Nel gennaio del 1986 Stanley Fornari, indiscusso maestro del cinema mondiale, muore per un infarto nella sua villa romana sull’Appia. Due settimane prima, nello stesso luogo, con un happening a dir poco discutibile, il regista aveva mandato al rogo il master del suo ultimo, inedito lavoro Desiderio di paura. Cancellava così per sempre le tracce di un film al quale era molto legato ma che non era riuscito a realizzare come lo aveva immaginato.
Erano anni che Fornari, noto per la sua maniacale scrupolosità, lavorava a quel progetto e proprio quando sembrava che il lavoro fosse terminato aveva invece riscritto buona parte della sceneggiatura, sostituito alcuni attori e girato nuove scene. Un altro lungo periodo a rimontare il film e infine la decisione di bruciarlo. Ma tanto era l’amore per quell’opera che nelle sue volontà aveva lasciato scritto che quell’ammasso di celluloide scaturita dal rogo un giorno avrebbe fatto compagnia ai suoi resti: con lui, anche le ceneri del mancato capolavoro dovevano scomparire.
Proprio in quel periodo lavoravo come aiuto magazziniere nella società che aveva prodotto l’opera e, in attesa di tempi migliori, mi arrangiavo anche con altri lavoretti, a dire la verità, non proprio puliti: piccoli furti in appartamenti, truffe ai danni di società assicurative, cose di cui non c’era da andare fieri. Perciò ben presto fui avvicinato da alcuni gentiluomini che mi proposero di far uscire dal magazzino copie di film in prima visione. Non mi diedero alternative ma pagavano bene e il rischio era minimo. Entravo così anche a far parte del traffico illegale delle videocassette nel momento in cui la pirateria cinematografica stava vivendo il massimo splendore.
Riuscii a copiare il film di Fornari prima che lo distruggesse. Si trattava di un porno con un cast stellare. Il Maestro aveva convinto attori di grande fama a misurarsi con scene di sesso esplicito senza l’ausilio di controfigure. Tutti i componenti della troupe, per contratto, erano stati costretti a mantenere il più blindato dei silenzi. I giornali avrebbero pagato a peso d’oro qualsiasi indiscrezione sull’opera.
Ma il film era davvero un’enorme cazzata.
Forse fu una crisi di coscienza verso la memoria del grande Maestro ma ne rispettai gli intenti: il film doveva rimanere un oggetto di desiderio e ai tizi che volevano comunque la copia del film raccontai di come Fornari l’avesse tenuta nascosta fino al rogo stabilendo anche di non contattare i media per rivelare la vera natura dell’opera. Anche i pirati hanno un’anima, mi dissi.
Dopo la morte del Maestro e le ipocrite retrospettive i riflettori si spensero su Fornari e io dimenticai il vhs in un angolo ben nascosto del magazzino.
Tempo fa è stata ritrovata la mia copia. Il film è stato restaurato e uscirà presto nei cinema col placet degli eredi del regista che si accontenteranno soltanto della metà degli incassi. Quando i giornalisti hanno chiesto se non sarebbe stato più onesto rispettare la volontà di Fornari, i familiari si sono giustificati parlando di “capolavoro ritrovato”, di “occasione unica”.
Oggi ci sarà la prima esclusiva organizzata solo per addetti ai lavori e per la crema della società: signore ingioiellate e accompagnatori in abito da sera in mostra per fotografi e giornalisti. E al termine della proiezione tutti al ricevimento nel più lussuoso albergo della città.
Ma un sassolino nell’ingranaggio l’ho voluto mettere. Ho contattato vecchi amici dei tempi delle truffe, quelli che organizzavano incendi nei negozi per far riscuotere premi assicurativi ai proprietari (in quell’ambiente c’è sempre qualcuno che ti deve un favore). Dieci secondi dopo il buio in sala un cortocircuito nella cabina brucerà il proiettore mandando a puttane la serata. Poi qualche giornalista compiacente metterà in giro la voce che quel film porta sfortuna, vista la allora improvvisa morte di Fornari e l’incidente di stasera. Il mondo dello spettacolo è molto sensibile a queste dicerie!
Sarà questo il mio modo per rimediare al danno fatto quando dimenticai quella copia pensando che non avrebbe mai interessato nessuno.
Perché se c’è una cosa che mi manda davvero in bestia sono gli intenti nascosti mascherati da buoni propositi, da amore verso l’arte. L’occasione unica di svelare il capolavoro ritrovato andate a raccontarla alle scimmie dello zoo e anche loro vi rideranno in faccia!
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