“Auguri e figli maschi!”: si assomigliano tanto gli Appennini e i Balcani, specialmente in quegli antichi rituali del mondo rurale, quando un figlio maschio era, sì, forza lavoro, ma anche lo sperato prolungamento del ramo famigliare.
Negli anni ’90 in una famiglia contadina della Serbia sud-occidentale nasce la terza figlia: “ero un’altra femmina / la mamma piangeva nel reparto maternità / il nonno imprecò alla notizia / solo la nonna morì in tempo…”. Radmila Petrović (1996) cresce nel villaggio Stupčevići,{1} lavora la terra, guida il trattore, osserva, soffre, ricorda, pensa, studia. A diciannove anni arriva a Belgrado. “Lo so perché sono venuta a Belgrado e perché sono ancora qui. La città mi ha dato alcune persone meravigliose, la laurea e l’asma. Questo è il bilancio attuale. Per la libertà sto ancora lottando, perché la libertà è sempre nella testa di ognuno di noi”, dice in un’intervista. Negli ultimi anni di liceo frequentato nella cittadina di Požega comincia a leggere avidamente e partecipa a un workshop letterario. Nasce così la sua vocazione poetica, confermata poi a Belgrado.
Ogni tanto arrivano nelle metropoli cittadine poetesse e poeti giovani con un bagaglio peculiare di esperienze, e il pubblico ne resta ammaliato. Radmila Petrović è una di loro, nelle sue poesie i due mondi, contadino e cittadino si guardano e non s’intrecciano, entrando in un nuovo rapporto che si esprime nella sua parola poetica.
Nonostante lo sforzo della bambina di “fare tutto come si deve”, essere terza figlia era una colpa imperdonabile (Prima di andare a scuola sapevo cos’è la sottrazione). Ma a lei, oltre al talento, non mancavano né il coraggio né la sincerità: la sua poesia guarda non solo nel proprio ma dialoga anche con le sue antenate uccise per mano maschile e rende loro giustizia (Il bosco, l’aratro, la primula). Canta la solitudine della madre che nonostante tutto non ha abbandonato la famiglia (Mia mamma sa cosa succede nelle città) e il padre che le lascia tenere il volante del trattore, simbolo del duro lavoro agricolo che per lei non ha segreti. Anzi, sogna di trovare un’anima gemella “solo per smontare in silenzio il trattore di mio padre” per poi, immaginiamo, dimostrare di saperlo rimontare. Ma la campagna nasconde segreti ancora più celati. E come dovrebbe essere quel suo “lui”? Un cittadino, ovviamente, ma osservato ugualmente con spirito critico e sottile ironia.
Antologica è la poesia Sono serba, ma nel mio cuore non c’è il Kosovo, ci sei tu, una poesia profondamente lirica e allo stesso tempo pacifista e critica nei confronti dell’oratoria mediatica belligerante che da anni insiste sulla questione territoriale di questa regione, ormai repubblica indipendente, ma di grande significato storico e identitario per la Serbia. Le peonie rosse cantate dalla poesia popolare e persino dalla musica rock degli anni ’70 dalla YU Grupa ne Le peonie del Kosovo (Kosovski božuri, vedi: youtube.com/watch?v=sxzGCsuXzJc) sono state da sempre associate alla sanguinosa battaglia, per la verità “disfatta” nel 1389 dell’esercito serbo dai turchi, ma erano anche il simbolo della sperata rinascita nazionale. La poesia di Radmila Petrović trionfa sugli ostinati discorsi belligeranti nella sua pointe: “generale, le peonie fioriscono / nelle mie mutandine”.
“Non temevo le reazioni”, dice lei, “io sono un poeta (lo dico ora per la prima volta) – e qui non possiamo non ricordare Elsa Morante! – e non un politico. Posso dire tutto quello che mi viene in mente, posso cambiare improvvisamente opinione, posso non aver ragione e questo può essere assolutamente evidente”. Aggiunge poi con senso autoironico: “ma potrei essere anche un politico, perché essi fanno la stessa cosa”.
