FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 28
ottobre/dicembre 2012

Lusso

 

LA DISCREZIONE DELLE PAROLE
Sull'ultimo libro di poesia di Enrica Loggi

di Anna Elisa De Gregorio



Ci ha fatto sospirare Enrica Loggi (qualche anno è passato dall’ultima raccolta Il talento dei giorni), ma poi il suo nuovo libro è arrivato, ripagando ampiamente l’attesa, con il viatico di Franco Manescalchi, che ha curato la prefazione, e con l’affettuosa nota di Alessandro Moscé a mo’ di suggello finale, per i tipi di Polistampa, casa editrice fiorentina.
Attraverso il titolo … a una rima di vento si entra a piedi scalzi, a contatto diretto con la terra e con la natura, nel singolare paese di parole di Enrica Loggi. L’attenzione a non calpestare neppure il più piccolo insetto è necessaria. La sacralità e il silenzio del luogo ce lo chiedono. Infatti nell’opera tutta, comprese le precedenti cinque raccolte poetiche, c’è una “devozione per il mondo ed il creato”, come dice di lei Alceo Lucidi.

“C’è una parola che non so più dire/ e vive negli istanti/ colorata di tempo/ stretta/ a una rima di vento.// Ma in primavera tornano sui rami/ le coroncine verdi, ed anch’io a raccontare”.
Questa breve lirica (con l’ultimo verso della prima strofe eponimo del titolo) racchiude il senso della raccolta, una dichiarazione di etica e di poetica. Anche il poeta resta senza parole, ci sono stagioni di silenzio, necessarie alla meditazione, ad un aprirsi segreto, sotterraneo, poi arriva la giusta stagione e nascono gemme per il mistero complesso della natura, senza un motivo, perché il motivo è nella gemma stessa, che perpetua sé e il mondo.

La rima è un’intercapedine sottile che separa una stecca di persiana dall’altra, un passaggio ridotto che permette “all’esterno” di penetrare, ma con discrezione. Secondo questa modalità si declinano anche le rime poetiche di Loggi. Tutto è legato, tutto è in armonia “nelle attitudini del cuore” in questo libro prezioso e, nel contempo, libero, sciolto da ogni regola o costruzione: poesie senza sezioni, senza titolo, in un flusso di pensiero continuo, che naviga per analogie, associazioni, icastiche visioni. In armonia anche il ritmo, pausato magistralmente, sia nella scelta del verso libero, sia della dorata gabbia dell’endecasillabo, o anche nei frequenti enjambements. Parole “tra il sole e la neve”, come recita lei stessa nell’ultimo verso dell’ultima straordinaria poesia del libro, fra incanto e disperazione come direbbe la Szymborska, o, come ci confida in epigrafe al libro, Lorella Rotondi (epigrafe lampante che Loggi ha fatto sua): “Metto mano a me stessa/ faccio spazio/ alla croce e alla luce”. Strade di vento e leggerezza, ma anche di grovigli dove “la speranza è un pallore”, dove le tenebre sono precoci.

La luce è spesso obliqua, bassa, il verso è sotto tono, i paesaggi, anche quelli urbani, sono dettagli di paesaggio. L’ordinario è bandito, l’occhio del poeta compie metamorfosi, trascende e sposta tutto nella dimensione dello straordinario: i glicini e le viole hanno “occhi persi”, le cose virgilianamente piangono, gli alberi “bevono la luce”, la rosa ha “vissuto un amore/ un’altra fantasia”.
Il mondo che ci circonda è, a un superficiale sguardo, un mondo folle, di una follia che, una volta compresa, si fa armonia, compassione (rappacificato per qualche magica via o più semplicemente per necessità). La ricerca di armonia è forse la chiave di volta per non morire: il mondo smisurato prende misura e confine, diventa accessibile, si può raccontare magari attraverso una maschera o una “rima di vento”. Mondo che può entrare in una stanza, come quello di Emily Dickinson, ma più ancora in un foglio, in un rigo, come quello di Antonia Pozzi.


Enrica Loggi, ... a una rima di vento, Edizioni Polistampa, Firenze, 2012, pagg. 86, euro 8 (con disegni di Giancarlo Orrù)




CINQUE POESIE DI ENRICA LOGGI
da ... a una rima di vento



*

I giorni durano e patisce
quella misura dolce della vita
che gli anni custodivano l’un l’altro
donandosi gli assidui arrivederci.
Questa luce che lotta per uscire
dalle notti che immergono la casa
nella distante musica, il ronzio
delle stanze dove ha vissuto
la nostra giovane commedia,
la luce quotidiana che sventa
i silenzi e le trame
ultime dei sogni
è il nostro abitare il tempo
respirandone il faticoso amore.


*

Mi raccolgo nel letto della foce
il fiume va tremando dentro il mare
sola come la sera dei miei giorni
l’estate padrona di me.
Oggi nel mio pensiero cresce un anno
una plaga deserta più del vento
color nulla, vagante nella luce
di giorni nuovi che conosco
in fila come fiori al lungomare.


*

Nei quaderni di sole, le mattine
dal traffico violento, prima estate
di arabeschi, decori.
L’assolo pungente della storia
le minuzie di vita. Resta il canto
questo piccolo affanno
di gesti quotidiani, averti stretto
a me nelle attitudini del cuore,
la prosa che si tesse
nell’assolato labirinto
per uscire alla luce, appena salvi.


*

Era stento il giardino, fra cumuli
di rami e verde sparso il pettirosso
chi sa do dove veniva, fanciullo
fratello dell’albero nudo, del sole
a saltelli cercava nel freddo.
Era un battito di cuore in fuga
nell’opaca chiarità delle mattine
invernali quando si tormenta
il mare che porta i tronchi sulla riva
distesi tra conchiglie rotte
e tutto è offerto a questo balbettio
vago nella vita dei giardini spogli
in attesa di sguardi, di anime
d’allegria, di voci, di niente.


*

Di niente sono fatte le parole
rami piccoli che sporgono da un vetro
gocce cadute per terra, ali librate.
Labbra che ridicono la vita
funi che muovono barche,
schiume fervono e l’ultima
tocca l’orlo del mare dentro il vento.
Parlo a te che m’ascolti
decifrando quest’aria indefinita.
Ci sono cigli di strada che somigliano
alle ultime cose che ti dissi
così erano sfuggenti e solitarie.
Ma se torni a guardarmi io ti accolgo
e con tutti i miei verbi ti chiamo
spartisco le mie voci nel tuo nome.




Enrica Loggi
è nata a Monsampolo de Tronto (AP), ma vive a San Benedetto del Tronto. Collabora a riviste letterarie e ha condotto laboratori di poesia, si occupa anche di teatro e arte. Nel 1993 ha pubblicato il libro di poesie e racconti Vasto era il mare, seguito dalle raccolte poetiche Il seme della pioggia (1995), Musica leggera (2000), Di acque e segni labili (2000), Il talento dei giorni (2002) e ... a una rima di vento (2012). Sui testi sono apparsi in diverse riviste e antologie.


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