In seguito alla pubblicazione di Ritos de viaje (2004), Pez de piedra (2006) e Coexistencia: disco de poemas musicalizados (2016), la poetessa boliviana Paura Rodríguez Leytón (1973) ottiene in Spagna l’Accésit del Premio Internacional de Poesía “Pilar Fernández Labrador” (Salamanca) con il libro Pequeñas mudanzas (Piccoli mutamenti, 2017), nel quale esplora l’esperienza vitale del suo passato e i grandi (e piccoli) mutamenti della sua esistenza. Svanite le illusioni, tutto scompare con esse, per questo la memoria dell’autrice, trascinata da un’atmosfera proustiana, vaga nei paraggi delle sue vite perdute e tenta di percorrere l’abisso che la circonda, “il ponte che ti porta dal sorriso alla fredda certezza”.
Ogni poesia mostra al lettore le tappe di un viaggio intrapreso subito dopo la perdita dell’incanto, descrivendo i movimenti interni della psiche e gli smarrimenti attraverso la vita che continua ogni giorno, “che avanza come un fiume”. E nelle acque di questo fiume, simbolo del profondo ritorno verso il passato e dell’imperturbabile ciclicità della natura, si rispecchiano i ricordi di una vita, le antiche consuetudini, le immagini e i volti dell’infanzia.
Passato e presente fluiscono l’uno nell’altro creando un “simmetrico disordine”, un tempo nel quale tutto ciò che il ricordo ha inaspettatamente restituito opera in maniera repentina e si allontana in un istante, facendo sorgere una domanda: “Sarà l’eterno vuoto di memoria / a portarci per mano, / sondando gli abissi?”.
Il tempo, centro tematico di questa raccolta poetica, non è più mera successione di eventi, ma si trasforma, come nelle teorie di Henri Bergson, in tempo soggettivo, “interno”, ossia scandito dalla memoria, dai mutevoli ricordi e sensazioni: “e forse il tempo non esiste fuori dal corpo”. Il peso del presente è dato dalla presa di coscienza della propria evoluzione, dalle stratificazioni della personalità: “Abitare questo piccolo spazio / vuol dire essere un impasto di anime”.
Solo il potere evocativo dei sensi e della memoria involontaria, svincolata dalla ragione (“pensare è un compito esorbitante”), è ciò che permette ai frammenti del passato e alle trasformazioni che hanno caratterizzato il corso del tempo di riemergere per rivendicare l’importanza del loro ruolo nella realizzazione del presente e, infine, per agire sul lato vivo della coscienza. Il ricordo, non più fuga nostalgica nel passato, è il mezzo di cui l’autrice dispone per tentare di comprendere il proprio percorso esistenziale, non a caso nell’introduzione al libro la nota scrittrice colombiana Piedad Bonnett sottolinea l’importanza della ricerca poetica di Paura Rodríguez Leytón che, con “piccoli mutamenti”, dà voce al silenzio, a ciò che si è perduto per sempre.
POESIE DI PAURA RODRÍGUEZ LEYTÓN da [Pequeñas mudanzas, 2017, Gamar Editores, Colombia]
PEQUEÑAS MUDANZAS
¿Será la desmemoria perpetua
la que nos lleva de la mano,
tanteando los abismos?
Morar este pequeño espacio
es ser un amasijo de almas.
Cavar y cubrir
el hueco
con la misma sed
nos hace brillar con aura de animal herido.
Las breves
muertes
de cada día
marcan
la distancia
entre nosotros
y nosotros.
¿Cómo cavar mudamente la atmósfera?
¿Cómo desandar estas pequeñas mudanzas?
Esta cueva
insondable
será la amnesia,
el engaño
de habitar recuerdos
de remoto origen.
PICCOLI MUTAMENTI
Sarà l’eterno vuoto di memoria
a portarci per mano,
sondando gli abissi?
Abitare questo piccolo spazio
vuol dire essere un impasto di anime.
Scavare e coprire
la buca
con la stessa sete
ci fa brillare con aura di animale ferito.
Le brevi
morti
di ogni giorno
marcano
la distanza
tra noi
e noi.
Come scavare in silenzio nell’atmosfera?
Come far indietreggiare questi piccoli mutamenti?
Questa caverna
insondabile
sarà l’amnesia,
l’inganno
di abitare ricordi
di origine remota.
*
Privilegio
de admirar
las estrellas
y deshojarlas
como dalias secas
en un baile difuso.
