*
monologe mit der Tochter
MEDITIEREN
Was das sei, tochter?
Gegen morgen
noch am schreibtisch sitzen, am hosenbein
einen nachtfalter der
schläft
Und keiner weiß vom anderen
*
monologo con la figlia
MEDITARE
Mi chiedi cosa sia, figlia?
Verso il mattino
ancora al tavolo sedere, sui calzoni
una falena che
dorme
Nessuno sa dell’altro
NACH DER GESCHICHTSSTUNDE
Die damals, der
Tamerlan war der
grausam: zehntausende seiner gefangenen ließ er
binden an pfähle, mit mörtel und lehm
übergießen lebendig
vermauern
Tochter, die teilweise ausgrabung
jüngster fundamente
wird bereits
bereut
DOPO L’ORA DI STORIA
Allora
Tamerlano era il
crudele: diecimila dei suoi prigionieri egli fece
legare ai pali, di argilla e malta
cospargere, vivi
murare
Figlia, di già
ci si pente
della parziale esumazione
di fondamenta assai recenti
GEGENWART
Was ich verwahre hinter schloß und siegel?
Keine konspiration nicht einmal
pornographie
Vergangenheit, Tochter
Sie zu kennen kann
die zukunft kosten
PRESENTE
Che cosa conservo sotto chiave e sigillo?
Nessuna cospirazione e nemmeno
pornografia
Il passato, figlia
Conoscerlo può
costarci il futuro
ERSTER BRIEF DER TAMARA A.
Geschrieben habe dir
Tamara A., vierzehn jahre alt, bald
mitglied des Komsomol
In ihrer stadt, schreibe sie, stehen
vier denkmäler:
Lenin
Tschapajew
Kirov
Kuibyschew
Schade, daß sie nichts erzähle
von sich
Sie erzählt
von sich, tochter
PRIMA LETTERA DI TAMARA A.
Ti ho scritto
Tamara A., quattordici anni, presto
membro del Komsomol
Nella sua città, scrive lei, ci sono
quattro monumenti:
Lenin
Čapaev
Kirov
Kujbyšev
Peccato che niente racconti
di sé
Ma lei racconta
di sé, figlia (*)
(*) Nota d’autore: Čapaev – generale Čapaev (dal 1877 al 1919), leggendario cavaliere della Rivoluzione russa; Kirov – stretto collaboratore di Stalin, la cui uccisione nel 1934 diede il via alla «grande epurazione» (Kirov nacque nel 1886); Kujbyšev – dal 1927 membro del Politbüro (visse dal l888 al 1935, causa di morte non chiarita).
APPELL
1
D., schüler der siebenten klasse, hatte
versehen mit brille und dichtem haupthaar
das bildnis Lenins
Öffentlich
So
in gefährliche nähe geraten
der feinde der arbeiterklasse, der imperialisten ihr
handlanger fast, mußte er stehn
in der mitte des schulhoffs
Strafe:
tadel, eingetragen in den schülerbogen der
ihn begleiten werde
sein leben lang
2
Du fragst warum
sein leben lang
Lenin kann ihm nicht mehr helfen, tochter
APPELLO
1
D., allievo della settima classe, aveva
messo gli occhiali e una folta chioma
al ritratto di Lenin
Pubblicamente
E così
caduto in pericolosa vicinanza
dei nemici della classe operaia, voi degli imperialisti
quasi scagnozzi, dovette stare in piedi
nel mezzo del cortile
Punizione:
un rimprovero, annotato nel foglio della scuola, che
lo avrebbe accompagnato
per tutta la sua vita
2
Tu chiedi perché
per tutta la sua vita
Lenin non può più aiutarlo, figlia
DRILL
kere – bitten
kerekere – betteln
(wörter der fidschiinsulaner)
Die sprache der fidschi, heißt es, zeugt
von niederer kultur:
sie beruht
auf dem prinzip der wiederholung
Daher, tochter:
marschmarsch!
DURO ADDESTRAMENTO
kere – chiedere
kerekere – mendicare
(parole delle isole Figi)
La lingua delle Figi, si dice, testimonia
una cultura inferiore:
si basa
sul principio della ripetizione
E allora, figlia:
in marcia, in marcia!
