Davanti a un corpo nudo [Ante un cuerpo desnudo] è l’ultimo raccolta poetica della messicana Jeannette L. Clariond, pubblicata in Spagna nel 2019 dopo aver vinto, come inedito, il Premio Internazionale di Poesia “San Juan de la Cruz”. Il libro si apre con una epigrafe proprio di San Giovanni della Croce (1542-1591), il santo e poeta spagnolo che invitava a essere meno di niente per riuscire, poi, a essere tutto, seguendo l’esempio di San Francesco d’Assisi, perché pregare è l’atto di amore più puro.
Precedenti lavori della Clariond ci avevano colpito parecchio per via della sua poesia colta e a lungo meditata, ricca di riferimenti letterari, artistici, filosofici e, soprattutto, spirituali. Penso per esempio a libri come Todo antes de la noche (2003) e Leve sangre (2010), di cui ho parlato (e tradotto alcune poesie) nel numero 39 di questa rivista e al sorprendente libro autobiografico Cuaderno de Chihuahua (2013) in cui l’autrice mescola – in modo meticoloso e suggestivo – prosa, poesia, diario e fotografia.
Davanti a un corpo nudo è orientato in modo peculiare e percussivo sul versante religioso, mistico e più che una raccolta di poesie si potrebbe parlare di un unico lungo poema, diviso in 50 parti (o stazioni), per lo più in prosa poetica. Non a caso i testi sono privi di titoli e il libro prende avvio con una descrizione di un atto particolare e lo fa con un registro discorsivo che accentua i toni di un dialogo intimo, drammatico e intenso con il divino raffigurato però in un corpo umano sofferente (ricoperto di ferite, sanguinante), il corpo del Cristo in croce. Questo l’inizio del largo poema: “Signore, sono inginocchiata davanti al tuo corpo nudo per chiederti di scendere”. È così che prende avvio un dialogo che, passo passo, si trasforma in un viaggio spirituale dell’anima verso Dio.
Chiedergli di scendere – ancora una volta – in mezzo a noi o di non andarsene più, di stringerci la mano, di abbracciarci e parlare. Il grande dolore del figlio di Dio fatto uomo rende le proprie personali sofferenze qualcosa di secondario, quasi un nulla. Il dialogo si allarga e si apre a diverse situazioni, torna indietro nel tempo, a una bambina che cerca di conoscere e di capire il mondo (e la freddezza) che la circonda.
La contemplazione del corpo nudo con gli occhi e con la preghiera è un tumulto di luce palpitante, una fiamma viva che scalda il proprio corpo. È un amore/passione che apre a nuovi e imprevisti sentieri, a esperienze che scuotono nel profondo; un amore/passione che dà un senso alla propria solitudine, al passato e lascia tracce inconfondibili nel bosco della vita, riempie il vuoto, un deserto, la devastante mancanza di amore del mondo.
Il peso della croce (di una sofferenza che abbraccia i secoli e tutti gli uomini) schiaccia il proprio cuore, impedisce l’estasi, l’ascensione ovvero quel perfetto (ma impossibile) distacco da tutto, per tornare a San Juan de la Cruz, a San Francesco d’Assisi, al denudarsi per poi accogliere la parola del Vangelo, per comprendere almeno una piccola parte del mistero della creazione.
Davanti al corpo nudo e sofferente di Cristo la propria anima si trasforma, si evolve e impara persino a dissetarsi della propria sete, a nutrirsi del proprio dolore. Stando inginocchiati davanti a un corpo nudo e solo per unirsi alla luce e contrastare la notte oscura dell’anima. Allora la paura si dissolve, si trasforma in un fiume selvaggio, si fa “salvezza”.
Quello di Jeannette L. Clariond è un misticismo fisico e suadente, folto di immagini intense ed espressive che guida e commuove il lettore perché qui l’abisso si fa “quasi” percorribile (un salto nell’amore più che nel vuoto) e le tenebre sembrano arrendersi alla luce.