Il cumulo della talpa è un piccolo trattato di etnologia e antropologia sulle orme di Alberto Fortis che con il suo Viaggio in Dalmazia settecentesco aveva fatto scoprire al grande mondo i balcanici morlacchi: le forchette sepolte, l’uovo marcio al cancello, i pali conficcati al contrario, l’oggetto rinvenuto seppellito nel cumulo della talpa prima dell’alba… una serie di superstizioni di malaugurio e di sperati ostacoli al vicino, l’eterno nemico “di casa”. La superstizione più curiosa sono le ali di pipistrello che le donne gelose aggiungevano segretamente al piatto dei loro mariti per procurar loro la calvizie pensando di renderli meno attraenti. Nonostante questo, il villaggio, dice Radmila Petrović, sa certe cose sconosciute alla città. Lei lo spiega così: i contadini intuiscono che esiste qualcosa oltre il mondo materiale, essi “sanno che ‘c’è qualcosa’, che si trasmette di generazione in generazione”. Ricorda che, quando i contadini volevano fare un maleficio, creavano con l’aratro nove solchi. Aspettavano poi che un uccello si posasse su uno di essi pensando che quella generazione sarebbe caduta in disgrazia. Ma se l’uccello si posava piuttosto vicino, vi rinunciavano.
I genitori, sempre nominati con i vezzeggiativi “mamma” e “papà” sono grandi protagonisti di questa poesia: il rapporto filiale è decostruito e il dialogo mancato è ripristinato nella parola poetica, ma nella realtà ognuno rimane sulle proprie posizioni: alla lettura delle poesie della figlia i genitori si stupiscono perché non scelga il dolce far niente, potendo farlo, e le rimproverano soprattutto di aver menzionato i parenti.
Questa giovane donna laureata in economia, che da bambina non ha mai posseduto un libro che non fosse quello di scuola, sa come piantare le cipolle e i piselli ma, ad esempio, non osa entrare in discussione sulle opere cinematografiche. Finora ha pubblicato tre raccolte poetiche: L’odore della terra (Miris zemlje, 2014), Rock’ n roll di cellulosa (Celulozni rokenrol, 2015) e Mia mamma sa cosa succede nelle città (Moja mama zna šta se dešava u gradovima, 2020), premiate, molto lette, amate e divulgate sui social (che lei diserta). Potrebbe essere una poesia salvifica?
Sanja Roić
{1}Ricercando la storia del villaggio si scopre che ancora nel 1984 quei contadini, a modo loro, si sono contrapposti all’odio. Con i propri mezzi hanno voluto rendere memoria sia ai partigiani che ai cetnici (nel villaggio non ci sono mai stati scontri). Le due lapidi commemorative, nel pieno degli scontri ideologici in Serbia negli ultimi decenni, non sono mai state profanate.
LA POESIA DI RADMILA PETROVIĆ da Mia mamma sa cosa succede nelle città [Moja mama zna šta se dešava u gradovima, 2020]
PRE POLASKA U ŠKOLU ZNALA SAM ŠTA JE ODUZIMANJE
bila sam opet žensko
mama je plakala u porodilištu
deda opsovao kad je čuo
samo je baba umrla na vreme
svuda pogledi – srpovi
pratili su za šta ću se uhvatiti
volela sam pištolje, bagere
i čekić
šta će ti to? ti si žensko
žensko si!, govorili su
sedela sam tati u krilu
okretala volan traktora
na filmu to nikad nisu prikazali
tamo devojčica drži kormilo
s očevom rukom na leđima
ima more ponosa
da potopi sve naše poljane
ovaj kadar je drugačiji
volan je utešna nagrada
dali su mi udžbenike
i držali me dalje od alata
šteta što nije muško
mislile su strine ispod oka
trudila sam se da radim sve
kako treba
a oni mi nikad nisu oprostili
što sam Radmila
PRIMA DI ANDARE A SCUOLA SAPEVO COS’È LA SOTTRAZIONE
ero un’altra femmina
la mamma piangeva nel reparto maternità
