FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 37
gennaio/marzo 2015

D'aria e di terra

 

DOPPIO VOLO

di Gabriele Santoni



“Dov’è il capo?”.

Senza parlare il ragazzo indicò la porta del retro.

“Non è solo. Bussa prima di entrare”.

Fece un cenno con la testa e si avviò. Una ragazza barcollando gli pestò un piede. “Scusi signore”, gli disse.

Signore.

Vinny aveva da poco passato i quaranta, ma il suo fisico faceva fatica ad ammetterlo. Aveva spalle larghe e vita stretta. I capelli rasati a zero lasciavano scoperto il suo cranio regolare color cenere. Aveva sopracciglia folte che faceva disegnare con precisione dalla sua estetista, la stessa che gli depilava petto e ascelle prima di ogni volo. Era sempre abbronzato, qualche lampada ma soprattutto il sole dei Caraibi. Quella ragazzina lo aveva chiamato signore. La percezione che le persone avevano di lui era per forza di cose cambiata rispetto a quando, vent’anni prima, si era imbarcato per la prima volta come assistente di volo su un Boeing 767 diretto a Rio de Janeiro.

O forse no, forse quella ragazzina era strafatta, per questo lo aveva scambiato per un vecchio.

Si sistemò ancora la camicia ed entrò.

“ ‘orcavacca Vinny, bussa prima di entrare”.

Mauro era seduto sulla poltrona dietro la scrivania. La testa abbassata sul piano, una carta da cinquanta arrotolata e ficcata su per il naso.

“Scusa, me lo aveva pure detto il man di bussare”. In quella stanza l’odore di incenso e di oli essenziali era una costante, tanto quanto la lampada verde poggiata sul tavolo e il bilancino nello sportello. Ma era un odore che serviva a nascondere altri odori, spesso e pesante come una coperta di lana, grezzo come un sacco di iuta.

Da sotto la scrivania spuntarono dei capelli, poi due spalle nude e ossute, le tette e tutto il resto.

“E m’aveva pure detto che non eri solo”. Vinny fece un passo indietro, incerto. Mauro gli fece cenno di fermarsi, mentre passava un dito veloce sulle gengive.

Mauro aveva solo camicie nel suo armadio. Di quelle con i pizzi grossi e abbottonati. La testa pelata e lucida e i Ray Ban chiari che si scurivano al sole. Da sotto il colletto spuntava la catenina con un ciondolo d’oro. Collo taurino, rosso eritema. Orecchie piccole incollate alla testa. Gli occhi si muovevano dietro le lenti veloci come quelli di un camaleonte in una distesa piena di grilli.

Si sistemò i pantaloni senza alzarsi in piedi.

“Vieni, vieni. Lei stava andando via. Vero… amore?”.

La ragazza si alzò, tenendo la testa chinata in avanti per nascondere il viso dietro una tenda di capelli. Si ricompose e uscì dalla stanza senza dire nulla.

“Ti sei pure fidanzato vedo. La chiami amore…”.

“No, è che non mi ricordo come cazzo si chiama questa”.

“E tiri coca mentre amore ti fa un pompino? non è, diciamo, pericoloso? hai una certa età ormai…”

Mauro spazzò in un paio di tiri le due strisce rimaste.

“Non mi stava facendo un pompino. È una nuova tecnica, io tiro da sopra e lei la risucchia da sotto, non la conosci? anzi se vuoi provarla, inginocchiati che taglio un altro paio di botte”.

Vinny lo lasciò parlare, scuotendo la testa.

“ ‘orcavacca, dimenticavo. Tu non tiri coca, tu sei una persona per bene”.

Era vero, Vinny non tirava coca. Vinny non si faceva di niente. Quando voleva disfarsi si attaccava a qualche bottiglia, selezionata e mai a buon mercato.

Si lasciò andare sulla poltroncina davanti la scrivania. Gli stivali sotto la luce della lampada mandavano scintille, i polsini perfettamente stirati erano tesi come lamine d’avorio.

“Hai ragione, sono una persona per bene. Ma non è questo il motivo per cui non tiro coca. Pure tu sei una persona per bene, anche se sei un’aspirapolvere. Ti ricordi che lavoro faccio? sono uno steward di volo. Ci controllano, sangue, urine e tutto il resto. Non posso rischiare. A proposito, come mi trovi?”.

