FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 50
settembre/dicembre 2018

Aurora

 

FLAMENCO UTOPIA
Sull’ultimo libro di poesia di Nadija Rebronja

di Ginevra Pugliese e Sanja Roić



A passo di flamenco
di Sanja Roić

Le poesie della prima raccolta poetica di Nadija Rebronja, Danza sui mari hanno avuto una curiosa eco fuori dai confini linguistici grazie ai Fili d’aquilone (n. 29, gennaio-marzo 2013). Alcune sono state scelte e tradotte in forma musicale da un gruppo di giovani musicisti italiani: le poesie tradotte da Ginevra Pugliese hanno ispirato a Nicola Petruzzella un brano musicale per soprano, flauto, clarinetto, violino e violoncello eseguito dall’Ensamble del Conservatorio Piccinni di Bari (video) e al compositore franco-danese Loïc Destremau alcuni brani musicali sempre su testi di Rebronja al festival di Stony Brook a New York nel 2017 (video).

La seconda raccolta della poetessa che presentiamo ora, Flamenco utopia [Flamenko utopija] è stata pubblicata a Kraljevo in Serbia nel 2014 e nella seconda edizione a Sarajevo, in Bosnia ed Erzegovina nel 2016, ha avuto una vasta eco nei Balcani occidentali confermando così che la variante linguistica usata dall’autrice, quella serba, in quanto medioslavomeridionale, viene condivisa anche da parlanti bosniaci, croati e montenegrini.

Il motivo della danza e implicitamente della musica collega le due raccolte: Flamenco utopia è concretamente localizzata nella terra spagnola e, come in diversi e susseguenti scatti fotografici, racchiude e snoda le vicende di persone incontrate dalla poetessa durante il suo soggiorno e le visite successive a Granada, in Andalusia. L’io poetico, la donna che scrive si autopresenta solo nel motto della raccolta: “io non scrivo poesie / ascolto solo la gente / e le città”. Nadija vive “a letteratura”: insegna materie letterarie all’Università di Novi Pazar, città multietnica e multiculturale nella Serbia sudoccidentale, ed è autrice di diversi saggi e critiche letterarie, ma rimane sempre cosciente del ruolo sociale e famigliare della donna tuttora prevalente nell’ambiente balcanico e quello orientale più lontano.

Le ‘istantanee’ poetiche le hanno concesso di non dover osservare le norme grammaticali: abolite le maiuscole e l’interpunzione, le poesie si snodano in una corona di volti, luoghi e atmosfere accomunati dal linguaggio del corpo, della danza e implicitamente della musica in quanto espressione della sintesi storica della terra andalusa: il ballo del flamenco. Il mare sognato, intuito e infine poeticamente raggiunto dalla poetessa che vive tutt’oggi su un altipiano circondato da alte montagne, dopo l’esperienza andalusa le ha rivelato gli strati diversi ma intrecciati nel reciproco arricchimento nel corso dei secoli delle culture cristiana, araba e giudaica confrontati con il presente scintillante che coinvolge tante esistenze giovanili diverse, aperte al dialogo e allo scambio in una comune visione del mondo moderno.

Da qui l’utopia proposta, luogo e non luogo dell’armonia sognata del mondo e per il mondo, costruita in questa raccolta come un eloquente mosaico di volti, gesti, storie e sentimenti. Ogni componimento è incorniciato dal titolo, da un ‘tema’ ovvero ‘soggetto’, analogamente ai brevi messaggi elettronici, titolo sintetico e allusivo. Il più breve, iris e ana, ridenti dice infatti: “il cielo è la nostra tastiera / là sulla luna c’è il tasto ‘invio’”.