il nonno imprecò alla notizia
solo la nonna morì in tempo
ovunque sguardi – falci
seguivano quello che avrei afferrato
amavo le pistole, le ruspe
e il martello
che te ne fai? sei una femmina
una femmina sei!, dicevano
sedevo in braccio a papà
giravo il volante del trattore
nei film non l’hanno mai mostrato
lì la ragazzina tiene il timone
con la mano del padre sulla schiena
ha un mare d’orgoglio
da sommergere tutti i nostri campi
questa sequenza è diversa
il volante è il premio di consolazione
mi hanno dato i libri di scuola
e mi hanno tenuta lontana dagli attrezzi
peccato che non sia un maschio
pensavano le zie di nascosto
mi sforzavo di fare tutto
come si deve
ma loro non mi hanno mai perdonato
di essere Radmila
MOJA MAMA ZNA ŠTA SE DEŠAVA U GRADOVIMA
moja mama nema sina
nema overenu zdravstvenu knjižicu
njeno srce nije od čelika
surutka joj teče pod prstima
samoća se razlistava u stabljike kupusa
i samo je motika ostavlja bez daha
ona zna da su tatine ruke armirani beton
reči crni luk blizu očiju
razume jezik bilja
ima odgovor na pitanje zemlje
ali ćuti
ovde čudan znači dobar
a budak znači smrt
moja mama nema sina da je zaštiti
razumno je bilo jedino napustiti nas
naopako, mama
šta bi tek od mene bilo da si otišla
MIA MAMMA SA COSA SUCCEDE NELLE CITTÀ
mia mamma non ha un figlio maschio
non ha un libretto sanitario certificato
il suo cuore non è d’acciaio
il siero del latte le scorre tra le dita
la solitudine germoglia nei gambi di cavolo
e solo la zappa la lascia senza fiato
lei sa che le mani di papà sono cemento armato
le parole cipolla vicino agli occhi
capisce la lingua delle piante
ha una risposta alla domanda della terra
ma tace
qui strano significa buono
e piccone significa morte
mia mamma non ha un figlio che la protegga
l’unica cosa ragionevole era lasciarci
al contrario, mamma
cosa sarebbe stato di me se te ne fossi andata
ŠUMA, PLUG, JAGORČEVINA
osećam duše ženskih predaka
koje su nastradale od muške ruke
zakačile se za mene
kad sam krenula u Beograd
i neće ni one kući
govore mi: seci ih kao pihtije!
pogledom ili kuhinjskim nožem?
možda perorezom koji nosim u džepu?
hoću, samo ne ovog
naročito ovog!, naređuju
od svega što sam na svetu mogla biti
bila sam samo žensko, priča Radovanka
pse na selu nikad nismo cenili
a biti žena bilo je gore od psa
tvoj pradeda je bio kao izvor
kaže Dobrosava, hladan i prek
spavali smo u kaci za rakiju kad me je doveo
vešao me je kao mačku koja je pojela sve piliće
a sve je to i bilo zbog rakije
snago, ne pristaj da budeš nečija
izađite iz mojih pesama!
i vi ste htele samo sinove
koji su vam posle razbijali glave
ništa iz muke niste naučile, babe
sve je bilo uzalud
IL BOSCO, L’ARATRO, LA PRIMULA
sento le anime delle antenate femminili
che sono morte per mano maschile
si sono aggrappate a me
quando sono partita per Belgrado
e nemmeno loro torneranno a casa
mi dicono: tagliali come galantine!
con lo sguardo o con il coltello da cucina?
forse con il temperino che porto in tasca?
lo farò, ma non questo
soprattutto questo!, ordinano
di tutto ciò che avrei potuto essere al mondo
sono stata solo una femmina, racconta Radovanka
i cani in campagna non li abbiamo mai apprezzati
ed essere una donna era peggio di essere un cane
il tuo bisnonno era come una fonte
dice Dobrosava, freddo e impellente
dormivamo in un tino per la grappa appena sposati
mi impiccava come una gatta che ha mangiato tutti i pulcini
e tutto era per colpa della grappa
cara, non accettare di appartenere a qualcuno
uscite dalle mie poesie!
