FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 67
luglio 2024

Primavera

 

FRAMMENTI ALLA RICERCA DELL’UNITA’ PERDUTA
Nella sua nuova raccolta poetica Domenico Iannaco ci porta alla ricerca di sentieri nascosti dall’abitudine e dal non senso

di Marco Testi



Frammenti di una fenomenologia, l’ultima opera poetica di Domenico Iannaco, ha alle spalle un lungo percorso attraverso la poesia altra d’Ottocento, e non solo quella. Perché poi le radici emergono da schegge che oltrepassano le soglie accademiche e se ne vanno nella Grecia arcaica e poi nei libri della Sapienza, nella sacralità delle Scritture e dei Vangeli. Anche se a tutta prima qui sembrerebbe regnare il doppio rimbaudiano, la ricerca senza direzione apparente dell’adolescente di Charleville che rifiutò i sazi pomeriggi domenicali della borghesia, abbandonando l’occidente, non solo fisicamente.

Iannaco, verrebbe da dire per fortuna, affronta oltre un secolo dopo gli scogli della noia e del non senso con un linguaggio altro, il che vuol dire non succube del suo e nostro tempo. Quella lingua, lo abbiamo accennato in apertura, è come la parola nuova e antica di Rimbaud, accenno chissà quanto volontario di arcaiche appartenenze, per tornare alle quali il poeta deve cercare una parola altra. Per farlo occorre la deriva, il lasciarsi alle spalle il rischio di confondere la pozzanghera d’occidente con il mare aperto dell’oltre.
Frammenti significa rifiuto dell’opera compiuta, con un riferimento dichiarato al Virgilio di Hermann Broch, rassegnato a distruggere il suo capo d’opera, inutile e vana prova di cultura alta, alla ricerca del vero sé. Nella Morte di Virgilio bruciare la propria grande opera significava continuare a vivere anche e soprattutto in prossimità della grande ombra.
Anche la fenomenologia di Iannaco significa rinuncia e abbandono. Via dai crismi salottieri, dalle adesioni ai canoni premiali, rischiando consapevolmente l’impopolarità della borghesia concorsuale e tematica. Ma è questa la poesia: uscita dalla cella delle mute convenzioni, dell’obbedienza mascherata da se e ma alle scaltre leggi non scritte del mercato.

Queste poesie scelte sono il nuovo viaggio della lirica e dell’epica d’occidente oltre l’orizzonte visivo, alle radici, alle madri. Segue le strade dell’addio a una visione del mondo fatta di ratio e spiegabilità, oltre le fonti comuni, animali e minerali, verso l’origine del tutto. Anassimandro, Omero e Platone, certo, ma anche le immagini mariane che un tempo furono le belle signore senza pietà e poi Guinizzelli e Dante, e perfino il nemico Cavalcanti, che via via scendono e contemporaneamente continuano per rivolgere la prua del vascello a un “flutto solare che vuole tornare/ ad un principio solare e felice”.

La donna amata è colei che indica la strada del viaggio che è anche un ritorno materno, come nella scelta di Francesco d’Assisi di tornare alla madre terra. Questa ricerca di origini permette al poeta visionario di leggere come Arthur e come Francesco il senso radicale di un cammino antico in cui ogni momento è visto nella nuova visione della totalità:

      E, a volte, i suoni sembrano relitti di cavità,
      Di canti greci, appena accennati in un’estasi che
      Inghiotte, perché troppo dovette soffrire colui
      Che sapeva volare.
Siamo alla ricerca della verità ultima attraverso il cammino irto di tentazioni ma anche di luce, nella nuova prova, dopo Giacobbe, di Goethe con l’angelo, o di Laura e Beatrice come consapevoli porte verso altro. Alla ricerca del vero tempo prima della separazione.

Siamo in presenza di una poesia che si inoltra nei sentieri dei grandi cercatori di senso attraverso i miti di fondazione, la Rivelazione di Giovanni a Patmos, che hanno intuito il senso di uno svolgersi apparentemente rettilineo ma nel contempo mai perfettamente circolare grazie anche alla memoria degli artisti che hanno cercato non solo la bellezza, ma, attraverso essa, la verità e la spiegazione di tutto. L’Apocalisse come rivelazione dopo l’addio e promessa di un ritorno riconciliato suggerito dalla poesia come dalla musica e dall’arte, in attesa della grande comunione.
Merito di questi Frammenti è proprio la nuova ripresa della ricerca della grande casa e della sua stagione, attraverso il crudele aprile di dolore e nostalgia di Eliot, e della riconciliazione dopo il passaggio tra gli scogli dell’oggi, chiamati malattia, schisi, nevrosi, che conducono però, alcuni eretici della psicologia novecentesca lo avevano intuito, alle prime parvenze dell’autentico e dell’essenza.


Domenico Iannaco, Frammenti di una fenomenologia. Poesie scelte 1998-2011, Fuorilinea, 2024, 172 pagine, 13 euro.


testimarco14@gmail.com