FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 37
gennaio/marzo 2015

D'aria e di terra

 

L'ANGOLO DI ED

a cura di Giuseppe Ierolli



La terra è breve


J57-F55

To venerate the simple days
Which lead the seasons by -
Needs but to remember
That from you or I,
They may take the trifle
Termed mortality!

To invest existence with a stately air -
Needs but to remember
That the Acorn there
Is the egg of forest
For the upper Air!

    Per venerare i semplici giorni
Che portano via le stagioni -
Bisogna solo ricordare
Che da te o da me,
Possono prendere quell'inezia
Detta mortalità!

Per ammantare l'esistenza di un'aria solenne -
Bisogna solo ricordare
Che la Ghianda là
È l'uovo della foresta
Per l'Aria più in alto!

L'intreccio fra l'esistenza umana e la natura è descritto in due strofe parallele: nella prima è la natura che assume connotati mortali, in quanto segue il suo corso insieme a noi; nella seconda, la nostra esistenza viene ammantata di solennità dal nostro essere parte del ciclo naturale, come se fossimo la ghianda che, nella sua minuta semplicità, è comunque capace di essere il germoglio iniziale di una foresta, che troverà il suo rigoglio finale in un cielo per ora troppo alto per essere raggiunto dai nostri occhi.

 

J198-F224

An awful Tempest mashed the air -
The clouds were gaunt, and few -
A Black - as of a spectre's cloak
Hid Heaven and Earth from view -

The creatures chuckled on the Roofs -
And whistled in the air -
And shook their fists -
And gnashed their teeth -
And swung their frenzied hair -

The morning lit - the Birds arose -
The Monster's faded eyes
Turned slowly to his native coast -
And peace - was Paradise!

    Un'orribile Tempesta squassava l'aria -
Le nubi erano svuotate, e scarse -
Un Nero - come di spettrale mantello
Nascose Cielo e Terra alla vista -

Le creature ghignavano sui Tetti -
E sibilavano nell'aria -
E scuotevano i pugni -
E digrignavano i denti -
E roteavano le convulse chiome -

Il mattino si accese - gli Uccelli si alzarono -
Gli occhi spenti del Mostro
Si volsero lenti alla costa natia -
E la pace - fu Paradiso!

Una tempesta descritta in tutta la sua terribile forza, con la seconda strofa che con i ripetuti "and" vuole coinvolgere il tutto in quel frenetico agitarsi, concluso con il ritorno alla normalità del decimo verso: un paradiso di fronte all'inferno appena placato.

 

J282-F342

How noteless Men, and Pleiads, stand,
Until a sudden sky
Reveals the fact that One is rapt
Forever from the Eye -

Members of the Invisible,
Existing, while we stare,
In Leagueless Opportunity,
O'ertakenless, as the Air -

Why did'nt we detain Them?
The Heavens with a smile,
Sweep by our disappointed Heads
Without a syllable -

    Quanti Uomini, e Pleiadi, restano anonimi,
Finché un inaspettato cielo
Rivela il fatto che Uno è rapito
Per sempre allo Sguardo -

Membri dell'Invisibile,
Che esistono, mentre osserviamo,
In Possibilità al di là dello Spazio,
Imprendibili, come l'Aria -

Perché non Li trattenemmo?
I Cieli con un sorriso,
Scorrono sulle nostre Teste deluse
Senza una sillaba -

Nei primi versi l'anonima folla umana, paragonata a quella delle stelle nel cielo, sembra assumere individualità solo con la morte, un'individualità che permette a chi resta di notarne l'assenza, come se in un cielo familiare ma indistinto notassimo un'improvvisa mancanza, che ci rende consapevoli del fatto che là c'era prima qualcosa che ora esiste solo in spazi sconosciuti, al di là delle nostre possibilità di comprensione.
L'ultima strofa inizia con una domanda della quale viene subito evidenziata l'ingenuità: i cieli ne sorridono, muti perché la risposta non è di questa terra.

 

J301-F403

I reason, Earth is short -
And Anguish - absolute -
And many hurt,
But, what of that?

I reason, we could die -
The best Vitality
Cannot excel Decay,
But, what of that?

I reason, that in Heaven -
Somehow, it will be even -
Some new Equation, given -
But, what of that?

    Ragiono, la Terra è breve -
E l'Angoscia - assoluta -
E molti soffrono,
Ma, e con ciò?

Ragiono, potremmo morire -
La migliore Vitalità
Non può vincere il Decadimento,
Ma, e con ciò?

