FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 39
luglio/settembre 2015

Svaghi & Feste

 

TUTTO PRIMA DELLA NOTTE
La poesia di Jeannette L. Clariond

di Alessio Brandolini



Pubblicato in Spagna nel 2003 Todo antes de la noche (Tutto prima della notte) è un rilevante punto di arrivo nel percorso poetico della messicana Jeannette L. Clariond. Non solo perché con quella raccolta, ancora inedita, aveva vinto nel 2001 il «Premio di Poesia Gonzalo Rojas» ma per il tono misurato e la perfetta levigatezza dei testi, come sottolinea nell’introduzione lo stesso poeta cileno Gonzalo Rojas.

Tutto prima della notte è un ritorno in versi all’infanzia, lì dove la vita ha avuto inizio (“Radice” s’intitola il primo segmento) ma anche del distacco per via della morte della madre alla quale il libro è dedicato. Quella della madre è “un’assenza che brucia”, filo rosso che unisce le cinque sezioni del libro, le mappe di un percorso circolare che s’innesca durante una visita al Pergamo di Berlino, importante museo d’arte e archeologia dove è stata ricostruita la bellissima Porta di Ishtar, ovvero l’ingresso nella Babilonia del VI secolo a. C. Le antiche figure orientali, i leoni disegnati sullo sfondo piastrellato di azzurro, il bronzo e l’oro, il marmo e l’alabastro accrescono il mito che nutre i ricordi, li rende più acuti (talvolta persino più dolorosi) e vivificano la memoria che è “presenza / frutto di quello che si vive”. Si torna indietro nel tempo, si apprende a “vedere senza guardare / in quello che permane” e alla fine si va in cerca soltanto della sostanza dei ricordi (“Sostanza del calice” è la sezione finale), dell’essenza delle cose e dell’amore: “Breve è l’amore / e lunga la strada / che lo coltiva”.

La ricerca delle proprie radici è un tema ricorrente nella poesia della Clariond, a partire da Desierta memoria (Deserta memoria, 1998) fino a un recente libro in cui l’autrice mescola diario, narrazione, foto e poesia: Cuaderno de Chihuahua (2013). Opera in cui viene ricostruita la storia della famiglia Ayub Shallhoup, dalle origini libanesi al suo trasferimento nello stato più grande del Messico, Chihuahua, appunto, con il suo contrastante paesaggio fatto di montagne, pianure e deserti. Anche qui, nel Quaderno, come in Tutto prima della notte, torna la presenza/assenza della madre e questa febbrile ricerca delle proprie radici che è anche una dura lotta contro l’oblio. Così nella raccolta Leve sangre (Lieve sangue, 2011), libro innovativo di poesia e prosa poetica (con innesti di versi in italiano e in latino) torna la presenza della madre (“madre, non la finisco mai / di nominarti”, “mia madre mi insegnò ad attraversare il deserto senza bruciarmi i piedi”) ma il paesaggio si apre all’acqua, al mare visto come possibilità di una continua rinascita.

Se “la poesia è un ponte tra l’essere e il mondo” (Adonis) occorre mettersi in viaggio per definire la propria identità, scoprirsi e raggiungere la radice “assetata”, in attesa di una nuova linfa, della vita attuale. E non importa se poi quella radice – la terra dei ricordi dove tutto ebbe origine, fatta di “sillabe di ombre” – è rintracciata tra la polvere, in frantumi, deformata dai giorni. Anche con le rovine si può costruire qualcosa di buono, di bello e/o comprenderne il mistero prima che sia troppo tardi, prima che faccia notte. Perché se è vero che il tempo cura le ferite (ma non tutte e non sempre) è anche poco, e per questo prezioso.




POESIE DI JEANNETTE L. CLARIOND
(da Todo antes de la noche, 2003)



*

El viento
desmoronaba el barro,
vértigo, dolor era ese viento
en su descenso:
el encuentro
con la primera voz:
la muerte.

El muro de raíz sedienta
rasga cielos
de aquella hora.

De nuevo brotarán
salmos
palabras destejiendo
sobre el espejo.


