FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 53
settembre/dicembre 2019

Immersioni

 

STRARIPAMENTI E ALTRI INDIZI
La poesia di Dominique Massaut

di Viviane Ciampi



La scrittura del poeta, poeta performer, slammer belga Dominique Massaut percorre un universo di risonanze scaturite da una mente libera e vertiginosa che mischia linguaggio alto e linguaggio basso, registro colto e gergo di strada che non domina e non ronfa ma semina e produce tra potenti note e accenti sciolti.
Nel suo mondo, “d’ingranaggi cancrenati” dove l’ombra è schiaffeggiata, dove l’umido moltiplica le chiazze sui muri e nelle menti, dove la narcosi non funziona solo in sala operatoria ma s’infiltra ovunque, anche nelle pieghe dei discorsi.

La gente canta-ama-copula-dorme, mangia quando può ma si nutre di malbouffe – cibo spazzatura e altre schifezze – spinta spesso dalla “réclame”, come si diceva una volta agli albori della televisione per alludere alle prime ingenue pubblicità diventate parte preponderante della contemporaneità.
Quella stessa gente, tra follia e solitudine si rassegna a svolgere lavori odiosi e mai scelti secondo le proprie inclinazioni, canta a squarciagola per coprire il silenzio, le ambasce, ha paura della morte pur sapendo che tanto – mal che vada – arriva una volta sola!
Ciò che viene taciuto pesa come un ristagno, come un’entità di dubbio che attraversa gli occhi.

Allora, ferma tutti i motori, il poeta Dominique Massaut che mai si lascia risucchiare dalla corrente. Frantuma la rete di spaventi intrecciati (o la va o la spacca pare dirci!) mettendo il mondo alla rovescia per osservarlo da vicino senza giudicare ma “con belga benevolenza” eppure con lingua tagliente e materica acutezza.
D’altronde, a lui non manca la favella e la spiegazione forse la si deve trovare nella frustrazione per essere cresciuto all’ombra di un padre che di professione faceva lo storico, un tipo piuttosto severo, convinto che i figli non dovessero aver diritto alla parola fino all’età di undici anni, o per meglio dire, prima di entrare nel dodicesimo che era considerata, la porta d’entrata nella cosiddetta “età della ragione”.

Dopo questo primo percorso di afasia, si può forse appoggiare alla madre, la quale e per di più era anch'essa sindacalista e in fatto di favella se ne intendeva.
Alcuni testi che appaiono qui per la prima volta in italiano sono stati scritti per essere detti ad alta voce ed altri più strettamente legati alla pagina. Ma la scrittura è sempre straripante, ruminante, in un andirivieni di metafore a tratti apocalittiche :

    “lui [il fiume] gonfia si gonfia s’empie le tempie s’empie il ventre e le gambe e vortica e si smarrisce e sobbolle…”
a tratti gioiosamente voluttuose
    “Chiacchiere e chiappe si scrivono e si rispondono e ruzzolano e rimbalzano sui muri fino al legno dei muri al nudo bianco dei soffitti”.
Più spesso, trattasi di straripamenti metaforici d’amore:
    “Trascina con fermezza, con le tue rosse mele,
    l’oscure mie onde di pelamide!”
o derivati dalla società dei consumi che infiltra i suoi blob nei nostri cervelli troppo disponibili{*}. Il poeta si dedica poi all’ambiente, alle specie minacciate o già scomparse, alle cattive abitudini alimentari:
    “… SANGUINACCIO dI NOAAAAAR! INSACCATI D’AAAAANITRA! PÂTÉ DI TRIPPA E CERVELLATA E SALAMINI ZEPPI DI PATATE FRITTE MAIONESE DEL BEARN E OSSOBUCO E MORTADELLA, PÂTÉ D’ALLODOLA, SOPPRESSATA CON FEGATELLI E MALLEGATO SE APPREZZATO, E SUGNA DI BRUXELLES E COSCIOTTO DI BIDOCHON E COTENNA DEHAENE E CROSTA DI PAULE HERMANN E TETTONA DI VACCA CANDITA MAÏTÉ PURO SUD-OVEST E GRASSO DEL GRASSO DEL GRAAAAAAAAAAAASSO !!!!”
C’è – in tutto questo – posto per la tenerezza e il mondo contadino che scompare:
    “Desueta è parola che non s’addice alla vacca…”
E cosi, Dominique Massaut – detto Dom – non si mette al di fuori di questa società, pratica la “poésie-action”, la pratica con la voce, con l’anima, col corpo (di cui diventa mano a mano padre e patricida) infila “mine de rien” il dito nella ferita, osserva e nuota controrrente.
Si è ripreso la parola, Dom, ora adulto e pure padre. E il bambino che era si profila, riemerge dall’acque, il suo abbraccio raggiunge tutto lo spazio visibile. Lo fa con una lingua in salsa piccante e la versa goccia a goccia nell’orecchio di chi vuol sentire, come una medicina contro la malattia che ci spetta, quella insidiosa di noi terreni che nasciamo e dis-nasciamo nei fumi perturbanti della modernità.