SONNTAG
1
Zwanzig zentimeter überm knie
In strümpfen die
blühen über den schenkeln in
strümpfen gezeichnet wie die schlange in
unsichtbaren strümpfen in
strümpfen geknüpft wie
strickleitern
2
Die luft der trottoire
vibriert vom geläut
der kurzen glocken
DOMENICA
1
Venti centimetri sopra il ginocchio
In calze che
fioriscono sopra le cosce in
calze disegnate come il serpente in
calze invisibili in
calze annodate come
scale di corda
2
L’aria del marciapiede
vibra del suono
di brevi campane
JUGEND IN DEN PFARRGARTEN
Christus fährt nicht gen himmel
im rauch der rostbratwürste die
der pfarrer brät (der rauch aber zeigt
den weg)
GIOVENTÙ NEL GIARDINO DEL PASTORE
Cristo non va in cielo
nel fumo dei würstel grigliati che
il pastore arrostisce (ma il fumo indica
la via)
SIEBZEHNJÄHRIG
Wir sind jung die welt ist offen(lesebuchlied)
Horizont aus schlagbäumen
Verboten
der grenzübertritt am bildschirm ein bild
von der welt sich zu machen es lebe
das weltbild
Bis ans ende der jugend
Und dann?
A DICIASSETTE ANNI
Orizzonte di barriere
Vietato
oltrepassare il confine sullo schermo un’immagine
farsi del mondo evviva
l’immagine del mondo
Fino alla fine della giovinezza
E poi?
NACH EINER UNVOLLENDETEN MATHEMATIKARBEIT
Alles
durchdringe die mathematik, sagt
der lehrer: medizin
psychologie
sprachen
Er vergißt
meine träume
In ihnen rechne ich unablässig
das unberechenbare
Und ich schrecke auf wenn es klingelt
wie du
DOPO UN COMPITO DI MATEMATICA NON FINITO
Tutto
permea la matematica, dice
il maestro: medicina
psicologia
lingue
Lui dimentica
i miei sogni
In essi conto senza posa
l’incalcolabile
E sobbalzo di spavento quando suonano
come te
SELBSTMORD
Die letzte aller türen
Doch nie hat man
an alle schon geklopft
SUICIDIO
L’ultima di tutte le porte
Ma mai si è già
bussato a tutte
WIE DIE DINGE AUS TON
1
Wir wollten sein wie die dinge aus ton
Dasein für jene,
die morgens um fünf ihren kaffee trinken
in der küche
Zu den einfachen tischen gehören
Wir wollten sein wie die dinge aus ton, gemacht
aus erde vom acker
Auch, daß niemand mit uns töten kann
Wir wollten sein wie die dinge aus ton
Inmitten
soviel
rollenden
stahls
2
Wir werden sein wie die scherben
der dinge aus ton: nie mehr
ein ganzes, vielleicht
ein aufleuchten
im wind
COME LE COSE DI SUONO
1
Volemmo essere come le cose di suono
Esserci per quelli
che al mattino alle cinque si bevono il loro caffè
in cucina
Esser parte dei semplici tavoli
Volemmo essere come le cose di suono, fatte
con la terra del campo
E che nessuno con noi possa uccidere
Volemmo essere come le cose di suono
In mezzo
a tanto
rotolante
acciaio
2
Saremo come i frantumi
delle cose di suono: mai più
un intero, può darsi
un baleno
nel vento
DER WEG ZU EUCH
Es ist so leicht, den weg zu uns zu finden(JAN SKÁCEL)
Es war so leicht den weg zu euch zu finden
Aus wolken und wäldern die
aus den nähten platzten fanden sie ihn
noch nachts
Über kimme und korn
kürzten sie ab, die tore standen
angelweit, verwunderung
bis an die schwellen
In der finsternis, die sie
vor sich herschoben,
verirrten sie sich
Sie richteten sich ein
auf den brücken
Und statt der achsen hörte man
im schlaf die menschen stöhnen
Nun ist es schwer den weg zu euch zu finden
LA STRADA CHE PORTA A VOI
È così facile trovare la strada che porta a noi(JAN SKÁCEL)
Così facile era trovare la strada che porta a voi
Da nuvole e boschi che
scoppiavano da cuciture la trovarono
ancora di notte
Prendendo la mira
scelsero la via più breve, i portali s’ergevano
con ampi cardini, stupore
fino alle soglie
Nella tenebra, che essi
innanzi a sé sospinsero,
si sono smarriti
Si sono preparati
al ponte
E invece degli assi si udiva
nel sonno il gemere degli uomini
Adesso è difficile trovare la strada che porta a voi
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