FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 55
maggio/agosto 2020

Cenere

 

A BASSA VOCE
Sulla poesia di Reiner Kunze

di Leonardo Zelli



Le tredici poesie qui tradotte sono tratte dalla raccolta zimmerlautstärke [a bassa voce] del 1972 e sono state composte in un arco temporale che va dal 1968 al 1971. Le prime undici configurano un ciclo unitario che si intitola “monologo con la figlia”, un accostamento fortemente paradossale, in cui la dimensione della solitudine implicata dal monologo urta con quella della comunicazione: si tratta, sostanzialmente, di un dialogo impossibile. Le altre due poesie sono tratte dal ciclo successivo, intitolato “come le cose di suono”.

La poesia di Kunze è assai densa ed ermetica, esibisce un carattere marcatamente epigrammatico-sapienziale, di riflessione più che di espansione narrativa o emotiva. A questo andamento ellittico concorrono le scelte ortografiche di Kunze: l’abolizione della maiuscola per i sostantivi (contrariamente alla prassi tedesca) e l’impiego molto parco della punteggiatura, che talvolta rende i nessi sintattici particolarmente ardui da riconoscere. Anche la metrica è estremamente libera, senza alcuna concessione alla cantabilità.




POESIE DI REINER KUNZE
da zimmerlautstärke [1972, a bassa voce]


*

monologe mit der Tochter

MEDITIEREN

Was das sei, tochter?

Gegen morgen
noch am schreibtisch sitzen, am hosenbein
einen nachtfalter der
schläft

Und keiner weiß vom anderen


*

monologo con la figlia

MEDITARE

Mi chiedi cosa sia, figlia?

Verso il mattino
ancora al tavolo sedere, sui calzoni
una falena che
dorme

Nessuno sa dell’altro


NACH DER GESCHICHTSSTUNDE

Die damals, der
Tamerlan war der
grausam: zehntausende seiner gefangenen ließ er
binden an pfähle, mit mörtel und lehm
übergießen lebendig
vermauern

Tochter, die teilweise ausgrabung
jüngster fundamente
wird bereits
bereut


DOPO L’ORA DI STORIA

Allora
Tamerlano era il
crudele: diecimila dei suoi prigionieri egli fece
legare ai pali, di argilla e malta
cospargere, vivi
murare

Figlia, di già
ci si pente
della parziale esumazione
di fondamenta assai recenti


GEGENWART

Was ich verwahre hinter schloß und siegel?

Keine konspiration nicht einmal
pornographie

Vergangenheit, Tochter

Sie zu kennen kann
die zukunft kosten


PRESENTE

Che cosa conservo sotto chiave e sigillo?

Nessuna cospirazione e nemmeno
pornografia

Il passato, figlia

Conoscerlo può
costarci il futuro


ERSTER BRIEF DER TAMARA A.

Geschrieben habe dir
Tamara A., vierzehn jahre alt, bald
mitglied des Komsomol

In ihrer stadt, schreibe sie, stehen
vier denkmäler:
Lenin
Tschapajew
Kirov
Kuibyschew

Schade, daß sie nichts erzähle
von sich

Sie erzählt
von sich, tochter


PRIMA LETTERA DI TAMARA A.

Ti ho scritto
Tamara A., quattordici anni, presto
membro del Komsomol

Nella sua città, scrive lei, ci sono
quattro monumenti:
Lenin
Čapaev
Kirov
Kujbyšev

Peccato che niente racconti
di sé

Ma lei racconta
di sé, figlia (*)

(*) Nota d’autore: Čapaev – generale Čapaev (dal 1877 al 1919), leggendario cavaliere della Rivoluzione russa; Kirov – stretto collaboratore di Stalin, la cui uccisione nel 1934 diede il via alla «grande epurazione» (Kirov nacque nel 1886); Kujbyšev – dal 1927 membro del Politbüro (visse dal l888 al 1935, causa di morte non chiarita).


