FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 37
gennaio/marzo 2015

D'aria e di terra

 

LA POESIA ESCE DAL LIBRO
(Arte sonora e visiva)

di Viviane Ciampi e Lino Cannizzaro



Accadono molte cose in poesia e i poeti che sono sperimentatori nel loro DNA sentono qualche volta la necessità di fare uscire la poesia dalle pagine silenziose del libro, dalla lettura intima (che beninteso resta una forma privilegiata di lettura) per farle assumere una dimensione orale sempre più difficile da etichettare.

Abbiamo assistito a partire dalla fine degli anni cinquanta a una fioritura di poeti qualificati come “poeti sonori” grazie all’incontro delle sperimentazioni fonetiche con le tecnologie magnetofoniche. Da qui nasce il cut-up di Brion Gysin (ripreso in modo diverso da William Burroughs) e di conseguenza si assiste alle letture-performance di nuovi poeti, artisti della voce e della parola, del suono (e del gesto), primi fra tutti Henri Chopin (di cui avevo già scritto in un precedente articolo) che già nel 1957 utilizza echi di voci, riverberi e variatori di velocità, Bernard Heidsiek che dal 1959 usa il multipista per i suoi famosi “poèmes-partition”, ma potremo andare avanti citando Ghérasim Luca, Julien Blaine, Lucien Suel, Edith Azam, Jacques Darras con i suoi poemi parlati-cantati-camminati, Dani Orviz che gioca a ping-pong con la poesia a voce nuda e forme onomatopeiche, Patrick Dubost teorico della “poésie à voix haute”, Claudio Pozzani, performer, che da tempo inserisce CD nei suoi libri per meglio arrivare al pubblico senza disdegnare la poesia scritta, Alain Robinet, il poeta delle liste con i suoi irresistibili sovvertimenti del senso, Charles Pennequin, Claude Lenzi, Cécile Richard, Michel Giroud, Nicola Frangione e molti altri. E mi preme anche citare Adriano Spatola che con Baobab fece nascere la prima rivista di poesia sonora in Italia.

Oggi, in modo sempre più rilevante in festival e rassegne questi poeti scelgono forme di presentazioni orali del loro lavoro sempre diverse le une dalle altre: per alcuni si tratta di letture-concerto, altri sono accompagnati da musicisti che utilizzano la musica non solo come sottofondo ma come vero e proprio dialogo, altri sono musicisti che integrano la voce nei loro concerti, altri ancora utilizzano la poesia sperimentale elettro-acustica, la “noise-poetry”, la poesia con voce e immagini, la poesia con musica voce e fotografia ma esiste anche la poesia senza suono con grandissime interpretazioni in lingua dei segni, nata per i sordi, ma qui si aprirebbe un altro capitolo.

Mi preme però inserire un piccolo bemolle: è frustante per alcuni artisti che hanno scelto questi percorsi “altri” della poesia di non poter usufruire di servici tecnici a supportare le loro performance, e spesso sono costretti ad arrangiarsi o a leggere a voce nuda rinunciando a far conoscere al pubblico questo prezioso lavoro di ricerca (c’è la crisi, d’accordo, ma in fondo basterebbe poco).

In questo numero di Fili d’Aquilone vi propongo Impasse una “messa in voce” che passa anche dal corpo (seguiranno nuovi testi in altri numeri). Si tratta di un mio breve audio-testo “scritto per essere detto” in versione bilingue, al crocevia tra la poesia-sonora, la performance e il teatro-poesia (è stato presentato a Genova al Teatro dell’ortica, 2014 e in Francia, à Sète, al festival Voix Vives de Méditerranée en Méditerranée 2014) e a La Rochelle in occasione del “Printemps des Poètes”. Le immagini del fotovideo di Lino Cannizzaro ci immergono nei perigliosi ingranaggi della vita.

