…Economía, de venas, de piel que busca tacto y halla aire{1} OLVIDO GARCÍA VALDÉS
«Si susseguono come le migrazioni:/distanze che continueranno/—avvicinamenti e lontananze—/quando non ci saranno più». La poetica di Pablo López Carballo è animata da una sorta di contrappunto, un gioco ininterrotto di contraddizioni. La parola stabilisce nessi infiniti, articolati, in grado di creare molteplici nuclei di ispirazione. I componimenti dell’autore non inducono mai al discernimento di una verità assoluta, ultima, poiché l’esperienza lirica si fonda sull’evoluzione dei contrari che rappresentano il reale.
Platón y asalariados{2}, pubblicato nel 2023, anticipa certa dicotomia sin dalla scelta del titolo. Il riferimento a Platone rimanda all’idea di un sapere universale trasmesso nel tempo. In antitesi a un’indiscussa consacrazione, il poeta concepisce la classe degli asalariados, il cui quotidiano appare effimero e precario. Durevolezza e caducità divergono dal principio, insieme alle innumerevoli categorie di opposti presenti nell’opera: “Si chiamano da lontano:/grida coincise, persistenti,/come se fossero due età/della stessa persona.”, scrive l’autore nel poema LXII.
Da qui un parallelismo con l’impianto formale del libro: nella prima ampia sezione, “Il caso e alcuni rami/ (ritratti)”, i testi convenzionali, composti da versi liberi, si susseguono a liriche in prosa di differente lunghezza. Il ricorso a una struttura narrativa non è funzionale alla descrizione dettagliata di situazioni o di personaggi, al contrario. Seppur Pablo López Carballo alluda a un mondo delineato da immagini semplici e quotidiane, inserite all’interno di cornici, o ritratti, nella scrittura alberga l’idea dell’indeterminazione. La parola, guidata dalla qualità dell’osservazione, descrive le cose così come sono e come accadono, senza però riuscire a fissarle o a stabilire una relazione profonda con esse. Ci muoviamo pertanto in un terreno evocativo, talvolta sfuggente. Lo sguardo non è capace di cogliere l’essenza esatta degli oggetti comuni, degli animali o della natura, elementi che divengono occorrenze puntuali nelle poesie. Ad ogni modo, il livello di incertezza, il consolidarsi delle fessure e delle fenditure, generano visioni, offrono nuovi punti di vista e diverse tonalità: “UNA crepa si fortifica,/attenta e acuta rottura,/passaggio verso altri mondi/in una finestra che respira”.
Se la presenza della natura è fortemente preponderante in Platón y asalariados, Pablo López Carballo fa altresì appello alle figure della mitologia greca — Persefone, Arianna, Teseo —, alle teorie di Keplero, Fibonacci, all’opera di Pieter Brughel e Michelangelo per contattare il mondo.
L’intento è quello di provare ad abbozzare l’universo per mezzo della poesia, così come accade principalmente nella seconda sezione del libro, quella di chiusura, intitolata “Descrivere”, formata da un’unica lirica. Il poeta ripercorre le fasi che precedono l’atto compositivo: «SI avvicina al foglio — occhi che si sistemano/in una camera oscura— con la precisione/e lo zelo della diligenza nell’accostare/le ciglia all’ignoto, /imitando il movimento davanti al microscopio, /nel quale la vita, attutita e docile, diviene/energica, scontrosa e combattiva”.
Successivamente si interroga sui metodi e sugli strumenti adatti al suo oficio: “Vorrebbe sapere/in che modo raggiungere la poesia, adattandosi/— Ut pictura, ita visio, con Keplero —/alla natura delle cose./ Ad esempio, come parlare delle ossa/o degli organi, imitando un osso?/ dando forma a un organo nella poesia?”, per poi ammettere l’evidenza della difficoltà e del fallimento espressivo: “Gli è difficile parlare/di un organo con la sua profondità/i suoi problemi di rotazione/le dimensioni, i contorni,/senza offendere Michelangelo./ Spiegare/le cose come si vedono, con mano ottica,/con voce di occhi”.
Le immagini figurative usate da Pablo López Carballo ci chiariscono un tratto ulteriore della sua densità poetica, fatta di ricerca e indagine poiché, così come ricorda Octavio Paz, in Los signos en rotación,{3}: “no le corresponde a la poesía la duda sino la búsqueda, hacer incluso de la duda una presencia”(2011: 74).
Di seguito, una proposta di traduzione di alcuni componimenti di Platón y asalariados.
{1}García Valdés, O., Marí, A. (2006), Y todos estábamos vivos, Spagna: Tusquets Editores.
{2}López Carballo, P. (2023), Platón y asalariados, Valencia: Pre-Textos.