La maggior parte dei personaggi che popolano la raccolta portano nomi spagnoli, tra cui anche quelli storici (Miguel, Manuel, Angel, Alonso, Dolores, Oscar, Ana…), uno è basco, Itsaso, con tanto di traduzione, ma ce ne sono anche di orientali (Fatima, il poeta andaluso-arabo Ibn Zamrak e la poetessa Ar-Rakuniyya, Karim), ebrei (David, Solomon), irlandesi (Keith), polacchi (Kasia), sloveni (Filip), bosniaci (Esma), una concittadina di Nadija, Lejla che racconta la storia della ‘propria stanza’ delle donne musulmane indigene e molti nomi internazionali (Nina, Iris, Marina, Nadia…), due persino famosi, Roland (Barthes) e Judith (Butler). In due casi i protagonisti sono senza nome: i suonatori nella metropolitana e un passante.

Il tempo è circolare, non lineare, grazie al movimento della danza e alla componente sonora della musica. La dimensione ‘elettronica’ del discorso poetico si rivela anche nella poesia ana, nel file denominato Ss! pecchio! dove si alternano i ruoli della donna nel passato (versi volutamente cancellati e come tali conservati nel testo) e nel presente: donna casalinga e donna dotta che scrive poesie. Qui si apre persino un dialogo intertestuale con la sorte tragica della poetessa Sylvia Plath mediante il motivo del forno le cui macchie decifrate permetteranno di “sapere tutto”. Un altro componimento irena, quando ha visitato la polonia riesce a rendere poeticamente il sentimento dell’impotenza di esprimersi della ragazza originaria dei Balcani (luogo di stermini etnici recenti) di fronte alla tragedia dell’olocausto.

Granada è al centro della geografia poetica della raccolta: l’artista, fotografo Frederick rivela le macchie nere della topografia cittadina e anche i mezzi per trascenderli; il farmacista Hisham (generoso, in arabo) vive in un tempo circolare di epoche diverse, il medioevo della poetessa ispano-araba, il franchismo e il tempo attuale perché: “perché la forma del tempo è un cerchio /e io sono sempre a granada” e la ragazza dal nome basco Itsaso, che significa mare dice: “da nessuna parte incontro / le morti / o le nascite /solo questo adesso / le scarpe / e la terra” e a Realejo, antico quartiere ebraico di Granada si incontrano Solomon e Fatima, nomi-segni mentre Sonia che va a raggiungere l’amico Karim sta passando sotto l’Arco Elvira, porta d’entrata nella città all’epoca arabo-andalusa. Il nome non pronunciato, quello del passante nella metropolitana è un nome nemico, temuto, altro: il componimento traccia il peso di quell’alterità sofferta, del segno che invece di provocare la chiamata, ammutolisce.

Un’eco di nomi e di destini intrecciati sulle strade e sulle piazze di Granada che evocano altre città, altri luoghi, altre sorti – si accenna così all’America Latina, a diversi paesi europei tra cui anche alla Jugoslavia disgregata e alla città di Belgrado - il tutto attentamente ascoltato, annotato, poeticamente elaborato ed espresso da una giovane donna che vive l’incontro, lo scambio (e non chiude gli occhi nemmeno davanti allo scontro) tra l’oriente e l’occidente.




POESIE DI NADIJA REBROJA
da Flamenco utopia
[Flamenko utopija, Serbia 2014]


FREDERIK, UMETNIK FOTOGRAF, GRANADI

postoje pejzaži
savršeni za zločin
tamo gde te grad zagrli
stegne među dlanove od gigantskih zdanja
pusti da iscuriš u obline ulica
gde fontane operu tvoje sećanje na vlastito ime

tamo ti zločinac dozvoli
da oživiš samo u trgovima
pločnicima
i nasmejanim devojkama na njima


FREDERICK, ARTISTA FOTOGRAFO, PER GRANADA

esistono paesaggi
perfetti per il crimine
là dove la città ti abbraccia
ti stringe tra i palmi di edifici giganteschi
ti lascia defluire nelle curve delle strade
dove le fontane lavano via il ricordo del tuo nome

là il delinquente ti permette
di tornar vivo solo nelle piazze
sui marciapiedi
e nelle ragazze lì sorridenti


