FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 67
luglio 2024

Primavera

 

JOSÉ JAVIER VILLARREAL, MARE DEL NORD

di Alessio Brandolini



Scritto tra il 1983 e il 1987, Mare del Nord [Mar del Norte] dell’autore messicano José Javier Villarreal (1959) ha vinto come inedito, nel 1987, l’importante Premio Nazionale di Poesia Aguascalientes, per poi essere pubblicato l’anno successivo. A partire dal 1991 ha poi avuto una serie di riedizioni e l’autore ha sempre operato dei cambi, degli aggiustamenti. Ripubblicato infine nel 2023, nella sua forma probabilmente definitiva, con altre modifiche.

Mare del Nord è, nella sostanza, il primo libro di poesia di Villarreal, pur essendo uscite prima di allora alcune plaquette giovanili. Qui è presente già tutto un vasto e ben tratteggiato universo poetico che verrà poi sviluppato nei lavori successivi, come ad esempio in Campo Alaska (2012) e in Una señal del cileo (2017). Una celebrazione del ricordo, della visione poetica, dell’amore e del desiderio, della letteratura in senso ampio, con un originale tono calmo e diretto che fa sì che i testi siano talvolta come dei brevi e fulminanti racconti poetici: di persone, situazioni e luoghi uniti in modo indissolubile alla loro storia.

In Mare del Nord si intrecciano le esperienze di vita dell’autore, gli amori e i familiari, con un vasto immaginario letterario e poetico. Una scrittura in versi limpida e libera, una poesia che si fa esercizio del pensiero, dei sentimenti e anche se la speranza è soltanto un fantasma resta la forza e il coraggio di costruire la propria casa sulle fondamenta della solitudine.

Diviso in due parti, con una breve sezione finale (Addenda) che è un’ode al grande poeta e filosofo medievale spagnolo Avicebron, il libro è ambientato soprattutto nella regione messicana della Bassa California, vicino alla zona dei vigneti della Valle de Guadalupe, con al Nord la vicina frontiera americana e le spiagge a occidente e a Sud, con l’oceano Pacifico e le sue forti correnti, i piccoli porti, la rotta delle balene: si tratta di un mare freddo, tempestoso, denso e scuro. Mare del Nord è un libro pieno di nostalgia (v. “Elegia davanti al mare”) per quei territori dove l’autore ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza, di forti legami e memoria che danno spessore e bellezza ai testi qui raccolti, un peculiare ritmo melodioso e solenne.




POESIE DI JOSÉ JAVIER VILLARREAL
Da Mare del Nord (Mar del Norte)
Messico, 1988, 2023
EN MAÑANAS COMO ÉSTA

He sentido la tristeza en tus ojos,
la luz de mi casa apagada a todas horas,
el jardín que duerme junto a tu olvido.
En mañanas como ésta, cuando miro fijamente el mar,
tu rostro desaparece de la ventana,
te empiezo a perder en la brillantez salada de la espuma.
Te sé sobre la arena envuelta en una soledad más que violenta,
en una madrugada de hombres solos, de playas desiertas.
En mañanas como ésta
en que el amanecer no significa gran cosa
tu cuerpo invade mi cuerpo como la marea cansada de mojar la misma piedra.


IN MATTINATE COME QUESTA

Ho avvertito la tristezza nei tuoi occhi
la luce della mia casa è sempre spenta,
il giardino che dorme accanto al tuo oblio.
In mattinate come questa, quando guardo fisso il mare,
il tuo volto scompare dalla finestra
e inizio a perderti nella brillantezza salata della schiuma.
So che sei sulla sabbia avvolta in una solitudine più che violenta,
in un risveglio di uomini soli, di spiagge deserte.
In mattinate come questa
in cui l’alba non significa poi molto
il tuo corpo invade il mio come la marea stufa di bagnare sempre la stessa pietra.


SIN TÍTULO IV

Sé que me está viendo desde el infierno de sus ojos,
que su fino puñal atraviesa todos los días mi corazón,
y que afuera, detrás de la puerta, me espera con su terrible desnudez.
Sé también que puedo reconocerla en las manos apretadas del demente,
en la voz de la vieja prostituta que se empeña en ser hermosa,
en esa muchacha turbada por el ángel del deseo.
A veces la descubro en el rostro iluminado de la noche,
en el vaso con agua que el hombre se lleva a la boca,
en el disparo, en el cuerpo que cae en medio de la calle.
Pero ahora sé que se tiende en el hueco de mi cama,
que es quien cuida de la tranquilidad de mis sueños,
quien prepara el desayuno y me despide en la puerta con un beso.


