FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 29
gennaio/marzo 2013

Velocità

 

UNA DANZA SUI MARI
Sulla poesia di Nadija Rebronja

a cura di Ginevra Pugliese e Sanja Roić



Verso i mari lontani
di Sanja Roić


Le poesie di Nadija Rebronja sono tratte dalla sua prima raccolta poetica Danza sui mari, un titolo ai limiti del metaforico e del fantastico. Nella sua città natale Novi Pazar, situata nella Serbia sudoccidentale su un altipiano circondato da vette montane che, seguendo i corsi dei fiumi, portano verso gli scuri boschi e bianche rocce del Montenegro, il mare esiste come evocazione, come direzione remota delle antiche vie per le carovane che portavano a sud, fino a Dubrovnik o a est, verso il Bosforo. Cresciuta lontana dai mari, Nadija è stata sensibilizzata per la poesia e per lo studio delle culture lontane dal padre poeta Ismet e dalla madre insegnante: dopo la licenza liceale ha studiato lingue e culture orientali all’Università di Belgrado specializzandosi poi con la tesi sulle interferenze delle culture orientali nell’opera di Meša Selimović, romanziere che ha tematizzato le tracce spirituali della civiltà islamica nei Balcani nel secondo dopoguerra.

I mari e la danza, nel titolo di questa premiata raccolta di Nadija, sono anche elementi costitutivi delle sue scelte. Portanti sono i motivi della poesia sufi che si riflettono nei titoli dei singoli gruppi di poesie: “Gocce”, “Cerchi” e “Rive”. La poetessa non cela la propria ispirazione tratta dalla poesia orientale, dal suo coinvolgente misticismo, ma anche dalla tradizione che questa poesia ha lasciato nei Balcani, in Bosnia ed Erzegovina, Serbia, Montenegro e Macedonia durante il dominio ottomano. I mari ai quali alludono i suoi componimenti sono sia il Mar Nero, tutto il Mediterraneo e l’Adriatico, per lei Dubrovnik è lontana tanto quanto Istambul: solo recentemente Nadija avrà l’opportunità di studiare per un anno a Granada arricchendo le proprie conoscenze dei sostrati orientali che hanno contribuito alla cultura del Vecchio continente.

I suoi versi racchiudono in sé un moto, una melodia, un passo di danza originale legati intertestualmente ai grandi predecessori arabi, persiani, turchi. Le Gocce cadono sulla superficie marina e formano dei Cerchi, formalmente e contenutisticamente più chiusi e autoreferenziali, ma tematicamente più aperti, nei quali l’autrice mantiene sempre un atteggiamento discreto e riservato: nell’ambiente dal quale proviene, per l’involuzione degli anni ’90 nella storia dei Balcani, essere poetessa e docente è un grande privilegio e apre diversi quesiti. Nadija è discreta per natura: il lettore italiano sarà sorpreso e persino divertito scoprendo che la poetessa segue il piccolo Cosimo di Rondò, barone rampante, scegliendo di leggere Il derviscio e la morte, il romanzo di Selimović, seduta su un ramo nella chioma della betulla che nella tradizione slava corrisponde al cipresso, l’albero del cimitero. Nel paesaggio di questo sperduto angolo del mondo per la strada che porta alla casa dove con un lungo rito orientale si beve il caffè turco (“kahva”) giungono solo notizie di perdite e tragedie.

Al limite dei mari, alle loro Rive la poetessa ferma il moto e il gesto della ballerina e ripensa i legami tra l’Oriente e l’Occidente e la propria cultura che si rispecchia in essi. Non solo i due archi del grazioso ponte ma anche il presente e il passato s’incontrano in Rive, dove Nadija riesce a racchiudere l’eccellenza del ponte di Mostar (most in tutte le lingue slavomeridionali significa, appunto, ponte) della sua eleganza e bellezza e il suo destino della barbara distruzione usando l’avverbio di modo “mostarski” – “a mo’ di Mostar”, nel verso correlativo a un amore finito, a due mani prima tese una verso l’altra, poi finite nel vuoto. Sulla corteccia della betulla vicino a casa una mano iscrive un’A: alfa e alef, le prime lettere dell’alfabeto nelle tradizioni occidentale e arabo/ebraica, alle quali aggiunge elif, l’aggettivo turco “snello”, corrispondente anche al nome femminile.

