Calvari d'amore
J125-F109
For each extatic instant We must an anguish pay In keen and quivering ratio To the extasy -For each beloved hour Sharp pittances of Years - Bitter contested farthings - And Coffers heaped with tears! |
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Per ogni estatico istante Dobbiamo pagare un'angoscia In pungente e tremante rapporto Con l'estasi -Per ogni ora d'amore Aguzze elemosine d'Anni - Amari spiccioli contesi - E Scrigni colmi di lacrime! |
L'altissimo prezzo di pochi istanti di estasi, di qualche ora d'amore. L'impressione è che la contabilità sia negativa soltanto in termini temporali: un istante o qualche ora di felicità contro anni di pene. Ma il valore assoluto non sembra poi così squilibrato: quegli istanti e quelle ore valgono il prezzo pagato.
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J263-F293
A single Screw of Flesh Is all that pins the Soul That stands for Deity, to Mine, Upon my side the Veil -Once witnessed of the Gauze - It's name is put away As far from mine, as if no plight Had printed yesterday, In tender - solemn Alphabet, My eyes just turned to see, When it was smuggled by my sight Into Eternity - More Hands - to hold - These are but Two - One more new-mailed Nerve Just granted, for the Peril's sake - Some striding - Giant - Love - So greater than the Gods can show, They slink before the Clay, That not for all their Heaven can boast Will let it's Keepsake - go |
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Un'unica Vite di Carne È tutto ciò che fissa l'Anima Che rappresenta la Divinità, in Me, Sul mio lato del Velo -Una volta in presenza del Sudario - Il suo nome è messo via, Così lontano dal mio, come se nessun vincolo Fosse impresso ieri, In tenero - solenne Alfabeto, I miei occhi si volsero appena a guardare, Quando fu portata via a mia insaputa Nell'Eternità - Più Mani - per trattenere - Queste sono solo Due - Una nuova e più corazzata Tempra Giusto concessa, a cagione del Pericolo - Uno smisurato - Gigantesco - Amore - Così grande che gli Dei possono mostrarsi, Aggirarsi davanti alla Creta, Che mai per quanto i loro Cieli possano vantare Lascerà il suo Pegno d'Amore - andare |
L'anima è saldamente fissata al suo involucro mortale ed è la rappresentazione del divino, del soprannaturale, nel lato del mondo che conosciamo. Nel momento della morte l'anima si separa dal corpo, ed è come se si dimenticasse dell'individualità di cui faceva parte per diventare un'entità immortale ma indistinta, priva di ciò che caratterizza il nostro io. Ciò che resta di noi non può che guardare con rimpianto ad una lacerazione che da una parte ci promette l'immortalità e dall'altra la rende impersonale, un qualcosa in cui non ci è possibile riconoscerci. Una sola cosa potrebbe riunire l'immortalità e l'individualità: un amore così grande da riuscire a sconfiggere la morte che conosciamo, a trattenere quel sentimento anche dopo il nostro viaggio di sola andata dall'altra "parte del velo".
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J322-F325
There came a Day at Summer's full, Entirely for me - I thought that such were for the Saints, Where Resurrections - be -The Sun, as common, went abroad, The flowers, accustomed, blew, As if no soul the solstice passed That maketh all things new - The time was scarce profaned, by speech - The symbol of a word Was needless, as at Sacrament, The Wardrobe, of our Lord - Each was to each The Sealed Church, Permitted to commune this - time - Lest we too awkward show At Supper of the Lamb. The Hours slid fast - as Hours will, Clutched tight, by greedy hands - So faces on two Decks, look back, Bound to opposing lands - And so when all the time had leaked, Without external sound Each bound the Other's Crucifix - We gave no other Bond - Sufficient Troth, that we shall rise - Deposed - at length, the Grave - To that new Marriage, Justified - through Calvaries - of Love - |
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Venne un Giorno al colmo dell'Estate, Interamente per me - Pensavo che fossero solo per i Santi, Dove Resurrezioni - sono -Il Sole, come sempre, venne fuori, I Fiori, abituati, sbocciarono, Come se nessun'anima fosse oltre il solstizio Che rende nuove tutte le cose - Il tempo era di rado profanato, dal parlare - Il simbolo di una parola Era superfluo, come al Sacramento, Il Guardaroba, di nostro Signore - Ciascuno era per l'altro La Chiesa Sigillata, Ammessi in comunione questa - volta - Per non apparire troppo goffi Alla Cena dell'Agnello. Le Ore scorrevano veloci - come fanno le Ore, Afferrate saldamente, da mani bramose - Così i visi su due Navi, si voltano, Costretti a opposte rive - E così quando tutto il tempo si disperse, Senza emettere suono Ciascuno tenne il Crocifisso dell'Altro - Non offrimmo altro Pegno - Sufficiente la Promessa, che risorgeremo - Rimossa - alfine, la Tomba - A quelle nuove Nozze, Purificate - da Calvari - d'Amore - |
Viene un giorno, situato simbolicamente al colmo dell'estate, che è come una scintilla di rivelazione, qualcosa che si poteva immaginare destinato soltanto a coloro che sono ormai al di là del visibile. Ma la rivelazione non è quella che ci offre lo scioglimento del mistero, ma una comunione concreta, umana, con l'altro; lo sbocciare di un amore che non ha bisogno di parole, perché sarebbero superflue come gli arredi sacri in confronto al mistero del sacramento. Ma il giorno dura poco, le ore trascorrono veloci e quel che resta a ognuno è il reciproco dolore del distacco, alleviato appena dalla speranza di "nuove nozze" in un mondo diverso.