POESIE DI JEANNETTE L. CLARIOND da Davanti a un corpo nudo [Ante un cuerpo desnudo, Reino de Cordelia, Spagna, 2019 Premio Internazionale “San Juan de la Cruz”]
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Señor, estoy arrodillada ante tu cuerpo desnudo para pedirte que bajes. Por tu rostro inclinado sé que sabrás escucharme y adivinarás mi angustia, ese lago de mil olas devorando mis vísceras. Tu llaga es el grito eterno de la malvasía. Cuando miro tu rostro me aflige hablar de estas pequeñas cosas que son nada frente el dolor que corona tu frente. Aun así, creo que tú mejor que nadie sabrás oírme en este abandono que me habita desde niña, porque los niños, a quienes has abierto las puertas de tu reino, nacen sin amor, pues llegamos al mundo bajo la confusión de los padres terrenos.
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Signore, sono inginocchiata davanti al tuo corpo nudo per chiederti di scendere. Dal tuo volto inclinato comprendo che saprai ascoltarmi e percepire la mia angoscia, questo lago di mille onde che divora le mie viscere. Le tue ferite sono il grido eterno del gobbo rugginoso.(*) Quando guardo il tuo volto mi affligge parlare di queste piccole cose che non sono nulla davanti al dolore che accerchia la tua fronte. Tuttavia credo che tu, più di chiunque altro, saprai ascoltarmi in questo abbandono che vive in me fin da bambina, perché i bambini, ai quali hai aperto le porte del tuo regno, nascono senza amore, visto che veniamo al mondo nella confusione dei padri terreni.
(*) Oxyura leucocephala (in spagnolo: malvasía), uccello della famiglia degli Anatidae, dalla caratteristica livrea color ruggine, il capo bianco con vertice e parti inferiori nere. Nuota con una caratteristica postura, testa infossata, niente collo visibile, schiena fortemente arcuata, che è all’origine del nome italiano.
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Querría entregar mi cuerpo como has entregado el tuyo para un bien mayor. Pero es flaca la carne y débil este espíritu mío. No habría podido mover esa piedra que yacía sobre tu muerte y que sólo Magdalena supo descifrar, pues vio en tus ojos, oh profeta de las palmas, que todo cambia cuando miras.
Eres el dolor de ser mundo.
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Vorrei donare il mio corpo come tu hai donato il tuo per un bene più grande. Ma spossata è la carne e debole questo mio spirito. Non avrei potuto spostare la pietra che giaceva sulla tua morte e che solo Maddalena ha saputo comprendere, poiché ha visto nei tuoi occhi, o profeta delle palme, che tutto cambia quando tu ci guardi.
Sei il dolore di essere il mondo.
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Un cuerpo desnudo es un árbol sin corteza. Su silencio no pide la floración que recubra la desgarradura. Un cuerpo desnudo sabe que nadie puede ver su desnudez: dentro de su carne corre un río de soledades. A las tres de la tarde se oscureció aquel mar. A las tres en punto de la tarde tu desnudez inflamó de amor todo mi cuerpo.
Hay pasiones que queman la raíz, hay amores que arden más que mil hojas de pergamino.
Aun fuera del pote, ardería la flor.
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Un corpo nudo è un albero privo di corteccia. Il suo silenzio non ha bisogno della fioritura che rivesta le lacerazioni. Un corpo spoglio sa che nessuno può vedere la sua nudità: nella sua carne scorre un fiume di solitudine. Alle tre del pomeriggio quel mare si fece oscuro. Alle tre in punto del pomeriggio la tua nudità gonfiò di amore tutto il mio corpo.
Ci sono passioni che bruciano le radici, ci sono amori che ardono più di mille pagine di pergamena.
Anche fuori dal vaso, arderebbe il fiore.
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Cada tarde regreso a tu cuerpo y siento una inmensa aflicción al verte abandonado, sostenido del madero por ese clavo ardiente esperando que alguien desprenda los declives de la decepción. Pero, nacida como soy, carezco de la fuerza para ascender a tu reino, ese reino tuyo, vislumbrado mas nunca alcanzado. Yo no puedo con el peso de tu cruz, en mi corazón no ha nacido la rosa que, al desencadenarse el estruendo del mundo, llague tu cuerpo de misericordia.
