FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 29
gennaio/marzo 2013

Velocità

 

L'ANGOLO DI ED

a cura di Giuseppe Ierolli


L'immobile corsa dell'eternità


J362-F636

It struck me - every Day -
The Lightning was as new
As if the Cloud that instant slit
And let the Fire through -

It burned Me - in the Night -
It Blistered to My Dream -
It sickened fresh upon my sight -
With every Morn that came -

I though that Storm - was brief -
The Maddest - quickest by -
But Nature lost the Date of This -
And left it in the Sky -

    Mi colpiva - ogni Giorno -
Il Lampo era sempre nuovo
Come se la Nuvola si aprisse in quell'istante
E facesse passare il Fuoco -

Mi bruciava - di Notte -
Rigonfiava i Miei Sogni -
Disgustava di nuovo il mio sguardo -
A ogni Mattino che giungeva -

Pensavo che la Tempesta - fosse breve -
La più Furibonda - la più lesta a sparire -
Ma la Natura smarrì la Data di Questa -
E la lasciò nel Cielo -

Una sofferenza che non accenna a placarsi, che si rinnova ogni giorno con la stessa intensità del giorno precedente. Nell'ultima strofa una speranza subito delusa: di solito le tempeste più intense sono quelle che durano poco, ma questa è un'eccezione, la natura sembra aver buttato via l'orologio e il tempo si è fermato prolungando indefinitamente quel fuoco che brucia il riposo, che rigonfia i sogni ("to blister" significa letteralmente "provocare vesciche" ma anche "provocare il rigonfiamento delle barre di ferro in una fornace durante il processo di conversione del ferro in acciaio"), che disgusta lo sguardo.

 

J974-F901

The Soul's distinct connection
With immortality
Is best disclosed by Danger
Or quick Calamity -

As Lightning on a Landscape
Exhibits Sheets of Place -
Not yet suspected - but for Flash -
And Click - and Suddenness.

    La netta connessione dell'Anima
Con l'immortalità
È rivelata al meglio dal Pericolo
O da un'improvvisa Calamità -

Come il Fulmine in un Paesaggio
Esibisce Lembi di Luoghi -
Neppure sospettati - non fosse per il Lampo -
E lo Schiocco - e la Subitaneità.

Le oscure connessioni dell'anima con il concetto di immortalità si rivelano soprattutto quando siamo in pericolo, quando un'improvvisa calamità ci scuote dal torpore di ogni giorno e ci pone di fronte a domande che usualmente evitiamo, come quando un improvviso temporale notturno illumina un paesaggio, facendoci scoprire cose che nella visione di tutti i giorni ci sfuggono, oscurate dall'abitudine.
Bella l'immagine del lampo che ci fa scoprire luoghi di cui non sospettavamo l'esistenza, o, meglio, ci fa vedere quei luoghi quotidiani in una nuova luce, permettendoci quasi di scoprirne i segreti. Un po' come se ED dicesse che la ragione non può darci conto dei misteri dell'anima; possiamo solo sperare di svelarli quando un pericolo, una calamità, ci costringe a sbarazzarci dei lenti meccanismi della mente raziocinante per affidarci ai primordiali istinti umani, in primis alla fede, alla convinzione che debba per forza esserci qualcosa di più grande che ci possa proteggere da quei pericoli incombenti e imprevisti. Per questo penso che i primi due versi possano essere sostituiti dalla parola "fede", vista come la connessione necessaria fra l'anima e la misteriosa e insondabile immortalità.

 

J1295-F1354

Two Lengths has every Day -
It's absolute extent
And Area superior
By Hope or Horror lent -

Eternity will be
Velocity or Pause
At Fundamental Signals
From Fundamental Laws.

To die is not to go -
On Doom's consummate Chart
No Territory new is staked -
Remain thou as thou Art.

    Due Lunghezze ha ogni Giorno -
La sua estensione assoluta
E un'Area superiore
Da Speranza od Orrore conferita -

L'Eternità sarà
Velocità o Pausa
A Segnali Fondamentali
Da Leggi Fondamentali.

Morire non è andarsene -
Sulla Mappa compiuta del Giudizio
Nessun Territorio nuovo è segnato -
Tu resti quel che Sei.