Intuyo
el desgarro
de la luz agonizante
cuyo grito aún se reparte
más allá de las aguas
que aquel loco navegante nunca temió.
La oscuridad se muestra larga,
su voz es un ladrido.
Un vicio por lo oculto
cubre
los desvelos del día.
*
Privilegio
di ammirare
le stelle
e sfogliarle
come dalie secche
in una danza confusa.
Percepisco
lo strazio
della luce agonizzante
il suo grido ancora si espande
più in là delle acque
di cui il folle navigante mai ebbe timore.
L’oscurità appare sconfinata,
la sua voce è un latrato.
Un vizio clandestino
copre
i sacrifici del giorno.
PASMOSA ENSOÑACIÓN
Lo frío de la nada no ahuyenta a las hormigas
que siguen alimentando el ritmo de su cueva
como el humus que vuelve la vida eterna
un largo sueño vegetal.
Lo crudo en el olor de la arena,
no nos ahuyenta:
ese soberbio mar
ruge
erizado
y azul.
Pensar
es una tarea exorbitante:
una minucia del lenguaje que acontece despacio
y el tiempo
quizá
no existe
fuera
del cuerpo
que avanza en río.
SPLENDIDA FANTASTICHERIA
Il freddo del nulla non scaccia le formiche
che continuano ad alimentare il ritmo della loro tana
come un humus che rende la vita eterna
un lungo sogno vegetale.
L’asprezza dell’odore della sabbia
non ci scaccia:
il mare superbo
ruggisce
increspato
e blu.
Pensare
è un compito esorbitante:
una minuzia del linguaggio che accade lentamente
e forse
il tempo
non esiste
fuori
dal corpo
che avanza come un fiume.
PENSANDO EN WILDE
Presa
de un círculo
inacabado
pende de un hilo el silencio,
la palabra acaricia
frutos que los ojos apenas alcanzan a probar
y el ruiseñor de los cuentos
aún se desangra en canto
para no ver llover,
para no ver ennegrecerse la noche
consumida por estrellas
enmudecidas
hace un manojo
de años luz.
PENSANDO A WILDE
Prigioniera
di un circolo
incompiuto
il silenzio è appeso a un filo,
la parola accarezza
frutti che gli occhi possono solo assaggiare
e l’usignolo dei racconti
ancora canta e si dissangua
per non vedere la pioggia,
per non vedere la notte oscura
consumata da stelle
ammutolite
già da un fascio
di anni luce.
*
Como si se tratara de un hueso bien pulido,
limo cada día las horas que me calzan,
pero a veces me distraen los fantasmas
y las neuronas no llegan a tocarse,
entonces olvido que el paraguas es paraguas.
Eso ocurre en los pequeños núcleos de la sangre.
El viaje hacia la vida primigenia
comienza cada día,
la carne se debate
y el cuerpo,
a veces,
nos hace tristes.
*
Come se fosse un osso ben levigato,
limo ogni giorno le ore che mi sovrastano,
ma a volte i fantasmi mi distraggono
e i neuroni non arrivano a toccarsi,
allora dimentico che l’ombrello è ombrello.
Questo avviene nelle minuscole cellule del sangue.
Il viaggio verso la vita primordiale
comincia ogni giorno,
la carne si scuote
e il corpo,
a volte,
ci rende tristi.
*
La gente
habla
de su pequeña vida,
de los chispazos de oxígeno
inyectados
en este sueño
de mutilados
pasos hacia la nada.
La gente
habla
de su pequeña vida
y enhebra
guirnaldas de flores para redimirse,
riega sus raíces
para brotar aunque haya palabras rotas,
y tararea ruidos
que se cierran como puertas imaginarias.
La gente
habla
de su pequeña vida
y edifica estructuras
con delirios que apuntan al cielo.
Enhebra guirnaldas de flores para remozarse,
pese a la bruma,
pese
al silencio
solapado.
*
Le persone
parlano
delle loro piccole vite,
delle scariche di ossigeno
iniettate
in questo sogno
di mutilati
passi verso il nulla.
Le persone
parlano
delle loro piccole vite
e sfoggiano
ghirlande di fiori per redimersi,
annaffiano le loro radici
per germogliare malgrado le promesse infrante,
e canticchiano rumori
che si chiudono come porte immaginarie.
Le persone
parlano
delle loro piccole vite
e innalzano strutture
con deliri che puntano al cielo.
