FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 36
ottobre/dicembre 2014

Mare

 

OSVALDO SAUMA, UTOPIA DEL SOLITARIO

di Zingonia Zingone



L’antologia poetica Utopia del solitario nasce per coronare un periodo di viaggi di Osvaldo Sauma che negli ultimi anni ha partecipato a incontri e letto le sue poesie a Roma, Bologna, Firenze, Varese e Venezia. In ogni occasione ho tradotto testi diversi per dare un’idea del suo lungo percorso poetico. Nel 2013 è stata pubblicata in Costa Rica l’antologia La canción del oficio (Premio Nazionale di Poesia) e nel 2014, in Colombia, il libro Poesía reunida. L’insieme di questi ultimi eventi (le letture in Italia e l’uscita delle due importanti antologie) mi ha convinto che fosse giunto il momento di far conoscere meglio l’opera di Osvaldo Sauma in Italia, uno tra i poeti più notevoli del Centroamerica. Ho proposto il progetto a Rayuela Edizioni – unitamente alla pubblicazione del monumentale Cantico Cosmico di Ernesto Cardenal – che aveva già pubblicato autori come Juan Gelman e Oscar Hahn. Nel marzo 2014 ha visto la luce l’antologia, da me curata, Utopia del solitario, che traccia un ampio spaccato e ben rappresentativo dell’opera poetica di Sauma, con l’aggiunta di alcuni testi inediti.




L’antologia sarà presentata nel corso del mese di dicembre 2014, insieme all’autore, a Milano, Bologna, Roma e Firenze.

Dalla mia introduzione al libro:

È ora di intraprendere un altro viaggio, di cercare le radici. Forse la culla dei sogni sta nel lontano e sconosciuto Libano, patria del nonno paterno, di Jalil Gibran, della stirpe che vive nel suo sangue. In Asabis, Osvaldo Sauma “viaggia su un cammello di sogni e brinda con Harum-Al Rachid, Hikmet e Jalid Saif Alha nell’oasi della parola”, dice Jorge Boccanera.




POESIE DI OSVALDO SAUMA


NUEVA ARS POÉTICA

ya sin afán ni aspiraciones
sólo escribo
para no morirme antes de tiempo

para liberar al amor y al rencor
del combate feroz de las vísceras
y no olvidarme jamás
de los artífices de la usura

también
para sentir
(de vez en cuando)
ese nirvana transitorio
de toda
creación furtiva del silencio


NUOVA ARS POETICA

senza più affanni né aspirazioni
scrivo soltanto
per non morire prima del tempo

per liberare l’amore e il rancore
dalla feroce battaglia delle viscere
e non dimenticare mai
gli artefici dell’usura

anche
per sentire
(ogni tanto)
quel nirvana transitorio
di tutta
la creazione furtiva del silenzio


*

Muchacha furtiva
en vos se resumen
las mujeres de mi pasado
se concilian Eva y Lilith
Beatriz y Perséfone
y todos los ríos mozárabes
que llevo dentro
llegan hasta tus playas
fervorosos

no hay cuerpo
como tu cuerpo
aderezado
a la medida de mi deseo
esculpido entre los siglos
por las copulaciones anteriores
y los genes
que preceden nuestra memoria

de algún modo tu piel
tiene origen en el fuego
y de tus senos emana el Maná
que aplaca los apetitos
el alimento con que los dioses
crecían en el alto Olimpo


*

Ragazza furtiva
in te si riuniscono
le donne del mio passato
si conciliano Eva e Lilith
Beatrice e Persefone
e tutti i fiumi mozarabici
che porto dentro
arrivano fervorosi
alle tue spiagge

non c’è corpo
come il tuo corpo
costruito su misura
del mio desiderio
scolpito tra i secoli
dalle copulazioni precedenti
e i geni
che precedono la nostra memoria

in qualche modo la tua pelle
nasce dal fuoco
e dai tuoi seni viene la Manna
che placa ogni appetito
l’alimento con cui gli dei
crescevano nell’alto Olimpo


