FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 54
gennaio/aprile 2020

Fiabe & Follia

 

NUVOLE (FIABA SENZA MORALE)

di Adalber Salas Hernández



NUBES
(Fábula sin moraleja)

Las nubes son los únicos animales
que habitan el límite entre lo visible
y lo invisible:

por eso castigan nuestros ojos
y los de cada ser que haya recibido
el regalo inhóspito de la mirada.

Son implacables con nuestra vista.
La ahondan, la obligan a conocer
la distancia, a destilarla, a volverla
licor áspero donde abrevar.

Nos arrastran hasta un horizonte
que no pedimos.

Casi todas las nubes son ateas.
Saben que habitan
un cielo sin nombre,
cuya materia es el olvido.

Se dedican a registrar
cada una de las criaturas
de la tierra
con una devoción inútil.

Para recordarlas,
para salvarlas en esa caligrafía destejida
que ejercitan allá, por encima del tiempo.

Y es que casi todas ellas
sienten nostalgia por el suelo,
un deseo tenue
como un hilo sordo de lluvia.

Cuando no la aguantan más,
dejan caer rayos:
sus intentos torpes,
insostenibles,
de raíces.

Secretamente
quisieran ser árboles,
tener ramas quietas
y una voz nudosa para cantar.

O montañas, por qué no,
casas para el eco
y la desaparición.

Quisieran ser tantas cosas, las nubes.
Cosas que no estuvieran obligadas
a recordar con su cuerpo todo lo que ven.


NUVOLE
(Fiaba senza morale)

Le nuvole sono gli unici animali
a vivere sul confine tra il visibile
e l’invisibile:

per questo feriscono i nostri occhi
e quelli di ogni essere che ha ricevuto
il dono inospitale dello sguardo.

Sono implacabili con la nostra vista.
La scavano, la costringono a conoscere
la distanza, a distillarla e trasformarla
in aspro liquore per dissetarsi.

Ci trascinano verso un orizzonte
che non chiediamo.

Quasi tutte le nuvole sono atee.
Sanno che abitano
un cielo senza nome,
la cui materia è l’oblio.

Si dedicano a registrare
ogni singola creatura
della terra
con un’inutile devozione.

Per ricordarmi di loro,
per salvarle da quella calligrafia sfavillante
che praticano lì, al di sopra del tempo.

E quasi tutte
hanno nostalgia della terra,
un tenue desiderio
come un filo sordo di pioggia.

Quando non ce la fanno più,
fanno cadere fulmini:
i loro maldestri tentativi,
insostenibili,
di gettare radici.

Segretamente
vorrebbero trasformarsi in alberi,
possedere quieti rami
e una voce nodosa per cantare.

O montagne, perché no,
case per l’eco
e la scomparsa.

Vorrebbero essere tante cose, le nuvole.
Cose che non vivano costrette
a ricordare col loro corpo tutto ciò che vedono.


Una prima versione della poesia è stata pubblicato nell’antologia Nubes. Poesía hispanoamericana, a cura di Edda Armas, Spagna, Pre-Textos, 2019.

Traduzione dallo spagnolo di Alessio Brandolini


(Foto di Susanna Bozzetto)

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