Dell’argentina Irina Garbatzky (Rosario, 1980) avevo apprezzato i libri precedenti a El entrenamiento de la mente (2020, L’allenamento della mente) come Medio metro cuadrado de coexistencia (2013), questo si compone quasi tutto di prose poetiche, più o meno brevi, e precede di qualche anno un altro interessante lavoro: Campamento (2024), diario in poesia di una infermità, che riprende lo stile del libro precedente, il tono confidenziale, l’uso della prosa poetica.
L’autrice è poeta affermata ma anche critica e teorica della letteratura e nei suoi testi c’è un costante dialogo con la letteratura, il linguaggio, con le motivazioni che spingono alla scrittura, alla poesia ma lo fa in tono coinvolgente e senza accademismi né citazioni e strutturando la riflessione all’interno del testo stesso.
In L’allenamento della mente, breve ma contundente, c’è sempre movimento, ritmo e azioni, pensieri che si sviluppano e disarticolano. Tutto appare al rallentatore, come zoomato per registrare con scrupolo la scena, svelarne i dettagli e mostrarceli senza rumore di fondo o, meglio, scortati da un silenzio in continua mutazione: il silenzio non è mai lo stesso e ogni poesia ne costruisce uno tutto suo.
C’è come una minaccia incombente su ciò che l’autrice descrive, nei protagonisti di questi testi che prendono avvio quasi sempre come racconti brevi, condensati, come ad esempio quello della ragazza incinta che va a un concerto ad ascoltare musica classica e nessuno sa del suo stato e il silenzio interiore non viene scalfito dalla musica sinfonica di Mendelson.
La minaccia incombente potrebbe essere quella di una forza misteriosa e primordiale che aleggia intorno alla vita: l’abisso, il nulla, l’indefinito. Una forza che fa sparire esistenze, sensazioni, oggetti, relazioni. Ecco allora il dialogo con il vuoto che avvolge tutte le cose, con l’ansia che ne deriva e il disagio. “Ci sono giorni in cui si alza intorno alle cose un velo di ansia”, così non è facile affrontare il giorno e allora la mente deve essere allenata, tenuta in esercizio perché il vuoto assorbe gli orizzonti, li deforma e crea nuove visioni.
Altra cosa che colpisce è la relazione con il tempo che qui sembra espandersi in più direzioni, che è anche un modo per difendersi dal vuoto, aggirarlo. Il tempo sembra rallentare il passo e i minuti si dilatano, si riempiono di sensazioni che aprono varchi, sentieri per improvvise e inaspettate riflessioni. È come entrare nel mistero dell’Universo, o nelle stanze segrete di un appartamento, di un castello kafkiano o nella mente dell’autrice che scrive un libro sull’allenamento della mente, o nella Storia che ci passa accanto e contiene tutto il passato, o nelle le vite degli altri o in quella delle piante che sono in continua trasformazione: “Talvolta penso che ci sia una sola cosa su cui scrivere. Una sola, nient’altro: la crescita e la trasformazione”.
Per afferrare l’attimo in continua modificazione occorre rallentare il tempo, espanderlo ed entrarci dentro, guardare con calma ogni cosa e poi rifletterci sopra con distacco filosofico, un modo per non uscirne con troppe ferite, bruciature. Si crea così un nuovo spazio, quello della poesia, dove diverse realtà (quotidiana e fantastica) convivono su piani paralleli, vicini, talvolta si intersecano e allora scoccano scintille, realtà stratificate e multiformi. Allenare la mente per convivere con questi spazi complessi dove il mondo interiore coabita con quello esteriore. Nascono esili speranze, fragili attese e in qualche modo si riesce ad allontanare quella minaccia di cui parlavo all’inizio, quella del vuoto che avanza inarrestabile come nel romanzo La storia infinita di Michael Ende. Il tempo velocizza e all’improvviso rallenta, sembra fermarsi, inspessirsi, creare l’inizio di qualcosa, aprire un varco per un viaggio e un nuovo “accampamento”. Nel frattempo, si resta seduti a pensare al mondo o ci si sposta “da un luogo all’altro della vita”.
L’allenamento della mente [El entrenamiento de la mente, 2020] verrà pubblicato, a cura di Alessio Brandolini, a fine maggio 2025 da Edizioni Fili d’Aquilone.
