FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 31
luglio/settembre 2013

Amori & Distacchi

 

VIAGGIANDO PER STRADE SECONDARIE
Sulla poesia di Laura Yasan

di Alessio Brandolini



La poesia di Laura Yasan corre su un doppio binario: è intima ma proiettata all’esterno, vissuta per le avenidas di Buenos Aires, nei bar o in viaggio per strade dissestate o sconosciute. Fin dall’esordio con Doble de alma (1995) la ricerca delle “zone mute” dell’io è parallela a quella delle ombre e della morte, tra realtà e apparenza: “ho visto la furia del sole cadere come un presagio sulla carcassa del mondo”, scrive in un testo che evoca la dittatura militare, il manto nero tessuto di crimini. In Cambiar las armas (1997) i temi sono gli stessi e il terrore è la barriera che impedisce di tornare a vivere e accecare i fantasmi. Una poesia – dedicata a Juan Gelman e dove si cita Julio Cortázar – si apre con il verso perentorio: “quel che non posso è dimenticare”. La descrizione della donna moderna che sfida i luoghi comuni, le imitazioni nello “zoo dell’artificio” avrà il suo specifico territorio in Loba negra (1999), dove armare il corpo è bersi un coltello, aprirsi all’interno per affrontare la paura, scardinare uomini “dagli occhi pieni di lucchetti”, trovare un’uscita di emergenza. In Cotillón para desesperados (2001) e in Tracción a sangre (2004) c’è una ricomposizione dei simboli, dei ricordi, il desiderio di perdersi nella bellezza della notte, un rimpianto per le lettere d’amore rimaste nel cassetto e riflessioni sulla scrittura. I suoi ultimi lavori sono la llave Marylin (Cuba 2009, Argentina 2010) e animal de presa, pubblicato in Spagna nel 2011. Nel 2012 è uscita in Messico l’antologia Safari.

Le poesie qui proposte provengono dalla raccolta Ripio, pubblicata in Argentina nel 2007 e che nel 2011 ha vinto il Premio Municipal de la Ciudad Autónoma de Buenos Aires. In America la parola “ripio” è usata per indicare il materiale con il quale si tracciano strade secondarie, in italiano potrebbe essere “pietrisco” ma ha altri significati che entrano nella poetica dell’autrice: un insieme di parole usate tanto per dire qualcosa, per riempire un vuoto, un’assenza di significati. Ripio è la raccolta centrale, della maturità poetica di Laura Yasan: tornano le immagini di distruzione, il taglio contundente che ricorda la poesia di Alfonsina Storni, i tentativi di fuga ma con più autoironia e bravura e si scavano tunnel con un cucchiaino.

Scrive Jorge Boccanera: «quella di Laura Yasan è una poesia scarna che riferisce, con una dose di sarcasmo, la distanza tra ciò che è vivo e ciò che è avvizzito, tra il desiderio e ciò che è realizzato.» Il linguaggio è crudo e diretto, privo di sentimentalismi, con l’uso del dialogo e del parlato, del grottesco, del monologo interiore e del percorso introspettivo, di versi espressionistici e debordanti. Sempre spostandosi come in una giungla urbana e moderna (Safari è il titolo dell’antologia pubblicata recentemente in Messico), nella metropoli di Buenos Aires così piena di vita e che per contrasto esalta il senso di solitudine. Quello di Laura Yasan è un pessimismo operoso e inquieto (“c’è un’altra vita dentro la vita”), sempre in movimento, in viaggio per strade fuori mano e poco frequentate in poesia, all’erta e pronto alla sfida con il tempo e il destino. Ripio è una ragnatela di percorsi, d’immagini che narrano la realtà dell’autrice e, insieme, del mondo in cui viviamo: complesso e fragile, come una miniatura che può spezzarsi per un nonnulla.




POESIE DI LAURA YASAN
da Ripio
(Pietrisco, 2007, Nuevohacer, Argentina)



NOTICIAS DE MI VIDA

si alguien pregunta estoy en la frontera
pruebo los documentos de un cadáver
que amontona ladrillos en el patio de atrás
sus medallitas clavadas a la lengua
horas memorizando las fallas del terreno
un idioma en desuso y ahora es miedo
la manera más pura de medir

si alguien pregunta necesito analgésicos
algo para aguantar el clima extremo

sigo tratando de escapar
cavando un túnel con una cucharita
demorada en la red de un policial
donde cae la noche y los forenses mienten


NOTIZIE SULLA MIA VITA

se qualcuno domanda sono alla frontiera
provo i documenti di un cadavere
che accatasta mattoni nel patio sul retro
le sue medagliette inchiodate alla lingua
ore memorizzando i difetti del terreno
un idioma in disuso e adesso è terrore
la maniera più pura di misurare

se qualcuno domanda mi occorrono analgesici
qualcosa per reggere il clima estremo

continuo nel tentativo di fuga
scavando tunnel con un cucchiaino
rallentata dalla rete poliziesca
dove cade la notte e mentono i medici legali