HIŠAM, FARMACEUT, U DVORIŠTU MAURSKE KUĆE

u nekom drugom gradu
koji se isto zove granada
ja se ne zovem hišam
i umro sam za vreme franka
gledajući kako streljaju lorku

ka smrti me je povela za ruku
pesnikinja ar-rukanija
rekla mi da ključ za život
su stihovi na zidu alhambre

u ovom gradu
koji se isto zove granada
ja se zovem hišam
sedim u dvorištu i čitam
knjigu stihova sa zidova alhambre
zidova se ne plašim
i bacam ključ za život
jer oblik vremena je krug
a ja sam uvek u granadi
i nije važno
kako se zovem


HISHAM, FARMACISTA, NEL CORTILE DI UNA CASA MORESCA

in un’altra città
che si chiama anch’essa granada
io non mi chiamo hisham
e sono morto ai tempi di franco
guardando come fucilavano lorca

verso la morte mi ha condotto per mano
la poetessa ar-rakuniyya
mi ha detto che la chiave per la vita
sono i versi sulla parete di alhambra

in questa città
che si chiama anch’essa granada
io mi chiamo hisham
siedo nel cortile e leggo
un libro di versi dalle mura di alhambra
non ho paura delle mura
e getto via la chiave per la vita
perché la forma del tempo è un cerchio
e io sono sempre a granada
e non importa
come mi chiamo


LORENA, SLIKARKA, NA OBALI REKE

sećam se jako dobro
svoje prošlosti
u jednoj kapi
u sred okeana

tada sam bila voda
imala sam oblik svega
što u tom trenu zagrlim

kada sam upoznala vatru
počela sam još čvršće
da verujem u trenutke
prošlost i budućnost
su prestale da kucaju
ili je njihov zvuk
postao sasvim nem


LORENA, PITTRICE, SULLA RIVA DEL FIUME

ricordo molto bene
il mio passato
in una goccia
in mezzo all’oceano

allora ero acqua
avevo la forma di tutto
ciò che abbracciavo in quell’attimo

quando ho conosciuto il fuoco
ho cominciato ancor più fermamente
a credere negli istanti
il passato e il futuro
hanno smesso di ticchettare
oppure il loro battito
è diventato completamente muto


BEATRIS, PESNIKINJA IZ HIPI KLANA PEROFLAUTA

moji su očevi
široke prerije
persijske šare
andaluzijska sela
fontane i trgovi

moja su prošlost
tolstojevi vozovi
šekspirove sestre
borhesovi podrumi

nek drugima lica
izliju u bronzi
više volim lišće
nego istorije


BEATRÍZ, POETESSA DEL GRUPPO DEI PUNKABBESTIA

i miei padri sono
le vaste praterie
le decorazioni persiane
i paesini andalusi
le fontane e le piazze

il mio passato sono
i treni di tolstoj
le sorelle di shakespeare
gli scantinati di borges

che fondino in bronzo
le facce degli altri
preferisco le foglie
alle storie


DEVOJKA KOJA SE ZOVE ITSASO,
ŠTO NA BASKIJSKOM ZNAČI MORE

kad udaram cipelama o zemlju
vidim čudnovate stvari
orijent na matisovim slikama
lorkin grob u travi
u zidovima
u mesu na udovima
rukopise koji gore
ali ne izgaraju

nigde ne nalazim
smrti
ni rađanja
samo ovo sada
cipele
i zemlju


LA RAGAZZA CHE SI CHIAMA ITSASO,
CHE IN BASCO SIGNIFICA MARE

quando con le scarpe batto per terra
vedo cose prodigiose
l’oriente dei quadri di matisse
la tomba di lorca tra l’erba
nelle mura
nella carne sulle membra
i manoscritti che ardono
ma non bruciano

da nessuna parte incontro
le morti
o le nascite
solo questo adesso
le scarpe
e la terra


MANUEL, O NEČEMU ŠTO JE VIDEO

večerao je.
tri jaja na oko i salatu.
ona se tuširala.
potonuo je, sasvim.
gledala je kako tone
u slivnik njene kade,
poloveći viljuškom jaje na oko,
majušan.
bio je svestan njenih grudi nad sobom
negde na nebu.