POESIE DI IRINA GARBATZKY
da El entrenamiento de la mente
Ivan Rosado, Argentina, 2020
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Una chica piensa que está embarazada. Una chica piensa que está embarazada y le vienen imágenes. Pastizales largos y amarillentos, árboles secos invernales, el viento los sacude y parecen capas color mostaza. Una chica piensa que está embarazada, su chico no lo sabe. Van a escuchar música. Suena una sinfonía de violín y vuelven los pastizales. No alcanza a imaginar una historia ni sabe qué le dice el pasto, qué le dice. ¿Por qué piensa en la vejez de las plantas? ¿Por qué en el color otoñal? Una chica piensa que está embarazada, está en el teatro, es un espectáculo municipal. En el público hay señoras jubiladas y hay jóvenes estudiantes. Los estudiantes se sentaron atrás, van de zapatillas. Escuchan a Mendelsohn como si fueran los verdaderos fans.
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Una ragazza pensa di essere incinta. Una ragazza pensa di essere incinta e le arrivano immagini. Pascoli estesi e gialli, secchi alberi invernali, il vento li scuote e sembrano mantelli color senape. Una ragazza pensa di essere incinta, il suo ragazzo non sa nulla. Vanno a un concerto. Suonano una sinfonia con violino e tornano i pascoli. Non riesce a immaginare una storia né sa cosa le dice l’erba, cosa le dice? Perché pensa alla vecchiaia delle piante? Perché al colore autunnale? Una ragazza pensa di essere incinta, è a teatro, a uno spettacolo del Comune. Nel pubblico ci sono signore in pensione e giovani studenti. Gli studenti si sono seduti in fondo, indossano scarpe da ginnastica. Ascoltano Mendelssohn come dei veri fan.
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Hay días en los que se levanta, alrededor de las cosas, una cortina de ansiedad. El deseo es una figura fuera de foco, y yo, una chica miope intentando soportar la distracción. Hay pocas cosas que me distraen de verdad y me ayudan a esperar a que el deseo tome forma. Una vez que eso suceda, volverá el ritmo y la acción. Caerán lianas del techo y me llevarán de un lugar a otro de la vida. Es así. (Es la selva de La historia interminable. Una selva que crecía de noche, para compensar el desierto que asolaba a Fantasía). Para esperar en los caminos de la distracción, es bueno rodearse de revistas. Me hacen tremendo bien, las revistas. Revistas de moda, de jardinería, de ecología, de arquitectura, de decoración. Miro las fotos muchas veces, con una fruición bien infantil. Me desvanezco en las suculentas.
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Ci sono giorni in cui si alza, attorno alle cose, un velo di ansia. Il desiderio è una figura sfocata, e io, una ragazza miope che cerca di sopportare la distrazione. Ci sono poche cose che mi distraggono davvero e mi aiutano ad aspettare che il desiderio prenda forma. Una volta che questo accade, tornerà il ritmo e l’azione. Dal tetto scenderanno liane che mi porteranno da un luogo all’altro della vita. Proprio così. (È la giungla di La storia infinita. Una giungla che cresceva di notte, per compensare il deserto che devastava la Fantasia). Per aspettare nelle strade della distrazione è utile circondarsi di riviste. Mi fanno davvero molto bene, le riviste. Riviste di moda, giardinaggio, ecologia, architettura, decorazione. Guardo le foto parecchie volte, con una fruizione molto infantile. Mi dissolvo nelle piante “succulente”.
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A veces pienso que hay una sola cosa sobre la que escribir. Una sola, nada más: el crecimiento y la transformación. Días y días y días en donde sólo puedo pensar en las transformaciones de las plantas, del cuerpo o de la casa. Sentarme a pensar el mundo, pero en un mundo reducido, donde el sol pasa muy rápido de un punto a otro del cielo.
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Talvolta penso che ci sia una sola cosa su cui scrivere. Una sola, nient’altro: la crescita e la trasformazione. Giorni e giorni e giorni in cui posso solo pensare alle trasformazioni delle piante, del corpo o della casa. Sedermi a pensare al mondo, ma a un mondo rimpicciolito, dove il sole passa molto rapidamente da un punto all’altro del cielo.
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Confiaba en las transformaciones de lo persistente antes que en las explosiones rápidas.
No sabía cómo alojar la rapidez. Entonces soñaba con movimientos continuos en ciudades enormes. Me bajaba de un tren, caminaba unas cuadras, bajaba escaleras, subía escaleras, tomaba una bici, movía las piernas. Nadaba en el aire, caminaba hacia abajo, subía a un ómnibus, miraba la ciudad. Estaba gozosamente perdida, algo me demoraba siempre entre un punto y otro punto de la línea.