anche voi volevate solo figli maschi
che poi vi rompevano la testa
non avete imparato niente dal martirio, nonne
è stato tutto inutile
SAMO ŽELIM NEKOG DA RASKLOPIMO TRAKTOR MOG OCA U TIŠINI
ja sam šmeker-devojka
imam perorez u džepu
i žice u brushalteru
stavljala sam srce pod hipoteku
htela da gradimo dom
sad nisam sigurna
da li me je iko od tih ljudi voleo
ali pustila sam prošlost da to i ostane
ja se, tata, prva probijam kroz sneg
i cvetam, kao kukurek
birala sam hranu, ustajala kasno
nema od takvih ništa, govorio si
a znaš kakva ću ja, tata, biti žena
jaka kao šifre na imejlu
neću se šminkati, hraniću se zdravo
na mom čelu pisaće organik
noću ću hodati sama
biću devojka-hajdučka trava
onakva kakvu nikad ne bi oženio
opstaću kad gromovi udaraju
u trafo-stanice. kad spiker govori
ne izlazite bez preke potrebe
a penzioneri lome kukove na trotoaru
sama sam, tata, jer ja sam ljutić-devojka
melem, ako me prisloniš na kožu
a kad me držiš predugo otvaram rane
ja sam sveže bilje, tata, i suvo sam bilje
na tavanu koje čeka da pristaviš čaj
samo nikad nisam osetila da sam
majčina ili tvoja dušica
ali, oprostila sam
traktor je startovao u zoru i vraćao se
kad padne mrak
nije vreme
za mene su naporno radili moji roditelji
DESIDERO SOLO QUALCUNO PER SMONTARE IN SILENZIO IL TRATTORE DI MIO PADRE
sono una ragazza trendy
ho un temperino in tasca
e ferretti nel reggiseno
mettevo il mio cuore sotto ipoteca
volevo costruire una casa insieme
ora non sono sicura
se qualcuno di loro mi amava
ma ho lasciato il passato e che resti così
io per prima, papà, mi faccio largo tra la neve
e fiorisco, come l’elleboro
sceglievo il cibo, mi alzavo tardi
non esce niente di buono da tipi così, dicevi
e sai che tipo di donna sarò io, papà
sicura come la password dell’e-mail
non mi truccherò, mangerò sano
sulla mia fronte ci sarà scritto biologico
di notte camminerò da sola
sarò una ragazza-achillea millefoglie
del tipo che non sposeresti mai
sopravvivrò quando i fulmini colpiranno
le cabine di alta tensione. Quando l’annunciatore dirà
non uscite se non per necessità estrema
e i pensionati si romperanno le anche sul marciapiede
sono sola, papà, perché sono una ragazza-ranuncolo
balsamo, se mi appoggi sulla pelle
ma se mi tieni troppo a lungo apro ferite
io sono erbe fresche, papà, e sono erbe secche
in soffitta che aspettano che tu metta a bollire la tisana
però non ho mai sentito di essere
il fiorellino tuo o della mamma
ma, ve l’ho perdonato
il trattore partiva all’alba e tornava
al calar del buio
non è il momento
per me hanno lavorato duramente i miei genitori
SRPKINJA SAM, AL MI KOSOVO NIJE U SRCU, NEGO TI
tata je prvo kukao na dedu
što nije hteo
ni u četnike
ni u partizane
pa su ga hapsili i jedni i drugi
onda na predsednika
uvek na Ameriku
ovde se u rat išlo ako nemaš
vezu u vojnom odseku
generale,
pobedili bismo da si znao:
jedna zaljubljena žena
opasnija je od NATO tenka
protivraketnu zaštitu
nosi u grudima
bokove uvek drži
u borbenom položaju
sreće ima toliko
da štiklom ne potrefi minu
pobogu čoveče,
naspavajte se
u vezi s kosovskim pitanjem
generale,
božuri cvetaju
u mojim gaćicama
SONO SERBA, MA NEL MIO CUORE NON C’È IL KOSOVO, CI SEI TU
papà prima si piangeva addosso per il nonno
perché non voleva stare
né con i cetnici
né con i partigiani
così è stato arrestato da entrambi
poi per il presidente
sempre per l’America
qui si andava in guerra se non avevi
un aggancio nel dipartimento militare
generale,
avremmo vinto se tu avessi saputo:
una donna innamorata
è più pericolosa di un carro armato della NATO
la difesa antimissile
la porta nel petto
tiene sempre i fianchi
in posizione di combattimento
ha così tanta fortuna
da non centrare mai col tacco una mina
per amor di Dio,
mettetevi l’anima in pace
sulla questione del Kosovo
generale,
le peonie fioriscono
nelle mie mutandine
KRTIČNJAK
nalazili smo viljuške
zakopane u kukuruzištu