MANUEL, SU QUALCOSA CHE HA VISTO

lui cenava.
tre uova all’occhio di bue e un’insalata.
lei si faceva la doccia.
lui era affranto, completamente.
lei lo guardava affondare
piccino,
nello scarico della sua vasca,
mentre tagliava a metà con la forchetta l’uovo.
lui sentiva i suoi seni sopra di sé
da qualche parte in cielo.


MIGEL, BANKAR

čovek je
očistio cipele
obukao jaknu
u prolazu
pljunuo u vodu
otišao na posao
nije mislio
na neprijatelje
te večeri je voda
i rastvorena pljuvačka u njoj
ispljunula telo čoveka
na površinu


MIGUEL, IL BANCHIERE

l’uomo
si è pulito le scarpe
si è infilato la giacca
lungo il tragitto
ha sputato nell’acqua
è andato al lavoro
non pensava
ai nemici
quella sera l’acqua
con la sua saliva disciolta
ha sputato il corpo dell’uomo
in superficie


ENRIKO, PSIHOLOG

grad
komadić leda
pada na zemlju
udara o kamen
nebeski kamen se topi
i sliva po zemaljskom kamenu
u blizini
policajac je otrgnuo ženu od kuće
zbog neplaćene
hipoteke
zemlja je upila vodu i krv
sunce je osunčalo kamen
nepromenjen


ENRICO, LO PSICOLOGO

la città
un pezzetto di ghiaccio
cade per terra
urta su una pietra
la pietra celeste si scioglie
e scorre sulla pietra terrestre
lì vicino
il poliziotto ha strappato la donna dalla sua casa
per l’ipoteca
non saldata
la terra ha assorbito l’acqua e il sangue
il sole ha assolato la pietra
immutabile


SVIRAČI U METROU

mi smo beli prostor
uokviren brojem nula
krug je horizont
krug je omča
oko vrata


I SUONATORI NELLA METRO

noi siamo lo spazio bianco
racchiuso nel numero zero
il cerchio è l’orizzonte
il cerchio è il cappio
intorno al collo


NINA, VAJARKA

ogledam se u vodi
iza mene
jedan za drugim u nizu
stoje milioni ljudi
voda ogleda samo mene
mi nismo vidljivi

kroz vodu
ka meni
s one strane budućnosti
izranja moja drugost
kada izroni
razbiće moj odraz
delići moje slike
u kapima
slivaće se po njoj

umiriće se voda
ogledaćemo
neku novu sliku


NINA, LA SCULTRICE

mi specchio nell’acqua
dietro di me
uno dopo l’altro in fila
milioni di persone
l’acqua rispecchia solo me
noi non siamo visibili

attraverso l’acqua
verso di me
al di là del futuro
emerge la mia alterità
nell’emergere
frantumerà il mio riflesso
i pezzetti della mia immagine
in gocce
confluiranno su di essa

si calmerà l’acqua
rispecchieremo
una nuova immagine


ŠTA JE KARIM GOVORIO IRIS

dakle, tako to ide.
ljudska je potreba, kažeš,
ono što te uveže u druge karike.

bez prestanka
padaš u kapima smole
po mojim zbunjenim licima od kore;
od tebe sijam, lažno.

nalazim te često
u svojim ušuškanim šalovima, sklupčanu,
u toplom zagljaju s dvanaest pesama
luisa garsije montera,
gubim te
u odrazu na izlozima
i ponekad, samo ponekad,
čujem te u bojama.

ako budeš dovoljno tiha,
odsviraću te na gitari
i nastanićeš se u pukotinama
maurske andaluzijske kuće.


