FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 42
aprile/giugno 2016

Residenze

 

VIVERE IN UN BAR
Sull’ultimo libro di poesia di Paola Valverde

di Alessio Brandolini



Se nella raccolta poetica La quinta esquina del cuadrilatero (2013) Paola Valverde (Costa Rica, 1984) usa l’immaginazione per disputare incontri di boxe in Bartender, pubblicato nel 2015, fa della propria esperienza quotidiana il perno di questo nuovo lavoro: affollato di persone che lo attraversano con la propria vita, emozioni, sogni e problemi.

Si chiamava “Rayuela” il bar per gente sensibile alla poesia e alla letteratura che ho conosciuto nel maggio del 2009, a San José, capitale del Costa Rica. Alcuni anni dopo quel bar, cambiando anche indirizzo, si è trasformato nell’ormai celebre “El lobo esterpario” passando così – almeno nel nome – da Cortázar a Hermann Hesse, e da me visitato nell’ottobre del 2014. Un bar atipico, con un “Teatro Magico” collocato al secondo piano, dove si svolgono incontri di musica, letteratura, recital poetici, mostre di arte... La raccolta poetica di Paola Valverde narra (in poesia) degli incontri avvenuti (e che avvengono) in questo luogo particolare: ritrovo di artisti e scrittori, di innamorati e solitari, di bizzarri stregoni che leggono il futuro nel fumo di una sigaretta. Un libro di cose e fatti reali, quindi, ma che alimenta i nostri sogni, in cui si parla delle lunghe ore passate in piedi a servire e ascoltare i clienti e si dialoga con la notte, l’attesa, la musica e la follia (cosa sarebbe la vita senza una sana follia?). Versi non di fuga o ripiego ma di attacco (in questo simile al libro precedente) nei confronti della vita osservata per conoscerla meglio e così facendo ci si addentra nei segreti di varie esistenze, anche nel loro vuoto, così pieno di nostalgia e solitudine o semplicemente quel vuoto che incolla i giorni (tutti più o meno uguali) uno dietro l’altro. Stando seduti, attaccati al bancone di un bar sorseggiando un cocktail o semplicemente un whisky e tirando a far tardi, a far trascorrere il tempo, come accade in Nighthawks o in altri dipinti di Edward Hopper. Una poesia che entra ne gesti, nelle parole, nel comportamento umano fatto di stranezze e magie (come il teatro del bar) o di sacrifici per riuscire a sbarcare il lunario.



Nighthawks (1942) di Edward Hopper


L’autrice si mescola ai clienti fissi o di passaggio, ai camerieri, lei stessa lavora e pulisce il bancone dove prepara e serve cocktail, con il marito (il poeta honduregno Dennis Avila) che da sempre lavora al suo fianco. Si esplorano le vite degli Altri, con la maiuscola per sottolineare l’importanza data a ogni avventore del Lobo esterpario, a partire dalla loro attività e questa particolare attenzione al lavoro (condizioni, ricerca, prospettive, fatiche) crea un ponte tra la poesia della giovane Valverde a quella di Jorge Debravo (1938-1967), uno dei maestri della poesia contemporanea costaricana.

In Bartender ci sono “quelli che riscuotono / quelli che ingannano / e coloro che cadono addormentati sul bancone”, “donne in cerca di un’altra storia”, giovani soli e innamorati o dai “cuori deformi”, ubriachi e avventurieri e, ovviamente, poeti, come il brasiliano Lêdo Ivo (1924-2012) che degusta una zuppa di pesce e poi corre in cucina a farsi dare la ricetta. Il linguaggio poetico di Paola Valverde è fatto di versi brevi, essenziali ma efficaci e contundenti (“Mi piace stapparmi la pelle / per mangiarla”), con una vena ironica. Ci si imbatte nella nostalgia per gli amici che partono o che lasciarono per sempre questo mondo, marcando il bar con un vuoto bianco che “uccide la poesia”, e il ricordo di coloro che vi passarono per caso lungo gli anni. A fine lettura l’inventario di Bartender resta aperto e si ricomincia dall’inizio con la vita di tutti i giorni, si riaprono i conti, si fa un altro giro, un’ultima chiacchierata prima di abbassare la saracinesca e tornarsene a casa.




POESIE DI PAOLA VALVERDE
da Bartender / Barman
(Ediciones Perro Azul, 2015, Costa Rica)



BARTENDER

A César Angulo y Jonatan Lépiz

Intercambio un pulso con el cansancio
mientras la vida baraja
el inventario de los hombres solitarios
y mujeres en busca de otra historia.

Recojo botellas, pongo cenizas en su lugar.
Limpio la barra
y ese chico repite teorías incongruentes.

Las madrugadas son largas
la poesía no existe
todos perdieron su hemisferio.

A veces dejan propina
otras, una amarga sensación de torpeza.

Soy su bartender
mucho más
que una sonrisa
amable
que vende.