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J577-F431
If I may have it, when it's dead, I'll be contented - so - If just as soon as Breath is out It shall belong to me -Until they lock it in the Grave, 'Tis Bliss I cannot weigh - For tho' they lock Thee in the Grave, Myself - can own the key - Think of it Lover! I and Thee Permitted - face to face to be - After a Life - a Death - we'll say - For Death was That - And This - is Thee - I'll tell Thee All - how Bald it grew - How Midnight felt, at first - to me - How all the Clocks stopped in the World - And Sunshine pinched me - 'Twas so cold - Then how the Grief got sleepy - some - As if my soul were deaf and dumb - Just making signs - across - to Thee - That this way - thou could'st notice me - I'll tell you how I tried to keep A smile, to show you, when this Deep All Waded - We look back for Play, At those Old Times - in Calvary, Forgive me, if the Grave come slow - For Coveting to look at Thee - Forgive me, if to stroke thy frost Outvisions Paradise! |
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Se potrò averlo, quando sarà morto, Sarò contenta - davvero - Se non appena il Respiro sarà cessato Mi apparterrà -Finché lo chiuderanno nella Tomba, Sarà Beatitudine incommensurabile - Perché sebbene Ti chiudano nella Tomba, Io - posso averne la chiave - Pensaci Amore! Io e Te Potremo - stare faccia a faccia - Dopo una Vita - una Morte - diremo - Perché la Morte fu Quella - E Questa - sei Tu - Ti dirò Tutto - come Spoglia crebbe - Come Mezzanotte sembrava, dapprima - a me - Come tutti gli Orologi si fermarono nel Mondo - E la Luce del Sole mi pungeva - era così fredda - Poi di come il Dolore si attutì - un po' - Come se la mia anima fosse sorda e muta - E facesse solo segni - verso - di Te - Affinché - tu potessi accorgerti di me - Ti dirò come cercai di serbare Un sorriso, da mostrarti, quando la Profondità Intera Guadata - Ci volgeremo indietro per Scherzare, Su quei Vecchi Tempi - nel Calvario, Perdonami, se la Tomba arriva lentamente - Rispetto alla Brama di vederti - Perdonami, se accarezzare il tuo gelo Fa eclissare il Paradiso! |
Un completo rovesciamento del rapporto vita-morte, reso esplicito nella terza strofa. La morte come unico modo di unire definitivamente ciò che non è stato possibile unire in una vita che viene lapidariamente definita "Calvary". Una vita che cresce spoglia, che sembra una mezzanotte, dove anche la luce del sole diventa una fredda lama pungente. Bellissima l'ultima strofa, con quel perdono chiesto per una morte che tarda ad arrivare e quel paradiso che scompare alla vista rispetto all'accarezzare il gelo dell'amato.