Fragilità e forza, tradizione, scrittura e donna, ma anche cultura, tradizione, passato e presente: sono questi i motivi della sua poesia. Nelle Rive dei suoi immaginari mari poetici s’incontrano culture domestiche e quelle lontane, si ode il jazz e la musica moderna che trascende il quotidiano balcanico. Infine Il filo sembra scritto appositamente per la rivista nella quale ora esce in lingua italiana: è un filo della memoria che attraverso la parola poetica evoca le sensazioni della propria infanzia e, allo stesso tempo, il filo che aiuta a trascenderla. Nella tradizione e anche nel presente nella sua terra s’incontrano l’Oriente e l’Occidente, e proprio lì una giovane donna ascolta il sassofonista Coltrane, Miles Davis e Billie Holliday evocando Nazim Hikmet, un poeta dissidente come Rainer Kunze e i poeti della sua terra. Lì dove la metà delle ragazze porta (di nuovo!) il velo, dove le giovani si sposano seguendo la scelta dei padri e dove è impensabile che assaggino anche una goccia di vino, Nadija Rebronja apre vasti spazi di libertà conquistata con lo studio, la dedizione e il talento, libertà data alla parola poetica accompagnata dal ripensamento critico e autocritico.




POESIE DI NADIJA REBRONJA
da Ples Morima (Danza sui mari)

Scelta dei testi e traduzione dal serbo
di Ginevra Pugliese


PLES MORIMA

Da li ću ikada
Sresti čovjeka
Koji nikad nije
Jeo jabuke
Ni mirisao
Vlažno lišće;
Koji nikad nije
Obrisao rosu
Sa hrapave kore drveta,
Nikad nije spavao
Ni sanjao,
Nije živio ni na jednoj
Od četiri strane svijeta,
Koji ne postoji,
Samo voli?
Da li ću ikada
Ja biti on?

    §

Ako ja tebe poznah
U Prapočelu,
Početak i kraj
Nam nisu dovoljni
Ni potrebni.

    §

Počeh da se davim
Na čvrstom tlu,
Pa skočih u more.
I tamo opet
Osjetih strah
Uhvatih se
Za truhlu dasku.
Potonu i daska,
Umalo i ja
Sa njom.
Tada znadoh:
Plivati može
Samo onaj
Što vjeruje u talase
I u vjetar
Što ih pokreće.


DANZA SUI MARI

Potrò mai
trovare un uomo
che non ha mai
mangiato le mele
né annusato
le umide foglie;
che non ha mai
asciugato la rugiada
dalla ruvida corteccia dell’albero,
non ha mai dormito
né sognato,
non ha vissuto in nessuna
delle quattro parti del mondo,
che non esiste
soltanto ama
sarò mai
io lui?

    §

Se io ti conoscessi
nell’Elemento Primo,
l’inizio e la fine
non ci basterebbero
e non ci servirebbero.

    §

Cominciai ad annegare
sulla terraferma,
e mi gettai nel mare.
E lì di nuovo
provai paura
mi aggrappai
a un’asse marcia.
Sprofondò anche l’asse,
per poco anch’io
con essa.
Allora capii:
nuotare può
solo chi
crede nelle onde
e nel vento
che le muove.


KRUG

„Ako je središte mene u meni”,
reče on,
„Onda je središte tebe u tebi.
Zašto ga onda tražimo negdje?”,
završi.

„Ja uopšte nisam kap”,
rekoh,
„I zato nema ni radijusa
oko mene”,
prećutah.