sve će im se vratiti
deda je ponavljao
nešto nije kako treba
osećala sam pri udaru belutka
o staklo prozora u noći
niko mi ništa nije pričao
mama je sarme punila tajnama
kočeve za pripinjanje krava
zaticali smo pobijene naopako
tri dana nije bilo mleka
ni za belu kafu
neko je dolazio na naše pašnjake
pre izvođenja goveda
zakopavao mućak pored kapije
pas je režao
a mi mislili da laje na lisice
takvo je ovo selo
osećaš njegove oči na koži
ovde se trguje krilima slepog miša
i gine ispred prodavnice
deda me je naučio kad sam porasla
strani predmet
zakopaš pred zoru u krtičnjak
čim sunce grane
počne da tutnji po komšiluku
nikad nismo ostajali dužni
nema se tu šta govoriti
IL CUMULO DELLA TALPA
trovavamo forchette
sepolte nel campo di granturco
la pagheranno cara
ripeteva il nonno
qualcosa non quadrava
lo sentivo quando un sassolino batteva
sul vetro della finestra di notte
nessuno mi raccontava niente
la mamma riempiva le sarme (*) di segreti
i pali per attaccare le mucche
li abbiamo trovati conficcati al contrario
per tre giorni il latte mancava
anche per il caffelatte
qualcuno veniva nei nostri pascoli
prima che vi conducessimo il bestiame
seppelliva un uovo marcio vicino al cancello
il cane ringhiava
e noi pensavamo che abbaiasse alle volpi
è così questo villaggio
senti i suoi occhi sulla pelle
qui si fa traffico di ali di pipistrello
e si muore davanti al negozio
quando sono cresciuta il nonno mi ha insegnato
l’oggetto rinvenuto
lo seppellisci prima dell’alba nel cumulo della talpa
non appena sorge il sole
si sente tuonare nel vicinato
non rimanevamo mai in debito
non c’è che dire
(*) Sarme: involtini di foglie di cavolo acido ripieni di carne macinata e riso.
PISMO TATI
govorio si mi održavamo
socijalni mir u Beogradu!
naše selo hrani sve te ljude
nije tačno, tata
znaš koliko ovde ima pijaca
dragstora, hipermarketa
o ljudima ne znam više od onoga
što se može zaključiti
na osnovu odeće
koju suše na terasama
nismo ni tamo pričali s komšijama
ali znali smo ih bolje nego sebe
znali smo koliko rakije
imaju u kom buretu
zidovi su tanki
svađe u gradu blede
a trebalo bi da ostanu krvav biftek
šta bi selo bilo bez njih?
parče mahovine i pokoja bela rada
njega dugo nisam videla
veliki je ovaj grad, tata
ali nema veze, srešćemo se
mi se uvek sretnemo
LETTERA AL PAPÀ
mi dicevi noi manteniamo
la pace sociale a Belgrado!
il nostro villaggio nutre tutta quella gente
non è vero, papà
sai quanti mercati ci sono qui
negozi, ipermercati
riguardo alle persone non so più di quello
che si può desumere
dal loro vestiario
che si asciuga sui terrazzi
nemmeno là parlavamo con i vicini
ma li conoscevamo meglio di noi stessi
sapevamo quanta grappa
avessero e in quale botte
le pareti sono sottili
le liti in città sbiadiscono
ma dovrebbero lasciare un filetto al sangue
cosa sarebbe il villaggio senza di esse
un pezzo di muschio e una margherita qua e là
lui non lo vedo da molto tempo
è grande questa città, papà
ma non importa, ci incontreremo
noi ci incontriamo sempre
NEMAM S KIM DA PLJUJEM U LAVABO NAIZMENIČNO PASTU ZA ZUBE
on ima karijeru
stan od osamdeset kvadrata
i vilice sa reklame za brijače
voli devojke, priča suptilno
nije zainteresovan za mene
a ja sam ipak devojka
kakva-takva
rođena devojka!
ne preterano ženstvena
jednom je neka žena
zalutala u naše selo, pitala me
dečko, gde ovde može
da se okrene auto
posle ju je tata izvlačio
traktorom iz jaruge
kaže šta ti bi da je tamo pošalješ
on ima devojku i gleda je
kao da izumire poslednji primerak
flamingosa
kad me sretne uvek pita zašto
pišem pesme
zato što pitbulovi u parku
ne deluju srećno, kažem
NON HO NESSUNO CON CUI SPUTARE A TURNO IL DENTIFRICIO NEL LAVANDINO
lui ha una carriera
un appartamento di ottanta metri quadrati
e una mascella da pubblicità per rasoi
ama le ragazze, parla delicatamente
non è interessato a me
eppure sono una ragazza
più o meno
nata ragazza!