SENZA TITOLO IV

So che mi sta guardando dall’inferno dei suoi occhi
che il suo affilato pugnale ogni giorno trapassa il mio cuore,
e che fuori, dietro la porta, mi aspetta con la sua terribile nudità.
So anche che posso riconoscerla nelle mani strette del pazzo,
nella voce della vecchia prostituta che si ostina ad essere bella,
in quella ragazza turbata dall’angelo del desiderio.
A volte la ritrovo nel volto illuminato della notte,
nel bicchiere d’acqua che l’uomo avvicina alla bocca,
nello sparo, nel corpo che stramazza in mezzo alla strada.
Ma ora so che si stende nell’incavo del mio letto
che è lei a prendersi cura della tranquillità dei miei sogni,
a preparare la colazione e a salutarmi con un bacio sulla porta.


ELEGÍA FRENTE AL MAR

        a Genaro Saúl Reyes
Bajo esta soledad he construido mi casa,
he llenado mis noches con la rabia del océano
y me he puesto a contar las heridas de mi cuerpo.
En esta casa de cuartos vacíos
donde las palomas son apenas un recuerdo
contemplo el cadáver de mis días,
la ruina polvorienta de mis sueños.
Fui el náufrago que imaginó llegar a tierra,
el homicida que esperó la presencia de la víctima;
la víctima que nunca conoció al verdugo.
Este día el remordimiento crece,
es la sombra que cubre las paredes de la casa,
el silencio agudo que perfora mis oídos.
Este día soy la sucia mañana que lo cubre todo,
el mar encabritado que inunda la sonrisa de los niños,
el hombre de la playa que camina contra el viento.
Soy el miedo que perfora el cuerpo de la tarde,
el llanto de las mujeres que alimentaron mi deseo,
aquél que no vuelve la mirada atrás para encontrarse.
No sacudo el árbol para que la desesperación caiga,
para que el fruto ya maduro se pudra entre mis piernas
y el grito surja a romper la calma de la muerte.
No, me quedo sentado a contemplar la noche,
a esperar los fantasmas que pueblan mi vida,
a cerrar las puertas, a clausurar las ventanas.
Me quedo en esta casa de habitaciones vacías.


ELEGIA DAVANTI AL MARE

        a Genaro Saúl Reyes
Sotto questa solitudine ho costruito la mia casa,
ho riempito le mie notti con la rabbia dell’oceano
e mi sono messo a contare le ferite sul mio corpo.
In questa casa di stanze vuote
dove le colombe sono soltanto un ricordo
contemplo il cadavere dei miei giorni,
la polverosa rovina dei miei sogni.
Sono stato il naufrago che sognava di toccare terra,
l’assassino che ha atteso la presenza della vittima;
la vittima che il boia non ha mai incontrato.
Oggi aumenta il rimorso,
è l’ombra che riveste le pareti della casa,
l’acuto silenzio che penetra nelle mie orecchie.
Oggi sono la sporca mattina che ricopre ogni cosa,
il mare increspato che inonda il sorriso dei bambini,
l’uomo sulla spiaggia che cammina controvento.
Sono la paura che perfora il corpo della sera,
il pianto delle donne che hanno nutrito il mio desiderio,
colui che non volge lo sguardo indietro per incontrarsi.
Non scuoto l’albero per far cadere la disperazione
affinché il frutto già maturo marcisca ai miei piedi
e sorga il grido per frantumare la calma della morte.
No, rimango seduto a contemplare la notte
ad aspettare i fantasmi che affollano la mia vita,
a chiudere porte, a sprangare finestre.
Rimango in questa casa dalle stanze vuote.