Ragiono, che in Cielo -
In qualche modo, ci sarà compenso -
Qualche nuova Equazione, data -
Ma, e con ciò?

La struttura identica delle tre strofe reitera il ragionare, il riflettere, del primo verso di ciascuna con la conclusione dell'ultimo, dove sembra che qualsiasi ragionamento, dubbio, proposta di soluzione, si scontrino inevitabilmente con l'inutilità di un percorso che ci conduce verso il nulla.

 

J306-F630

The Soul's Superior instants
Occur to Her - alone -
When friend - and Earth's occasion
Have infinite withdrawn -

Or She - Herself - ascended
To too remote a Hight
For lower Recognition
Than Her Omnipotent -

This mortal Abolition
Is seldom - but as fair
As Apparition - subject
To Autocratic Air -

Eternity's disclosure
To a Revering - Eye -
Of the Colossal substance
Of Immortality

    I Superiori istanti dell'Anima
Si presentano a Lei - da sola -
Quando amici - e occasioni Terrene
Si sono infinitamente allontanati -

O Lei - da Sé - è ascesa
A troppo remota Altezza
Per più bassa Cognizione
Che la Sua Onnipotenza -

Questa Abolizione della mortalità
È rara - ma tanto bella
Quanto un'Apparizione - soggetta
All'Autocratica Aria -

La rivelazione dell'Eternità
All'Occhio - che riverisce -
La Colossale sostanza
Dell'Immortalità

La chiave dei versi è la "rivelazione dell'eternità" dell'ultima strofa, vincitrice sulla mortalità perché semplicemente la abolisce (v. 9). Ma è una vittoria rara (v. 10) e riservata solo a chi è capace di accettare senza riserve il mistero (v. 14 - a pochi eletti, nella versione a Susan) perché questa rivelazione (da intendersi come la grazia delle fede) deve farsi strada nella "colossale sostanza dell'immortalità" (vv. 15-16), in un "superiore istante dell'anima" (v. 1) che è dato soltanto dalla rinuncia alle occasione mondane (vv. 3-4 - forse il dubbio, la razionalità?) o dalla sua consapevolezza della propria onnipotente grandezza (v. 8) in quanto espressione dello spirito divino.

 

J623-F689

It was too late for Man -
But early, yet, for God -
Creation - impotent to help -
But Prayer - remained - Our side -

How excellent the Heaven -
When Earth - cannot be had -
How hospitable - then - the face
Of Our Old Neighbor - God -

    Era troppo tardi per l'Uomo -
Ma presto, ancora, per Dio -
La Creazione - impotente ad aiutare -
Ma la Preghiera - restava - al Nostro fianco -

Quant'è eccellente il Cielo -
Quando la Terra - non si può avere -
Quant'è ospitale - allora - la faccia
Del Nostro Vecchio Vicino - Dio -

Nei momenti finali della nostra vita, quando è troppo tardi per restare uomini ma ancora troppo presto per incontrare Dio, il creato, tutto ciò che ci circonda, non ha più alcuna importanza, ci resta solo la preghiera. Ed è in fin dei conti molto comodo rivolgersi al cielo quando ci si accorge che qui sulla terra abbiamo concluso il nostro viaggio. In quei momenti dimentichiamo il dio terribile che ci ha fatto soffrire, e tendiamo a vederne soltanto la faccia più bella, quella che, almeno si spera, ci condurrà all'immortalità.
Insomma, per dirla in breve, sono capaci tutti di rinunciare alla vita e di rivolgersi piamente al cielo quando si capisce che non c'è più nulla da fare.
Una variante al verso 8 trasforma "Old" nel suo contrario: "New". Sono ambedue significative: "Old" per un dio che è sempre stato un vicino nella nostra vita mortale, e che lo diventerà molto di più nell'aldilà. "New" per un dio che diventa veramente nostro "vicino" solo quando lo andiamo a raggiungere.

 

J703-F733

Out of sight? What of that?
See the Bird - reach it!
Curve by Curve - Sweep by Sweep -
Round the Steep Air -
Danger! What is that to Her?
Better 'tis to fail - there -
Than debate - here -

Blue is Blue - the World through -
Amber - Amber - Dew - Dew -
Seek - Friend - and see -
Heaven is shy of Earth - that's all -
Bashful Heaven - thy Lovers small -
Hide - too - from thee -

    Fuori di vista? E con ciò?
Guarda l'Uccello - lo raggiunge!
Curva su Curva - Svolta su Svolta -
Attorno all'Aria Scoscesa -
Il Pericolo! Cos'è per Lui?
È meglio fallire - là -
Che disputare - qui -

