che già di per sé è magia
ma anche il granello di cui si nutre il folle.
Barbablù
E questa non è una fiaba
solamente neve – ma tanta –
una tripla dose
ospitata a iosa nelle gabbie.
Stipati gli ardori
non sollevate i coperchi dei segreti.
L’orco qui
– fogliolina sulla fronte –
al tavolo delle congetture.
Privo di orologi al polso.
Li ha buttati via tutti
prima d’inghiottire il tempo
su fogli di focaccia
e la lingua – la lingua –
approdata nell’irrevocabile.
L’odore indugia nella barba
neppure il sigaro lo porta via
e quello sguardo nel dipinto
è dardo foriero di brutture.
Barbablù enigma.
Barbablù enigma di chiavi macchiate di sangue.
Barbablù enigma di chiavi macchiate di sangue
provenienti da una stanza proibita.
Le ha lasciate in bella vista:
saranno l’ultimo oggetto
stretto nella mano delle spose curiose.
Sette nani bipolari
Sette. Non uno di meno.
Così dolci e perdonabili.
Eccitati talvolta
oppure distaccati.
Rovinàti dalla simpatia intermittente
affabulatori impenitenti
o bugiardi seriali.
Camminano in fila
– elongazione dei passi tra i pioppi –
fino alla casetta d’architettura illusiva.
Un’ improvvisa luce ingigantisce l’ombra
un secondo abbaglio la rimpicciolisce.
Biancaneve li chiama bipolari
pensando siano folli
ma la ragazza – confusa –
fa di tutta un’erba un fascio.
Loro – rispetto alla follia –
mancano di logica.
Biancaneve e i sette nani (sadomaso)
Biancaneve fervorosa
spolvera catene
ma altri desideri allatta
aspirerebbe a scrivere
versi aulici e incarnati.
Nel freddo degli sgomenti
accende il prete in ogni letto.
Buio e vetrigno lo sguardo
il tempo delle mele
è finito e sotterrato.
Nei sette letti scopre mani di concupiscenza.
E fanno quattordici.
Più sette bocche.
Sui cuscini fruste e manette.
L’incipit di un incubo
l’impronta del disperarsi.
Vi ci depone sette maschere.
La matrigna di Cenerentola
Fatti le unghie per il ballo a corte
– mia figlia di risulta –
passerò a picchiarti sul collo del piede
sulla nervatura delle dita
ti strapperò l’imene
– stupido roditore
in attesa solenne –
lo strapperò coi denti
ricucirò i lembi
lo farò mio
e tornerò operativa
per gioire
o per drenare il mio rancore.
Cenerentola dopo un anno dalle nozze
Ho l’alluce valgo
non porto più scarpette
mio principe.
Perverso narcisista
enigmatico e tortile
indebitato dell’io.
La tua follia è crederti re.
Tu canti come si uccide.
Capriccio
vezzo
automatismo
oppure malattia.
Ognuno si fa scudo della propria storia
ognuno ha le proprie ragioni
che come sai sono tutte ottime ragioni.
Cenerentola dopo sette anni dalle nozze
Crepe musi tigna
riti di distacco doverosi ricollocamenti.
Calore affievolito
nel castello dei corpi.
Non avvisto combustione
ma ora noi sulla china
non scivoliamo più
verso un feroce divorarci
con bel gioco di denti.
Qui muràti nel castello
dormiamo in un letto a castello
io sopra
tu sotto.
Lo vedi
mangio e vomito
vomito e mangio
– gioco alquanto perturbante
nella voglia di dissolvermi –
mi faccio quindi ombra
così magra ombra
e terra
e sulla terra taglio sterpi.
Principe di sterpi ti amo d’un amore
fiacco e filiforme.
Principe di noia rubo il tuo cavallo.
Non potendo dirti vattene
io
vado.
La bella addormentata
Vissi cento anni col corpo nell’amido
– quasi un stato naturale –
pareva fossi ma non ero
dormivo e non dormivo
immaginate – se potete – un lungo coma
in cui sentire tutto quel che si dice
e frotte di mosche
in missione di narici.
Nessuno muove l’indifferenza
e qualcuno con la faccia da giovane
viene a baciarmi
mentre russo per cent’anni.
Fu solo bacio?
Faccio sogni inopportuni
ora ho sospetti
tutti quanti tutti quanti
parecchio inopportuni.
Pollicino sul sentiero di casa
L’arte di cavarsela
col pane talvolta.
Usa la furbizia
a suon di briciole
sarai sempre innocente.
Ma perdersi era una
così brutta idea?
Qui taccio
affinché risposta esulti.
(Dalla fiaba alla leggenda)
Deliri della fata Viviana alla fata Morgana nella
foresta di Brocéliande
Ragni
serpenti
draghi
gettàti sul mio letto.
Sei tu Morgana che di notte
mi strappi membra e cuore.
Merlino ti spinse a tutto questo
lui che per amor mio trasformò
gli alberi di Brocéliande in cristallo sfolgorante.
La gelosia – dicesti – è cosa da temere:
se scopri scopri
se non scopri resti deluso.
Io scoprii l’indicibile e dell’odio
la forma pulsante.
La fata Viviana di Brocéliande al Mago Merlino
Hai passo efficiente
volo d’un antipensiero.
Ma l’amore ha piegato la bacchetta
fino a spezzarla.
Non ho poteri
– perduto il catalogo degli atti magici –
mantengo testa vuota
– un vuoto attivo –
ma esattamente fuori senno.
(Dalla fiaba alla favola)
Il gatto: con gli stivali o senza
È saggio
è folle
– è saggio e folle! –
fa ciò che vuole
nel momento in cui lo vuole.
Ciò che può promettere
si trova qui. Nell’istante
della carezza.
Adorata o rifiutata.
Non sfidare la pazienza d’ammalorato gatto.
Il gatto – in postura gattorale – si dissocia dai cialtroni.
Si dissocia e allunga l’unghia
da buon singolo felino.
Pazzi coloro che pretendono e
insistono.