IL CERCHIO

“Se il centro di me è in me”,
disse lui,
“Allora il centro di te è in te.
Perché allora lo stiamo cercando da qualche parte?”
concluse.

“Io non sono affatto una goccia”,
dissi,
“E per questo non c’è nemmeno un raggio
attorno a me”,
sottacqui.


NEMUŠTI GOVOR

Ptica nebo ošine a ne ostavi trag.

Kamen u vodu utone
I prozbori sam o sebi.

Krivi put u prašini
Možda je crtalo dijete štapom
Ili je tuda pobjegla zmija.


CABALA ERMETICA

L’uccello sferza il cielo e non lascia traccia.

Il sasso sprofonda nell’acqua
e parla da solo di sé.

La tortuosa scia nella polvere
l’ha tracciata forse un bimbo col bastone
o vi è fuggito un serpente.


ISPRED KUĆE, ISPOD BREZE,
DOK PILI SMO KAHVU

Ona tačka što raste iz daljine
Možda nam drumom nosi
Ožutjela neka pisma.
Možda po našu djevojku
Dolaze prosci.
Možda od kuće kreće
Nekome dženaza.

Ona tačka što blijedi u daljini
Možda je bio vjetar
Što ne donese oluju.


DAVANTI A CASA, SOTTO LA BETULLA
MENTRE BEVEVAMO IL CAFFÈ TURCO

Quel punto che cresce in lontananza
forse ci porta dalla strada
qualche lettera ingiallita.
Forse a prendere la nostra ragazza
arrivano i pretendenti.
Forse dalla casa sta partendo
un corteo funebre.

Quel punto che sbiadisce in lontananza
forse era il vento
che non ci ha portato la bufera.


PROKLETSTVO

„Da li je patiti isto što i nemati mastila?”,
reče u meni pjesnik.

„Da li je mastilo isto što i krv?”,
reče u meni vojnik.

„Da li je krv isto što i vino?”,
reče u meni mistik.

„Ne znam”, rekoh ja,
„Ali samo se mastilom opijam.”


DANNAZIONE

“Soffrire equivale a non avere l’inchiostro?”
disse il poeta in me.

“L’inchiostro equivale al sangue?”
disse il soldato in me.

“Il sangue equivale al vino?”
disse il mistico in me.

“Non lo so” dissi io,
“ma solo l’inchiostro m’inebria.”


TAJNI ZAVJET

Iz stijene se napih vode
I progutah bijelo i slatko.

Osvrnuh se da pogledam kamen
Možda mi je sada
Pobratim.


IL VOTO SEGRETO

Mi saziai d’acqua dalla roccia
E deglutii bianco e dolce.

Mi voltai per osservare il sasso
Forse è ora mio
Fratello d’elezione.


ZADNJI KORAK DO UTOKE

Voda je obgrlila noć
I sa njom začela
Sliku Mjeseca
U svojoj utrobi.

Jednom smo, samo jednom
Imali ovaj dan.

U vodi će,
Kroz vodu će
Desna ruka rasteretiti lijevu.


L’ULTIMO PASSO VERSO LA SALVEZZA

L’acqua ha abbracciato la notte
e ha concepito con lei
l’immagine della Luna
nel suo ventre.

Una volta, una volta sola
abbiamo avuto questo giorno.

Nell’acqua
attraverso l’acqua
la mano destra toglierà il peso a quella sinistra.


BREZA ME JE ŽALILA JER SAM KRHKA

Na moju brezu su
S našeg jasena slijetale lastavice.

Neki mladić je jednom na koru breze
Čežnjivo urezao otisak očeve ruke.

Uz dvije grane sam se pela
I u krošnji čitala Derviš i smrt.

Na vjetru treperila mi je kosa
A breza me je žalila jer sam krhka.

Na koru breze sam urezala A,
Razbrajajući: Alfa, Alef, Elif.