L'Azzurro è Azzurro - in tutto il Mondo -
L'Ambra - Ambra - la Rugiada - Rugiada -
Cerca - Amico - e vedrai -
Il Cielo ha timore della Terra - questo è tutto -
Timido Cielo - i tuoi piccoli Amanti -
Si nascondono - anch'essi - a te -

Anche se il cielo, le verità ultime, sono al di fuori della nostra portata non dobbiamo per questo rinunciare a raggiungerle. Proprio come fa l'uccello, che nei suoi ampi voli si arrampica nell'aria e sembra toccare l'irraggiungibile infinito. Non bisogna aver paura delle domande, dei dubbi, è meglio fallire nella loro ricerca che limitarsi a discutere banalmente solo delle cose che ci sono vicine e sono facili da raggiungere e da capire.
E poi, forse quell'infinito, quel mistero, non è così distante e irraggiungibile. Non è forse vero che in tutto il mondo, anche nelle terre più lontane, un colore, una pietra, un fenomeno naturale sono sempre gli stessi? Forse la distanza è dovuta solo alla ritrosia del cielo verso le cose della terra, una ritrosia vicendevole, visto che molto spesso i piccoli, modesti mortali amerebbero raggiungere il cielo, ma sono anch'essi timidi davanti alla diversità e si nascondono davanti ad essa.
Bello l'attacco, con quella seconda domanda che diventa un'affermazione quasi sprezzante nei confronti di chi ha paura di ciò che è fuori dalla nostra vista fisica, e solo per questo lo considera anche fuori della portata della nostra vista interiore. E anche l'immagine dell'aria scoscesa, una sorta di ripida salita che invece di essere il fianco di una montagna non è altro che l'elemento dove si arrampica senza paura chi vuole raggiungere la vetta del cielo.
Al secondo verso "reach it" può essere letto anche come un imperativo: "raggiungilo", ovvero come un invito a seguire l'uccello nel suo volo verso il cielo infinito; ho preferito però riferire "it" non all'uccello ma al soggetto inespresso del primo verso.

 

J976-F973

Death is a Dialogue between
The Spirit and the Dust.
"Dissolve" says Death,
The Spirit "Sir
I have another Trust" -

Death doubts it -
Argues from the Ground -
The Spirit turns away
Just laying off for evidence
An Overcoat of Clay -

    La Morte è un Dialogo fra
Lo Spirito e la Polvere.
"Dissolviti" dice la Morte,
Lo Spirito "Mia Signora
Io ho un'altra Fede" -

La Morte ne dubita -
Argomenta da Sottoterra -
Lo Spirito volge altrove
Lasciando a testimone solo
Un Soprabito d'Argilla -

Qui la morte viene quasi spogliata della sua natura ultraterrena e pretende di fare un lavoro completo, di cancellare del tutto la persona che ha ghermito. Lo spirito però si ribella, rivendicando una fede che trascende la morte. Ma quest'ultima continua a dubitare di questa pretesa immortalità, che in fin dei conti la declassa: i suoi argomenti sono piuttosto concreti, visto che vengono espressi da una tomba. Ma lo spirito non si lascia coinvolgere, volge altrove i suoi passi lasciando alla morte soltanto un rivestimento d'argilla, quella polvere che serve solo come soprabito all'anima e può essere poi tranquillamente abbandonata testimoniando con la sua inerte concretezza che lo spirito se n'è andato da qualche altra parte.
Ogni tanto ED si concede queste riflessioni che esorcizzano la morte. Tuttavia non riesce a eliminare del tutto il dubbio e stavolta rovescia i "forse" che non manca mai di aggiungere alle sue dichiarazioni di fede, facendo paradossalmente diventare la stessa morte scettica sull'effettiva realtà di una fede che promette l'immortalità. Poi conclude la poesia con una delle sue tipiche immagini che mescolano il quotidiano con il trascendente: il corpo come soprabito d'argilla dello spirito.

 

J1060-F989

Air has no Residence, no Neighbor,
No Ear, no Door,
No Apprehension of Another
Oh, Happy Air!

Etherial Guest at e'en an Outcast's Pillow -
Essential Host, in Life's faint, wailing Inn,
Later than Light thy Consciousness accost Me
Till it depart, persuading Mine -

    L'Aria non ha Residenza, né Vicini,
Né Orecchie, né Porta,
Né Apprensione per l'Altro
Oh, Aria Felice!