Mauro spense la lampada che illuminava il vetro, leccò la carta di credito che aveva usato per tagliare la coca e la ripose nel taschino. Poi si spinse indietro con la sedia per raggiungere il tasto del volume del lettore cd.

“Ma possibile che ogni volta che ci vediamo mi devi chiedere come ti trovo? bene, cazzo. Come dieci giorni fa quando ci siamo visti l’ultima volta!”

Prese il bicchiere, bevve un sorso di mojito e lasciò scivolare in bocca un grosso pezzo di ghiaccio.

“Ma perché non lo molli questo lavoro di merda? ogni volta che ho bisogno e ti chiamo mi risponde una voce registrata che mi parla in una lingua che non capisco, che cazzo! l’altro giorno pareva che stesse scatarrando, ma dov’eri?”.

Mauro aveva chiamato mentre Vinny era in sosta a Dubai, ma non stette lì a spiegare. Forse Mauro nemmeno lo sapeva dov’era Dubai.

“Perché non mollo il mio lavoro? perché mi permette di andarmene in giro per il mondo a cercare la roba che poi rivendo a te. Noi passiamo la dogana e gli sbirri nemmeno ci guardano in faccia. Potrei portare pure un elefante dall’India che quelli non mi chiederebbe nulla”.

“Lascia stare gli elefanti. Che m’hai portato questa volta?”.

Vinny rovistò nella tasca interna del cappotto e ne estrasse una scatolina di alluminio sulla quale erano disegnate due foglie di menta.

“Caramelle per l’alito? ‘orcavacca vuoi dire che mi puzza il fiato?”.

Vinny aprì la scatolina e la mostrò a Mauro. Dentro c’erano tre pillole bicolore, metà nera metà blu.

“Di che si tratta, amico?” si sfregava già le mani.

Vinny ne prese una, la portò alle sue labbra e la lasciò sospesa davanti la sua bocca aperta.

“No, caro mio, non è roba per me questa”, disse poi riponendola nella scatolina.

“Si chiama Superpill, la producono in Inghilterra, o forse in Olanda, non lo so. Ma io la prendo in Islanda. Sai, lì sono tutti depressi per via della luce. Gli serve un aiutino per tirare avanti, capisci cosa intendo. Dovresti vederli, sembrano degli zombie. E pure i doganieri sembrano morti che camminano”.

Si rilassò sullo schienale e spiegò a Mauro di cosa si trattava.

Superpill, una nuova droga sintetica che stava spopolando nelle discoteche del nord Europa e che, secondo lui, a breve si sarebbe diffusa a macchia d’olio pure in Italia. Un mix micidiale di extasy e Viagra.

“Immagina l’effetto, l’extasy fa battere forte il cuoricino e aumenta la pressione a livello cerebrale, e così i nostri amici saltellano nel tuo locale come grilli, con una gran voglia di fottere. Mentre il Viagra, beh lo sai come funziona no? è un vasodilatatore, interagisce col sistema cardiovascolare, fa scorrere veloce il sangue e garantisce super prestazioni”. Mauro ascoltava con gli occhi sbarrati.

“Quanto costa il giochetto?”

“Non ti preoccupare”, Vinny prese la scatolina e la lasciò sulla scrivania di Mauro. “Queste te le regalo, provale e fammi sapere. Sul prezzo poi troveremo un accordo”. Mauro prese la scatola e la ripose nel primo cassetto.

“Come sempre”.

“Come sempre”.

La porta si aprì di botto e la musica si insinuò ad imbuto nella stanza. Il man mise la testa dentro.

“Capo abbiamo problemi. Ci sono gli sbirri”.

“ ‘orcavacca, cosa vogliono stavolta”, lo disse con l’aria di chi negli ultimi mesi ha ricevuto cento visite dalla polizia.


 
Il brano è tratto da Ultimo volo per Caracas, romanzo che ha vinto You Crime 2013 ed è stato pubblicato in e-book da Rizzoli. Acquistabile su Amazon.


gabrielesantoni@yahoo.it