Moja breza je bila palma
I pod njom sam dala prisegu.


LA BETULLA MI COMPATIVA PERCHÉ ERO GRACILE

Sulla mia betulla
dal nostro frassino scendevano in volo le rondini.

Una volta un giovane aveva inciso con brama nella corteccia della betulla
l’impronta della mano di suo padre.

Su due rami mi arrampicavo
e tra le fronde leggevo Il derviscio e la morte.

Al vento tremolavano i miei capelli
e la betulla mi compativa perché ero gracile.

Nella corteccia avevo inciso: A
contando: Alfa, Alef, Elif.

La mia betulla era una palma
e sotto di lei ho fatto il mio giuramento.


OBALE

Tvoja ruka
Ka meni pružena
Mostarski se srušila.

Kraj palih mostova
Mimari isto kamenje klešu
Al iste mostove
Ne grade.


RIVE

La tua mano
tesa verso di me
è crollata a mo’ di Mostar.

Accanto ai ponti caduti
gli scalpellini tagliano le stesse pietre
ma gli stessi ponti
non li costruiscono.


INTIMA

ja i ti smo imali
fitilj od jazza dogorio
usnama odgurnutu kocku leda
od ruba čaše
dok je nečiji pogled od voska
kapao po nečijem vratu
nečiji duhanski dim upleten u nečiju kosu
jezikom skupljena
raspukla zrna kafe sa nečije kože
i džepom prigušenu
polifonu tišinu nepristiglog SMS-a
sljedećeg dana


L’INTIMITÀ

io e te avevamo
lo stoppino bruciato di jazz
il cubetto di ghiaccio respinto con le labbra
dal bordo del bicchiere
mentre lo sguardo di cera di qualcuno
gocciolava sul collo di qualcuno
il fumo di tabacco di qualcuno intrecciato nei capelli di qualcuno
raccolti con la lingua
i chicchi di caffè screpolati dalla pelle di qualcuno
e dalla tasca smorzato
il polifonico silenzio del SMS non arrivato
il giorno dopo.


(Rajneru Kunceu)

Nekada, negdje,
U nekom ratu,
U tvoje ime
Odbiću da ubijam,
Skrivaću se
U svim našim kolibama
I paliti pruće,
I možda zbog toga,
Kasnije,
Sporo napredovati u karijeri,
Šiti, da se prehranim,
Haljine za lutke,
Debelim gospođama
Saditi petunije
I praviti bajadere,
I zasigurno,
Veoma često,
Krišom,
Topiću zaleđena stakla
Ispisanim stihovima o tebi.


(A Reiner Kunze)

Una volta, da qualche parte,
In una guerra,
In tuo nome
Mi rifiuterò di uccidere,
Mi nasconderò
In tutte le nostre capanne
E brucerò la fascina,
E forse per questo,
Poi,
Avanzerò lentamente nella carriera,
Cucirò, per sopravvivere,
I vestiti per le bambole,
Alle grasse signore
Pianterò le petunie
E preparerò le baiadere,
E sicuramente,
Molto spesso,
Di nascosto,
Farò sciogliere il ghiaccio dai vetri
Scrivendovi dei versi dedicati a te.


NEDOŽUDNO ČEKANJE

Najgnusniji način
Da nešto nemaš
Je da ga imaš,
Zasigurno imaš.


L’ATTESA NON BRAMATA

Il modo più infame
Di non avere qualcosa
È di averlo,
Averlo sicuramente.


NIT

Ako dovoljno dugo,
Dovoljno uporno
Gledam u pahulje,
Vidim kako one stoje
A ja letim u vis.
Ako dovoljno dugo,
Dovoljno uporno
Držim raširene prste u vodi,
Osjetim da voda je
Zaronila u mene.
Ako dovoljno dugo,
Dovoljno uporno
Šutim,
Osjetim ustajali miris duhana
Na kariranoj košulji
Glave zaronjene u očev trbuh.
Ako dovoljno dugo,
Dovoljno uporno
Listam,
Srećem pisca iz čije kose izrasta moja,
Dok mi je lice zariveno u njegov vrat
Golica me neosijedjelom bradom asfaltnog mudraca
I tjera na mučni kašalj
Tek izdahnutim duhanskim dimom.