{3}Paz, O., Cortázar, J. (2011), Los signos en rotación, Spagna: Fórcola.
POESIE DI PABLO LÓPEZ CARBALLO
da Pláton y asalariados
2024, Spagna, Editorial Pre-Textos
EL AZAR Y UNAS RAMAS (RETRATOS)
IL CASO E ALCUNI RAMI (RITRATTI)
I
LAS ramas decidieron adoptar
las teorías de Fibonacci.
Las hojas dudan pero continúan,
persistentes flujos de savia,
como cables internos en la casa.
Los verdes, ocultándolo, refulgen.
I
I rami hanno deciso di applicare
le teorie di Fibonacci.
Le foglie tentennano ma continuano,
flussi persistenti di linfa,
come cavi interni nella casa.
I verdi, occultandolo, risplendono.
XVII
SE siguen como las migraciones:
distancias que continuarán
—acercamientos y retiradas—
cuando ya no estén. Así el amor:
el azar y unas ramas, huecos
en muros y una promesa constante
de retorno.
XVII
Si susseguono come le migrazioni:
distanze che continueranno
— avvicinamenti e lontananze —
quando non ci saranno più. Così l’amore:
il caso e alcuni rami, crepe
nei muri e una promessa costante
di ritorno.
XXVIII
UNA grieta se afianza,
atenta y aguda rotura,
el paso a otros mundos
en una ventana que respira.
XXVIII
UNA crepa si fortifica,
attenta e acuta rottura,
passaggio verso altri mondi
in una finestra che respira.
XXX
ENTRE abril y mayo hay siempre otro mes. Otro mes donde los humanos movimientos imitan a los ríos, donde el desajuste con lo antiguo se compensa con nacimientos de aves. En este mes, los hombres ambiguos, volubles y eternos se rebelan frente a las transformaciones y observan, por un instante, la danza que traduce lo abstracto en transitoriedad de extremidades. Ahí, entonces, sin dueños, como toda la flora que ven, se pierden otra vez en el mundo y recuerdan que lo acabado carece de vida y que habitar el bosque es ceder la vista y dar la espalda, sin perder los papeles, en esta parte del año.
XXX
TRA aprile e maggio c’è sempre un altro mese. Un altro mese in cui i movimenti umani imitano i fiumi, in cui il divario con l’antico si compensa con nascite di uccelli. In questo mese, gli uomini sfuggenti, volubili, eterni si ribellano dinanzi alle trasformazioni e osservano, per un istante, la danza che traduce l’astratto in transitorietà di margini. Lì, allora, senza padroni, come tutta la fioritura che vedono, si perdono di nuovo nel mondo e ricordano che ciò che è finito manca di vita e che abitare il bosco significa rinunciare alla vista e voltare le spalle, senza perdere i ruoli in questa parte dell’anno.
LI
SE saludan como se leen
las ediciones bilingües.
El amor tiene lengua de contraste,
por eso fracasan los que no alcanzan
a comprender otras páginas.
LI
SI salutano come si leggono
le edizioni bilingue.
L’amore parla per opposti
per questo falliscono coloro che non riescono
a comprendere le altre pagine.
LXII
Se llaman desde lejos:
gritos secos persistentes,
como si fueran dos edades
de la misma persona.
LXII
Si chiamano da lontano:
grida coincise, persistenti,
come se fossero due età
della stessa persona.
LXXXIII
EL toque de queda
de las flores, eso,
en su despedirse del mundo, se lleva.
Todos los cambios
en un solo cambio.
LXXXIII
IL coprifuoco
dei fiori, quello,
al congedarsi dal mondo, porta con sé.
Tutti i cambiamenti
in uno solo.
DESCRIBIR
SE aproxima al papel —ojos acomodándose
en una cámara oscura— con la precisión
y el celo de la diligencia al acercar
las pestañas a lo desconocido,
imitando el movimiento ante el microscopio,
en el que la vida, acallada y dócil, se vuelve
drástica, áspera y combatiente, como encontrar
coral marino en un abrir y cerrar de ojos.
Le gustaría conocer las ciencias exactas
que regulan, afinan o predisponen la lengua
para hablar de uno mismo: de las contradicciones,
de los flujos y los humores que recorren
el cuerpo. Le gustaría saber
cómo llegar al poema adaptándose
-Ut pictura, ita visio, con Kepler-
a la naturaleza de las cosas.
Por ejemplo, cómo hablar de los huesos
o los órganos, ¿imitar un hueso?,
¿darle forma a un órgano en el poema?
Simetría, peso, proporción, orden...
Dicen que Pieter Brueghel se tragó
los Alpes para escupirlos en tablas.