non eccessivamente femminile
una volta una donna
si è persa nel nostro villaggio, mi ha chiesto
ragazzo, dove si può
far manovra con la macchina qui
poi il papà l’ha tirata fuori
con il trattore dal fosso
dice cosa l’hai mandata a fare là
lui ha una ragazza e la guarda
come se si estinguesse l’ultimo esemplare
di fenicottero
quando mi incontra mi chiede sempre perché
scrivo poesie
perché i pitbull nel parco
non hanno un’aria felice, dico
TAJ MOMAK JE SPREMAN SVE DA OSTAVI, SAMO NE CIGARETE
telefon je vratio sat automatski
jesen je, tvoja devojka
proučava kako se gledamo
ima dobru građu, lepa je
verovatno se budi našminkana
ali ostariće
završio si fakultet
imaš dobro plaćen posao
i razmišljaš šta ćeš biti u životu
imaš nju, a ne znaš s kim ćeš
dočekati starost
ja sam ti prijatelj dok ne naučim
da pletem džemper i čarape
jer zime su oštre tamo gde ću te povesti
a u proleće cvetaju kaćuni
i bespravno izgrađeni objekti
jesen je i šta me briga za tvoju devojku
znam onu koju ćeš oženiti
srčana je i zove se Radmila
QUEL RAGAZZO È PRONTO A LASCIARE TUTTO, MA NON LE SIGARETTE
il telefono ha reimpostato automaticamente l’ora
è autunno, la tua ragazza
studia come ci guardiamo
ha una corporatura niente male, è bella
probabilmente si sveglia truccata
ma invecchierà
ti sei laureato
hai un lavoro ben pagato
e pensi a quello che diventerai nella vita
hai lei, ma non sai con chi
arriverai alla vecchiaia
sono tuo amico finché non imparerò
a lavorare a maglia un pullover e le calze
perché gli inverni sono rigidi là dove ti porterò
mentre in primavera fioriscono orchidee selvatiche
ed edifici costruiti abusivamente
è autunno e cosa m’importa della tua ragazza
conosco quella che sposerai
è ardita e si chiama Radmila
JE L’ TUGA SA SELA?
trebalo bi nakupiti suvih
bagremovih drva, podložiti bubnjaru
deda je kupio jednu na vašaru
za deset minuta bi nas isterala iz sobe
trebalo bi naučiti kako se cepaju drva
dok si još dete
što čvršće stežeš sekiru pre ćeš se umoriti
ožuljati dlanove
trebalo bi zauzeti sopstvenu dušu
kao parče zemlje, navodnjavati je bistrinom
zasaditi zimzelenim biljkama
opleviti potrebu da te bilo ko razume
trebalo bi, definitivno, posaditi nešto
trebalo bi srce dati đuture nekome
ko ne meša ljubav i akcionarsko društvo
biti srećan, biti zahvalan bubnjari
dugo je jedino ona htela da me ugreje
trebalo bi znati kako nije tačno
da treći put Bog pomaže
pitajte moje roditelje
LA TRISTEZZA VIENE DALLA CAMPAGNA?
bisognerebbe accatastare la legna
secca di acacia, accendere la stufa in ghisa
il nonno ne ha comprata una alla fiera
dopo dieci minuti essa ci scacciava dalla stanza
bisognerebbe imparare a tagliare la legna
già da bambini
più forte stringi l’ascia, prima ti stancherai
ti verranno le vesciche sul palmo della mano
bisognerebbe conquistare la propria anima
come un pezzo di terra, irrigarla con la limpidezza
farvi crescere piante sempreverdi
estirpare la necessità che qualcuno ti capisca
bisognerebbe, definitivamente, piantare qualcosa
bisognerebbe dare il cuore tutto quanto a qualcuno
che non mescola amore e società per azioni
essere felice, essere grato alla stufa in ghisa
per molto tempo solo essa voleva scaldarmi
bisognerebbe sapere che non è vero
che la terza volta Dio aiuta
chiedetelo ai miei genitori
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Traduzione dal serbo di Ginevra Pugliese
Radmila Petrović (1996, Užice) è cresciuta nel villaggio di Stupčevići nel comune di Arilje. Si è laureata in Economia all’Università di Belgrado. Ha pubblicato tre raccolte di poesie: Miris zemlje (Il profumo della terra, 2014), Celulozni rokenrol (Rock’ n roll di cellulosa, 2015) con cui ha vinto il Premio Desanka Maksimović e Moja mama zna šta se dešava u gradovima (Mia mamma sa cosa succede nelle città, 2020). Attualmente vive e lavora a Belgrado.
ginevra.pugliese@gmail.com roic@zamir.net
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