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J882-F1114
A Shade upon the mind there passes As when on Noon A Cloud the mighty Sun encloses RememberingThat some there be too numb to notice Oh God Why give if Thou must take away The Loved? |
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Un'Ombra sulla mente in quel luogo passa Come a Mezzogiorno Una Nuvola il poderoso Sole racchiude RammentandoCome vi sia qualcuno troppo inerte per vedere Oh Dio Perché dai se devi portar via L'Amato? |
Quel "there" del primo verso fa pensare a un luogo preciso. Visto che poi c'è qualcuno troppo inerte per accorgersi di quello che accade intorno a lui e quindi un dio che porta via, quel luogo non può essere che la tomba dell'amato dell'ultimo verso. In quel luogo un'ombra attraversa la mente, un'ombra simile a quella di una nuvola che riesce a oscurare lo splendore del sole. È l'ombra del dolore, che ci rammenta l'oscurità riservata a colui che ormai non può più godere di nessuno splendore e ci fa chiedere a Dio quale significato possa avere darci l'amato (ma anche la vita) se poi inevitabilmente ce lo deve togliere. Al secondo verso non ho tradotto "when" per mantenere il più possibile l'alternanza tra verso lungo e verso breve.
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J887-F1094
We outgrow love, like other things And put it in the Drawer - Till it an Antique fashion shows - Like Costumes Grandsires wore. |
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L'amore ci sta stretto, come altre cose E lo mettiamo in un Cassetto - Finché non rivela una foggia Antiquata - Come gli Abiti che indossavano i Nonni. |
Quando l'amore svanisce diventa come tutte le altre cose e non ci rimane che riporlo in un cassetto. Solo quando assume il carattere del ricordo dolce, quando fa rinascere quella nostalgia che proviamo di fronte a qualcosa di antiquato e ormai perduto, come ci accade quando tiriamo fuori da un baule gli abiti dei nonni, lo facciamo riemergere dal cassetto della nostra mente, guardandolo magari con gli occhi lucidi ma ormai privi della passione che aveva provocato. Bacigalupo osserva giustamente: "Un pensiero realistico su un tema dove non di rado ED evoca più tradizionalmente una durata eterna."
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J907-F831
Till Death - is narrow Loving - The scantest Heart extant Will hold you till your privilege Of Finiteness - be spent -But He whose loss procures you Such Destitution that Your Life too abject for itself Thenceforward imitate - Until - Resemblance perfect - Yourself, for His pursuit Delight of Nature - abdicate - Exhibit Love - somewhat - |
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Fino alla Morte - è un limitato Amare - Il più scarso dei Cuori esistenti Ti reggerà finché il tuo privilegio Di Finitezza - sia spento -Ma Colui la cui perdita ti procura Una tale Indigenza che La Vita troppo abietta in sé D'allora in poi la imita - Finché - Somiglianza perfetta - Tu stessa, per inseguirlo Alle Delizie della Natura - abdichi - Attestato d'Amore - in qualche misura - |
Amare fino alla morte è troppo facile. Qualunque cuore, anche il più scarso, è capace di amare finché l'amato non esaurisce il privilegio di vivere. L'amore vero è quello la cui perdita lascia dietro di sé un'assoluta indigenza, alla quale, da quel momento in poi, la vita, di per sé ormai priva di qualsiasi attrattiva, si conforma. Finché chi ha amato, in perfetta somiglianza con la vita ormai "indigente", rinuncia alle gioie della vita e si lascia morire, perché è questo l'unico modo di seguire l'amato. Solo questo è un atto, certo e provato, d'amore. Il "But" del quinto verso si scioglie nell'ultimo, in una forma un po' ellittica da leggere come: "ma imitare l'indigenza di colui che se n'è andato è il vero attestato d'amore". Il "somewhat" finale è un po' una sorpresa e rimette in discussione quell'"Exibit Love" che lo precede e sembrava attestare senza ombra di dubbio la superiorità dell'amore che va oltre la morte ("exibit", oltre a essere un verbo che significa "esibire" è anche un sostantivo usato in ambiente legale, col significato di "atto giurato"). Sembra proprio che ED abbia voluto smussare la certezza dell'inizio del verso, introducendo quel velo di dubbio che spesso accompagna le sue considerazioni sulla morte e sull'eternità. In questo caso come a voler dire: "ma siamo certi che morire per amore serva veramente a qualcosa?"