TIJUANA

        a Roberto Castillo Udiarte
Esta ciudad nos duele como una espina en la garganta,
como el hombre que pasa con el miedo dibujado en el rostro.
Nos duele como el amor y sus ejércitos,
como los ángeles irremediablemente perdidos.
Es la mujer que nos desnuda frente al mar,
la lluvia de marzo y las dos tormentas del verano,
el golpe que nos hace abrir los ojos, el beso que nos cierra los labios.
Es el monumento de la infamia y del rencor,
el perro que nos asustaba cuando volvíamos del colegio,
el mismo que a veces vemos en la mirada del hombre más próximo.
Esta ciudad se levanta sobre el sudor y los sueños de nuestros padres,
sobre el cuerpo violado de la muchacha y la mano siempre dispuesta del asesino.
Crece como el odio, como el polvo y la rabia,
como un mar encabronado que se te escapa de las manos.
Es la mujer que pasó sin verte, la que no te recuerda,
ésa que constantemente disfrazas, pero a quien siempre le escribes tus versos.


TIJUANA

        a Roberto Castillo Udiarte
Questa città ci fa male come una spina nella gola
come l’uomo che passa con la paura disegnata sul volto.
Ci fa male come l’amore e i suoi eserciti,
come gli angeli irrimediabilmente perduti.
È la donna che ci spoglia dinanzi al mare,
la pioggia di marzo e le due tempeste estive,
il colpo che ci fa aprire gli occhi, il bacio che serra le labbra.
È il monumento dell’infamia e del rancore,
il cane che ci spaventava tornando da scuola,
lo stesso che talvolta vediamo nello sguardo dell’uomo a noi più vicino.
Questa città si innalza sul sudore e sui sogni dei nostri genitori,
sul corpo violentato della ragazza e la mano sempre pronta dell’assassino.
Prospera come l’odio, come la polvere e la rabbia,
come un mare infuriato che ti sfugge dalle mani.
È la donna che è passata senza guardarti, che di te non si ricorda,
quella che mascheri di continuo ma alla quale scrivi sempre i tuoi versi.


*

La lluvia ha terminado su festín de sombras.
Sólo quedan las paredes de rostro deslavado,
las ventanas cerradas y los charcos en la calle;
queda esta ciudad vacía como un homenaje a tu recuerdo.


*

La pioggia ha finito il suo banchetto d’ombre.
Rimangono solo le pareti con la faccia smorta,
le finestre chiuse e le pozzanghere per strada;
Resta questa città vuota come un omaggio al tuo ricordo.


VI

La nieve siguió cayendo sobre los viñedos de tu padre,
sobre su escritorio de caoba y sus lápices holandeses.
Su abrigo faltaba,
había salido a recorrer sus tierras, a defender sus campos.
Desde la ventana del comedor lo viste perderse entre lo blanco,
adivinaste su rostro y sus manos lastimadas.
Después todo quedó en silencio, fijo
como una fotografía.

Alguien lloraba a tus espaldas,
pero la noche fue el miedo que no te dejó volver el rostro.


VI

La neve continuava a cadere sui vigneti di tuo padre,
sulla scrivania di mogano e le sue matite olandesi.
Mancava il suo cappotto,
era uscito a controllare le sue terre, a difendere i suoi campi.
Dalla finestra del salone lo hai visto perdersi nel bianco,
immaginasti il suo viso e le sue mani ferite.
Poi tutto rimase in silenzio, fisso
come in una fotografia.

Qualcuno piangeva alle tue spalle,
ma di notte fu la paura che non ti lasciò girare il volto.


HISTORIA

        caer de un cielo y ser demonio en pena
        y de serlo jamás arrepentirse

        LOPE DE VEGA
Un día despertamos bajo el cielo de la derrota,
vimos nuestros blasones quebrados, nuestras mujeres violadas, nuestros reinos perdidos.
Despertamos sobre la sucia cama del condenado,
sobre el camastro que anticipa la burla y la vergüenza;
amanecimos con la certeza de que no llegaríamos a la media tarde.
Fuimos victimados por nuestros propios bufones y lacayos,
por la dulce muchacha que una tarde gozamos en silencio,
por su padre, que al día siguiente nombramos capellán.
También estuvieron ahí para escupirnos el mendigo, la puta y su tahúr,
el hombre que construyó el cadalso, y el falso juez que dictó la orden.
Un día Versalles amaneció bajo la ira de su pueblo,
y los comerciantes, los nuevos señores, comenzaron a escribir la historia.