Sfoggiano ghirlande di fiori per rinnovarsi,
malgrado la nebbia,
malgrado
il subdolo
silenzio.
*
Una
cartografía
precisa
podría descifrar
los caminos dibujados
en esta leve hoja
expulsada
por el otoño.
*
Una
cartografia
precisa
potrebbe decifrare
i sentieri tracciati
su questa sottile foglia
scacciata
dall’autunno.
PASEO
Alguna costura ha tomado vuelo
y se han deshilvanado los sucesos que pasan ante nosotros
como ventanas brillantes de edificios que laten durante la noche.
Así recuerdo el paseo cuyo eco retumba en mi laringe:
el puente que te lleva de la sonrisa a la helada certidumbre:
a una hora madrugada en su perfume
que viene a sonido de ambulancia,
a hierba de morgue,
y así, la sucesión de ventanas ardientes
lanza mudos espasmos a la ciudad,
así: los edificios
y la sorpresa de hospitales despiertos a cualquier hora.
PASSEGGIATA
Qualche cucitura ha preso il volo
e si sono scomposti gli eventi che si svolgono davanti a noi
come finestre lucenti di edifici che pulsano durante la notte.
Così ricordo la passeggiata la cui eco risuona nella mia laringe:
il ponte che ti porta dal sorriso alla fredda certezza:
a un’ora del mattino con il suo profumo
che arriva come sirena di ambulanza,
erba di obitorio,
e così, la successione di finestre ardenti
lancia spasmi muti sulla città,
così: i palazzi
e la sorpresa degli ospedali svegli a qualunque ora.
*
Un ojo diseñado para la noche
escupe figuras brillantes que bailan en simétrico desorden,
no alcanza la palabra para abonar la tierra donde hemos soñado lirios.
Un ojo diseñado para la noche
late con sigilo detrás de tus orejas,
propone oraciones lentas que entrelazan las diurnas rutinas.
Un ojo diseñado para la noche
te pone la piel de lince que avanza frenético,
que aúlla magullando lo inmarcesible,
que atrapa mariposas como palabras caladas por el viento.
*
Un occhio progettato per la notte
emette brillanti figure che danzano in simmetrico disordine,
la parola non basta a concimare la terra dove sognammo gigli.
Un occhio progettato per la notte
pulsa discreto dietro le tue orecchie,
suggerisce i lenti discorsi che intrecciano la routine giornaliera.
Un occhio progettato per la notte
ti cuce addosso pelle di lince che avanza frenetica,
che ulula deformando l’immutabile,
che cattura farfalle come parole spinte dal vento.
*
En este páramo las cosas no tienen nombre.
Jaime Sáenz
¿Irte de dónde?,
fuera
del tiempo
los sueños
son inciertos.
¿Irte de dónde?,
Allá
enmudece
el cuerpo.
La palabra no halla cabida en la voz.
El tacto enceguece,
avanza
a la deriva
la memoria.
¿Irte de dónde?
En ese páramo
las cosas
no tienen nombre.
*
In questa landa le cose non hanno un nome.
Jaime Sáenz
Andartene da dove?,
fuori
dal tempo
i sogni
sono incerti.
Andartene da dove?,
Lì
il corpo
diventa muto.
La parola non riesce a entrare nella voce.
Il tatto si fa cieco,
va
alla deriva
la memoria.
Andartene da dove?
In questa landa
le cose
non hanno un nome.
|
Traduzione dallo spagnolo di Federica Silvino
Paura Rodríguez Leytón nata 1973 in Bolivia, dove vive, è poeta e giornalista.
Ha pubblicato: Del Árbol y la arcilla azul azul (Argentina, 1989); Ritos de viaje (La Paz, 2002; Caracas, 2007, ed. digital); Pez de Piedra (La Paz, 2007); Como monedas viejas sobre la tierra (Santa Cruz, 2012), Deshilvanando el misterio de la hierba (Quito, 2014) e Pequeñas mudanzas (Spagna, 2017; Colombia, 2017; Bolivia, 2017).
Nel 2016 ha pubblicato Coexistencia, cd di poesie messe in musica. Ritos de viaje ha ricevuto il Premio Nacional de Poesía del Governo Municipale di Sucre (1999) e Pequeñas mudanzas l’Accésit del Premio Internacional de Poesía “Pilar Fernández Labrador” (Salamanca, 2017). Suoi testi poetici sono stati tradotti in molte lingue.
federicasilvino@yahoo.it
|