Il tempo che conosciamo ha due caratteristiche: il suo normale trascorrere e, senz'altro più importante, il modo in cui è vissuto. Per l'eternità, qui vista come una dilatazione infinita del tempo mortale, possiamo usare gli stessi concetti di moto o pausa, che stavolta sono però determinati non da sentimenti cangianti, ma da leggi fissate da/per sempre rese visibili da segnali anch'essi della stessa fondamentale natura. Perciò, per questa analogia fra il tempo mortale e quello eterno, morire non è cambiare stato ma soltanto trasferirsi da un tempo ad un altro, perché la mappa dell'aldilà, di per sé compiuta e definitiva, non ammette nuovi spazi.
C'è infatti una progressione che parte dal tempo mortale e cangiante della prima strofa, passa per una eternità che fissa in legge fondamentale le oscillazioni temporali e termina con una visione dell'aldilà come luogo in cui andremo ad occupare non un nuovo spazio ma una casella già pronta per noi, come se avessimo nella mappa del giudizio un posto contrassegnato a nostro nome, concludendo infine con quell'ultimo verso che descrive un passaggio e non una metamorfosi.
Nelle innumerevoli poesie in cui ED parla, direttamente o indirettamente, di immortalità, appare evidente una voglia di non tralasciare nulla, nemmeno conclusioni in contrasto l'una con l'altra, per tentare di illuminare almeno qualche angolo di quell'oscuro mistero che sembra resistere a ogni tentativo di comprensione.

 

J1509-F1539

Mine Enemy is growing old -
I have at last Revenge -
The Palate of the Hate departs -
If any would avenge

Let him be quick -
The Viand flits -
It is a faded Meat -
Anger as soon as fed - is dead -
'Tis Starving makes it fat -

    Il mio Nemico sta invecchiando -
Ho alla fine Vendetta -
Il Gusto dell'Odio se ne va -
Se ci si vuol vendicare

Si faccia in fretta -
La Pietanza sfugge -
È un Alimento deperibile -
La Rabbia non appena sazia - è morta -
È il Digiuno che la fa ingrassare -

Versi in bilico fra due affermazioni in contrasto fra loro: "la vendetta è un piatto da consumare caldo" e "la rabbia si nutre dell'attesa, perciò la vera vendetta è quella che sa aspettare" Potrebbero essere due poesie distinte; la prima con i versi 3-4-5-6-7, la seconda con i versi 1-2 e 8-9. Visto che ED le ha incastrate una dentro l'altra possiamo presumere che abbia voluto dare una doppia lettura, come se esistessero due modi, distinti ma in fin dei conti simili, per soddisfare la voglia di vendetta.
Possiamo però leggerla anche in un altro modo: il mio nemico sta invecchiando, è ormai debole e non ha più la forza per contrastare la mia vendetta, perciò bisogna cogliere al volo il momento propizio e spegnere la rabbia, ingrassata nel tempo del digiuno, con la vendetta ora a portata di mano.

 

J1773-F1622

The Summer that we did not prize
Her treasures were so easy
Instructs us by departing now
And recognition lazy -
Bestirs itself - puts on it's Coat
And scans with fatal promptness
For Trains that moment out of sight
Unconscious of his smartness -
    L'Estate che non apprezzammo
Tanto facili erano i suoi tesori
Ci istruisce ora che se ne sta andando
E il riconoscimento è tardo -
Si scuote - mette il Soprabito
E vaglia con fatale prontezza
Treni in quel momento fuori di vista
Inconsapevoli della sua sveltezza -

Le cose si apprezzano soltanto nel momento in cui le stiamo perdendo, ed è quasi sempre troppo tardi; così, l'estate vissuta senza apprezzarne troppo i tesori ci insegna a valutarla degnamente mentre si sta accomiatando, quando diventiamo consci di quei tesori che ci sembravano così facili da godere e di cui sentiremo certo la mancanza.
Gli ultimi tre versi li ho interpretati come un'immagine dell'estate che va alla stazione, legge attentamente gli orari delle partenze e resta in impaziente attesa del primo treno, che ancora non si vede, un treno che è inconsapevole di quel passeggero che va di fretta perché deve lasciare il posto all'autunno che arriva.

 


Le poesie di Emily Dickinson non hanno un titolo, a parte rarissime eccezioni. I numeri che le precedono si riferiscono alla numerazione attribuita nelle due edizioni critiche, curate rispettivamente da Thomas H. Johnson nel 1955 ("J") e da R. W. Franklin nel 1998 ("F").


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