COSA HA DETTO KARIM A IRIS

quindi, le cose vanno così.
la necessità umana, dici,
è ciò che ti incatena agli altri anelli.

senza interruzione
cadi in gocce di resina
sulle mie facce di corteccia confuse;
di te risplendo, falsamente.

ti trovo spesso
nelle mie sciarpe accoglienti, raggomitolata,
nel caldo abbraccio con dodici poesie
di luis garcía montero,
ti perdo
nel riflesso sulle vetrine
e talvolta, solo talvolta,
ti odo nei colori.

se sarai abbastanza silenziosa,
ti suonerò alla chitarra
e prenderai dimora nelle crepe
della casa moresca andalusa.


KATJA, NA VIDIKOVCU SAN NIKOLAS

1.

odavde
na vrhovima sijera nevade
nalazim
obline gitare

2.

andaluzija je ljubavnica flamenka
dodiruje je
kada svirač pređe
preko žica od njene kose
ona zadrhti od strasti
od ritma
cipela

3.

moja andaluzija se ugnezdila
na vrhu stospratne zgrade
pokrivamo se mediteranom
i naslanjamo na alpuharu
za doručak jedemo mandarine i avokado
u čijem hladu
ničemo
kažu da na drugim spratovima
žive neki drugi ljudi
o tome niko nikad
nije puno razmišljao

4.

u gitari plovimo
kao u barci
kad ceo svet poplave
zaposlenja
i šefovi

5.

četiri zida te guše
ako na njih zakucaš
mogu i da sviraju


KASIA, SUL BELVEDERE DI SAN NICOLA

1.

da qui
sulle vette della sierra nevada
trovo
le rotondità della chitarra

2.

l’andalusia è l’amante del flamenco
la tocca
quando il suonatore passa
sulle corde dei suoi capelli
lei freme di passione
al ritmo
delle scarpe

3.

la mia andalusia si è annidata
sulla cima di un edificio di cento piani
ci copriamo con il mediterraneo
e ci appoggiamo sull’alpujarras
per colazione mangiamo mandarini e avocado
alla loro ombra
germogliamo
dicono che sugli altri piani
vivano altre persone
nessuno però
ci ha mai pensato molto

4.

nella chitarra navighiamo
come in una barca
mentre tutto il mondo è inondato
da impieghi
e dirigenti

5.

le quattro mura ti soffocano
se ci batti sopra
possono anche suonare


KLARA OSKARU, PIJANISTI

hodaš svetom
kao po dirkama klavira
nekad sviraš forte
a nekad adagio

ne možeš stići
do kraja klavijature
jer zapravo su dirke
u tvojim cipelama


CLARA A OSCAR, IL PIANISTA

cammini per il mondo
come sopra i tasti del piano
talvolta suoni forte
e talvolta adagio

non puoi arrivare
alla fine della tastiera
perché in realtà i tasti stanno
nelle tue scarpe


SOLOMON O FATIMI, KOJU JE SREO U REALEHU

tvoje more je nešto sasvim drugo
drugo su kapi
koje ujutru očistiš dlanom
sa ograde terase

sušiš jastučnice na stubovima alhambre
ostaneš nema
pa kao sitnu ljubaznost
poklanjaš svima sevilju i kordobu
dišeš kao zemlja
pevaš kao njena tamnoputa koža

ostaješ
van ovog dana


SOLOMON RIGUARDO A FATIMA, CHE HA INCONTRATO
A REALEJO

il tuo mare è completamente diverso
diverse sono le gocce
che di mattina rimuovi con la mano
dalla ringhiera del terrazzo

asciughi le federe sulle colonne di alhambra
resti muta
e come una piccola cortesia
regali a tutti siviglia e cordova
respiri come la terra
canti come la sua pelle scura

rimani
fuori da questo giorno


ESMA, OSKARU, PRIJATELJU

sinoć sam pronašla
geografsku mapu na tvom licu
pokušavala sam da shvatim
da li sam rođena pored tvog oka
ili u blizini usana
mada i dalje ne razumem
zašto je to uopšte važno

ako se nasmešiš
možda se na tvom licu
desi neki zemljotres
ili raspad jugoslavije
i tvoje se oko premesti kraj tvog uha
možda se rodim
kao tvoja sestra bliznakinja u motrilu
mada i dalje želim
da sve to može biti
sasvim, sasvim nevažno