TAL VEZ EN OTRA VIDA

soñaba con ser un guerrero
que sabiéndose muerto
perdiera el miedo y ya sin miedo
tan sólo le preocupara
no engrandecerse en su grandeza

es decir
sobrepasar
la banalidad de los días
y alzarme como Prometeo
con el pecho ya cerrado
a los buitres de la discordia

y así extranjero
entre los dioses y los hombres
me abocara a la existencia
amparado
al libre albedrío de los nómadas

y heme aquí
regañado por una mujer
cumpliendo con los menesteres
que exigen
el diablo y su banda de muertos laboriosos
perdido dentro de mí
persiguiendo aventuras carnales
que no acaban
por derrotar al tedio y sus herrumbres


FORSE IN UN’ALTRA VITA

sognavo di essere un guerriero
che sapendosi morto
avesse perso la paura e senza timori poi
si preoccupasse soltanto
di non diventare troppo grande nella sua grandezza

voglio dire
sormontare
la banalità dei giorni
e alzarmi come Prometeo
con il petto già chiuso
di fronte agli avvoltoi della discordia

e così straniero
tra gli dei e gli uomini
dedicarmi all’esistenza
riparato
dal libero arbitrio dei nomadi

ed eccomi qua
strapazzato da una donna
svolgendo i compiti
che impongono
il diavolo e la sua banda di morti laboriosi
perso in me stesso
inseguendo avventure carnali
che non finiscono mai
per vincere il tedio e le sua ruggine


LA PURIFICACIÓN DEL TEMPLO

me conmueve el pasaje
donde Cristo
látigo en mano
enfurecido
sin control
arreciaba con todo
gritándoles
a los vendedores de palomas
a los cambistas:

Quitad esto de aquí.
No hagáis de la casa de mi Padre
una casa de mercado

y que si este planeta errante
es el templo el santuario
la casa del Padre
no se nos haría necesario
látigo en mano
echar de nuevo a esos viejos mercaderes
ahora reinstalados
entre las alzas y las bajas de Wall Street


LA PURIFICAZIONE DEL TEMPIO

mi commuove il passaggio
in cui Cristo
con la frusta in mano
furente
senza controllo
rovescia i banchi
gridando
ai venditori di colombe
e ai cambiavalute:

Portate via queste cose.
Non fate della casa di mio Padre
un luogo di mercato

e se questo pianeta errante
è il tempio del santuario
la casa del Padre
non sarà necessario
con la frusta in mano
scacciare di nuovo quei vecchi mercanti
insediati oggi
tra gli alti e bassi di Wall Street


A SOLAS EN CASA

no quiero mover un dedo
me abandono
me ensimismo
me fugo del devenir y del progreso
me oculto en los armarios de la infancia
en la cueva del autista

prueba de ello son las colillas
que deja por todas partes el desasosiego
esa ropa colgada en cualquier puerta
los trastos neciamente sucios

no es mentira esta abulia
estoy cansado de mí y de los otros
de los muertos del día
de los impuestos que suben
de los salarios que no alcanzan
de la impunidad que siempre
protege a los políticos
de no ser yo
de no poder vivir como en mis sueños


DA SOLO A CASA

non voglio muovere un dito
mi abbandono
mi astraggo
fuggo dall’avvenire e dal progresso
mi nascondo negli armadi dell’infanzia
nella tana dell’autismo

ne sono prova i mozziconi
che lascia sparsi la mia irrequietezza
i vestiti appesi a ogni porta
i piatti scioccamente sporchi

non fingo quest’inerzia
sono stanco di me e degli altri
dei morti del giorno
delle tasse che aumentano
dei salari che non bastano
dell’impunità che protegge
sempre i politici
di non essere io
di non poter vivere come nei miei sogni


SOTTOVOCE

I

quién eras
antes de Eva
Adán
acaso un semidios
nombrando
por primera vez las cosas
corriendo libre
entre las flores y los dromedarios
y ajeno a la necesidad del abrazo
ignorabas los frutos de la prohibición
y vivías feliz entre los monos

o era otra la luz
con tu costilla a cuestas

y ya desde antes presentías
la imantación de ella en el Paraíso
y andabas como dundo
sin prestar atención a las alas seráficas
o la compañía inofensiva de las fieras
y era el mar un eco de su ausencia
el vasto recordatorio de tu soledad