*

Il vento
sgretolava il fango,
vertigine, dolore era quel vento
nella sua discesa:
l’incontro
con la prima voce:
la morte.

Il muro di radice assetata
lacera cieli
di quel momento.

Fioriranno di nuovo
salmi
parole che si disfano
nello specchio.


*

Apenas el agua circundó la tierra
en su centro
se abrieron cavidades:
el viento devoró las copas de los cedros,
los nidos, el rostro de aquella voz.

Creer, crear la oración
que nombre su presencia,
el misterio
de su alma desprendida.


*

Appena l’acqua circondò la terra
nel suo centro
si aprirono cavità:
il vento divorò le fronde dei cedri,
i nidi, il volto di quella voce.

Credere, creare il discorso
che nomini la sua presenza,
il mistero
della sua anima separata.


*

Todo era tiniebla
(de raíz),
arteria
dilatada
cuando el viento
derrumbó la cúpula.

En vano
la tierra hunde
su perpetuo nacer.


*

Tutto era tenebra,
(di radice),
arteria
dilatata
quando il vento
abbatté la cupola.

Inutilmente
la terra affonda
la sua perpetua rinascita.


*

Cielo esta boca, hojas
la orilla,
el río congelado
y la tierra del recuerdo
evaporando
su fragmento de piel.

Mi ser,
mi ser errante,
mi ser,
miseria entrando,
mi ser
silueta.

Lo que no fui, siendo
afina su sombra.

Ceguera: ahí estarás.


*

Cielo questa bocca, foglie
la sponda,
il fiume congelato
e la terra del ricordo
che evapora
il suo frammento di pelle.

Il mio essere,
il mio essere errante,
il mio essere,
miseria che accede,
il mio essere
figura.

Quello che non fui, essendo
perfeziona la sua ombra.

Cecità: lì starai.


*

Hay regiones que son sílabas de sombras.




*

Ci sono territori che sono sillabe di ombre.


*

Desde lo hondo
al viento
la dispersa ruina.

Morir, morir dentro
del árbol
al aire y lumbre
florecido.

Hija del hambre,
tus pasos segará
la pétrea luna.


*

Dal profondo
al vento
la dispersa rovina.

Morire, morire dentro
l’albero
nell’aria e nel fuoco
fiorito.

Figlia della fame,
falcerà i tuoi passi
la pietrosa luna.


*

Voces, voces distantes,
espejos,
palabras piedra:
Todo antes de la noche.


*

Voci, voci distanti,
specchi,
parole pietra:
Tutto prima della notte.


*

Van los hombres y las cosas
hacia la estancia primera.
La travesía es la voz.
Del monzón de arenas
emerge lo olvidado,
el polvo se levanta
en pequeños círculos.
Van a la entrada
del silencio.
A lo largo
la quietud,
la sagrada quietud
del sueño que los sueña.


*

Vanno gli uomini e le cose
verso la prima sosta.
La via trasversale è la voce.
Dal monsone di sabbia
emerge l’oblio,
la polvere s’alza
a piccoli cerchi.
Raggiungono l’entrata
del silenzio.
In lontananza
la quiete,
la sacra quiete
del sogno che li sogna.


*

Más allá de tu piel, más
hondo que tus huesos,
el dolor, el dolor.

Boca de este canto,
espejo eres.


*

Oltre la tua pelle, più
sotto alle tue ossa,
il dolore, il dolore.

Bocca di questo canto,
sei specchio.


*

Ráfagas,
hojas

y el blanco templo
de muros que se esfuman.

La memoria de los sueños
son rosas que te salvan,
noticias que traen los pájaros cuando es preciso
despertar sobre la rota espuma,
mirándonos, como en una alegoría.


*

Raffiche,
foglie

e il bianco tempio
di muri che svaniscono.

La memoria dei sogni
sono rose che ti salvano,
notizie portate dagli uccelli quando è necessario
svegliarsi nella rotta della schiuma,
guardandoci, come in una allegoria.


*

La nieve o el halcón
entregan su silencio
a la rama desnuda.