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Ogni pomeriggio torno al tuo corpo e sento un’immensa tristezza nel vederti abbandonato, sorretto sul legno da quel chiodo ardente, nella speranza che qualcuno possa allontanare i pendii della delusione. Ma, nata così come sono, non ho la forza di ascendere al tuo regno, quel tuo regno, intravisto eppure mai raggiunto. Io non ce la faccio con il peso della tua croce, nel mio cuore non è nata la rosa che, scatenandosi il fragore del mondo, piaghi il tuo corpo di misericordia.
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Sobre la arena blanca
una gaviota
muerta
ha replegado
sus alas.
El cuerpo
no era
el de un ave.
Lo que me detuvo
al mirarla
esa tarde de marzo
fue lo azulado del plumaje
como un reflejo
de vida sobre el lago.
Tarde de abandono
sobre la sal
para decir
que la muerte
no es sino
aniquilación
del deseo:
un lento viento
contra el seco velo
si en soledad arde la playa.
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Sulla sabbia bianca
un gabbiano
morto
ha ripiegato
le sue ali.
Il corpo
non era
di un uccello.
Ciò che mi bloccò
nel guardarlo
quella sera di marzo
fu il bluastro del piumaggio
come un riflesso
di vita sul lago.
Sera di abbandono
sul sale
per dire
che la morte
non è che
annientamento
del desiderio:
un vento pigro
contro il velo secco
se in solitudine brucia la spiaggia.
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Eras el instante suspendido de nada, el pájaro bengalí que medró sin exhalar una respuesta. No había camino ni habla en tu cuerpo. Eras cada pistilo desvelado de la flor. Balbucías una dulce neblina, y en el atardecer, canto vertías sobre las cristalinas piedras. Te miraba desde la arena anhelando que me estrecharas contra tu cuerpo. Soy la herida doliente de Memling. ¿Qué silencia la belleza? ¿Qué irradian tus ojos? Las ovejas se arrimaron al abismo. Se precipitaron desde la cumbre. El mar era un manojo de ovejas. Nadie cedió por ellas un último gemido. En cada acto sacramental oramos y cantamos como si dilatar pudiésemos el vuelo. Cuán poco sabemos del dolor.
Si he vivido atravesada de silencio, ¿por qué no puedo salir de esta llaga?
*
Eri l’istante sospeso nel nulla, l’uccello bengalese che meditò senza tirar fuori una risposta. Non c’erano percorsi o parole nel tuo corpo. Eri ogni pistillo svelato del fiore. Balbettavi una dolce nebbia, e al tramonto, un canto spargesti sulle pietre cristalline. Ti guardavo dalla sabbia desiderando che mi stringessi contro il tuo corpo. Sono la ferita dolente di Memling. Cos’è che la bellezza non dice? Cosa irradiano i tuoi occhi? Le pecore si avvicinarono all’abisso. Precipitarono dalla vetta. Il mare era un ammasso di pecore. Nessuno ha dato per loro un ultimo gemito. A ogni atto sacramentale preghiamo e cantiamo come se potessimo dilatare il volo. Sappiamo così poco del dolore.
Se ho vissuto in silenzio, perché non posso uscire da questa piaga?
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Aprendí a beber mi propia sed. Aprendí que, para soñar tu rostro, era necesario negarme en el amor. Así me hice una contigo, así arrastré mis pies por el desierto. Ese desierto que tú habías sembrado de espinas para probar que el amor es así: un caminar ciego sin pedir nada a quien se ama. Entonces opté por callar, por devorar los mil demonios de mis miedos, acepté que tan sólo era una ancila de tu reino. Viví sin vivir, amé sin amar, me negué buscando aquella rama desnuda donde descansar mi marchito cuerpo.
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Ho imparato a bere la mia sete. Ho imparato che, per sognare il tuo volto, era necessario negarmi in amore. Così divenni una con te, così trascinai i miei piedi nel deserto. Quel deserto che tu avevi seminato di spine per dimostrare che l’amore è così: un cieco camminare senza nulla chiedere a chi si ama. Allora ho scelto di tacere, di divorare i mille demoni delle mie paure, volli essere soltanto un’ancella del tuo regno. Ho vissuto senza vivere, ho amato senza amare, mi sono rifiutata di cercare il ramo nudo dove mettere a riposo il mio corpo sfiorito.
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En las noches busqué el que ama mi alma.
