FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 63
marzo 2023

Cadute

 

ARMANDO ROMERO, POETA DI FIUME

di Marco Benacci



Armando Romero è senza dubbio tra i più originali e affascinanti poeti ispanoamericani, soprattutto perché ogni sua pubblicazione offre un’esperienza di lettura unica, persino se si tratta, come in questo caso, di un’antologia che comprende testi scritti tra il 1961 e il 2004, edita in Colombia con il titolo A vista del tiempo (Editorial Universidad de Antioquia, 2005) e da poco uscita in italiano, a cura di Alessio Brandolini e Martha L. Canfield, con testo spagnolo a fronte.
In questo percorso lungo oltre quarant’anni, l’inconfondibile stile di Romero si mostra in tutta la sua particolarità, attraverso la continua capacità di uscire dagli schemi di forma ed espressione mediante la sperimentazione, la voglia di libertà creativa, la necessità di raccontare le biforcazioni della realtà spesso con spirito ironico e ludico.

La strategia poetica dell’Autore è volta a creare un dialogo tra il piano del tangibile superficiale con quello delle sensazioni che albergano nel profondo dell’essere, con lo scopo di oltrepassare la schiacciante pressione del mondo contemporaneo che tenta di uniformare con pseudo-miti della civiltà e della cultura. Ecco quindi che nel tentativo di scardinamento del reale, per esempio, appaiono spesso i suoi compagni di vita, siano essi persone care che intellettuali che lo hanno segnato, con una semplice dedica o un colloquio diretto, che gli permettono di entrare in contatto con il ricordo nostalgico.

Le poesie che compongono il libro sono una continua immersione in uno spazio che amalgama la realtà con il sogno, il cupo mistero con il fascino inarrestabile, evidenti nella rappresentazione dell’animalità, nel racconto del viaggio (ora interiore, poi geografico), ma soprattutto nelle denunce sulla condizione dell’uomo; quest’ultimo tema sembra essere il filo conduttore del volume: tutto sembra sottolineare i drammi umani, sia quelli personali che quelli sociali, come il traviante concetto del tempo, la perdita del rapporto con la natura, le false sicurezze dell’educazione del mondo attuale.

Il viaggio poetico di Armando Romero è lungo e complesso; i suoi fiumi sono pieni di anse, curve, mutamenti... E insieme a lui si muovono tante voci della letteratura di tutti i tempi. Seguirlo in questo percorso è impegnativo, ma anche sorprendente e rivelatore. Invitiamo il lettore a leggerlo e rileggerlo, perché ogni volta scopriremo cose nuove.{1}
Poeta di fiume è veramente un libro imperdibile che, grazie anche all’ottima traduzione dei curatori, riesce a portarci in maniera unica dentro l’affascinante (e a tratti fobico) universo poetico di Armando Romero, fatto di storie e ambientazioni surreali.



{1}Martha L. Canfield, «Un incontro tra fiumi», pp. 9-10.


Armando Romero, Poeta di fiume, Edizioni Fili d’Aquilone, Roma 2022.




POESIE DI ARMANDO ROMERO
da Poeta di fiume


QUEL VIAGGIATORE

Parleremo di quel viaggiatore che portava un’alata sorpresa sulla spalla. Aveva trascorso i suoi giorni in terre straniere e affrontando le stagioni infuocate con l’invisibile tessuto dei suoi ricordi. Per anni la sua figura crebbe ritagliata all’orizzonte o fu soltanto quel punto irriconoscibile del paesaggio. Un giorno lo svegliava una tormenta di sabbia all’uscita di Cabo de la Vela e un altro era uno stormo di pappagalli a lasciarlo verde sul fiume Negro. E se la morte lo aspettava in un angolo, lui svoltava dall’altra parte. Aveva raccolto così tanti passi che già spaventava i bambini che cercavano di lapidarlo nel suo interminabile transito per le strade. Gli uomini del mio villaggio lo ricordano già vecchio che scacciava mosche col cappello e beveva acquavite da una capiente fiasca. In pochissime occasioni, si dice, abbandonò la groppa del suo cavallo. Da giovane mia nonna lo amò e visse momenti di delirio, nonostante le grida di rabbia e le minacce della frusta di suo padre. Forse per questo la nostra razza è di vagabondi: solo il desiderio ha modellato il nostro volto e unito la nostra anima al suo destino di uccello.