*

La neve o il falco
consegnano il loro silenzio
al ramo nudo.


*

De las piedras profundas
un agua cristalina
refleja el oro y el bronce,
la cara del buey,
las puertas y los nardos
que tu partida
deshacía.


*

Dalle pietre profonde
un’acqua cristallina
riflette l’oro e il bronzo,
il muso del bue,
le porte e le tuberose
che la tua partenza
ha demolito.


*

Duele saber
que el astro
vuelve:
raíz
entre piedras,
hojas
desgajadas
del invierno.


*

Fa male sapere
che l’astro
torna:
radice
tra le pietre,
foglie
strappate
dall’inverno.


*

No había voz
ni brasa que me elevara,
mi seno al miedo cada noche,
al desamor mi sed.

Breve es el amor
y largo el camino
que lo cultiva.


*

Non c’era voce
né brace che mi sollevasse,
il mio seno ogni notte alla paura,
al disamore la mia sete.

Breve è l’amore
e lunga la strada
che lo coltiva.


*

Mis ojos aprendieron a ver fijamente las piedras,
la noche y la mirada de la madre,
sus palabras extrañas.
Aprendieron a ver sin mirar
en lo que permanece.


*

I miei occhi impararono a vedere intensamente le pietre,
la notte e lo sguardo della madre,
le sue parole strane.
Impararono a vedere senza guardare
in quello che permane.


*

Como una sombra
en ruinas
te busco
mas te alejas
en un carro de fuego.
Si me acercara
al espejo
llegaría la tiniebla,
su monólogo
hiriente.


*

Come un’ombra
in rovina
ti cerco
ma ti allontani
sopra un carro di fuoco.
Se mi avvicinassi
allo specchio
arriverebbe il buio,
il suo monologo
pungente.


*

Tu rostro por velas alumbrado,
la bruma de tus labios
y el casi transparente cuerpo
al fondo
de raíces desgarradas.

Un último perfume
junto al árbol.

Por la mañana
el viento repite su viaje.

Arde en mí tu ausencia.


*

Il tuo volto da ceri illuminato,
la bruma delle tue labbra
e il quasi trasparente corpo
nel fondo
di radici strappate.

Un ultimo profumo
accanto all’albero.

Al mattino
il vento replica il suo viaggio.

Brucia in me la tua assenza.


*

Flor abierta
en fino hielo,
la sustancia
del cáliz
en altares de niebla
es luz de faro sobre el risco,
entre ruinas asoma,
reabre
lo oscuro.


*

Fiore aperto
in fine ghiaccio,
la sostanza
del calice
su altari di nebbia
è luce di faro sul faraglione,
spunta tra le rovine,
si riapre
quello ch’è oscuro.



Traduzione dallo spagnolo di Alessio Brandolini


Jeannette L. Clariond, Todo antes de la noches (Spagna 2003, Pre-Textos, con una introduzione di Gonzalo Rojas – «Premio di Poesia Gonzalo Rojas 2001»), pagg. 85, euro 9.




Jeannette L. Clariond
È nata a Chihuahua, in Messico, nel 1949; laureata in filosofia si è poi specializzata in letteratura spagnola e metodologia della scienza. Poeta, traduttrice (dall’italiano e dall’inglese) e saggista.
Tra i suoi libri si segnalano: Mujer dando la espalda (Messico, 1991); Newaráriame (Messico, 1993); Desierta memoria (Messico, 1998 e Spagna 2002); Todo antes de la noche (Spagna, 2003); Amonites (Messico, 2004); Siete visiones (con Gonzalo Rojas, Spagna, 2004); Nombrar en vano (Messico, 2004); Los momento del agua (Spagna, 2007; versione bilingue spagnolo-italiano, Messico, 2007); Leve sangre (Spagna, 2010); Cuaderno de Chihuahua (Messico, 2013).
Ha ottenuto numerosi riconoscimenti e vinto importanti premi letterari. Diversi suoi libri sono stati tradotti e pubblicati all’estero.


alexbrando@libero.it