ESMA, A OSCAR, L’AMICO

ieri notte ho scoperto
una carta geografica sul tuo volto
cercavo di capire
se ero nata vicino al tuo occhio
o nelle vicinanze delle labbra
ma continuo a non comprendere
che importanza possa avere

se sorridi
forse sul tuo volto
avviene un terremoto
o la dissoluzione della jugoslavia
e il tuo occhio si sposta accanto al tuo orecchio
forse nasco
come tua sorella gemella a motril
anche se continuo a desiderare
che tutto questo possa non avere
nessuna, nessuna importanza


ALONSO I ALDONSA

ubili smo autora
sada se viteški gušimo
u njegovoj krvi


ALONSO E ALDONSA

abbiamo ucciso l’autore
ora come cavalieri stiamo soffocando
nel suo sangue


ROLAN I DŽUDIT, PIJANI

pisac je mrtav.
živela spisateljica!


ROLAND E JUDITH, UBRIACHI

lo scrittore è morto.
viva la scrittrice!


NADIJA, MAROKANKA OD KOJE SAM KUPILA KASTANJETE

ja i moja drugost
retko se srećemo
samo ponekad
u tišini
zajedno jedemo kroasane
namrgođeno se gledamo
i uglavnom poričemo
da ova druga postoji

oni koji me sretnu
uvek nju zapaze
jer kažu već je poznaju
mene uglavnom
i ne primete


NADIA, LA MAROCCHINA DA CUI HO COMPRATO LE NACCHERE

io e la mia alterità
raramente c’incontriamo
solo qualche volta
nel silenzio
insieme mangiamo croissants
ci guardiamo accigliate
e in genere neghiamo
che l’altra esista

quelli che m’incontrano
notano sempre lei
perché dicono di conoscerla già
di me in genere
non si accorgono nemmeno

ASTO, NA KEČUA JEZIKU

nazivima ulica
obavijaju me
ideologije

pregršt identiteta nosim
ne vraćam se da ih skupljam
kad se niz planinu
skotrljaju


ASTO, NELLA LINGUA QUECHUA

con i nomi delle strade
mi avvolgono
le ideologie

possiedo una manciata di identità
non torno a raccoglierle
quando rotolano
lungo la montagna


PROLAZNIK, U METROU

ljudi čuju moje ime
lome ga, razbijaju
boje me
jednim po jednim slovom
čitaju šta sanjam
šta ću raditi u sumrak
pouzdano
pouzdano znaju
koga sve mrzim
nomen est omen
čovek je čoveku nem


UN PASSANTE, NELLA MÈTRO

la gente sente il mio nome
lo rompe, lo frantuma
mi dipinge
lettera per lettera
legge cosa sogno
cosa farò all’imbrunire
certamente
certamente sa
chi odio
nomen est omen
l’uomo è muto per l’altro uomo


MARINA, O OBIČNOM DANU

početak.

zagrlilo nas je drvo
lisnatim haljinama
prizivali smo kišu
u krvi smirivali
balkansku epiku
iz peta čitali
zemljane tragove

spasili smo begunce
žrtvovali zvona
voda je preplavila sve

pred počinak.


MARINA, SU UN GIORNO QUALUNQUE

l’inizio.

l’albero ci ha abbracciato
con i vestiti di foglie
invocavamo la pioggia
nel sangue calmavamo
l’epica balcanica
dai talloni leggevamo
le orme della terra

abbiamo salvato i fuggiaschi
abbiamo sacrificato le campane
l’acqua ha inondato tutto

prima della requie.


