FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 2
aprile/giugno 2006

Cuore d'Africa

GABON, LA FABBRICA DEL LEGNO

testo di Giovanni Giovannini e Marco Dandrea
foto di Marco Dandrea


La Repubblica del Gabon è una nazione dell'Africa centro-occidentale e ha una popolazione di soli 1.300.000 abitanti in un territorio di poco più piccolo dell'Italia.
Il Gabon è straordinariamente ricco di foreste: circa l'85% della sua superficie è attualmente ricoperto di una fitta foresta equatoriale la cui estensione è stimata in circa 18 milioni di ettari (FAO, 1995). Le foreste gabonesi sono parte integrante di quella che è chiamata comunemente "foresta pluviale del fiume Congo" che con i suoi 198 milioni di ettari è la seconda foresta tropicale più estesa dopo quella del bacino del Rio delle Amazzoni.

L'essenza più diffusa, che costituisce il 35-40% delle risorse totali, è l'okoumè, che in quantità minore si trova unicamente nel Congo e nella Guinea Equatoriale. È un legno molto sfruttato per la produzione di sfogliati e segati, inoltre non necessita di essere reintegrato in quanto ricresce spontaneamente e piuttosto velocemente.
Già prima dell'Ottocento venivano effettuati prelievi di legname concentrati soprattutto nelle zone limitrofe all'estuario. Dopo l'indipendenza dalla Francia nel 1960, l'economia gabonese si è indirizzata prevalentemente verso lo sfruttamento delle risorse minerarie (manganese e uranio) e petrolifere, relegando in secondo piano l'economia forestale.
Il rallentamento della produzione petrolifera ha prodotto un incremento delle concessioni per lo sfruttamento forestale, passato da 1,6 milioni di ettari del 1957 a 11,9 milioni di ettari del 1999, e a fronte di tale incremento dal gennaio 2006 è entrato in vigore il nuovo Codice forestale (finanziato dalla Banca Mondiale) che si basa sul principio dell'uso sostenibile della foresta tropicale. Lo stesso governo gabonese sta predisponendo un Programma Settoriale Foreste e Ambiente concepito come strumento di sostegno alle riforme e agli investimenti nei settori forestale e pesca nel rispetto della biodiversità e dell'ambiente.

Nel 2002 sono stati istituiti 13 nuovi parchi nazionali, per un totale di 3 milioni di ettari, pari al 10% della superficie totale del paese.
In queste aeree lo sfruttamento forestale è limitato, ma considerando gli esigui fondi destinati alla tutela, si continuano a gestire tali aeree in maniera del tutto simile alle altre.
In una zona interna del Gabon lungo il corso del fiume Ivindo è stata creata una riserva entro i cui confini un gruppo di guide locali conduce i turisti a scoprire il fiume e la foresta, dove sono probabili incontri ravvicinati con i gorilla e altri primati, elefanti e rettili.
È un progetto ancora in fase sperimentale ideato e condotto dall'associazione italiana Alisei.

Lo stato del Gabon è il principale proprietario forestale, e come tale gestisce anche il regime delle concessioni che vengono attribuite generalmente per decreto.
Molti concessionari operano attualmente in zone di prima esplorazione, ovvero in foreste vergini senza via di comunicazione, per cui le operazioni di utilizzazione forestale devono comprendere anche la creazione di infrastrutture necessarie allo stoccaggio, ai trasporti e ai fabbricati per il personale.


 

 

 

 

I maggiori investimenti sono europei e vedono i francesi in testa: l'Italia è presente con due gruppi industriali: Corà Wood Gabon e la Società SOMIVAB, specializzata nella produzione di traversine ferroviarie. Ma sono presenti anche gruppi industriali cinesi, particolarmente competitivi e, in previsione, la loro importanza tenderà inevitabilmente ad aumentare.

Questi investimenti si sono resi possibili anche grazie alla sostanziale stabilità politica del paese il cui potere è gestito da 38 anni da Omar Bongo, che ha vinto anche le ultime recenti elezioni. Il sistema politico, che non può essere definito democratico, ha tuttavia consentito la convivenza di cattolici, musulmani e animisti e stabilito rapporti pacifici con i paesi limitrofi che a differenza del Gabon utilizzano il legname come merce di scambio per l'acquisto di armi.

Le speranze per il futuro del Gabon sono affidate alla difficile creazione di una futura classe dirigente politica e amministrativa, che, anche in considerazione di una buona disponibilità di materie prime, non si lasci condizionare da clientelismi e pressioni esterne che potrebbero produrre, a lungo termine, uno sfruttamento indiscriminato e non sostenibile delle risorse naturali. Da non sottovalutare, inoltre, il sempre maggior numero di persone che dai paesi limitrofi si trasferisce in Gabon, nel tentativo di sfuggire disoccupazione e instabilità politica.


Si ringraziano Stefano Corà e Marco Plazzotta per la disponibilità dimostrata nel reperimento di informazioni e durante le visite aziendali, il personale dell'Ambasciata italiana a Libreville, il Dott. Lucio Luchesa per la lettura critica dei testi e Luigino Girardelli.


Bibliografia

Ambasciata d'Italia a Libreville (2005) - Gabon Settore Legno
Documentazione interna

Wunder S. (2003)
Quand le Sindrome Néerlandais rencontre la French Connection: Pètrole, Macroéconomie et Forets au Gabon.
Center for International Forestry Research, Indonesia.

World Resources Institute (2000)
A First Look at Jogging in Gabon.
Global Forest Watch, Washington.


(Una nuova Africa, di Ambra Laurenzi)