FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 59
novembre 2021

Rovine

 

ED È CENERE INFINE

di Marco Ercolani



Questo però credi: che mai in una sola giornata
così innumerevole folla di uomimi fu massacrata.

ESCHILO, I Persiani


1.

Torno dalla spiaggia, e dovrei tacere.
Non vidi polvere ma cenere.
Se fosse solo il corpo a raccontare.
La voce è vana, disincarnata.
Vi raccogliete a semicerchio attorno a me,
pronti ad ascoltare, proprio ora.
E allora...


2.

Comincerò con il colore. Una grande macchia grigia il nemico.
Impossibile, con lance e con spade, dissipare quello che sembrava fumo
e invece era una compatta, immensa armata.
Cercammo dei varchi, ogni volta credevamo possibile
se non una vittoria almeno che la macchia rallentasse,
invece dilagava.
Il primo dei nostri condottieri non si accorse di nulla.
Fu ingoiato dalle lance e non lo ritrovammo più.


3.

Non sono io il giusto testimone.
Rovine dovevo dire, e per il resto tacere.
Caddi come gli altri, trafitto, e mi risvegliai quando tutto
era già accaduto, ferito e vivo.
Gli uomini minori sono immuni, inosservati: li credono morti.
E io, per ore, a districarmi fra corpi che non parlavano,
cadaveri sopra cadaveri, senza il fremito della voce.


4.

Non sono un traditore, come pensate.
Qualcuno, però, ha la mano contratta sul manico del coltello.
Lasciarmi vivo o non vivo è in vostro potere.
Ma volete che racconti ancora?
Il mio non è un vero narrare.
Uso parole atone, vaghe.
Se fossi più preciso, sarei già morto.
Tutta la battaglia fu un fragore in fondo alle tempie.
Durò per ore, unico, sordo, incessante.
Poi i nemici fuggirono.
Restò chi non poteva muoversi:
un esercito spento,
una montagna soltanto opaca.


5.

Non dovrei parlare di quanto accadde,
abitare di nuovo il centro del vortice e fingere calma
mentre intorno infuria la fine
e i morti sono vicini ai morti.
Voi ascoltate, voi sentite
quanto accadde e nelle vostre orecchie accade ancora
il rombo sordo stringe le tempie
e siamo tutti quel vortice di quel giorno
la troppo vasta spiaggia grigia
il sangue scaturito da corpi
illusi che sarebbe stata immortale,
la vita:
ed è cenere,
infine.


6.

Da quel giorno fa sempre buio
e niente niente
torna vivo
se sento ridere attorno a me
penso di abitare un altro pianeta
se vedo il sole sulla mia pelle piango e sragiono
e vorrei togliermi la luce dalla carne
per essere come loro
per essere
loro.


7.

Ma alla fine vinsero potenti,
con le lance trapassarono la sabbia
e di noi rimase
l’osso nudo, l’odore del sangue.
Ma non vinsero le urla.
I sopravvissuti iniziarono a viaggiare,
per ogni terra si seppe di ogni scomparsa.
il mondo intero divenne testimone
e mai esercito per le innumerevoli morti
fu nei secoli tanto ricordato.
Nacquero
le sentinelle:
avvistarono, non sempre
salvarono,
ma nell’incubo di ogni guerra
erano.
Sentinelle:
e il sangue sulla spiaggia
narrato a chi ascolterà.



mark.ercolani@libero.it