BARMAN

A César Angulo y Jonatan Lépiz

Scambio un battito con la stanchezza
mentre la vita mescola le carte
l’inventario degli uomini solitari
e donne in cerca di un’altra storia.

Raccolgo bottiglie, metto a posto i posacenere.
Pulisco il bancone
e un ragazzo insiste con le sue assurde teorie.

Le albe sono lunghe
la poesia non esiste
tutti hanno perduto il proprio emisfero.

Talvolta lasciano la mancia
altre, un’amara sensazione d’imbarazzo.

Sono il loro barman
assai più
di un sorriso
gentile
che vende.


LA FOTO EN LA PARED

A Felipe Granados

Llegó tres años después de su abstinencia
trajo a Watanabe en su regazo y comenzó a llorar
porque él al igual que las ballenas
fue uno de los animales de piel resbalosa
que quedan, finalmente, solos.

Abría una cerveza
y la anotaba en su cuenta.
Nos hacía sentir culpables
cuando en su tarjeta de débito
quedaba el dilema de otra Pilsen
o el regalo de navidad para sus hijos.

La última vez que lo vimos
fue el día que inauguramos la rocola.
Cambió todos sus billetes en monedas
y se apoderó de la noche
para convertir el silencio
en una oda a Leonard Cohen
David Bowie y José Alfredo Jiménez.

Hoy, su foto colgada en la pared
nos recuerda
que sigue siendo parte del inventario.


LA FOTO ALLA PARETE

A Felipe Granados

Arrivò tre anni dopo la sua astinenza
portò Watanabe in grembo e cominciò a piangere
perché lui come le balene
era uno di quegli animali di pelle sdrucciolosa
che alla fine rimangono da soli.(*)

Apriva una birra
e l’annotava sul conto.
Ci faceva sentire in colpa
quando nella sua carta di debito
restava il dilemma di un’altra Pilsen
o il regalo di Natale per i suoi figli.

Lo vedemmo un’ultima volta
il giorno che inaugurammo il jukebox.
Cambiò tutti i biglietti in monete
e s’impadronì della notte
per convertire il silenzio
in un’ode a Leonard Cohen
David Bowie e José Alfredo Jiménez.

Oggi, la sua foto appesa alla parete
ci ricorda
che continua a far parte dell’inventario.

(*) Versi di José Watanabe (Perù 1945-2007) tratti
dalla poesia “La ballena (metáfora del descasado)”.


FIN DE MES

Te entregué mis últimas palabras de aliento
antes de derrumbarme.

Yo cocinaba los platos del menú
mientras vos te encargabas
de la limpieza de los baños.

Nos hacía falta la mitad del alquiler
y algo de liquidez
para comprar artículos personales.

Para entonces
el champú del perro
nos dejaba el cabello radiante.

Todos los días sumábamos
las cuentas por pagar/ cuentas por cobrar
obteniendo una clara desventaja
en el cuaderno de los deudores.

Fue así como aprendimos
a recortar gastos
y reconocer a los verdaderos amigos.


FINE MESE

Ti consegnai le mie ultime parole disponibili
prima di precipitare.

Io cucinavo i piatti del menù
mentre tu provvedevi
alla pulizia dei bagni.

Ci mancava la metà dell’affitto
e qualcosa di liquido
per acquistare articoli personali.

Nel frattempo
lo shampoo per il cane
ci lasciava i capelli luminosi.

Tutti i giorni sommavamo
i conti da pagare/ conti da riscuotere
ottenendo un chiaro svantaggio
nel quaderno dei debitori.

Fu così che imparammo
a tagliare le spese
e a riconoscere i veri amici.


MERCADO DE PULGAS

Lo que más me gusta de este bar es que los vendedores
en lugar de películas piratas venden libros usados.

Palabras de un cliente

Los vendedores ambulantes
hacen trueque por un vino
y venden libros en el bar.

Se sientan a la mesa junto a Hemingway
mientras su copa rasguña Las Flores del Mal.

Trafican incienso
rosas arrancadas
y joyas fabricadas por indios.

Piden vasos con hielo
meten licores de contrabando
y fósforos para iluminar el pasillo.

Entablan conversaciones con músicos
que cantan en los autobuses
y quiebran candelabros cuando andan poseídos.

Nos estafan con sus focos resistentes al agua
y a veces nos toman la presión
a cambio de un shot de guaro.

En una ocasión El Brujo
leyó el humo de un cigarro.
Plantó en mi mano
un trozo de madera de sándalo.
Dijo que todo cambiaría con los años
y a los pocos meses cerramos el bar.


MERCATO DELLE PULCI

Quello che più mi piace di questo bar è che i venditori
invece di film pirata vendono libri usati.

Parole di un cliente

I venditori ambulanti
fanno baratti per avere del vino
e al bar vendono libri.

Si siedono al tavolo accanto a Hemingway
mentre il bicchiere graffia I fiori del male.

Trafficano incenso
rose strappate
e gioielli fabbricati dagli indios.

