FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 69
marzo 2025

Identikit

 

BIANCHINA E ROSSELLA

di Silvestro Capo



C’era una volta il Lago Rotondo, un piccolo laghetto senza fondo con le acque sempre chiare sia di giorno sia di notte. Era un lago come tutti se non per una cosa che lo distingueva dagli altri: fu tracciato col compasso ed era così tondo che si guadagnò il nome di Lago Rotondo.

Quando la sciagura si abbatté sulla Terra delle Api e la prima e la seconda Grande Pioggia allagarono tutti i fiori del Regno, la regina Volavola pensò bene di emigrare le sue api verso terre più felici e soprattutto un po’ più asciutte.

Fu così che avvenne la volata più lunga nella Storia delle Api.

Vola di giorno e riposa di notte, la regina Volavola decise di fermarsi un mezzogiorno proprio sulle rive del Lago Rotondo.

Furono chiamate Martellina e Chiodinella, le due api carpentiere, e con loro la regina Volavola tenne il Gran Consiglio per tre giorni e per tre notti.

Il quarto giorno iniziarono i lavori e dopo settanta giorni Apelandia fu ultimata.

Così si chiamava la città e questo era il nome che Battesina, l’ape che dava il nome a tutto, aveva scelto per chiamarla.

Era bella da non dirsi Apelandia: le casette tutte intorno al lago, in fondo al lago i riflessi e il fumo dei camini in alto verso il cielo. Ma ancor più bello, strano e buffo, era che la vita di Apelandia si viveva in due maniere. Per effetto dei riflessi, dopo che cent’anni erano già passati e la regina Volavola non volava più, tutte le api di Apelandia non sapevano più bene se volavano nel lago oppure fuori o se i fiori che succhiavano sbocciassero lì fuori o dentro al lago.

Ma la vita continuò e le api di Apelandia volavano sui fiori.

Spuntò la luna e nacque il sole tutti i giorni.

Dopo altri cento anni nacque Bianchina e assieme a lei Rossella, due api graziose, molto amiche e dignitose.

Ma questi, ahimè, erano i nomi che a loro i genitori avevan dato, in quanto Battesina, l’ape che dava il nome a tutto, non volava più per Apelandia e non dava nomi più a niente.

Così accadde che le api chiamassero le cose ed i colori con il nome che più preferivano e non di rado succedeva che una cosa avesse tanti nomi quante erano le api di Apelandia.

Ma la vita continuò, fuori e dentro il lago.

Bianchina e Rossella volavano sui fiori e cantavano canzoni di gioia e di dolore.

Spuntò la luna ogni sera e tutti i giorni nacque il sole.

Bianchina abitava dentro al lago, così pensava, e lì da lei il silenzio si chiamava rumore e il caldo si chiamava freddo.

Rossella, invece, abitava fuori dal lago, così credeva almeno, e lì da lei il buio si chiamava luce e alto il basso.

Ma Bianchina e Rossella molto pensare non si diedero per questo.

Tutti i giorni volavano sui fiori, vivendo una vita spensierata nella città felice di Apelandia.

Un bel giorno, ma non troppo bello, Bianchina e Rossella andarono a succhiare fiori nel Campo Senzanomi, che dentro al lago si chiamava Campo della Libertà e fuori dal lago era detto Campo della Felicità.

Quel campo era il più bello di Apelandia e fra l’erba verde c’erano fiori gialli e in mezzo ad essi un solo fiore azzurro.

Bianchina e Rossella furono presto attratte e volarono leggere verso il centro del campo, dove, come un principe tra i principi, stava il bel fiore azzurro.

L’una stordita e l’altra ammutolita ma tutt’e due ammirate e risolute nello scegliere un nome degno da dare ad un fiore così bello, all’unisono esclamarono: «Bianco!» «Rosso!».

Ma dopo che Battesina se ne era andata via mai più nessun’ape conobbe l’arte di saper dare i nomi.

«Bianco!» «Rosso!» furono le ultime parole che Bianchina e Rossella pronunciarono.

Dopo fu battaglia e poi la morte.

Venne la sera e la luna spuntò, fu giorno e nacque il sole e i due corpi di Bianchina e Rossella giacevano nel Campo Senzanomi, il campo più bello della città di Apelandia, ma tutti conoscono e nessuno si dimentica la storia di Bianchina e Rossella.

Nessuno mai lo dice, ma tutti sanno bene che Bianchina non fu bianca né Rossella rossa ma che il loro era il colore del bel fiore del Campo Senzanomi della città di Apelandia.


silvestro.capo@gmail.com