Eterea Ospite anche d'un Cuscino d'Esule -
Essenziale Padrona, nella gemente, vaga Locanda della Vita,
Dopo la Luce la tua Consapevolezza Mi si accosta
Finché parte, persuadendo la Mia -

L'aria come simbolo del vago mistero che ci circonda e permea invisibilmente, e allo stesso tempo concretamente, la nostra vita. Nella prima strofa l'accento è sull'invisibile evanescenza (non risiede in nessun posto, non ha vicini né organi di senso, né prova sentimenti verso gli altri) che diventa inconsapevole felicità. Nella seconda l'aria, pur rimanendo eterea, diventa concreta: s'insinua nel sonno di chiunque, anche dell'esule reietto e abbandonato, diventa albergatrice nella locanda dolorosa e priva di senso della vita, finché sembra, nel sonno notturno, acquistare una sua consapevolezza, sembra accostarsi a noi come per unirla alla nostra, finché, con luce del giorno, se ne va, vinta dalla luce che ne scompone la concretezza notturna; ed è come se persuadesse anche la nostra, di consapevolezza, a seguirla nella luce che illumina ma rende vani i sogni che sembrano farci comprendere tutto.
Come spesso accade, comunque, non c'è un'interpretazione univoca di questa poesia. L'aria può essere il simbolo del mistero, ma anche l'elemento vitale che ci permette di vivere e veglia instancabilmente sul nostro sonno, o il soffio divino di cui riusciamo forse ad avere una vaga consapevolezza solo durante i liberi sogni notturni, consapevolezza che svanisce con il risveglio, come sembra suggerire l'ultima strofa e in particolare gli ultimi due versi.
Al verso 5 ho tradotto "e'en" ("even") con "anche", ma il termine vale anche per "sera", un significato che può essere confermato dal "pillow" che segue e che potrebbe farci leggere il verso come "Eterea Ospite a sera d'un Cuscino d'Esule -" o anche, sciogliendo la duplicità dell'originale "Eterea Ospite serale anche d'un Cuscino d'Esule -".

 

J1202-F1190

The Frost was never seen -
If met, too rapid passed,
Or in too unsubstantial Team -
The Flowers notice first

A Stranger hovering round
A Symptom of alarm
In Villages remotely set
But search effaces him

Till some retrieveless night
Our Vigilance at waste
The Garden gets the only shot
That never could be traced.

Unproved is much we know -
Unknown the worst we fear -
Of Strangers is the Earth the Inn
Of Secrets is the Air -

To Analyze perhaps
A Philip would prefer
But Labor vaster than myself
I find it to infer.

    Il Gelo non si fa mai vedere -
Se lo incontri, troppo rapido passa,
O in troppo incorporea Schiera -
I Fiori notano per primi

Uno Straniero che si aggira dintorno
Un Sintomo di allarme
In Villaggi posti in lontananza
Ma la ricerca lo cancella

Finché una certa irreparabile notte
La nostra Vigilanza consumata
Il Giardino riceve il solo proiettile
Che non potrà mai essere tracciato.

Indimostrabile è molto di ciò che conosciamo -
Sconosciuto il peggio che ci fa paura -
Di Stranieri è Locanda la Terra
Di Segreti l'Aria -

Analizzare forse
Un Filippo preferirebbe
Ma lavoro più grande di me
Io trovo il dedurre.

Il gelo diventa metafora del mistero, del dubbio che attanaglia le nostre menti. È invisibile, incorporeo e sfuggente. Talvolta sembra di poterlo cogliere, ma sempre in lontananza, senza mai riuscire a definirlo con chiarezza, anzi sembra che il cercarlo lo allontani ancora di più da noi. Finché, quando ormai siamo stanchi per la lunga e infruttuosa ricerca, ecco che il proiettile mortale, un proiettile del quale nessuno sa la provenienza, colpisce irreparabilmente. D'altronde di ciò che conosciamo non sappiamo molto e le cose che ci sono sconosciute sono inevitabilmente quelle che ci fanno più paura. E dopo molti vani tentativi di scoprire cosa c'è dietro quel mistero, ci accorgiamo che forse capire è al di là delle nostre capacità.
Al verso 18 il riferimento è all'apostolo Filippo, che in Giovanni 14, 8 dice a Gesù: "Signore, mostraci il Padre e ci basta".

 


Le poesie di Emily Dickinson non hanno un titolo, a parte rarissime eccezioni. I numeri che le precedono si riferiscono alla numerazione attribuita nelle due edizioni critiche, curate rispettivamente da Thomas H. Johnson nel 1955 ("J") e da R. W. Franklin nel 1998 ("F").


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