STORIA

        cadere da un cielo ed essere demone in pena
        e di esserlo mai pentirsi

        LOPE DE VEGA
Un giorno ci svegliammo sotto il cielo della sconfitta,
vedemmo i nostri stemmi infranti, le donne violentate, i nostri regni perduti.
Ci svegliammo nello sporco letto del condannato,
sul tavolaccio che anticipa lo scherno e la vergogna;
vedemmo l’alba con la certezza che non saremmo arrivati a metà sera.
Fummo scherniti dai nostri giullari e camerieri,
dalla dolce fanciulla che una sera ci godemmo in silenzio,
da suo padre, che il giorno dopo nominammo cappellano.
Erano lì per sputarci anche il mendicante, la puttana e il suo truffatore,
l’uomo che edificò il patibolo e il falso giudice che emise il verdetto.
Un giorno Versailles sorse sotto l’ira del suo popolo,
e i commercianti, i nuovi signori, iniziarono a scrivere la storia.


CANCIÓN DE NOVIEMBRE

        a Minerva Margarita
Noviembre no es el mes más cruel —al menos no lo dijo Eliot—,
no está escrito que lo sea.
Noviembre es el mes del mar, el mes de las tormentas;
es cuando el cielo baja y nos besa el cuerpo,
cuando acudimos callados a contemplar la noche,
cuando ya no esperamos que la fruta caiga
y la esperanza es un fantasma apenas.

Durante las noches de noviembre una mujer se pasea sola frente al mar;
pasea la ira de sus días, su inmenso rencor.

El mar entonces es una furia que se desparrama,
un golpe bajo a mitad de la madrugada,
un despertar de pronto cuando la soledad nos desgarra el pecho
y el llanto es sólo un cuchillo, una pistola que duerme bajo la almohada.
Pero noviembre no es el mes más cruel —no lo dijo Eliot—,
no está escrito.
Noviembre sólo es el mes que anticipa la llegada del invierno.


CANZONE DI NOVEMBRE

        a Minerva Margarita
Novembre non è il mese più crudele – almeno non l’ha detto Eliot –,
non sta scritto che debba esserlo.
Novembre è il mese del mare, il mese delle tempeste;
è quando il cielo scende e ci bacia il corpo,
quando ci avviciniamo silenziosi a contemplare la notte,
quando già non ci aspettiamo che cada il frutto
e la speranza è a malapena un fantasma.

Durante le notti di novembre una donna passeggia sola davanti al mare;
porta a spasso l’ira dei suoi giorni, il suo immenso rancore.

Allora il mare è una furia che si sparge,
un colpo basso a metà del mattino,
un risveglio improvviso quando la solitudine ci lacera il petto
e il pianto è soltanto un coltello, una pistola che dorme sotto il cuscino.
Ma novembre non è il mese più crudele – non lo disse Eliot –,
non sta scritto.
Novembre è solo il mese che anticipa l’arrivo dell’inverno.


Traduzione dallo spagnolo di Alessio Brandolini




José Javier Villarreal
nato a Tecate, Baja California, Messico, nel 1959, vive a Monterrey. Ha pubblicato le raccolte poetiche: Estatua sumergida (1983), Mar del Norte (1988), La procesión (1991), Portuaria (1997), Bíblica (1998), Fábula (2003), La Santa (2007), Campo Alaska (2012), Una señal del cielo (2017), Un cielo muy azul con pocas nubes (2019) e Los secretos engarces (2021).
Come saggista ha pubblicato: Los fantasmas de la pasión (1997), El oro de los siglos (2011), Por una nueva anunciación (2011) e Las penas del guardador de rebaños. Tras la huella del Polifemo (2013).
Ha tradotto: Ezra Pound, Manuel Bandeira, Oswald de Andrade, Czesław Miłosz, Murilo Mendes, Lêdo Ivo, Ferreira Gullar, Paulo Leminski, Armando Freitas Filho, Nuno Júdice, Adélia Prado e Eugénio de Andrade e ricevuto i Premi: “Nacional de Poesía Aguascalientes”, “Alfonso Reyes”, “a las Artes de la UANL”, “World Cultural Council” , “Barbón de Oro”.
Insegna alla facoltà di Filosofía e Lettere della Universidad Autónoma de Nuevo León e dal 2020 dirige la collana di poesia internazionale El oro de los tigres.

(Foto di Gabriela Bautista)


alexbrando@libero.it