SUGLI ASSASSINI

a Heriberto Sánchez

I

Gli assassini puzzavano di vacca e terra, anche se di solito viaggiano coscienziosamente su jeep o in auto nere. Nella sua infanzia condivideva con loro un amore per i tanghi che li faceva piangere di emozione quando lui si fermava ad ascoltarli sulla soglia dei locali, smarrito nella dolcezza mortale dei bandoneon. Suo fratello, terrorizzato, lo pregava di andarsene a casa, e loro sorridevano teneri e complici coi denti da cavallo: il bagliore dei loro occhi contrastava totalmente con la lucentezza delle loro armi.

II

Nella mensa di El Pijao, che io sappia, non hanno mai ammazzato nessuno, anche se gli assassini bevevano grappa e cantavano rancheras e tanghi fino all’alba. Ma in quella di Don Miguel, dove c’era un bell’albero e gli regalavano dolci alle mandorle ogni volta che comprava qualcosa per sua madre, morì riempito di piombo il povero uomo che quella notte chiedeva acqua, per favore, bussando a tutte le finestre.


UN ALTRO PAESE

Hanno colpito quel paese così duramente che l’hanno fatto diventare rotondo, e una volta trasformato in una grande massa che sbatteva la testa contro i propri confini. Non c’era nessuno che potesse fermarlo quando se ne andava da una parte, o dall’altra. Rotolava e rotolava oscillando sempre più violentemente. Dicono che se qualcuno restava a lungo dentro per molto tempo scordava le vertigini ma povero quello che usciva per un attimo, le macchinazioni dell’orrore non lo avrebbero mai perdonato.


SPINA

C’è una spina che si è posizionata proprio nel posto dove devo sedermi per andare al lavoro. È lì tutti i giorni e per quanto ci provi non ho modo di toglierla. Ovviamente ho abbandonato il lavoro. Era più importante riflettere sulla spina. Cammino tutti i giorni per le strade e non faccio che ridere quando vedo altri che, come me e già son parecchi, hanno anche loro trovato una spina dove si erano seduti per andare al lavoro.


IL POETA DELLA CITTÀ

a Juan Sánchez Peláez

Convertita in sogno la storia non valeva molto. Trasformata in realtà perdeva significato. Dove collocarla? Diceva che era piccolo quando sua madre gli regalò la sua prima metafora. Questa era lunga come un tram e non aveva significato né suonava. Forse avrebbe condotto in un centro d’oro. Non ha potuto mai verificarlo. L’ha nutrita con macerie e acquazzoni e dopo anni l’ha dimenticata in una strada di Parigi o di Caracas, ormai non ricorda. Tuttavia, alcuni che conoscono la storia l’hanno vista tornare a casa ai piedi del Monte Ávila, di notte, accovacciata. Ora ha lucciole sui capelli, il solito vestito nero, la voce sottotono





Armando Romero
poeta, narratore e critico letterario, è nato a Cali, in Colombia, nel 1944. Ha fatto parte del gruppo iniziale del Nadaísmo, movimento avanguardista letterario degli anni ’60 nato in Colombia. Dopo il dottorato a Pittsburgh è rimasto a vivere negli Stati Uniti e ora è professore emerito all’Università di Cincinnati. Nel 2008 l’Università di Atene lo ha insignito del titolo di Dottore Honoris Causa. Nel 2011 ha ricevuto in Spagna il Premio Novela Corta Pola de Siero per il romanzo Cajambre, poi pubblicato nel 2012. La sua opera è stata tradotta in diverse lingue. Ha pubblicato numerosi libri di poesia, narrativa e di saggi.
Tra i libri di poesia si segnalano: Los móviles del sueño (1976), El poeta de vidrio (1979), Del aire a la mano (1983), Las combinaciones debidas (1989), A rienda suelta (1991), Hagion Oros (2002), De noche el sol (2005), Versi liberi per Venezia (2010), El aguacero edificable (2011), Amanece aquella oscuridad (2012), El color del Egeo (2016; pubblicato anche in Italia nel 2021). Varie antologie poetiche sono state pubblicate sia in Colombia che all’estero; si segnala: A vista del tiempo – Antología poética 1961 - 2004 (Colombia, 2005).
Tra i suoi libri di racconti si segnalano: El demonio y su mano (1975), La casa de los vespertilios (1982), La esquina del movimiento (1992), La raíz de las bestias (1992, pubblicato anche in Italia nel 2004). Tra i romanzi: Un día entre las cruces (1993), La piel por la piel (1997), La rueda de Chicago (2004, Premio Latin American Book Award; pubblicato anche in Italia nel 2019), Cajambre (2012; pubblicato anche in Italia nel 2012; seconda edizione 2017).
Nel 2021 è stata pubblicata negli Stati Uniti la vasta antologia poetica From the air to the hand.

marco.benacci@live.com