APPELL

1

D., schüler der siebenten klasse, hatte
versehen mit brille und dichtem haupthaar
das bildnis Lenins

Öffentlich

So
in gefährliche nähe geraten
der feinde der arbeiterklasse, der imperialisten ihr
handlanger fast, mußte er stehn
in der mitte des schulhoffs

Strafe:
tadel, eingetragen in den schülerbogen der
ihn begleiten werde
sein leben lang

2

Du fragst warum
sein leben lang

Lenin kann ihm nicht mehr helfen, tochter


APPELLO

1

D., allievo della settima classe, aveva
messo gli occhiali e una folta chioma
al ritratto di Lenin

Pubblicamente

E così
caduto in pericolosa vicinanza
dei nemici della classe operaia, voi degli imperialisti
quasi scagnozzi, dovette stare in piedi
nel mezzo del cortile

Punizione:
un rimprovero, annotato nel foglio della scuola, che
lo avrebbe accompagnato
per tutta la sua vita

2

Tu chiedi perché
per tutta la sua vita

Lenin non può più aiutarlo, figlia


DRILL

kere – bitten
kerekere – betteln
(wörter der fidschiinsulaner)

Die sprache der fidschi, heißt es, zeugt
von niederer kultur:
sie beruht
auf dem prinzip der wiederholung

Daher, tochter:
marschmarsch!


DURO ADDESTRAMENTO

kere – chiedere
kerekere – mendicare
(parole delle isole Figi)

La lingua delle Figi, si dice, testimonia
una cultura inferiore:
si basa
sul principio della ripetizione

E allora, figlia:
in marcia, in marcia!


SONNTAG

1

Zwanzig zentimeter überm knie

In strümpfen die
blühen über den schenkeln in
strümpfen gezeichnet wie die schlange in
unsichtbaren strümpfen in
strümpfen geknüpft wie
strickleitern

2

Die luft der trottoire
vibriert vom geläut
der kurzen glocken


DOMENICA

1

Venti centimetri sopra il ginocchio

In calze che
fioriscono sopra le cosce in
calze disegnate come il serpente in
calze invisibili in
calze annodate come
scale di corda

2

L’aria del marciapiede
vibra del suono
di brevi campane


JUGEND IN DEN PFARRGARTEN

Christus fährt nicht gen himmel
im rauch der rostbratwürste die
der pfarrer brät (der rauch aber zeigt
den weg)


GIOVENTÙ NEL GIARDINO DEL PASTORE

Cristo non va in cielo
nel fumo dei würstel grigliati che
il pastore arrostisce (ma il fumo indica
la via)


SIEBZEHNJÄHRIG

          Wir sind jung
          die welt ist offen

          (lesebuchlied)

Horizont aus schlagbäumen

Verboten
der grenzübertritt am bildschirm ein bild
von der welt sich zu machen es lebe
das weltbild

Bis ans ende der jugend

Und dann?


A DICIASSETTE ANNI

          Siamo giovani
          il mondo è aperto

          (canto da un libro di lettura)

Orizzonte di barriere

Vietato
oltrepassare il confine sullo schermo un’immagine
farsi del mondo evviva
l’immagine del mondo

Fino alla fine della giovinezza

E poi?


NACH EINER UNVOLLENDETEN MATHEMATIKARBEIT

Alles
durchdringe die mathematik, sagt
der lehrer: medizin
psychologie
sprachen

Er vergißt
meine träume

In ihnen rechne ich unablässig
das unberechenbare

Und ich schrecke auf wenn es klingelt
wie du


DOPO UN COMPITO DI MATEMATICA NON FINITO

Tutto
permea la matematica, dice
il maestro: medicina
psicologia
lingue

Lui dimentica
i miei sogni

In essi conto senza posa
l’incalcolabile

E sobbalzo di spavento quando suonano
come te


SELBSTMORD

Die letzte aller türen

Doch nie hat man
an alle schon geklopft


SUICIDIO

L’ultima di tutte le porte

Ma mai si è già
bussato a tutte


WIE DIE DINGE AUS TON

      Aber ich klebe meine hälften zusammen
      Wie ein zerschlagener topf aus ton.

