FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 67
luglio 2024

Primavera

 

LE RONDINI DEL RITORNO

di Vera Lúcia de Oliveira



L’albero dei ritorni

1.

questo è l’albero dell’addio e lo abbraccio ogni giorno
ha il tronco rugoso come una vecchia che trascina
la memoria senza dolore
ne ha viste di gente e di bestie passare di qui
li sentiva gemere di una pena che si portavano
piegati fino a terra
da lì traevano radici per riprendere il cammino

2.

ora è l’albero dei ritorni e lo saluto ogni giorno
perché è l’albero delle perdite delle orme lasciate sul mondo
delle finestre accese che accecano l’occhio per la bellezza

3.

questo è l’albero della morte a scadenza mensile che si misura
con la faccia strofinata sulle sue rughe e solchi fibrosi
e con le braccia che lo circondano perché ha visto il volo
delle rondini che arrivano e partono
e tutto riprende a girare come se niente fosse
quasi nessuno sa quali scompaiono
eccetto i rami più folti
che accolgono i ritorni


*

affondo le sillabe nell’albero con delicatezza
giacché le righe fanno parte della crosta

il foglio non conosce tramonti e inverni
non sa cadere per alimentare minute creature
che vivono di linfa dentro la scorza


*

aveva adagiato i genitori dentro valigie minute
e loro si erano messi in moto
seguendo il volo degli uccelli che solcavano il cielo
dalla città in cui erano cresciuti
in direzione ai nidi che avevano lasciato
in quella altra terra di cui non avevano memoria
fino a quel giorno


*

in mezzo alla notte
quando tutto era silenzio
scoppiò il temporale nel suo sangue
sentiva i tuoni nei timpani
i lampi erano gli angeli
che attendono
da tempo immoto
che si dischiuda la vita
ma erano rivolti contro sé stessi
e non poterono contenere
l’argine che le si ruppe
in grembo
con loro dentro


*

nel vuoto le parole si sgretolano
farfugliano e non dicono
nel vento viaggiano ma nulla comunicano
la notte è afona, i pali del telegrafo
sono sordi, gli aerei hanno smesso
di consegnare la posta
le colombe sono morte
mentre incrociavano frontiere
dal punto in cui non si torna


*

amano come si può nella notte
leccano le dita di chi gli porta un pezzo di pane
vengono dietro se ti chini e carezzi il pelo irto e sporco
fanno il nido sulla tua porta se gli lasci dei chicchi di grano
tornano ogni anno se gli prepari una tana riparata dai venti
si strusciano sulle tue gambe se ti ricordi di lasciargli
gli avanzi


*

i gatti si avvinghiano, i cani si accucciano, i topi cercano il calore
se entri chiudi le porte, serra le finestre, abbassa le imposte
qui ci possiamo amare e toglierci dal fiume come le pietre
che rimangono ai margini, rondini che non partono, piante
che dormono ma son forti a attendono il momento esatto
di rinascere


*

c’è il momento
in cui l’aria si squarcia
Dostoevskij precipita nel buio
e arriva a Dio
Michelangelo sfiora il marmo
e modella il volto di Mosè
Van Gogh scrive a Theo
- “sento una chiarezza spaventosa
coloro che passano vedono
solo tracce di colori fusi
che solcano l’aria tersa
di Auvers-sur-Oise”


*

respiro e l’aria mi si spezza
ho un ritmo veloce
e non riesco a finire un ciclo
e già l’altro incomincia
sento battere il cuore dell’universo
molto più veloce del solito
vado avanti e indietro
inseguo il ritmo e lui
mi detta il respiro


*

la trasparenza non esiste
prendi l’acqua, non è mai
pura, prendi il corpo nudo
ha spasmi paure secrezioni
prendi il cielo e le stelle e il mare
e le onde chiare del deserto, tutto
è pervaso da bagliori che risucchiano
a tratti quel po’ che i tuoi occhi
sopportano perché la bellezza
tutta intera ti potrebbe
distruggere


*

fuori il mondo respira
in questa cittadina di passaggio
dove il treno a orari alterni
rompe la notte in due
finché di nuovo il buio
si sdrai sui binari


*

mi avvio per un sentiero di boschi chiusi allo sguardo
sfioro la terra per non svegliare le creature che dormono
devono risparmiare calore, devono respirare piano per
poter riaprire gli occhi di nuovo alla luce
quando sarà giorno


*

mentre lui partiva
inquieta disse
a fissare la sera

avrei voluto un giorno
richiamare in volo
le rondini del ritorno


Dal libro inedito La bellezza ti potrebbe distruggere.


veralucia.deoliveira.m@gmail.com