FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 51
gennaio/aprile 2019

Ostacoli

 

IL LABIRINTO DELLE VERITÀ
Alcune riflessioni sopra Sentieri nascosti di Marco Testi

di Francesca Grimaldi



Sentieri nascosti di Marco Testi, recentemente uscito per Edizioni Fili d’Aquilone, colpisce per l’immediatezza che contraddistingue la scrittura dell’autore. Non ci si perde in inutili giri di parole, non si presenta uno scrittore già conosciuto, si suggerisce un’interpretazione che ognuno di noi può verificare nella propria lettura. Questo testo lo si potrebbe paragonare a una bussola che, attraverso percorsi originali, ci riporta al tema della libertà, che condivide con la parola libro la radice etimologica liber. Libero di scegliere, di interpretare, ma soprattutto di essere uomo e vivere. La libertà che si manifesta anche nella scelta delle opere e degli autori compiute da Marco Testi, che non seguono i solchi proposti dalla critica, non si soffermano solo sui capolavori indiscussi, ma anche su testi meno acclamati e però portatori di messaggi universali. Ogni capitolo segue un ragionamento e una riflessione diversa ma tutti funzionali a far emergere l’esigenza per l’uomo, oggi soprattutto, di ritrovare le proprie radici ed abbandonare i falsi miti. Ognuno di noi può immedesimarsi nei tentativi che altri uomini hanno compiuto per ribellarsi all’omologazione, alla tirannia, all’anarchia, al materialismo e Testi ne propone alcuni davvero particolari, come il giovane poliziotto Syme, protagonista dell’opera L’uomo che fu giovedì dell’inglese Chesterton, famoso più per la saga di Padre Brown o il Prufrock di Thomas Stearns Eliot. Questo gioco di specchi suscita nel lettore l’impulso di leggere o rileggere il testo suggerito, alla luce di questo nuovo punto di vista, per poi dire: Come ho fatto a non cogliere prima questo messaggio? Oppure, come fa questo autore a parlare proprio della mia vita? È come se Marco Testi ti stesse presentando un suo amico e attraverso piccole pennellate ne delineasse la personalità, scatenando in te la curiosità di conoscerlo meglio, di frequentarlo, di “sfogliarlo”.

Questo libro non ha la pretesa di insegnare qualcosa, non vi traspare la superbia della verità unica e insindacabile: l’autore ci conduce per mano nel suo sentiero nascosto, condivide con i suoi lettori, o per meglio dire con i suoi amici, la sua sensibilità e curiosità che lo portano a cogliere sempre nuovi significati. Nonostante ciò è da sottolineare che, con questo saggio, l’autore riscrive alcune pagine di critica fornendo interpretazioni originali e in controtendenza. Le riflessioni che ci consiglia sono sì vicine al nostro sentire quotidiano, ma spesso dimenticate, trascurate, tenute in silenzio, come è capitato a molti autori da lui analizzati. Tra questi possiamo evidenziare Tommaso Landolfi, autore novecentesco, che, più e meglio di altri, ha manifestato la crisi di valori e di ideali dell’uomo contemporaneo e il suo bisogno di ritrovare un legame autentico con i propri luoghi di origine, con l’elemento fantastico (il personaggio di Gurù del suo romanzo La pietra lunare è una donna con i piedi di capra) e con la natura rappresentata nella forma di donna.

Di fondamentale importanza è anche il fil rouge che lega le personalità più sensibili, attratti dalla poesia, come il Giovancarlo del romanzo landolfiano, appassionati di stelle come il don Fabrizio del gattopardo, o folli come il Vitangelo Moscarda di Uno nessuno e centomila, al desiderio di immergersi nella natura, nella Grande madre della religiosità primordiale, accostabile, secondo l’autore, ad un’immagine mariana, magistralmente descritta nella pagina finale, tra le più belle mai scritte, de Il Gattopardo, quando don Fabrizio morente si abbandona alla “creatura bramata da sempre che veniva a prenderlo”.
Chi avrà voglia di lasciarsi prendere per mano dall’autore si ritroverà ad ammirare il creato con gli occhi di San Francesco, a leggere un’epigrafe a Spoon river, a curare una rosa con Il piccolo principe.

Del resto il cammino che ognuno di noi compie lungo la strada della vita è segnato da bivi e da cippi, da scelte che ci hanno condotto in una direzione e da punti fermi e saldi che ne costituiscono le fondamenta e indicano la rotta. A tanti di noi la lettura di un libro ha cambiato la vita, non “concretamente” secondo lo schema iper-realista e neodeterminista, ma, di certo, non siamo stati più gli stessi dopo. Come diceva Umberto Eco: “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una vita sola: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’Infinito…perché la lettura è un’immortalità all’indietro”.

Ci piace pensare che ognuno di noi, con l’aiuto di questo libro e del suo autore, possa provare ad andare oltre le interpretazioni della critica, per trovare il messaggio che ogni libro ha in serbo per ognuno di noi e tracciare il proprio sentiero nascosto.


Marco Testi, Sentieri nascosti, Edizioni Fili d’Aquilone, 2019, 141 pagine, 15 euro


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