II

cómo era Dios
Adán
de qué color eran sus ojos
cuál la tesitura de su voz

acaso te cegaba
el resplandor de su presencia
acaso sus ángeles custodios
volaban alrededor de Él
chupándose el entorno de su luz
o se quedaban inmóviles en el aire
con la llama de espada vibrante
entre las manos

y las aves las plantas las fieras
danzaban o se doblegaban
bajo un viento huracanado
en una especie de sacra genuflexión

te daba miedo verlo
digo
antes de comer del Árbol de la Vida
o te regocijabas con Eva
cuando se paseaba sobre el Jardín
a la hora de la brisa

decime
entonces
Padre hermano mío
cómo se puede vivir en su ausencia
cómo hay que amar
en estas desdiosadas afueras del Edén


SOTTOVOCE

I

chi eri
prima di Eva
Adamo
forse un semidio
che dava il loro primo nome alle cose
correvi libero
tra i fiori e i dromedari
e avulso dal bisogno di un abbraccio
ignoravi i frutti proibiti
e vivevi felice tra le scimmie

o era altra la luce
con la tua costola legata

e già presentivi
il suo richiamo in Paradiso
e giravi intontito
senza badare alle ali serafiche
o alla innocua compagnia delle belve
e il mare era un’eco della sua assenza
il vasto ricordo della tua solitudine

II

com’era Dio
Adamo
di che colore aveva gli occhi
com’era il timbro della sua voce

ti abbagliava forse
lo splendore della sua presenza
volavano forse intorno a Lui
i suoi angeli custodi
succhiando i contorni della sua luce
o restavano immobili per aria
con la fiamma della spada guizzante
tra le mani

e gli uccelli le piante le belve
danzavano o si piegavano
sotto un vento burrascoso
in una specie di sacra genuflessione

avevi paura di vederlo
dico
prima di mangiare dall’Albero della Vita
o ti allietavi con Eva
quando passeggiava nel Giardino
alla brezza del giorno

dimmi
allora
Padre fratello mio
come si può vivere in sua assenza
come bisogna amare
in queste periferie dell’Eden disabitate da Dio


RECUENTO

a este corazón
ya no le caben más heridas
ya en el lado izquierdo del pecho
han hecho nido todas las derrotas

ya me acostumbré a sus cuchillos

en la soledad hay un perro
que lame en silencio
la costra de sus batallas


INVENTARIO

in questo cuore
non ci stanno più ferite
nel lato sinistro del petto
si sono annidate tutte le sconfitte

ormai mi sono abituato ai loro coltelli

nella solitudine c’è un cane
che lecca in silenzio
la crosta delle sue battaglie


UTOPÍA DEL SOLITARIO

busco una palabra
que sea cabeza de manada
y tras ella las demás
se anuden una en la otra
fértiles
entre el fuego de lo que se perdió

una palabra
que contenga en sí misma
el secreto de lo indecible
y la clarividencia de lo ya dicho
que enlace las islas del corazón
y en cada una de ellas
el mar reviente manso sus insomnios

una palabra prodigiosa
que borre al enemigo
con solo nombrarse
y a la vez signe un espejo
donde uno se vea en el otro
y el otro se vea en uno
y en lo inmemorial


una palabra
que evoque a la lluvia
y sus azares
y como el viento
visite las comarcas
y ya siendo pan
comulguen con ella todos los hombres


UTOPIA DEL SOLITARIO

cerco una parola
che diriga il gregge
e dietro di lei le altre
s’incatenino una dopo l’altra
fertili
tra il fuoco di ciò che è perduto

una parola
che contenga in sé
il segreto dell’indicibile
e la chiaroveggenza del già detto
che allacci le isole del cuore
e in ciascuna di loro
il mare rompa docile i suoi insonni

una parola prodigiosa
che cancelli il nemico
colo solo pronunciarla
e al tempo stesso conformi uno specchio
dove l’uno possa vedersi nell’altro
e l’altro si veda in noi
e nell’immemorabile

una parola
che evochi la pioggia
e le sue sorti
e come il vento
visiti le regioni
ed essendo già pane
tutti gli uomini si uniscano in lei


PARA LA MEMORIA DE TODOS

Dicen que los pájaros
sembraron los árboles
que trajeron las semillas
de la propia mano de Dios
y las esparcieron por el mundo
para que el hombre ya no se sintiera más solo

dicen que los pintaron de verde
porque el verde
refresca los ojos y la esperanza
que les dieron alas a las hojas
para que el otoño no se sintiera desnudo
y los vientos no extraviaran su memoria

y por todo eso es que dicen
que los árboles
no saben vivir sin sus pájaros
que los pájaros
tampoco saben vivir sin sus árboles.