OSKAR, SLUŠAJUĆI EHO

mrtav si
kad ti proključala krv
neće na jezik


OSCAR, ASCOLTANDO L’ECO

sei morto
quando il sangue che ti ribolle dentro
non ti esce dalla bocca


ANA, U FAJLU NAZVANOM OO! GLEDALO!

recikliram sve tekstove
i od papirnih špageta
pravim trake za uvijanje kose

tako umotana u trake
kosa mi ne pada na oči
dok čistim šporet

čist šporet je ogledalo svake domaćice

» » »

ogledanje, samospoznaja

sa blistave ringle spoznajem
da nežna koža ima najveće predispozicije
za duboke bore

put do muškarčevog srca
vodi preko stomaka

ako valjano protumačim
oblike mrlja na pećnici
uspeću da doznam sve:
ima onih koje kroz pećnicu
uplove
plove


ANA, NEL FILE DENOMINATO SS! PECCHIO!

riciclo tutti i testi
e dagli spaghetti di carta
faccio nastri per arricciare i capelli

così raccolti nei nastri
i capelli non mi cadono sugli occhi
mentre pulisco il fornello

il fornello pulito è lo specchio di ogni casalinga

» » »

lo specchiarsi, l’autocoscienza

dalla piastra lucente riconosco
che la pelle delicata ha maggiore predisposizione
alle rughe profonde

la strada per il cuore degli uomini
passa attraverso lo stomaco

se interpreto a dovere
le forme delle macchie nel forno
riuscirò a sapere tutto:
ce ne sono alcune che attraverso il forno
convolano
volano


FILIP, DI-DŽEJ

1.

danas sam sreo sotonu
nosio je košulju na cvetiće
slovo s je sssiktalo
slovo c je cccvrkutalo
na hladnoći

2.

ne bojim se mraka
mrak je samo
prisustvo nula
i odsustvo jedinica
sve sam jedinice zaboravio
onomad u metrou

3.

slovo c je cccvrkutalo
iz njenog cvetnog parfema
u metrou sam se plašio skinheda
nije me pretukao
ukrao mi je
novčanik


FILIP, IL DEEJAY

1.

oggi ho incontrato satana
indossava una camicia a fiorellini
la lettera s sssibilava
la lettera c cccinguettava
nel freddo

2.

non ho paura del buio
il buio è soltanto
la presenza di zeri
e l’assenza degli uno
tutti gli uno li ho dimenticati
l’altro giorno nella mètro

3.

la lettera c cccinguettava
dal suo profumo fiorito
nella mètro ho avuto paura di uno skinhead
non mi ha picchiato
mi ha rubato
il portafoglio


DOLORES, CIGANKA

spavam
i igram se smrti
pokrivam se kosom
na živom mrtvom
na mrtvom živom
spavam
i ponekad lažem
o buđenju


DOLORES, LA ZINGARA

dormo
e gioco alla morte
mi copro con i capelli
sul vivo morto
sul morto vivo
dormo
e talvolta mento
sul risveglio


IBN ZAMRAK, PJESNIK

neki su stari narodi
vjerovali
da planeta je pljosnati kamen
na crnoj strani
žive svi srećni u neznanju
na bijeloj strani
svi oni nesrećni u gladi

onaj ko zna
uvijek je gladan
vjerovali su
mudraci


IBN ZAMRAK, IL POETA

alcuni popoli antichi
credevano
che il pianeta fosse una pietra piatta
sul lato nero
tutti vivono felici nell’ignoranza
sul lato bianco
tutti infelici nella fame

colui che sa
ha sempre fame
credevano
i saggi


IRIS I ANA, NASMEJANE

nebo je naša tastatura
tamo na mesecu je enter


IRIS E ANA, RIDENTI

il cielo è la nostra tastiera
là sulla luna c’è il tasto “invio”


IRENA, KADA JE POSJETILA POLJSKU

izašla sam iz aušvica
zgužvala muzejsku kartu
kupila vodu
sjela u autobus
vratila se u krakov
ručala
ne mareći za dijetu
pojela dezert
pokušala da čitam knjigu
pa je zatvorila
stideći se
stideći se
zaspala