{*}Anni fa, l’allora direttore di TF1 asserì che il suo ruolo era solo quello di fabbricare “cervelli disponibili” alla pubblicità, tra un programma e l’altro. Questa sua affermazione suscitò una lunga polemica da parte del pubblico e degli intellettuali francesi, tra cui Bernard Noël autore del concetto di “sensure” (scritto con la s). NdT




 

… le poème alors serait lieux de sommeil vif savamment instillés dans une kyrielle d’éveils languides et permanents…

… la poesia quindi sarebbe luoghi del sonno vivo sapientemente instillati in una sfilza di reviviscenze languide e permanenti...

*

Où l’œil jalouse ses gazelles capturées
où le loup s’enfonce au plus sombre
où le museau peut contenir
tout le paon qu’il a croqué
tout le bleu du danger des mers pleines
et des lointaines solitudes
où les cheveux s’ébouriffent
où les cris des fillettes s’étirent et se muent
en des silences lourds au bord des yeux
en bouches entrouvertes
en respirations suspendues
quand le cerveau vire à la verticale
au haut
très haut trou noir à l’heure perdue
où la matière entière du plus aigu de ton œil
s’évanouit
à l’Eve de la nuit
à l’eau du puits
où parfois l’on repêche ou le père ou le fou
le long d’une corde blonde et longue
où parfois l’on pêche son réveil
où le rêve noir ouvre l’aube claire
le sourire
le répit
d’une journée qui
d’une façon merveilleuse serait
parfaitement imbécile et heureuse.


*

Dove l’occhio invidia le sue gazzelle catturate
dove il lupo sprofonda al centro del buio
dove il muso può contenere
tutto il pavone che ha divorato
tutto l’azzurro del pericolo di mari colmi
e lontane solitudini
dove i capelli si scompigliano
dove le grida delle bambine si espandono e mutano
in grevi silenzi sull’orlo degli occhi
in bocche socchiuse
in respiri sospesi
quando il cervello volge alla verticale
alle alture
altissimo buco nero nell’ora smarrita
dove nell’occhio tuo l’intera
materia dell’acutezza
svanisce
fino all’Eva della notte
all’acqua del pozzo
dove talvolta si ripesca o il padre o il folle
lungo una corda bionda e lunga
dove talvolta si pesca il suo risveglio
dove il sonno oscurato spalanca l’alba chiara
il sorriso
la tregua
di una giornata che
in modo fantastico s’avverasse
perfettamente idiota e felice.


*

Je dis douce au ciel a le temps précisément d’incandescence
J’appelle silence est là trois doigts déposés comme sable épais
Humide fait paix dans le geste lent
Mer et ciel et doigts dans l’ici bonnement gonflés font paume
à l’œil au fond de l’œil à la gorge au fond et je me tais
en musique oh la la que bon bougre de gorge profonde là


*

Dico dolce al cielo ha il tempo appunto d’incandescenza
Chiamo silenzio è lì tre dita posate come sabbia spessa
umido fa pace nel gesto lento
Mare e cielo e dita gonfie del tutto fanno palmo
all’occhio in fondo all’occhio alla gola in fondo e mi taccio
in musica oh là là che buon tipo di gola profonda là


*

Dis-moi les dents de canaille en matin frais n’ont à croquer ni vent ni mouton d’eau
Bruine fait le jour aérien extérieur bruit se cogne en silence à fenêtre de bois je petit-déjeune en affaires bâillantes pomme sur paumes pomme cuite au beurre d’angle rond
Dents s’éteignent dans certains sommeils en brumes évadées


*

Dimmi i denti di balordo in fresco mattino non hanno da sgranocchiare né vento né pecora d’acqua
Pioviggine rende il giorno svaporato chiasso esterno si scontra in silenzio alla finestra di legno io m’in-colaziono in affari ampollosi pomo su palmi pomo burroso ad angolo tondo
Denti si spengono in certi sogni in brume dileguate


*

L’exploit tend à ne rien faire en ce jour d’hui d’escapade et de vitesse. La casserole bout de but en blanc dans chaque faim tombe en toupie dans la tête des jambes à gnac. Il est écrit que veines et voix ont à courir sur piste drugstore à baisser les pavillons de petites promenades tendres et foutre tête baissée dans les harangues aux vinaigres et les titres citron à la pelle aux quotidiens en rotatives brèves appâtant langues insatiables et ce matin tout rose moi tombe là dans rien rondement tiède ah que bon !