IL FILO

Se assai a lungo,
assai insistentemente
guardo i fiocchi di neve,
vedo come essi stanno fermi
e io volo in su.
Se assai a lungo,
assai insistentemente
tengo le dita aperte nell'acqua,
sento che l'acqua
si è immersa in me.
Se assai a lungo,
assai insistentemente
taccio,
sento l’odore stagnante del tabacco
sulla camicia a quadretti
con la testa immersa nella pancia del padre.
Se assai a lungo,
assai insistentemente
sfoglio,
incontro lo scrittore dai cui capelli crescono i miei,
mentre la mia faccia si nasconde nel suo collo
mi solletica con la sua barba non ancora bianca del saggio di asfalto
e provoca una tosse fastidiosa
con il fumo di tabacco appena aspirato.


LOVE, DOG AND HELL

Hodam u plavo-bijeloj cicanoj haljini
Koju je nosila moja prijateljica
Kada joj je prvi put prišao njen sadašnji muž.
Sada je trudna i haljina joj više ne može,
A ja oživljavam njene uspomene.

Hodam u plavo-bijeloj cicanoj haljini.
Na ulici
Iz nekog muškarca u mene perverzno bulji Bukowski.
U njemu ja sam dobra žena
Potrebnija i od pisaće mašine.

Cicana haljina leprša
Moje, njegove i tuđe uspomene,
Gleda u mene,
Dok nekoj dami pošteno plaća
Izmamljene zagrljaje.


LOVE, DOG AND HELL

Cammino nel vestito bianco e blu di stoffa leggera
che portava la mia amica
la prima volta che le si avvicinò il suo attuale marito.
Ora è incinta e il vestito non le sta più,
e io faccio rivivere i suoi ricordi.

Cammino nel vestito bianco e blu di stoffa leggera
sulla strada
attraverso un uomo in modo perverso mi fissa Bukowski.
Per lui sono una donna piacente
più necessaria della macchina per scrivere.

Dal vestito di stoffa leggera svolazzano
i miei, i suoi e gli altrui ricordi,
mi guarda,
mentre paga onestamente a una dama
gli abbracci strappati.


NOĆNIČENJE

Nedoglasno želim
da nečim smjelim,
možda cijepanjem glasačkog listića,
srušim pretponoćnu šutnju nad ovim gradom.
I kad zaokružio bi se Mjesec nad ovim gradom
i zakucao njegov odraz na mom zidu,
sve snoliko
imalo bi opet svoju sliku i sjenu,
a ja bih jedino
u toj sjeni
pronašla hlad.


NOTTURNO

Tacitamente desidero
con qualcosa di audace,
forse strappando la scheda elettorale,
rompere il silenzio prima di mezzanotte sopra questa città.
E se la Luna potesse farsi tonda sopra questa città
e se il suo riverbero potesse inchiodarsi sulla mia parete,
tutto quello che assomiglia al sogno
riavrebbe di nuovo la propria immagine e la propria ombra,
e io solamente
in quell’ombra
troverei la frescura.


OASIS

1.

Da nije tišine
Ne bi ni bila dragocjena
Ta pjesma iz džuboksa.

2.

Kad s radija u mene grune Coltrane,
Tog dana odbijam radni zadatak
I ne klanjam se glinenom silniku.
Sva zaplešem
Posmrtni trzaj.

3.