IRENA, QUANDO HA VISITATO LA POLONIA

sono uscita da auschwitz
ho accartocciato il biglietto del museo
ho comprato l’acqua
mi sono seduta nell’autobus
sono tornata a cracovia
ho pranzato
senza badare alla dieta
ho mangiato un dolce
ho cercato di leggere un libro
poi l’ho chiuso
vergognandomi
vergognandomi
mi sono addormentata


LEJLA, DOK SJEDI

ovo ovdje
je soba za žene
ovdje će nam poslužiti hranu
nakon što ručaju naši muževi
mi i onako
ne možemo biti srećne
sve dok su oni gladni

za našim umrlim rođacima
naši će muški prijatelji
žaliti tamo,
sa našim muževima
u našu vlastitu
u našu sopstvenu
sobu za žene
nikada niko
nepozvan
neće ući
ovdje smo mirne
mirnije od disanja
mirnije od smrti


LEJLA, MENTRE STA SEDUTA

questa qui
è una stanza per donne
qui ci porteranno da mangiare
dopo che avranno pranzato i nostri mariti
noi comunque
non possiamo essere felici
mentre loro hanno fame

i nostri amici maschi
là piangeranno
i nostri familiari morti,
con i nostri mariti
nella nostra propria
nella nostra personale
stanza per donne
mai nessuno
non invitato
potrà entrare
qui stiamo tranquille
più tranquille del respiro
più tranquille della morte


SONIA, KARIMU, PRIJATELJU

kada zakoračim ka tebi
iz mog arapskog kvarta
ka katedrali
prelazim
samo jednu ulicu
kapiju elvire
ispod nje
ciganin po imenu fausto
peva mi flamenko
i čujem sve
o miru besu i siromaštvu


SONIA, A KARIM, L’AMICO

quando mi avvio a piedi verso di te
dal mio quartiere arabo
verso la cattedrale
attraverso
solo una via
sotto
l’arco elvira
uno zingaro di nome fausto
mi canta il flamenco
e sento tutto
sulla pace sulla rabbia e sulla miseria


ANHEL, DOK KORAČA

moja unutrašnjost
je splet ovih ulica
opet sam bio grad
juče sam bio beograd
danas sam bio buenos ajres
sutra sam bio izbrisana tačka
na pohabanoj mapi
sada
otkucavam
kroz uličnu buku


ANGEL, MENTRE PASSEGGIA

la mia interiorità
è l’intreccio di queste strade
di nuovo ero una città
ieri ero belgrado
oggi buenos aires
domani un punto cancellato
su una logora mappa
ora
scandisco il tempo
attraverso il rumore della strada


Traduzione dal serbo di Ginevra Pugliese




Nadija Rebronja (Novi Pazar, 1982)
è poetessa, saggista, critica letteraria. Laureata in orientalistica all’Università di Belgrado, ha conseguito il dottorato di ricerca in filologia all’Università di Novi Sad. Ora insegna letteratura all’Università Statale di Novi Pazar, con soggiorni di studio e ricerca a Vienna (Istituto di Slavistica, 2009) e a Granada (Facoltà di Filosofia, 2010-2011).
Le sue poesie sono state pubblicate all’estero su antologie e riviste e sono state tradotte in inglese, spagnolo, francese, italiano, turco, persiano, sloveno e polacco; musicate in Italia e in Danimarca. Ha pubblicato le raccolte di poesie Ples morima, 2008, premio Aladin Lukač, Flamenco utopia, 2014 e 2016, e un libro di saggi critici sulla prosa di Meša Selimović (Derviš ili čovek, život i smrt, 2010). Poesie scelte pubblicate all’estero: Alfa, Alef, Elif, Granada 2011; [Flamenco utopía, Mexico City 2017 e Borges'in Gözlerinden, Ankara 2018.


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