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A casuale incontro seguirono immediate espressioni di saluto e brevi frasi dal tono insolitamente familiare: poiché i due si trovavano a percorrere in direzione opposta, con una certa fretta, affollato marciapiede, lo scambio di parole avvenne in maniera rapida e concisa, rallentando appena l’andatura.
In circostanze diverse, avrebbero indugiato in un’articolata, più soddisfacente, conversazione?
O, forse, proprio tale poco impegnativa circostanza aveva favorito lo spontaneo emergere di una reciproca confidenza?
Accelerando il passo, ognuno proseguì il suo cammino.
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A mezzo leggera pressione esercitata su minuscolo tasto, rese luminoso rotondo quadrante d’affidabile orologio.
Il suo sonno era ormai irrimediabilmente interrotto?
Avrebbe atteso, desto, il momento d’abbandonare comodo letto?
Il porsi simili quesiti non gli impedì d’assumere, complice elastico materasso, una posizione particolarmente distensiva…
Circa un’ora più tardi, acuto sibilo, emesso da programmata suoneria, lo svegliò.
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Accomodatosi su imbottita sedia, consultato invitante menu, comunicate a solerte cameriere le proprie scelte, prese a sbocconcellare sottile fetta di pane estratta da ricolmo cestino: avrebbe dovuto attendere a lungo?
Rilassante osservazione di azzurra distesa marina, solcata da lontani scafi, rese piacevole un intervallo che – ebbe a notare – non si protrasse oltre misura.
Offerta di alcuni pezzettini di mollica a simpatica coppia di passerotti, in saltellante presenza sull’ampia terrazza, fu accolta da ripetuti, riconoscenti, cinguettii.
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Accomodatosi su soffice sedile posteriore, rispose a immediata domanda di pubblico autista indicando la meta desiderata.
Poiché non aveva fretta, pur rendendosi conto di come il (silenzioso) conducente non avesse scelto l’itinerario più opportuno, evitò di sollevare obiezioni, deciso a godersi la vista delle strade cittadine in quell’ora per lui insolita: inoltre, il mutismo del tassista rendeva l’osservazione particolarmente piacevole e rilassante.
Raggiunta, infine, ampia piazza, la carenza di moneta spicciola lo avvantaggiò un poco (modesto sconto).
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Aggressive zanzare disturbando estivi sonni, dopo aver messo alla prova, con scarsi risultati, più di un rimedio, acquistò piccolo fornello, munito di “piastrina” (in omaggio), che, collegato all’impianto elettrico, avrebbe diffuso durante l’intera notte esalazioni non sopportabili dai fastidiosi insetti.
Occorreva, però, come suggerivano dettagliate avvertenze, “Arieggiare il locale”, ossia tenere ben aperta la finestra.
E se la temperatura notturna, conformemente a quanto previsto dal servizio meteorologico, fosse calata in maniera non trascurabile?
In simile caso, soffice plaid, posto a portata di mano sopra ligneo tavolino, sarebbe stato d’aiuto.
La colonnina di mercurio, per fortuna, non scese sotto i consueti livelli stagionali, ma non sommesse emissioni sonore, provenienti da sottostante piazzetta, recarono disturbo.
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Aperta lignea anta di alto portone, protese verso l’esterno non pieghevole, ingombrante, ombrello di cui perfezionò l’automatica apertura premendo metallico tasto.
Percorsa in discesa, sotto fitta pioggia, ripida, sdrucciolevole, viuzza, attraversata, attento a evitare melmose pozzanghere, deserta piazzetta, raggiunta, a lesto passo, fermata (priva di tettoia) d’urbano autobus n. 40, estratto da profonda tasca affidabile smartphone, eseguì (non senza difficoltà, disponendo di un’unica mano libera) articolata manovra tale da consentirgli di conoscere, utilizzando idonea “app”, il tempo d’attesa del pubblico automezzo: tempo che risultò meno breve del previsto.
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Aperto gocciolante rubinetto, raccolse una certa quantità d’acqua entro cilindrico pentolino che appoggiò su acceso fornello.
In attesa dell’ebollizione, dispose sopra tondo vassoio bombato bricco in ceramica, paio di tazze a esso coordinate (con relativi piattini), metallica scatola piena per buona metà di assortiti biscotti, tre fette di giallo agrume poste, su piccolo piatto, accanto a porose bustine contenenti sminuzzate foglie di tè.
Versata bollente acqua nella panciuta teiera, imboccò stretto corridoio reggendo tondo cabaret sulla cui policroma superficie – si accorse – non erano presenti indispensabili cucchiaini e zollette di zucchero.
Ritornò così, lesto, sui propri passi.
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Apprendere inattese notizie provocò articolate riflessioni concernenti i possibili, per nulla irrilevanti, effetti che le annunciate novità avrebbero potuto produrre: certo – pensò – tali congetture dovevano essere considerate soltanto parzialmente affidabili, ogni evento previsto potendo implicare inaspettati sviluppi.
Occorreva, in ogni modo, decidere.
Poiché ritenne opportuno rivolgersi a un esperto, estratta da ligneo cassetto consunta rubrica, compose non breve sequenza numerica ed entrò in contatto telefonico con solerte segretaria: fissò così, con rapidità, necessario appuntamento.
Ottenute ulteriori, specifiche, informazioni, ogni dubbio sarebbe stato fugato?
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Attenta osservazione di eccellente copia fotografica gli fece apprezzare, più di quanto fosse avvenuto in passato, la valenza evocativa di celebre dipinto.
Un urbano marciapiede, deserto nel mattino domenicale, mostrava, con evidenza, la propria natura di raffigurazione semplice e, nello stesso tempo, complessa.
La qualità evocativa di quell’immagine riposava, dunque, su una non contraddittoria, specifica, complessità semplice?
“Sì, anche” gli parve adeguata risposta.
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Attenta visione di celebre film, messo in onda da rete televisiva poco incline a imporre intervalli pubblicitari, fu disturbata da ripetuto avviso sonoro proveniente da sottile smartphone posto, nella stanza accanto, sulla lucida superficie di ligneo tavolino.
Rettangolare display mostrando il nome di logorroico, molesto, individuo con cui desiderava evitare ogni contatto, competente spettatore non rispose alla chiamata.
Tale pur breve interruzione, purtroppo, gli impedì d’assistere a struggente, cinematografico, dialogo.
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