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J925-F841
Struck, was I, nor yet by Lightning - Lightning - lets away Power to perceive His Process With Vitality -Maimed - was I - yet not by Venture - Stone of Stolid Boy - Nor a Sportsman's Peradventure - Who mine Enemy? Robbed - was I - intact to Bandit - All my Mansion torn - Sun - withdrawn to Recognition - Furthest shining - done - Yet was not the foe - of any - Not the smallest Bird In the nearest Orchard dwelling - Be of Me - afraid - Most - I love the Cause that slew Me - Often as I die It's beloved Recognition Holds a Sun on Me - Best - at Setting - as is Nature's - Neither witnessed Rise Till the infinite Aurora In the Other's Eyes - |
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Colpita, fui, ma non dal Fulmine - Il Fulmine - sopprime Il Potere di percepire il Suo Processo Con il Vigore -Mutilata - fui - eppure non dal Caso - Da Pietra di Stupido Ragazzo - Né da Incertezza di Cacciatore - Chi il mio Nemico? Derubata - fui - inviolata da Bandito - La Magione tutta devastata - Il Sole - sottratto alla Percezione - L'estremo bagliore - sparito - Eppure non ero nemica - di nessuno - Non il più piccolo Uccello Del vicino frutteto abitatore Era di Me - timoroso - Più di tutte - amo la Causa che Mi uccise - Ogni volta che muoio La sua amata Percezione Mantiene un Sole su di Me - Più bello - al Tramonto - com'è sua Natura - Né io né te lo vedremo Sorgere Fino all'Infinita Aurora Negli Occhi dell'Altro - |
Le prime tre strofe sembrano apparentemente costruite con lo stesso schema, visto che aprono tutte con verbi secchi (colpita, mutilata, derubata) e poi descrivono cosa "non" li ha provocati. Eppure sono tutte diverse. Nella prima ED descrive per tre versi il fulmine, spiegandoci che non può essere stato lui a colpirla, visto che è talmente vigoroso da annullare la nostra capacità di percepirlo: se ne fossimo colpiti la nostra consapevolezza cesserebbe prima di identificarlo. Nella seconda i non colpevoli diventano tre (il caso, la pietra di un ragazzo, il cacciatore) e al termine c'è una domanda che prelude al colpo di scena della quinta strofa, dove viene svelato chi è il "nemico". Nella terza i tre versi che seguono il primo non descrivono il soggetto che "non" è stato, ma spiegano che quel "derubata" va inteso in senso molto più ampio, come distruzione del proprio mondo concreto (rappresentato dalla "Mansion") e negazione di ogni luce. C'è quindi una strofa di passaggio: "perché ho dovuto sopportare tutto questo, visto che non ero nemica di nessuno, tanto che nemmeno il più piccolo degli uccelli poteva aver timore di me?". A questo punto l'enigma si scioglie, la "causa" viene svelata e apprendiamo che chi ha colpito, mutilato, derubato non è altri che l'amore, e che ogni volta subire i suoi colpi significa anche rinnovare lo splendore di un sole che ci sovrasta, un sole di cui possiamo apprezzare soltanto il tramonto, quella fase malinconica e finale che però è certo la più bella. Gli ultimi tre versi uniscono l'impossibilità di provare in questa vita le gioie dell'aurora, con la speranza di trovarla, splendente e infinita, negli occhi l'uno dell'altra, ormai spenti alla vita ma spalancati sull'eternità. Una rinuncia consapevole, senza speranza, o meglio che si aggrappa all'unica speranza possibile, anche se sfuggente e molto dubbia, quella della possibilità di godere le gioie dell'amore una volta liberati dalle costrizioni e dai tabù che la vita ci impone. Il secondo e terzo verso richiamano alla mente un passo del Romeo e Giulietta di Shakespeare (II, ii, 119-120): JULIET "Too like the lightning, which doth cease to be / Ere one can say 'It lightens'." ("troppo simile al lampo che finisce prima / che si dica 'lampeggia'." - traduzione di Salvatore Quasimodo).
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J1106-F1139
We do not know the time we lose - The awful moment is And takes it's fundamental place Among the certainties -A firm appearance still inflates The card - the chance - the friend - The spectre of solidities Whose substances are sand - |
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Non conosciamo il tempo del distacco - Il tremendo momento accade E prende il suo posto fondamentale Fra le certezze -Una ferma apparenza ancora ci anima Un biglietto - un'occasione - un amico - Lo spettro di solidità La cui sostanza è sabbia - |
Non sappiamo quando perderemo tutto ciò che abbiamo, quell'istante che, con il suo tremendo mistero, diventerà l'unica, fondamentale, certezza. La vita in fin dei conti non è altro che una serie di cose apparentemente concrete, ma in realtà fantasmi fatti di sabbia che scivola via fra le dita.
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Le poesie di Emily Dickinson non hanno un titolo, a parte rarissime eccezioni. I numeri che le precedono si riferiscono alla numerazione attribuita nelle due edizioni critiche, curate rispettivamente da Thomas H. Johnson nel 1955 ("J") e da R. W. Franklin nel 1998 ("F").
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