FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 44
ottobre/dicembre 2016

Varchi & Barriere

 

L'ANGOLO DI ED

a cura di Giuseppe Ierolli



Dall'altro lato


J80-F129

Our lives are Swiss -
So still - so Cool -
Till some odd afternoon
The Alps neglect their Curtains
And we look farther on!

Italy stands the other side!
While like a guard between -
The solemn Alps -
The siren Alps
Forever intervene!

    Le nostre vite sono Svizzere -
Così quiete - così Fredde -
Finché un qualche insolito pomeriggio
Alle Alpi sfuggono le Tende
E noi guardiamo oltre l'usato!

L'Italia si estende dall'altro lato!
Ma come un custode nel mezzo -
Le Alpi solenni -
Le Alpi sirene
Per sempre si frappongono!

Gli istanti in cui ci accade di poter sbrigliare liberamente la nostra fantasia sono pochi, insoliti e fuggevoli. Talvolta riusciamo a coglierli, a guardare al di là della noiosa routine quotidiana, ma quelle tende aperte per un momento si richiudono subito e ci lasciano soltanto il rimpianto dell'impossibile, custodito da barriere invalicabili.
L'Italia è citata soltanto in un'altra poesia di ED, la J312-F600, dove è ricordata come il luogo in cui fu sepolta Elizabeth Barrett Browning.

 

J277-F305

What if I say I shall not wait!
What if I burst the fleshly Gate -
And pass escaped - to thee!

What if I file this mortal - off -
See where it hurt me - That's enough -
And step in Liberty!

They cannot take me - any more!
Dungeons can call - and Guns implore
Unmeaning - now - to me -

As laughter - was - an hour ago -
Or Laces - or a Travelling Show -
Or who died - yesterday!

    E se dicessi che non aspetterò!
E se mi lanciassi oltre la carnale Barriera -
E traversandola scappassi - verso te!

E se scavassi questo mortale - a fondo -
Per vedere dove mi fa male - Basterebbe -
E via verso la Libertà!

Non mi riprenderanno - mai più!
Invochino Prigioni - implorino Fucili
Insignificanti - ora - per me -

Come il riso - era - un'ora fa -
O Pizzi - o un Circo -
O chi morì - ieri!

Il sogno di una ribellione alle convenzioni che soffocano la nostra vita, di superare una barriera che sembra invalicabile per unirsi all'amato ("to thee" - v. 3) e godere di una libertà ("in Liberty" - v. 6) troppe volte repressa. Decidere di compiere un atto di così forte rottura sarebbe imboccare una strada che non prevede ritorno, godere di un mondo vagheggiato, nel quale tutto ciò che riempie il nostro ci sembrerebbe ormai lontano e privo di senso.

 

J378-F633

I saw no Way - The Heavens were stitched -
I felt the Columns close -
The Earth reversed her Hemispheres -
I touched the Universe -

And back it slid - and I alone -
A speck upon a Ball -
Went out upon Circumference -
Beyond the Dip of Bell -

    Non vedevo Varchi - I Cieli erano cuciti -
Sentivo le Colonne serrarsi -
La Terra invertì gli Emisferi -
Toccai l'Universo -

Ed esso scivolò indietro - e io da sola -
Un puntino su una Sfera -
Uscii sulla Circonferenza -
Oltre la Curva della Campana -

Pensare all'infinito provoca uno smarrimento che va al di là delle nostre possibilità di comprensione, possiamo soltanto pensarci come un minuscolo punto su una sfera, immaginare di affacciarci sul misterioso perimetro della sua circonferenza e cercare di guardare oltre.
Molto efficace l'ultimo verso: la "curva della campana" ("dip" è definito dal Webster "inclinazione verso il basso; una pendenza; direzione al di sotto della linea dell'orizzonte; depressione") come una linea immaginaria, legata probabilmente alla stessa "circonferenza" del verso precedente, che curva verso il basso e continua in territori sconosciuti e invisibili; l'unico modo per esplorare il mistero è andare "oltre" quella curva.