Nekad, kad kapcima dozvolim da padnu
I pustim da se u ušća između mojih prstiju uliju tvoji,
U svom mraku ispod kapaka
Više i ne znam
Da li je pucnjem u daljini ljubomorni ljubavnik usmrtio suparnika,
Da li to djeca bacaju petarde,
Da li komšija ženi sina
Ili neko slavi pobjedu na izborima,
Da li ti je ruka topla od želje ili srama.
Znam da to što pucketa nije stara ploča
I nigdje se ne čuje
Kako svira Coltrane.


OASIS

1.

Se non ci fosse il silenzio
non sarebbe preziosa
quella canzone del juke-box.

2.

Quando dalla radio mi assale Coltrane,
quel giorno rifiuto gli impegni di lavoro
e non mi inchino al tiranno d’argilla.
Mi metto tutta a danzare
nello spasimo mortale.

3.

Talvolta, quando lascio le palpebre chiuse
e permetto che nei solchi tra le mia dita si versino le tue,
nel mio buio sotto le palpebre
non so più
se quello sparo lontano è l'amante geloso che ha ucciso il suo rivale,
se sono i petardi fatti scoppiare dai ragazzi,
se è il vicino che fa maritare il figlio
o qualcuno festeggia la vittoria alle elezioni,
se la tua mano è calda dal desiderio o dalla vergogna.
So che quel che scricchiola non è il vecchio disco
e da nessuna parte si sente
suonare Coltrane.


NERONOVO BDENJE

Ispred mene
U dolini
Gorjela je vatra od uličnih svjetiljki
Po brdima popadao žar.

Iza mene
U tek ugasloj logorskoj vatri
Uzavrio je kosmos.

Negdje u gradu
Otvorile su se
Glasačke kutije.

Kroz noć
Prisjećam se
Kako zvuči
Davis Miles.


LA VEGLIA DI NERONE

Davanti a me
Nella pianura
Ardeva il fuoco dei lampioni della strada
Sui monti era caduta la brace.

Dietro di me
Nel fuoco d’accampamento appena spento
Bolliva il cosmo.

Da qualche parte in città
Si fa lo spoglio
Delle schede elettorali.

Attraverso la notte
Mi sovviene il ricordo
Delle note di
Davis Miles.


PLES

Plesala sam ti
Uz Billie Holiday
I uhvatila Mjesec
U čaši vina.

Kap je s usana
Razlila Mjesec
U krugove

Mjesec je bila Billie Holiday,
Moja krv topla ko vino,
Tvoj pogled je kapao u kapima.

Voljela te je
Moja Billie Holiday.


LA DANZA

Ho danzato per te
Su Billie Holiday
E ho afferrato la Luna
In un bicchiere di vino.

La goccia dalle labbra
Ha dissolto la Luna
Nei cerchi.

La luna era Billie Holiday
Il mio sangue caldo come il vino,
Il tuo sguardo gocciolava nelle gocce.

Ti amava la mia
Billie Holiday.




Nadija Rebronja
(Novi Pazar, 1982) si è laureata in lingue e culture orientali all’Università di Belgrado e sta per conseguire il dottorato in Teoria della letteratura all’Università di Novi Sad. Lavora come ricercatrice universitaria a Novi Pazar, in Serbia. Ha soggiornato per un anno a Granada, in Andalusia. Scrive poesie, prosa, saggi, testi critici e traduce dal turco, dal russo e dallo spagnolo, conosce l’arabo. Ha ricevuto premi letterari per le sue poesie, saggi e contributi critici in Serbia e nel Montenegro.
Ha pubblicato la silloge poetica Danza sui mari (Ples morima, Novi Pazar, 2008), premiata come il miglior libro di poesia di giovani autori nell’area della ex Jugoslavia, la monografia sul romanziere Meša Selimović Derviš ili čovek, život i smrt (Belgrado, 2010) e una raccolta di versi in spagnolo, Alfa, Alef, Elif (Granada, 2011).
I suoi versi sono stati tradotti in inglese, francese, spagnolo, turco e macedone. Questa è la prima traduzione in lingua italiana.


ginevra.pugliese@gmail.com
roic@zamir.net