DESPLEGADO

hay otra vida adentro de la vida
un alacrán de seda en su cofre de hambre
una gota de sangre desovando su cría al costado del tiempo

no todos sienten latir esa reserva
luce como una puerta clausurada
y es la entrada a un lugar de donde no se vuelve
un mascarón de proa abriendo el universo con los ojos en llamas

yo soy la pasajera de ese barco
he pasado tres muertes y una vida buscando su timón
y nada más encuentro retazos de tu piel
señales de un destino que apuñalara todo lo que toco

¿es así de incompleta como me ven los otros en la ilusión precaria de los días
mis pies lamidos por su boca
la furia del oleaje contra el casco vencido de esta nave fantasma?

lo real es impuro
es en el movimiento donde el paisaje cambia
y evoca del amor su versión más sublime
quién jura en falso sobre mi corazón


DISTESO

c’è un’altra vita dentro la vita
uno scorpione di seta nel suo scrigno di fame
una goccia di sangue che depone la sua creatura accanto al tempo

non tutti sentono pulsare quella riserva
brilla come una porta sbarrata
ed è l’ingresso a un luogo da dove non si torna
una polena che apre l’universo con gli occhi in fiamme

sono la passeggera di quella barca
ho attraversato tre morti e una vita alla ricerca del timone
e null’altro incontro se non ritagli della tua pelle
segni d’un destino che pugnala tutto ciò che tocco

così incompleta come mi vedono gli altri nella precaria illusione dei giorni
i piedi leccati dalla sua bocca
la furia dell’ondosità contro lo scafo sconfitto di questa nave fantasma?

il reale è impuro
è nel movimento dove il paesaggio cambia
e dell’amore evoca la sua versione più sublime
chi giura il falso sul mio cuore


RIPIO

meterse en el espejo como una forma de turismo barato
enfrentar el fastidio de los síntomas
saber que en la penumbra se inventa la mitad
reconocerse en ese cuadro
         -alguien tratando de escapar desde afuera hacia adentro-
trazar a mano alzada el boceto final y compararlo

sobra la percepción
hubo tantos cerrojos para una sola puerta
y tantas puertas para una llave falsa
hubo la minuciosa construcción de un andamio
         ¿para llegar a qué?
         ¿cuál era la aventura que esperaba una vez en la cima de un castillo de naipes?

viajo en ese autobús destartalado por caminos de ripio
el recuerdo ha cambiado los pueblos de lugar
nunca supe ubicarme en el espacio
por eso dejo marcas en los paisajes rotos que genera el desorden
por eso dura tanto un viaje tan corto

no es ganarse el perdón otra forma de olvido
hay que seguir igual cuando adelante hay niebla y llueve polvo
haber salido mil veces del equívoco
para aprender a equivocarse


PIETRISCO

mettersi allo specchio come una forma di turismo economico
affrontare il fastidio dei sintomi
sapere che nella penombra la metà è inventata
riconoscersi nel quadro
         – qualcuno che tenta di fuggire da fuori verso dentro –
tracciare a mano alzata il bozzetto finale e confrontarlo

alla percezione
c’erano tanti catenacci per una porta sola
e tante porte per una chiave falsa
c’era la minuziosa costruzione di un’impalcatura
         per arrivare a che cosa?
         qual era l’avventura che un tempo attendeva sulla punta d’un castello di carte?

viaggio nell’autobus malridotto per strade di pietrisco
il ricordo ha modificato i paesi del posto
non ho mai saputo ubicarmi nello spazio
per questo lascio segni nei paesaggi rotti generati dal disordine
per questo dura tanto un viaggio così breve

non si ottiene il perdono con un’altra forma di oblio
occorre proseguire allo stesso modo quando davanti c’è nebbia e piove polvere
essere usciti mille volte dall’equivoco
per apprendere a sbagliare


VÍSPERA

estar a salvo es leerme en su cuerpo
en esa lengua que pronuncia mi nombre y lo vuelve real
tu criatura en la carencia
tu víspera del hambre
somos violencia en el idioma y poco más
animales privados
alambres provisorios
tengo las uñas rotas de arañar esa puerta y destruir el nido cada vez
las muelas negras de masticar fatiga y ser distancia
palabras arrojadas contra el acantilado de sus ojos
cuando lloro desnuda sobre un espejo roto
reina de lo imposible
mujer a la que nunca habrás de regresar como se vuelve al barrio
por eso escribo en tu memoria con la sustancia espesa del dolor
y me extravío
en los cuartos cerrados donde somos carnada


VEGLIA

essere in salvo è leggermi nel suo corpo
nella lingua che pronuncia il mio nome e lo fa reale
la tua creatura nella carenza
la tua veglia di fame
siamo violenza nell’idioma e poco più
animali privati
fili di ferro provvisori
graffiando la porta mi spezzo le unghie e distruggo il nido ogni volta
i molari neri a forza di masticare fatica ed essere distanza
parole lanciate contro la scogliera dei suoi occhi
quando piango nuda sullo specchio frantumato
regina dell’impossibile
donna alla quale mai dovrai tornare come si torna al quartiere
per questo scrivo in tua memoria con la densa sostanza del dolore
e mi perdo
nelle stanze chiuse dove siamo esche


