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C’era una volta
c’è tutt’oggi
Avevano camminato a lungo verso il tramonto
viaggiando nei deserti
attraversando il fiume di dolore e le sue acque di limo
nel paese di Canaan
Molti erano morti per strada
e le loro ossa sbiancate sulla sabbia
tracciavano il percorso doloroso
dell'Esodo
L'infinita coorte camminava con gli occhi fissi sull'orizzonte
donne con bambini nelle pieghe dei loro vestiti
uomini con occhi profondi carichi di pochi valori
dopo tanta strada e tanta fatica
Ai piedi di Yeruham (*)
si sono fermati
assetati dell'ombra azzurra
delle palme tra le fontane
e del canto dei colombacci che si alzava nel cielo
rosa del crepuscolo con le grida dei bambini
come schizzi d’acqua
sull'oro arido del deserto
Ma la città era chiusa
(*)Yeruham (ebraico: יְרוּחָם, יְרוֹחַם, Yeroham), nel deserto del Negev, fu prima un campo di transito per immigrati ebrei, fondato nel gennaio 1951 - qui sovrapposto alla città biblica di Gerico ( in ebraico: יריחו Yerīḥo), che dà il nome a una pianta Selaginella lepidophylla: questa resiste alla siccità e rinasce nell'acqua. Le "rose di Gerico" e la caduta della città, mi sono apparse come immagini dell'oasi verso cui tendono le speranze spesso deluse dei migranti del nostro tempo.
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C’era una volta
c’è tutt'oggi
Instabili come le dune al soffio del deserto
furono erette davanti alla città
chiusa a chiave sulle ricchezze
le ali tremanti di un campo di tela
e i bambini nati lungo la strada guardavano la porta
immensa che bloccava il loro futuro
E le truppe di Yehoshua per sette giorni
cinsero
l'oasi delle palme
col canto d’oro delle trombe e dei rombi
sotto l’ardente sole
all'ombra rossiccia della città
ripida scogliera sorta dalla sabbia
Ma nel cuore inflessibile della cittadella
il cuore degli abitanti rimase sordo
al suono d’oro delle trombe
che faceva sbocciare sulle mura rose come piaghe
mani aggrappate alla roccia
Indifferente, la vita proseguiva
nella calma discreta dei loro freschi cortili
dove sussurrano gli uccelli
nei mercati dove si raccolgono datteri e limoni
tra risa e grida di uomini incuranti
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C’era una volta
c’è tutt’oggi
Sette giorni durante le truppe
abbracciarono la città
La sera della settima luna
nel rameo clamore crollarono i muri
Al soffio delle trombe d’oro una polvere sottile
sorse in vorticosa colonna nera al posto delle mura
e quando ricadde
sanguinavano i fiori tra le macerie
diventate sabbia in Yeruham
*
Spesso attraverso il deserto
fino alla riva del mare
il vento rotola - palle asciutte -
le rose morte di Yeruham
Aspettano una lacrima per aprire i loro ramoscelli
verde di nuovo nell'anima che li saprà cogliere
C’era una volta
c’è tutt’oggi
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