Flop era un coniglietto. Per essere precisi, era il più piccolo tra i suoi fratelli e le sue sorelle, ma il più sveglio e precoce di tutti.
Quando loro si avventuravano timidamente intorno alla conigliera, gettando occhiate timorose alla mamma, Flop era già arrivato ai limiti dell’aia ed era solo per timore delle occhiatacce e delle sgridate del padre che non osava ancora oltrepassare lo steccato, ma tra sé e sé ripeteva che alla prima distrazione dei genitori, ci avrebbe provato.
La nidiata di coniglietti cominciava a rosicchiare timidamente le prime tenere foglie di lattuga che la contadina portava fresche ogni mattina? Bene, Flop esercitava i suoi robusti dentini sulle carote rubacchiate ai cavalli della stalla vicina. (I suoi denti erano già più lunghi e i più robusti di quelli di tutti i suoi fratelli e sorelle).
In principio mamma coniglia e papà coniglio non facevano che sgridare Flop.
- Sei troppo ingordo! - diceva la mamma.
- Sei troppo temerario! - diceva il papà.
- Sei antipatico! - dicevano le sorelle.
- Sei presuntuoso! - dicevano i fratelli.
Pensate che Flop se la prendesse? Neanche per sogno. Lasciava che tutti dicessero di lui ciò che volevano e non se ne preoccupava. Lui aveva un sogno segreto. Diventare il coniglio più veloce del mondo.
Per questo appena poteva andava nei punti più riparati alla vista altrui e si lanciava in folli corse che lo lasciavano senza fiato. Osservava attentamente i cani rincorrersi per l’aia, i cavalli galoppare nel prato, le api volare tra i fiori e cresceva in lui, giorno dopo giorno, la consapevolezza di essere il più agile e il più veloce.
Quando la mamma gli affidava una commissione, lui era già di ritorno prima che lei avesse finito di parlare. La mamma rideva di questa sua mania della velocità e gli chiedeva:
- Flop, vuoi diventare un corridore e battere il record del mondo?
I fratelli e le sorelle invece lo canzonavano perché dicevano che a correre sempre così in fretta, si perdeva un sacco di belle cose: il tramonto e l’aurora, il mutare delle nuvole in cielo, lo sbocciare dei fiori.
- Fesserie romantiche! - borbottava tra sé Flop. - Che cosa c’è di più inebriante dell’essere il coniglio più veloce del mondo?
Ben presto la presunzione di Flop divenne grande e grossa quanto lui, che oramai era un robusto coniglio. Correva senza timore tra le zampe dei cani e dei cavalli, battendoli regolarmente in velocità; sfrecciava nel prato distanziando le api e non c’erano più limiti alla sua boria.
Avrebbe anche voluto cambiarsi nome; Flop gli sembrava ridicolo per un animale della sua velocità. Saetta, che so, Fulmine o Lampo. Quelli sì che sarebbero stati nomi adatti.
Un giorno in cui si era spinto più lontano del solito, per misurare i propri limiti, vide qualcosa di scuro muoversi nell’erba. Lì per lì gli parve un sasso, ma, per quanto ne sapeva lui, i sassi non si spostavano. Si avvicinò con cautela e vide una strano essere muoversi goffo su corte zampette che sbucavano da un guscio.
- E tu chi saresti? - chiese incuriosito.
- Mi chiamo Trip e sono una tartaruga. Non hai mai visto un animale come me? - rispose tranquillamente la tartaruga.
- No, alla fattoria non ce ne sono. Io invece sono Flop, il coniglio più veloce del mondo.
A Flop sembrò che la tartaruga sorridesse, ma gli avevano insegnato a comportarsi educatamente con chi incontrava e preferì far finta di nulla.
- E così tu saresti il coniglio più veloce del mondo? E chi lo dice?
- Io! Corro più in fretta dei cani e dei cavalli, e nemmeno le api riescono a starmi dietro!
- Ah, però! E ti andrebbe di fare una gara con me? - propose la tartaruga.
Stavolta Flop non poté proprio trattenersi dal ridere. Aveva visto con quanta goffa lentezza la tartaruga si moveva sul terreno; era pazza a proporgli una gara di corsa? Tuttavia decise di divertirsi alle sue spalle e accettò.
- Ti darò tutto il vantaggio che vuoi! - le concesse magnanimo.
- Ti ringrazio, ma non occorre.
- E dove dovremo arrivare? - chiese Flop sempre più divertito e incuriosito.
- A casa. Vincerà chi arriverà per primo a casa. Sei pronto? - chiese la tartaruga.
Flop annuì e si rannicchiò su terreno, pronto a scattare.
- Uno, due, tre… via! Ho vinto! - esclamò la tartaruga dall’interno del guscio.
Flop rimase inchiodato sul terreno e si voltò a guardare rabbioso la tartaruga.
- Mi hai ingannato!
- Neanche per sogno! Ho detto vince chi arriva prima a casa e l’ho fatto.
Flop cominciò a ridere, dapprima sommessamente e poi in maniera sempre più fragorosa, tanto che ad un certo punto si rotolò sull’erba a pancia all’aria, con le lacrime agli occhi.
Quando si fu ripreso, salutò cortesemente Trip e si avviò pian piano verso la fattoria. Si attardò a brucare una macchia di trifoglio tenero, osservò le nuvole che si rincorrevano nel cielo in strane forme e notò per la prima volta quanti bei fiori sbocciassero sulle rive del laghetto. Ma sì, Flop andava benissimo come nome, per un coniglio veloce, ma saggio.
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