QUEMÉ UN DÍA

vengo nadando
pareció que me hundía y nadé dos
en el cuarto perdí las referencias
en el frío cedí
solté las cosas

en mantenerte a flote se te va
borrando el paraíso

tus huellas en la tierra

la forma de esa marca se te va
la orilla es una línea que contiene el pasado
adentro de una isla

en olvidar la costa se te va
el fósforo prendido

en mantenerte a salvo


HO BRUCIATO UN GIORNO

arrivo nuotando
stavo affondando e nuotai più forte (*)
nella stanza ho smarrito i riferimenti
sono crollata nel freddo
ho sciolto ogni cosa

nel mantenerti a galla si va
cancellando il paradiso

le tue impronte sulla terra

la forma di quel segno se ne va
la riva è una linea che contiene il passato
in un’isola

nel dimenticare la costa se ne va
il fosforo afferrato

per mantenerti in salvo

(*) Gioco di parole intraducibile: “hundía” è affondavo,
ma foneticamente è anche “un día”, “un giorno”.


HOY FUNCIÓN HOY

como todos los días despierto sobre un riel
confundida en el rumbo de los trenes que parten
la fe con su martillo
pongo el cuerpo en la calle y espero de la suerte algún favor
otra vez cacería
el pecho una recámara de aire comprimido
besos de corto alcance
palabras que no llegan a matar
vuelvo a cargar y sale circo
monos amaestrados
pañuelos infinitos de la boca
me toca equilibrista sobre cable de fuego
campo minado rock ferretería
nunca me sale cisne ni princesa


OGGI SPETTACOLO OGGI

come tutti i giorni mi sveglio su una rotaia
confusa dalle rotte dei treni in partenza
la fede con il suo martello
metto il corpo in strada e aspetto dalla sorte qualche favore
un’altra partita di caccia
il petto un salotto d’aria compressa
baci di breve portata
parole che non possano uccidere
ricarico ed esce un circo
scimmie ammaestrate
infiniti fazzoletti dalla bocca
faccio l’equilibrista su cavi di fuoco
campo minato rock ferramenta
mai estraggo un cigno, una principessa


GASTOS INÚTILES O MÍNIMAS ESTAFAS

si no fuera tan tarde
para quemar con sal los días innombrables
tan inútil romper en pedacitos
la foto permanente del instante después
podría simular ese estado del cuerpo
su tatuaje brillando como un sol de otra tierra
podría perdonarte
ir a buscar espinas en el fondo del mar
estrellas muertas en el cuarto de baño
podría recortar el infinito
pegarlo en la pared
y quedarme esperando que choquen los planetas

o marcar tu teléfono y contarte
cuánto pagué por esa miniatura
que se quebró de nada


SPESE INUTILI O MINIME TRUFFE

se non fosse così tardi
per bruciare col sale i giorni innominabili
così inutile fare a pezzi
la foto permanente dell’istante dopo
potrei simulare quello stato del corpo
il suo tatuaggio che splende come un sole di un’altra terra
potrei perdonarti
andare in cerca di spine nel fondo del mare
stelle morte nella stanza da bagno
potrei ritagliare l’infinito
incollarlo alla parete
e starmene ad aspettare che si scontrino i pianeti

o fare il tuo numero e raccontarti
quanto spesi per quella miniatura
che si spezzò per un nonnulla


Traduzione dallo spagnolo di Alessio Brandolini




Laura Yasan
è nata a Buenos Aires, dove vive, nel 1960. Ha pubblicato i libri di poesia: Doble de alma (1995), Cambiar las armas (1997), Loba negra (1999; seconda edizione 1999, Costa Rica), Cotillón para desesperados (2001), Tracción sangre (2004), Ripio (2007), la llave marilyn (Cuba 2009; Argentina 2010), animal de presa (Spagna 2011) e Safari - Antología personal (Messico 2012).
Loba negra ha ricevuto il Premio Unico de Poesía EDUCA, Costa Rica, 1998 e il Premio del Fondo Nacional de las Artes, Buenos Aires, 1998; Cotillón para desesperados la Segnalazione speciale della giuria al IV Premio Internacional de Poesía Ciudad de Medellín, Colombia. la llave marilyn ha ricevuto a Cuba il Premio Casa de las Américas 2008 e animal de presa, in Spagna, il Premio Carmen Conde 2011.
Ripio nel 2011 ha vinto il Premio Municipal de la Ciudad Autónoma de Buenos Aires.
Suoi testi poetici sono stati pubblicati su riviste argentine e straniere e inseriti in diverse antologie. Parte della sua opera è stata tradotta in tedesco e in inglese.
Organizza laboratori di scrittura in penitenziari, riformatori minorili, biblioteche. Coordina il progetto di lavoro “Palabra Virtual”, laboratori di creazione letteraria attraverso la posta elettronica.
Sito web: www.laurayasan.com.ar


alexbrando@libero.it