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Mi fidavo delle trasformazioni di ciò che persiste piuttosto che delle rapide esplosioni.
Non sapevo come ospitare la velocità. Allora sognavo continui movimenti in enormi città. Scendevo da un treno, camminavo per un paio di isolati, scendevo scale, salivo scale, prendevo una bici, muovevo le gambe. Nuotavo nell’aria, camminavo verso il basso, salivo su un autobus, guardavo la città. Ero gioiosamente perduta, qualcosa mi tratteneva sempre tra un punto e l’altro della linea.
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Una voz alta me llama mientras duermo. Entre el primer llamado y el segundo, respondo: “Buscáme”. Estoy subiendo a la terraza de una casa en el campo, es de noche, estoy con mis amigas de la infancia y le hablo a un muñeco que tiene bigotes. Le hablo a ese muñeco con urgencia. Cuando me despierto, me quedo unos segundos sin querer volver a cerrar los ojos, como en esa película donde los niños pasaban la noche tomando café.
Formo parte de esa generación: quiero permanecer despierta, quiero que mi amor me llame.
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Mi chiamano ad alta voce mentre dormo. Tra la prima e la seconda chiamata rispondo: “Cercami”. In campagna sto salendo sul terrazzo di una casa, è notte, sono con le mie amiche d’infanzia e parlo a un bambolotto con i baffi. Parlo con urgenza a quel bambolotto. Quando mi sveglio, resto qualche secondo senza desiderare di chiudere gli occhi un’altra volta, come in quel film dove i bambini passavano la notte a bere caffè.
Faccio parte di quella generazione: voglio restare sveglia, voglio che il mio amore mi chiami.
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Este año habrá sido el año donde había restos de tiempo, tiempo en blanco, tiempos para hacer sin plazos. Salir con la ola polar, ir al teatro, ir al correo, caminar. ¿Qué habrá sido de este tiempo que no pertenece ni al trabajo, ni a los otros? A la noche nos juntamos para comer, nos vamos a dormir. A veces un sueño me limpia la cabeza, otras veces me despierto antes que amanezca para vestirme y salir.
¿Debería tener un destino?
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Quest’anno sarà stato l’anno in cui ci sono stati dei resti di tempo, tempo vuoto, periodi per fare cose senza scadenze. Uscire con l’onda polare, andare a teatro, andare alla posta, passeggiare. Che sarà stato di questo tempo che non appartiene né al lavoro, né agli altri? Di notte ci riuniamo per mangiare, andiamo a dormire. A volte un sogno mi ripulisce la testa, altre volte mi sveglio prima dell’alba per vestirmi e uscire.
Dovrei avere un destino?
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Voy a ser una mujer más grande cuando aprenda a pararme de cabeza. Una mujer independiente. Por ahora necesito la pared. Sé que tengo fuerza, pero me da miedo y no termino de entender muy bien cómo tengo que hacer.
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Sarò una donna più grande quando imparerò a stare in piedi. Una donna indipendente. Per ora ho bisogno del muro. So che ho la forza, ma mi fa paura e non riesco a capire bene come devo fare.
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Traduzione dallo spagnolo di Alessio Brandolini
Irina Garbatzky è nata nel 1980 a Rosario (Argentina), dove vive. Laureata in Lettere con un dottorato in “Humanidades y Artes” presso l’Università Nazionale di Rosario insegna Letteratura Argentina.
Ha pubblicato i libri di poesía: Movimientos imposibles (2003), Huesitos (2013), Medio metro cuadrado de coexistencia (2013), Casa en el agua (2016), El entrenamiento de la mente (2020) e Campamento (2024).
Ha pubblicato i libri di saggistica: Los ochenta recienvivos. Poesía y performance en el Río de la Plata (2013) e El archivo del Este. Desplazamientos en los imaginarios de la literatura cubana contemporánea (2024). Ha collaboratoro alla realizzadione dei libri: Expansiones. Literatura en el campo del arte (2012), Mínimo teatral (con María Fernanda, 2021), Nuestros años ochenta (con Javier Gasparri, 2021), El prisma de Elba Bairon. Dibujos para Emeterio Cerro (con Francisco Lemus, 2022) e Puntuaciones sensibles. Figuras de la poesía latinoamericana (con Ana Porrúa, Ignacio Iriarte y Matías Moscardi, 2022).
Collabora a varie riviste e a Centri di Teoria e Critica Letteraria.
alexbrando@libero.it
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