PER LA MEMORIA DI TUTTI

Dicono che gli uccelli
piantarono gli alberi
che portarono i semi
dalla stessa mano di Dio
e li sparsero per il mondo
affinché l’uomo non si sentisse più solo

dicono che li dipinsero di verde
perché il verde
rinfresca gli occhi e la speranza
che diedero ali alle foglie
affinché l’autunno non si sentisse nudo
e i venti non perdessero la loro memoria

è per tutto questo dicono
che gli alberi
non sanno vivere senza i loro uccelli
e gli uccelli
nemmeno sanno vivere senza i loro alberi.


*

Me cansé de ser fiel
al reino de tu ausencia

me cansé de aumentar
el desasosiego
ese tener que dejarlo todo
y seguirte sin seguirme
siguiéndote
entre los mapas de tu sueño

me cansé de los reencuentros
de volver una y otra vez
al círculo
del desarraigo y la memoria.


*

Sono stanco di essere fedele
al regno della tua assenza

sono stanco di far crescere
l’inquietudine
quel dover lasciarlo tutto
e inseguirti senza inseguirmi
inseguendoti
lungo le mappe del tuo sogno

sono stanco dei reincontri
del tornare una e un’altra volta
alla cerchia
dello sradicamento e della memoria.


HIJO

Si lloras
mi corazón se entristece
y como una flauta
tiende a repetir el gesto inútil
de ocultarte este siglo
que perfecciona el crimen

si sonríes
o enardeces el aire con tu risa
mi alma se vuelve un sol benéfico
donde no cabe la duda
y es certero y cierto el futuro.


FIGLIO

Se piangi
il mio cuore s’intristisce
e come un flauto
tende a ripetere il gesto inutile
di nasconderti questo secolo
che perfeziona il crimine

se sorridi
o accendi l’aria col tuo riso
la mia anima diventa un sole benefico
dove non entra il dubbio
ed è preciso e certo il futuro.


Osvaldo Sauma, Utopia del solitario, a cura di Zingonia Zingone, Rayuela Edizioni, 2014, pagg. 251, euro 15.

Traduzione dallo spagnolo di Zingonia Zingone




Osvaldo Sauma
è nato in Costa Rica, dove vive, nel 1949. Poeta, promotore culturale e insegnante di Espressione Letteraria al Conservatorio Castella di San José, dal 1981 al 2010.
Ha pubblicato le raccolte poetiche:Las huellas del desencanto (1983), Retrato en familia (1985, Premio Latinoamericano EDUCA), Asabis (1993), Madre nuestra fértil tierra (1997), Bitácora del iluso (2000), El libro del adiós (2006), La canción del oficio (Antologia poetica, 2013, Premio Nazionale di poesia Aquileo J. Echeverría, Costa Rica), Poesía reunida (Antologia poetica, Colombia, 2013), Anotaciones al margen (Antologia poetica, Costa Rica, 2014).
Ha realizzato le antologie: Poesía Infantil del Conservatorio Castella (1986), Antología del Conservatorio Castella (1990), Los signos vigilantes (antologia di poesia ecologica, 1992), Tierra de nadie (9 poeti latinoamericani, 1994), La sangre iluminada (6 poeti latinoamericani, 1998), Martes de poesía en el Cuartel de la Boca del Monte (1998), Antología de seis poetas latinoamericanos (2006). Ha coordinato per anni il settore Letteratura al Festival Internacional de las Artes di Costa Rica. Ha fatto parte della giuria in numerosi premi internazionali. La sua opera è stata tradotta in inglese, italiano, francese, tedesco, portoghese, arabo e hindi.
In Italia è uscita l’antologia Utopia del solitario (2014, Rayuela Edizioni, a cura di Zingonia Zingone).


zingonia@gmail.com