 

J889-F1067

Crisis is a Hair
Toward which forces creep
Past which - forces retrograde
If it come in sleep

To suspend the Breath
Is the most we can
Ignorant is it Life or Death
Nicely balancing -

Let an instant push
Or an Atom press
Or a Circle hesitate
In Circumference

It may jolt the Hand
That adjusts the Hair
That secures Eternity
From presenting - Here -

    La Crisi è un Capello
Verso cui le forze strisciano
Oltre cui - le forze retrocedono
Se arriva nel sonno

Sospendere il Respiro
È il massimo che possiamo
Ignorando se sia Vita o Morte
In perfetto equilibrio -

Lasciare che un istante spinga
O un Atomo prema
O un Cerchio esiti
Nella Circonferenza

Può far vacillare la Mano
Che aggiusta il Capello
Che impedisce all'Eternità
Di presentarsi - Qui -

La nostra vita è appesa ad un filo, a un capello, unica esile barriera che ci protegge, che affronta gli attacchi delle armate che la morte invia contro di noi, respingendole fin quando può. Se il nemico arriva quando siamo disattenti, l'unica difesa è trattenere il respiro. In un momento in cui non sappiamo come finirà l'attacco, se vincerà la vita o la morte, muoversi, reagire, potrebbe far vacillare la mano che manovra quell'esile capello, facendo infiltrare le avanguardie nemiche. Allora quel capello si spezzerebbe e non riuscirebbe più a impedire l'arrivo dell'eternità.
Una riflessione su quanto sia fuggevole e in bilico la nostra vita e sull'assoluta casualità della morte, legata ad avvenimenti o circostanze che sono quasi sempre oltre la possibilità di un nostro intervento. Anzi, reagire potrebbe talvolta alterare un equilibrio che magari in quel momento era a noi favorevole.

 

J1576-F1627

The Spirit lasts - but in what mode -
Below, the Body speaks,
But as the Spirit furnishes -
Apart, it never talks -
The Music in the Violin
Does not emerge alone
But Arm in Arm with Touch, yet Touch
Alone - is not a Tune -
The Spirit lurks within the Flesh
Like Tides within the Sea
That make the Water live, estranged
What would the Either be?
Does that know - now - or does it cease -
That which to this is done,
Resuming at a mutual date
With every future one?
Instinct pursues the Adamant,
Exacting this Reply,
Adversity if it may be,
Or wild Prosperity,
The Rumor's Gate was shut so tight
Before my Mind was sown,
Not even a Prognostic's Push
Could make a Dent thereon -
    Lo Spirito persiste - ma in che modo -
Quaggiù, il Corpo parla,
Ma poiché lo Spirito provvede -
Separato, non si esprime mai -
La Musica nel Violino
Non emerge da sola
Ma a Braccetto con il Tocco, eppure il Tocco
Da solo - non è Melodia -
Lo Spirito si apposta nella Carne
Come nel Mare i Flussi
Che fanno viva l'Acqua, distaccati
Cosa sarebbero Entrambi?
Sa l'uno - ora - o di sapere ha smesso -
Quello che all'altro accadde,
Riallacciandosi in una mutua data
Con ogni diverso futuro?
L'Istinto incalza il Diamante,
Esigendo questa Risposta,
Se sia Sventura,
O incolta Prosperità,
Il Cancello del Sapere era chiuso così bene
Prima che la mia Mente fosse in seme,
Che nemmeno la Spinta di un Presagio
Poté creare un Varco in esso -

I pensieri che inquietano ED, e per i quali non ha più il conforto del "great friend" morto l'anno precedente (Charles Wadsworth), sono quelli per i quali l'istinto incalza vanamente il diamante della ragione. Ma quel diamante non riesce nemmeno a socchiudere il cancello serrato della conoscenza, chiuso eternamente alle nostre domande e nemmeno scalfito dalle tante congetture che affollano la nostra mente dubbiosa. I versi iniziano con un'affermazione ("lo spirito persiste") ma subito si affollano domande che sembrano negarla o, almeno, ne mettono in dubbio la certezza così perentoriamente enunciata. Il meccanismo si chiarisce negli ultimi versi: l'istinto tende ad affermare, la ragione invece non può far altro che chiedere e, nello stesso tempo, rendersi conto che le risposte non verranno mai. Sapere se il nostro destino sarà la sventura della morte senza risveglio o la prosperità della vita eterna ci è precluso.
Al verso 20 ho tradotto "wild" con "incolto" perché ho interpretato la possibile "prosperità" come qualcosa che non riguarderà comunque la nostra consapevolezza, coltivata durante la vita terrena. D'altronde anche in inglese "wild", come il nostro "incolto, selvaggio" può significare sia "non coltivato" che "senza cultura".

 


Le poesie di Emily Dickinson non hanno un titolo, a parte rarissime eccezioni. I numeri che le precedono si riferiscono alla numerazione attribuita nelle due edizioni critiche, curate rispettivamente da Thomas H. Johnson nel 1955 ("J") e da R. W. Franklin nel 1998 ("F").


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