

felici,
come se udissero
musica.

La fiammata
arborescente
verde, il sole

nelle vetrate,
armatura di chiave
dell’aria

rasserenata.
A tutti
i miei alunni.

Un dio che,
silenzioso,
li benedica.


SAL DE HIGUERAS PARA JAVIER CAZALLA

Al morir tú,
que se acuerdan de mí, me dicen todos.
Tal vez en su cabeza nos vieran siempre juntos.
Yo les digo que sí, que gracias, que lo siento.

Será que nos escuece todavía
el tiempo que vivimos de costado.

Aquel era el momento de charlar encogidos.
Curvatura del alma entre placeres tristes,
aspirábamos juntos a un oscuro deleite

y si respiro ahora
puedo sentir tu peso:

en la noche sin fin te me volviste ingrávido.

Adiós, voracidad,
adiós a los arranques de funesta energía,
al código que asiste a los nacidos presos,
melancolía, adiós.

Sin ti, mi malestar,
con quién compartiré mi diferencia.

Tú sabías que fui
el débil de la clase de una clase de seres.
Sólo tú lo sabías.


SALI DI EPSOM PER JAVIER CAZALLA

Dopo che tu sei morto,
che gli torno in mente, dicono tutti.
In quelle loro teste, ci hanno sempre associati.
Io rispondo che sì, che grazie, che mi spiace.

Sarà che ancora brucia
quel tempo che vivemmo defilati.

Di quando parlavamo a testa bassa.
Curvatura dell’anima tra infelici piaceri,
condivisa ambizione di un godimento oscuro

e se respiro adesso
è quasi come sentire il tuo peso:

nella notte infinita ti sei fatto incorporeo.

Addio voracità,
addio impeti di funesta energia,
codice che assiste i nati prigionieri,
malinconia, addio.

Senza te, mio malessere,
con chi spartire la mia differenza?

Ero, e tu lo sapevi,
il più debole della nostra classe,
di una classe di esseri.
Tu solo lo sapevi.


Traduzione dallo spagnolo di Stefano Pradel




Juan Antonio Bernier
nato a Córdoba, in Spagna, nel 1976, è scrittore, professore e traduttore. Ha pubblicato i libri di poesia: La costa de los sueños (1998), Así procede el pájaro (2004; Premio Ojo Crítico de Poesía de RNE nel 2005), Árboles con tronco pintado de blanco (2011), La filosofía y dos gorriones (2014), Letra y nube (2017; finalista Premio Andalucía de la Crítica), Breves erizos verdes: 50 considerazioni prima di scrivere una poesia (2020) e Fruto previo (2021; Premio Internacional de Poesía “Ciudad de Estepona”).
Ha ricevuto i premi: “Lorenzo Gomis” e “Manuel Alcántara”. Come traduttore ha pubblicato: Un silencio radiante. Ocho poetas búlgaros contemporáneos (2010), Dejar atrás el agua: Nueve nuevos poetas cubanos (2011), Poesía escogida de Giorgio Caproni (2011; in collaborazione con Juan Carlos Reche), Diario de Juan Bernier (2011), la raccolta di poesie di Danila Stoyánova con il titolo Recuerdo de un sueño (2019) e Del dominio di Eugène Guillevic (2022; con Rafael Antúnez).
È stato co-direttore del festival internazionale Cosmopoética, poetas del mundo en Córdoba (Premio Nacional de Fomento de la Lectura nel 2009). È stato direttore della Fundación de Artes Plásticas Rafael Botí e docente presso l’Università di Sofia “Kliment Ojridski”, l’Istituto di Lingue Romanze di Burgás (Bulgaria) e la Scuola d’Arte di Algeciras, tra gli altri. Con il fratello Rafael Bernier, è sceneggiatore e regista del film documentario MILES IN BELLO: Juan Bernier en la guerra de los españoles, presentato in anteprima alla Filmoteca de Andalucía nel febbraio 2024.

(Foto di Jorge Díaz)


stefano.pradel@hotmail.com