*

La prodezza tende a non far niente in quest’oggidì di scappatelle e di velocità. Il tegame bolle di punto in bianco in ogni fame cade a trottola nella zucca di scattanti gambe. È scritto che vene e voci hanno da correre su pista drugstore fino a lasciar perdere giratine teneri e fottimenti a testa bassa nei sermoni all’aceto e i titoli limone a iosa dei quotidiani con rotative brevi che allettano lingue d’ingordigia e questo mattino alquanto rosa io qui cado nel nulla assai tiepido oibò che buono!


*

J’ai fesses en pommes d’api dans la pâtée interne tête du sous-matin
L’eau touche narine touche lèvre touche dessous de Lisette et contours cinglent net en hirondeaux de printemps
Gamins s’encroûtent sous couettes épaisses étouffent en riboules fermées
Acte 6 l’élève est en classe
Articles poulpes d’icelui s’ébrouent dégingandés décontractés m’émeuvent restant à l’air au dehors aux paillassons drus et volant paliers de l’hirsute à l’escalier de compète et boutent et défont lois
Je vante alors tout ce qui pommelette vole


*

Posseggo deretano in mela appiolo nella polpetta interna testa di sotto-mattino
L’acqua tocca narice tocca labbra tocca l’al di sotto di Lisetta e contorni netti svettano a rondoni primaverili
Giovani s’incrostano sotto spessi piumoni soffocano con giri d’occhi chiusi
Atto 6 l’alunno è in classe
Articoli polpi di costui si scuotono allampanati rilassati si commuovono restando all’aria aperta al di fuori di ruvidi zerbini volanti pianerottoli dell’irsuto fino alla scala di competizione e spingono e disfano leggi
Vanto quindi tutto ciò che di pomellina(*) se ne vola

(*) Pommelette, riferito al nome di una filastrocca in cui una mela di piccole dimensioni vola e balla nel cesto.


*

Potins et popotins s’écrivent et se répondent et voltigent et rebondissent aux murs au bois des meubles au nu blanc des plafonds
Nous faisons chaude sourde oreille aux médisances des portes voire des clenches
Nous faisons belges bonhomies aux rires en filigrane et toujours nous porterons aux nues la chambre toute de patauderies en paumes et cuisses


*

Chiacchiere e chiappe si scrivono e si rispondono e ruzzolano e rimbalzano sui muri fino al legno dei muri al nudo bianco dei soffitti
Facciamo caldo orecchio da mercante alle maldicenze addirittura di porte e pomoli
Facciamo belga benevolenza alle risate in filigrana e sempre porteremo alle stelle la stanza tutta di goffaggini in palmi e cosce


*

Hétéroclites les mies flottant entre lit et plafond
Babines imaginent détectent kawa kiwi et même poire et même fromages bleus
Des pupilles en fleurs mangent un coin de ciel et des oranges y volent aux ailes dépouillées de flou
Tendres pluies d’humeurs sous paupières des clitoris errent de bas en haut concoctent d’autres mots à humer


*

Eterogenee le briciole che ondeggiano tra letto e soffitto
Labbra immaginano rilevano kawa kiwi e persino pera e persino gorgonzola
Pupille in fiore mangiano un cantuccio di cielo e arance vi ci volano con ali prive di sfocato
Tenere piogge di umori sotto palpebre di clitoridi errano dal basso in alto architettano parole altre da fiutare


*

Dans toute nasse
d’honnêtes pensées,
filer un mauvais coton,
ou suivre des hanches
jeux et danses d’organsins,
tout ce que le vent dénoue.
Prendre ensuite,
à l’hémistiche de la langue,
quelques gouttes de guitare.
Et sitôt que toute papille bouge,
bâiller.
Des corneilles de brume voleront aux yeux
des racines de nœuds, des entrelacs de plumes.
Ne resteront que vents et mouvements,
rien qu’ondes nues,
chaudes et lentes et continues.
En gober le suc.
Et dormir
enfin.


*

In ogni nassa
di retti pensieri,
in acque cupe ritrovarsi,
o seguire ancheggiando
giochi e danze d’organzina,
tutto quel che vento snoda.
Acchiappare, nel prosieguo
all’emistichio della lingua,
qualche goccia di chitarra.
Muovendo appena ogni papilla,
sbadigliare.
Cornacchie di bruma agli occhi voleranno
di radici di nodi, di piume aggrovigliate.
Non resteranno che venti e movenze,
soltanto onde nude,
calde e lente e ricorrenti.
Succhiarne l’essenza.
E dormire
infine.


*

Asticoter du corps tours et petits pics,
castagnettes fines à l’appui.
Instiller un peu de turgide
dans quelque musique rouge.
Débusquer microsecousses,
tremblements infimes du silence
entre parenthèses des lèvres.
Laisser ensuite échoir
le contact appesanti de la bouche
et des plus humides mailles du drap.
A ce rendez-vous,
brouter,
troquer les musiques ibères
contre les plus sourds bruissements de l’Ourthe.
Happer encore quelques claquements de petits os
se déboîtant des axes tendus.
Déguster noir de noir
sous la bogue lourde de l’œil.
Dormir
enfin.