Chiedono calici con ghiaccio
versano liquori di contrabbando
e fiammiferi per illuminare il corridoio.

Intavolano conversazioni con musicisti
che cantano negli autobus
e rompono candelabri quando spiritati se ne vanno in giro.

Ci truffano con le loro lampade resistenti all’acqua
e talvolta ci misurano la pressione
in cambio d’un cicchetto di guaro. (*)

In una circostanza Lo Stregone
lesse il fumo di una sigaretta.
Piantò nella mia mano
un pezzo di legno di sandalo.
Disse che con gli anni tutto sarebbe cambiato
e dopo pochi mesi chiudemmo il bar.

(*) Acquavite ricavata dalla canna da zucchero.


EL TRISTE

A Alejandro y Francisco Valverde

Que alguien quite esta canción por favor
odio las despedidas.

Que se raye este elepé para siempre
y su contenido muera en mi cabeza.

No soporto la palabra melancólica
que nos expulsa del paraíso.

¿Debo decirlo otra vez?
Saquen de aquí a este demonio.

Ninguna pintura blanca
podrá arrancarnos la poesía.


IL TRISTE

A Alejandro y Francisco Valverde

Che qualcuno tolga questa canzone, per favore
odio gli addii.

Che si righi per sempre questo ellepì
e nella mia testa muoia il suo contenuto.

Non sopporto la parola malinconia
che ci scaccia dal paradiso.

Devo dirlo un’altra volta?
Scacciate da qui questo demonio!

Nessuna pittura bianca
potrà strapparci dalla poesia.


ELLA USÓ MI CABEZA COMO UN REVOLVER

Esta voz no me deja dormir
es un ave que se posa en mi cerebro
lo hace añicos.

El tiempo determina la angustia
cada pregunta que dejo de contestar.

Pataleo material radiactivo
entre las sábanas.
Muerdo el ácido del miedo.

Lo que ocurre es un triángulo
trazado en una nube
al final del océano.

Soy el iceberg, no la punta, el iceberg.

Me voy derritiendo
en fragmentos diminutos
para acabar con todo
hasta conmigo misma.


LEI USÒ LA MIA TESTA COME UNA PISTOLA

Questa voce non mi lascia dormire
è un pennuto che si posa nel mio cervello
lo fa a pezzi.

Il tempo determina l’angoscia
ogni domanda alla quale non rispondo.

Calpesto materiale radioattivo
tra le lenzuola.
Mordo l’acido della paura.

Ciò che accade è un triangolo
tracciato su una nuvola
alla fine dell’oceano.

Sono l’iceberg, non la punta, l’iceberg.

Mi sto sciogliendo
in piccoli frammenti
per farla finita con tutto
persino con me stessa.


EN UN PEQUEÑO MOTEL

Terminaste cuando regresó la lluvia
ese cuerpo diluido
en el champan.

Mis senos blancos
cubiertos con pétalos blancos
la boca abierta para recibir
la humedad
una y otra vez
mientras corría el reloj.

El maquillaje transitó el silencio
con la paciencia de los dragones
y las mariposas púrpura.

Descansamos
dibujando olas en la oscuridad.

Yo no nací para seguir el polvo, dijiste
aplastando fresas contra el pavimento.

Luego la sal para detener el hierro
y otra vez el ritual de pétalos
burlaba el tiempo de la habitación.


IN UN PICCOLO MOTEL

Tutto finì quando tornò la pioggia
quel corpo diluito
nello champagne.

I miei seni bianchi
coperti da petali bianchi
la bocca aperta per ricevere
l’umidità
una volta ancora
mentre l’orologio correva.

Il trucco attraversò il silenzio
con la pazienza dei draghi
e le farfalle color porpora.

Riposammo
disegnando onde nell’oscurità.

Non sono nato per seguire la polvere, dicesti
schiacciando fragole sul pavimento.

Dopo il sale per fermare il ferro
e di nuovo il rituale dei petali
ingannava il tempo della stanza.


Traduzione dallo spagnolo di Alessio Brandolini




Paola Valverde Alier (Costa Rica, 1984)
è poeta, organizzatrice culturale e fa parte della Direzione del Festival Internazione di Poesia del Costa Rica. Nel 2010 ha pubblicato la raccolta poetica La quinta esquina del cuadrilátero (ripubblicata poi nel 2014 e in Spagna, con varianti, nel 2016). Bartender, uscito nel 2015, è stata una delle opere finaliste del XXIV Premio di Poesia Jaime Gil de Biedma (Spagna) e al Premio Nazionale del Costa Rica. Suoi testi poetici sono stati inseriti nell’antologia deudas de sangre, (Nuova Poesia Centroamericana).
Attualmente è proprietaria e direttrice, insieme al marito (il poeta honduregno Dennis Ávila) del Bar, Ristorante e Teatro Magico: El Lobo Esterpario, progetto artistico ubicato nel centro di San José.


alexbrando@libero.it