FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 27
luglio/settembre 2012

Attese & Risvegli

 

ASCOLTARE
una rubrica per le orecchie

di Federico Platania



Chi va in letargo e chi non dorme mai


Attese e risvegli. Delle prime avevo parlato un paio di anni fa, su queste pagine elettroniche, raccontando di quanto i fan di Peter Gabriel siano costretti ad aspettare che il loro beniamino si decida a sfornare un nuovo disco. I risvegli, invece, in ambito musicale mi fanno venire in mente le reunion dopo le separazioni (in genere sempre più dolorose per i fan che per gli artisti stessi). Quelli che hanno aspettato per dieci anni che i Beatles si riunissero fino al giorno in cui le pallottole di Mark Chapman che uccisero Lennon non infransero tragicamente le speranze. O quelli che sognano Morrissey che rimette insieme gli Smiths (si accettano scommesse) o Waters che fa pace con Gilmour e rialza la saracinesca dei Pink Floyd (con buona pace di Rick Wright, buonanima). Poi ci sono anche reunion di cui nessuno sentiva il bisogno, come la grottesca rimpatriata di Piero Pelù e Ghigo Renzulli (tutta colpa, probabilmente, della geniale canzone di Elio e Le Storie Tese, Litfiba tornate insieme, che deve aver dato ai due la malsana idea).



Stone Roses


Ultimamente si parla molto del rientro in scena degli Stone Roses che dopo quindici anni di vacanza hanno deciso di rimettersi al lavoro. Sono stati tra i gruppi che hanno caratterizzato la cosiddetta scena di Manchester, quel movimento musicale sviluppatosi in Inghilterra nei primi anni Novanta che fondeva rock psichedelico e ritmi dance. A me, di tutta quella schiatta lì che aveva nel nightclub Haçienda il suo quartier generale, piacevano soprattutto gli Happy Mondays e ancora di più gli Inspiral Carpets. Ma bisogna riconoscere agli Stone Roses la capacità di aver conquistato con due soli dischi un folto manipolo di fan (che dopo tutti questi anni tornerà fedelmente ad assistere al tour della rediviva band). E poi ci sono anche quelli che non hanno bisogno di reunion perché non si sono mai sciolti, gente che ha continuato a dedicarsi al proprio lavoro di musicista nella buona e nella cattiva sorte.



Duran Duran


Qualche giorno fa, mentre guidavo, ho sentito una voce familiare canticchiare dall’autoradio. Ho tentennato un po’, poi ci sono arrivato: era la voce di Simon Le Bon, erano i Duran Duran. Già, chi se li ricordava più? Erano stati un fenomeno planetario negli anni Ottanta, il prodotto perfetto per le teenager dell’epoca. Vendevano milioni di dischi e generavano un’isteria da fan che non si vedeva dai tempi dei Beatles. Poi il vento è cambiato, ma loro hanno continuato a fare il loro mestiere, un po’ imbolsiti, in seconda fila, un po’ in ombra. Ma hanno continuato a sfornare il loro dignitoso pop rock, imperturbabili. Non mi facevano impazzire all’epoca e non mi fanno impazzire oggi, ma fa sempre piacere vedere chi continua a crederci anche quando le luci della ribalta non lo illuminano più. Gente che non ha bisogno di risvegliarsi perché non è mai andata a dormire.


federico.platania@samuelbeckett.it