Sus hombres pasaron la noche dentro
afilando lanzas y cuchillos
y ahora regresan, exhaustos, atravesados
por el invierno en un día, con pocas presas.
De haber salido antes estarían solos,
nocturnos, sin los cuervos y su alerta
de lo que puede ocurrir en el mundo.
Si el cuerpo es una unidad: conectada
compartimentada, armónica y lógica,
también es la suma de territorios
disimiles, distantes y no siempre
distróficos. Las regiones del cuerpo
tienen su huso horario, sus estaciones
y su altitud. Pueden compartir hora
pero será de otro día, quizás
más luminoso, lábil o impasible.
No hay personas con un único clima
cuando en el hipotálamo es verano,
en los pies se impone el más crudo invierno.
Se pregunta cómo llevar
al poema este viento de hojalata
este tocarlo todo que hace
que las cosas se tambaleen
en una música dispersa
con roces, roturas y líquidos
que no desbordan. Ya pasó
pero no lo vimos en el cielo,
ni a los otros vientos, los que someten
a mudanza. Son asuntos de dioses
pacíficos y sordos.
Le resulta complicado hablar
de un órgano con su profundidad,
con sus problemas de rotación,
con sus dimensiones, con su afuera,
sin ofender a Miguel Ángel. Explicar
las cosas como se ven, con mano óptica,
con voz de ojo. Ver en las cicatrices
los tajos y su reconstrucción, advertir
la velocidad de los tejidos al abrirse
y el abismo de los cortes
como en una fruta fresca.
DESCRIVERE
SI avvicina al foglio — occhi che si sistemano
in una camera oscura — con la precisione
e lo zelo della diligenza nell’accostare
le ciglia all’ignoto,
imitando il movimento davanti al microscopio,
nel quale la vita, attutita e docile, diviene
energica, scontrosa e combattiva, come trovare
del corallo marino in un batter d’occhio.
Vorrebbe conoscere le scienze esatte
che regolano, affinano o preparano la lingua
a parlare di sé: delle contraddizioni,
dei flussi e degli umori che attraversano
il corpo. Vorrebbe sapere
in che modo raggiungere la poesia, adattandosi
— Ut pictura, ita visio, con Keplero —
alla natura delle cose.
Ad esempio, come parlare delle ossa
o degli organi, imitando un osso?
dando forma a un organo nella poesia?
Simmetria, peso, proporzione, ordine…
Dicono che Pieter Bruegel ingoiò
le Alpi per sputarle sulle tavole.
I suoi uomini trascorsero la notte dentro,
affilando lance e coltelli
e ora tornano esausti, trafitti
dall’inverno in un giorno, con un magro bottino.
Se fossero usciti prima sarebbero soli,
malinconici, senza i corvi e i loro avvertimenti
su ciò che può accadere nel mondo.
Se il corpo è una unità connessa,
frammentata, armonica e logica,
è anche la somma di territori
diversi, distanti e non sempre
distrofici. Le regioni del corpo
hanno il loro fuso orario, stagioni,
la propria altitudine. Possono condividere l’ora
ma sarà di un altro giorno, forse
più luminoso, fugace o imperturbabile.
Non esistono persone con un unico clima.
Quando nell’ipotalamo è estate,
nei piedi si impone l’inverno più rigido.
Si domanda come recapitare
all’inverno questo vento di latta,
questo toccarlo tutto che fa sì
che le cose vacillino
in una musica dispersa
con attriti, rotture e liquidi
che non traboccano. È già passato
ma non l’abbiamo visto in cielo,
nemmeno gli altri venti che inducono
al cambiamento. Sono incombenze di dèi
pacifici e sordi.
Gli è difficile parlare
di un organo con la sua profondità
i suoi problemi di rotazione
le dimensioni, i contorni,
senza offendere Michelangelo. Spiegare
le cose come si vedono, con mano ottica,
con voce di occhi. Vedere nelle cicatrici
gli squarci e le ricuciture, sentire
la rapidità dei tessuti nell’aprirsi
e l’abisso dei tagli
come in una frutta fresca.
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Traduzione dallo spagnolo di Monica Elisei
Pablo López Carballo (León, Spagna, 1983) insegna Letterature ispano-americane presso la Universidad Complutense di Madrid.
Tra i suoi libri di poesia: Sobre unas ruinas encontradas (Premio internazionale La Garúa, 2010), Quien manda uno (2012), La dictadura de la perspectiva (2017), Perder naturaleza (2021), Platón y asalariados (2023), beso político de cada amor que tengo (2024).
Nel 2016, la casa editrice Carteggi Letterari ha pubblicato in italiano La precisione dell’indifferenza.
melisei@ucm.es
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