      (JAN SKÁCEL, brief vom februar 1970)

1

Wir wollten sein wie die dinge aus ton

Dasein für jene,
die morgens um fünf ihren kaffee trinken
in der küche

Zu den einfachen tischen gehören

Wir wollten sein wie die dinge aus ton, gemacht
aus erde vom acker

Auch, daß niemand mit uns töten kann

Wir wollten sein wie die dinge aus ton

Inmitten
soviel
rollenden
stahls

2

Wir werden sein wie die scherben
der dinge aus ton: nie mehr
ein ganzes, vielleicht
ein aufleuchten
im wind


COME LE COSE DI SUONO

      Ma io incollo le mie due metà
      come un vaso di suono in frantumi

      (JAN SKÁCEL, lettera del febbraio 1927)

1

Volemmo essere come le cose di suono

Esserci per quelli
che al mattino alle cinque si bevono il loro caffè
in cucina

Esser parte dei semplici tavoli

Volemmo essere come le cose di suono, fatte
con la terra del campo

E che nessuno con noi possa uccidere

Volemmo essere come le cose di suono

In mezzo
a tanto
rotolante
acciaio

2

Saremo come i frantumi
delle cose di suono: mai più
un intero, può darsi
un baleno
nel vento


DER WEG ZU EUCH

      Es ist so leicht, den weg zu uns zu finden

      (JAN SKÁCEL)

Es war so leicht den weg zu euch zu finden

Aus wolken und wäldern die
aus den nähten platzten fanden sie ihn
noch nachts

Über kimme und korn
kürzten sie ab, die tore standen
angelweit, verwunderung
bis an die schwellen

In der finsternis, die sie
vor sich herschoben,
verirrten sie sich

Sie richteten sich ein
auf den brücken

Und statt der achsen hörte man
im schlaf die menschen stöhnen

Nun ist es schwer den weg zu euch zu finden


LA STRADA CHE PORTA A VOI

      È così facile trovare la strada che porta a noi

      (JAN SKÁCEL)

Così facile era trovare la strada che porta a voi

Da nuvole e boschi che
scoppiavano da cuciture la trovarono
ancora di notte

Prendendo la mira
scelsero la via più breve, i portali s’ergevano
con ampi cardini, stupore
fino alle soglie

Nella tenebra, che essi
innanzi a sé sospinsero,
si sono smarriti

Si sono preparati
al ponte

E invece degli assi si udiva
nel sonno il gemere degli uomini

Adesso è difficile trovare la strada che porta a voi


Traduzione dal tedesco di Leonardo Zelli




Reiner Kunze
è nato a Oelsnitz, in Sassonia, nel 1933. Il padre è minatore. Studia a Lipsia filosofia e giornalismo. Dal 1955 al 1959 lavora nella stessa università come assistente. Entra nel SED, il partito unico della DDR (Partito Socialista Unificato di Germania, in tedesco Sozialistische Einheitspartei Deutschlands), ma, anche per l’influenza esercitata su di lui dai poeti cèchi, ben presto manifesta dubbi sul regime che governa il Paese. Inizia così la persecuzione nei suoi confronti, che gli rende sempre più difficile la pubblicazione delle opere: la maggior parte uscirà in Germania ovest.
Nel 1953 pubblica il suo primo libro, la raccolta poetica Vögel über dem Tau (Uccelli sulla corda). Nel 1961 sposa Elisabeth Littnerová, una dottoressa cèco-tedesca, e si dedica da quel momento ad un’ampia attività di traduzione di poeti cèchi e slovacchi. Nel 1968 abbandona il SED, in seguito alla Primavera di Praga e all’invasione sovietica della Cecoslovacchia. Nel 1976 pubblica con successo in Germania ovest il romanzo Die wunderbaren Jahre (Gli anni meravigliosi), in cui critica aspramente il sistema politico della DDR; nell’anno successivo viene privato della cittadinanza nella DDR e si trasferisce nella Repubblica Federale Tedesca. Attualmente vive a Passau, in Baviera.


leonardozelli@tiscali.it