FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 57
gennaio-aprile 2021

Oasi

 

MIRACOLI DELLA NORMALITÀ

di Jorge Ortega



FALLAS DE ORIGEN

Las ramas dicen algo
y no hablamos su idioma.
Allá quedan las frases
de viento comprimido,
de aquel lado del río.

Para cruzar el cauce
hay que abrir la ventana,
escuchar los silbidos,
la fricción de las hojas:
aceptar un lenguaje.

Los indicios son puentes.
Que la brisa nos lleve
a la otra orilla, o bien,
que nos traiga la cifra
de un rumor inefable.


DIFETTI DI ORIGINE

I rami dicono qualcosa
e non parliamo la loro lingua.
Lì ci sono le frasi
di vento compresso,
da quel lato del fiume.

Per attraversarne l’alveo
occorre aprire la finestra,
sentire i fischi,
l’attrito delle foglie:
accogliere un linguaggio.

I segnali sono ponti.
Lascia che la brezza ci porti
sull’altra sponda, oppure
che ci porti il codice
di una voce ineffabile.


LA VÍA DEL ÉTER

El mundo encaja intacto en el silencio.

Lo prueba una mañana de domingo
en que por vez primera, después de no sé cuánto,
todo es lo que es
sin hacer ruido.

Las llamadas a misa, los camiones,
las maniobras de albañilería
—seguetas, mazos, cumbias—
y los repartidores de Uber Eats
cohabitan a la sombra
de un incierto receso.

Plenitud de la inmovilidad.

Baja la marea del pandemónium,
sube la marea de la ataraxia
ahogando los clamores.

La intensidad conjura en los tejidos, una revolución
prospera al interior de una bellota,
el bagazo se pudre en la basura
en cámara lenta
para ofrecer a nadie
la esencia de su abono.

La cuarentena blinda los cristales, acoraza los patios
cerrándose al efluvio de la vida.

Pero en el tegumento de la cosas
bullen ya los átomos
de una nueva era.


LA VIA DELL’ARIA

Il mondo s’incastra preciso nel silenzio.

Lo dimostra una domenica mattina
in cui per la prima volta, non so dopo quanto,
ogni cosa è ciò che è
senza far rumore.

I rintocchi per la messa, i camion,
le manovre per i lavori di edilizia
– lame, mazze, cumbie (*) –
e i corrieri di Uber Eats
coabitano all’ombra
di un periodo incerto.

La pienezza dell’immobilità.

Scende la marea del pandemonio,
sale la marea della serenità
soffocando i clamori.

L’intensità trama nei tessuti, una rivoluzione
prospera all’interno di una ghianda,
la bagassa marcisce nella spazzatura
al rallentatore
per offrire a nessuno
l’essenza del suo fertilizzante.

La quarantena blinda i cristalli, rafforza i cortili
chiudendosi all’aroma della vita.

Ma nell’insieme delle cose
già ribollono gli atomi
di una nuova era.

(*) La cumbia è una musica popolare, un canto e
una danza di origine colombiana, poi diffusasi in
tutta l'America latina.


MESETA DE ANÁHUAC

El aire es la luz, la luz
el aire.

En blancos muros de adobe
mermados por el clima o por los años
la refracción del sol es también un pleonasmo
con su obstinada brasa que enceguece
igual que la nieve al sherpa.

Arriba y abajo y a los lados
la historia se ha parado, los relojes
pierden utilidad
hasta elevarse
y flotar
como los derrelictos de un naufragio.

La vida se acumula en la materia
y confinada ahí, bajo el caparazón de la mudez
permanece en vilo.

El sosiego sostiene el panorama
—tejas, volcanes, tejos—
desde los cuatro puntos cardinales.

Mientras gira el planeta lentamente
aunque no lo sintamos
todo calla y respira sin moverse
en la perpetuidad de su raíz.


ALTOPIANO DI ANÁHUAC

L’aria è la luce, la luce
l’aria.

Su bianche mura di adobe
impoveriti dal clima o dagli anni
la rifrazione del sole è anche un pleonasmo
con la sua ostinata brace che abbaglia
come la neve lo sherpa.

Su e giù e ai lati
la storia si è fermata, gli orologi
perdono utilità
fino ad elevarsi
e fluttuare
come relitti di un naufragio.

La vita si accumula nella materia
e confinata lì, sotto il guscio del mutismo
resta sospesa.

La calma sorregge il panorama
– tegole, vulcani, piastrelle –
dai quattro punti cardinali.

Mentre il pianeta gira lentamente
anche se non lo sentiamo
tutto tace e respira senza muoversi
nell’immortalità delle sue radici.


MILAGROS DE LA NORMALIDAD

Nada sucede, nada.
Las horas se apeñuscan
en el cabo del día
como un racimo de uvas.

Tiempo replegado
dentro del caracol de la costumbre
o en la bobina abstracta
de las repeticiones.

De pronto el exabrupto
de un ave que no estaba contemplada
en nuestro ecosistema
fosforece con sus alas verdes
el negativo de la caminata.

En la Tanzania de los edificios,
el relumbrante vuelo de la suerte
—especie fugitiva—
tendiendo de un balcón a otro balcón
la cuerda de la imagen inaudita.


MIRACOLI DELLA NORMALITÀ

Non accade nulla, nulla.
Le ore si intristiscono
all’inizio del giorno
come un grappolo d’uva.

Tempo ripiegato
all’interno dell’abituale corazza
o nell’astratta bobina
delle ripetizioni.

All’improvviso lo sfogo della rabbia
di un uccello non contemplato
nel nostro ecosistema
risplende con le sue ali verdi
il negativo della camminata.

Nella Tanzania degli edifici,
il brillante volo della fortuna
– specie fuggitiva –
stendendo da un balcone a un altro
la corda dell’immagine inaudita.


Traduzione dallo spagnolo di Alessio Brandolini


(Foto di Pascual Borzelli)


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