Cómo quisiera entender los porqués del destino, el mármol del desamor, pero de nada serviría comprender lo que no ha sido creado por el hombre. El madero lleva la astilla de nuestra carne. Jesús entregó su último hálito y así el espíritu se elevase como prolongación de una sed. Mas el espíritu es una flor que no sabe abrirse, nadie le ha dicho que encierra en su copa lo que hará germinar las laderas del paraíso.
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Di notte ho cercato colui che ama la mia anima.
Come vorrei capire le ragioni del destino, il marmo del disamore, ma non servirebbe a nulla capire quello che non è stato creato dall’uomo. Il legno porta la scheggia della nostra carne. Gesù diede il suo ultimo alito e così lo spirito si alzò come prolungamento di una sete. Ma lo spirito è un fiore che non sa aprirsi, nessuno gli ha detto di riporre nel suo calice ciò che farà germogliare le pendici del paradiso.
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El lenguaje de los amantes es secreto y oscuro. El lenguaje de los amantes no puede comprenderse, ellos hablan la lengua de la piedra que mora en su corazón desde el principio de los tiempos. No saben que su amor es el collar en donde maduran todos los amores de la creación.
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Il linguaggio degli amanti è segreto e oscuro. Il linguaggio degli amanti non può essere compreso, loro parlano la lingua delle pietre che risiede nei loro cuori dall’inizio dei tempi. Ignorano che il loro amore è la collana in cui maturano tutti gli amori del creato.
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Por las noches mi desnudez carece de toda explicación. No vislumbra misterio que se abra a la aurora. No distingue el camino, no recobra el verdor. Son escasos mis orígenes, las manos que me ofrezcan ternura, el aroma que me regrese al jazmín. Yo te deseo mas sólo tengo esa sensación de humo en las brasas, vacío que anhela mi piel. ¡Oh noche insomne!, juntas tocamos el alba que me guía hacia su cuerpo. Los brazos guardaban el calor de los leños y su rostro era un mar de gestos confirmando que ambos veíamos el mundo con los mismos ojos.
Oh noche, si te vas, me quedaré mirando la cristalina fuente de tu ausencia.
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Di notte la mia nudità manca di ogni spiegazione. Non intravede il mistero che si apre all’aurora. Non distingue la strada, non ritrova il verde. Sono scarse le mie origini, le mani che mi offrono tenerezza, il profumo che mi faccia tornare al gelsomino. Io ti desidero ma tra le braccia ho solo una sensazione di fumo di brace, vuoto che anela la mia pelle. O notte insonne!, insieme tocchiamo l’alba che mi guida verso il suo corpo. Le braccia conservavano il calore del legno e il suo volto era un mare di gesti i quali confermavano che entrambi vedevamo il mondo con gli stessi occhi.
O notte, se te ne andrai, resterò a guardare la fonte cristallina della tua assenza.
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Traduzione dallo spagnolo di Alessio Brandolini
Jeannette L. Clariond è nata a Chihuahua, in Messico, nel 1949 e vive a Monterrey.
Laureata in filosofia si è poi specializzata in letteratura spagnola e metodologia della scienza. Poeta, traduttrice (dall’italiano e dall’inglese), saggista ed editrice.
Tra i suoi libri di poesia si segnalano: Mujer dando la espalda (Messico, 1991); Newaráriame (Messico, 1993); Desierta memoria (Messico, 1998 e Spagna 2002); Todo antes de la noche (Spagna, 2003); Amonites (Messico, 2004); Siete visiones (con Gonzalo Rojas, Spagna, 2004); Nombrar en vano (Messico, 2004); Los momentos del agua (Spagna, 2007; versione bilingue spagnolo-inglese, Messico, 2007); Leve sangre (Spagna, 2010); Cuaderno de Chihuahua (Messico, 2013), Marzo 10, NY, (versione bilingue spagnolo-inglese, Spagna, 2014), Tonalpohualli (Messico, 2017) e Ante un cuerpo desnudo (2019, Spagna - Premio Internacional de Poesía “San Juan de la Cruz”).
Ha ottenuto numerosi riconoscimenti e vinto importanti premi letterari. Diversi suoi libri sono stati tradotti e pubblicati all’estero.
alexbrando@libero.it
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