Viviane Ciampi


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Impasse



Prende forma (la si vede) uscire dall’involucro semovente (criniera) dispiegata e poi (e poi) era lì la vita senza (volto) d’altronde (d’altronde) si chiamava la vita? (no) si chiamava chissà quando il (cielo) senza nubi aveva ragione prima dell’infanzia (prima dell’infanzia dell’infanzia) occupava tutto lo spazio tutto lo spazio del (vuoto) prima d’essere stata (pensata) è curioso nessuno ci racconta questo che esisteva prima ancora d’essere stata (pensata) in poesia o in prosa e poi (e poi d’un tratto) d’un tratto noi (noi) coi piedi sulla terra (su questa terra) passi sulla (neve) i (nostri passi) nostri passi nella (neve) i nostri passi (nostri passi) nella neve fiocchi (fiocchi) aspettiamo tic tac una stagione poi l’altra (un bambino una casa) (toh) una guerra (tic tac) guerra? (ah oh) eh sì un’altra tic tac e un’altra (ancora?) no sì quante volte ci dicono ecco qualcuno bocconi nuca (rossa) sembrerebbe un fiore e (che fiore!) ah beh avrei detto (mattatoio) al posto del (fiore) d’altronde (notate)

////////////   la   \\\\\\\\\\\\
///////////        neve        \\\\\\\\\\\
//////////     cadeva     \\\\\\\\\\
//////////       la       \\\\\\\\\\
//////////       neve       \\\\\\\\\\
////////// sempre \\\\\\\\\\
///////////       ci       \\\\\\\\\\\
///////////       arriva        \\\\\\\\\\\
//////////////       (addosso)       \\\\\\\\\\\\\\

ed ecco macchia rossa già incontrata e noi naso dentro attorno (tutt’attorno) avanza la neve veloce quanto il tempo tic tac amichevole tic tac in diagonale (all’orizzontale) e l’erba spande un profumo (quale profumo?) più che un profumo (un odore di) mattatoio no? suvvia ogni giorno ripartire da (zero) e allora la vita zoppicante la vita la vita quanto costa? addomesticata soffiante soffia (affannata) scorre e scorre tra portentosi lupi (i combattimenti ricominciano sì ma in altri luoghi) ciascuno col proprio modo di dire (buongiorno) come perché tutto si mescola si annulla l’amore (i nodi) la gioia (il lutto) tutto ciò che procede niente da fare per (noi) se non restare (in piedi) gli occhi (spalancati) andare (oltre) malgrado l’impasse


* * *


Impasse



Elle prend forme (on la voit) sortant de l’enveloppe déployée mouvante (crinière) et même (et même) elle était déjà là la vie (sans visage) d’ailleurs (d’ailleurs) s’appelait-elle la vie ? elle s’appelait qu’en sait-on ? quand le ciel sans nuages avait raison avant l’enfance (avant l’enfance de l’enfance) elle occupait toute la place toute la place du (vide) avant même d’avoir été pensée (c’est drôle on nous dit pas ça) qu’elle existait avant même d’avoir été (pensée) en poème ou en prose (et puis soudain) soudain nous (nous) les pieds sur terre sur cette terre (des pas) dans la neige nos pas (nos pas) dans la (neige) flocons flocons on attend tic-tac (tic-tac) une saison puis l’autre (un enfant une maison) tiens une guerre (tic-tac) une guerre (ah) oh eh ben oui une autre (tic-tac) et une autre (encore ?) combien de fois qu’on nous dit (tiens) quelqu’un par terre nuque (rouge) on dirait une fleur et (quelle fleur) ah bon j’avais cru (abattoir) à la place de (la fleur) d’ailleurs remarquez

////////////   la   \\\\\\\\\\\\
///////////        neige        \\\\\\\\\\\
//////////     tombait     \\\\\\\\\\
//////////       la       \\\\\\\\\\
//////////       neige       \\\\\\\\\\
////////// toujours \\\\\\\\\\
///////////       nous       \\\\\\\\\\\
///////////       arrive        \\\\\\\\\\\
//////////////       (dessus)       \\\\\\\\\\\\\\

et voilà tache rouge bien connue et nous nez dedans (tout autour) elle avance la neige aussi vite que le (temps) tic-tac – comme amie – tic-tac en diagonale (à l’horizontale) et l’herbe répand du parfum (quel parfum ?) plus qu’un parfum (une odeur) d’abattoir non ? voyons chaque jour repartir à (zéro) et alors la vie boiteuse la vie la vie (combien ça coûte ?) apprivoisée soufflant (soufflée) s’essoufflant parmi des loups prodigieux (les combats reprennent mais en d’autres lieux) chacun sa manière de dire (bonjour) comment (pourquoi) tout se mêle s’annule l’amour (les nœuds) la joie (le deuil) tout cela qui passe rien à faire que rester (nous) debout les yeux agrandis aller outre (outre) malgré l’impasse


lino.cannizzaro@gmail.com
viviane.c@alice.it