*

Dimenarsi col corpo con giri e minimi spigoli
nacchere sottili a sostegno.
Instillare del turgore
in qualche musica sanguigna.
Rintracciare microscosse,
infimi tremolii del silenzio
tra parentesi di labbra.
Lasciar cadere poi
il tocco greve della bocca
e delle trame assai bagnate del lenzuolo.
A questo appuntamento,
pascolare,
barattare iberiche musiche
contro i più opachi fruscii del fiume Ourthe.
Ghermire ancora qualche schiocco d’ossicina
che si sganciano dagli assi di sostegno.
Assaporare nero da nero
sotto il baco pesante dell’occhio.
Dormire
infine.


*

Réunir en pelote
tous les petits affreux de sa planète.
Les tailler, les émonder,
les scalper.
N’en garder que l’œil
ou l’index ou le foie.
Rouler sous la paume, dans la farine…
Saisir l’épingle, saliver : de la langue, du palais, de la luette, des dents.
D’un coup sec, transpercer.
Lâcher tout : l’épingle, le muscle, le souffle…

Dormir
enfin.


*

Radunare a matassa
tutti i piccoli balordi del proprio pianeta.
Potarli, tagliarli,
scalparli.
Conservarne solo l’occhio
o l’indice o il fegato.
Far rotolare sotto il palmo, nella farina…
Afferrare la capocchia, salivare: dalla lingua, dal palato, dall’ugola, dai denti.
Con un colpo secco, trafiggere.
Rilasciare il tutto: lo spillo, il muscolo, il respiro…

Dormire
infine.


*

Viens, viens à nous, petite fée,
petite potelée démultipliée !
Dévoile tes ondes, tes ondées !
Emmaillote donc mes bouches bées
de tes souffles cuits, de tes mains crues !
Instille en mes joues, en mes jouir,
tous les yeux noirs de tes seringues !
Dépose tes sœurs et tes heures aux amples seins
sur mes mille couches fines et neuves !
Embrigade ferme, avec tes pommes rouges,
mes sombres vagues de pélamyde !
Entouffe-moi tout ce qui respire
et rase gazons de mes étreintes !
Tu te pends à mes turgides cous.
Tu te pends à tes humides coups.
Vous m’engorgez de vos plus moites foisons.
Vous nagez vives dans mes lymphes
qui larguent aux plafonds leurs neiges en vapeurs.
Je m’accroche à des bouées fuyantes.
Je ne m’accroche plus.
Et le temps tourne, tourne à la mort
et plonge nos tempes au corsage des songes.


*

Vieni, fatti sotto, bella fatina
piccola paffuta demoltiplicata!
Svela le tue onde, le tue ondate!
Avvolgi quindi il mio meravigliarmi
dei tuoi respiri cotti, delle tue mani crude!
Instillami nelle guance, nel mio gioire,
tutti gli occhi neri delle tue siringhe!
Deposita le tue sorelle e le tue ore dagli ampi seni
sui miei giacigli soffici e nuovi!
Trascina con fermezza, con le tue rosse mele,
l’oscure mie onde di pelamide!
Soffocami di tutto ciò che respira
e vai prato-rasando i miei amplessi!
Ti appendi ai miei turgidi colli.
Ti appendi ai tuoi umidi colpi.
M’intasate delle più sudate vostre abbondanze.
Nuotate vive nelle mie linfe
che abbandonano ai soffitti nevi fattesi vapori.
Mi aggrappo a boe fuggenti.
Non mi aggrappo più.
E il tempo gira, gira alla morte
e affonda le nostre tempie alla blusa dei sogni.

Da Poèmes anxiolytiques


TEXTES POUR LA VOIX HAUTE
TESTI PER LA VOCE ALTA

à Serge Pey

*

Je suis sur le tapis
Je joue
Je joue sur le tapis
Je ne déborde pas
Je parle
Pas trop fort
Je chante
Pas trop fort
Je ne déborde pas
Je mange
Toute mon assiette
Je ne mange pas trop de dessert
Je ne déborde pas
Je colorie mon livre de coloriage
Je ne dépasse pas la ligne
Je ne déborde pas
Je reste à l’intérieur
A l’intérieur
Je ne déborde pas
On me demande de parler
Je parle
Je dis ce qu’il faut
Quand je dis ce qu’il faut, le monde est content
Je reste sur la ligne
Je tiens l’équilibre
Ce n’est pas facile de tenir l’équilibre
Je marche
Sur la route
Je vais vite quand il faut
Je ralentis quand il faut
Je suis
Comme une bonne petite berline
Confortable
Confortable
Il faut que je sois confortable
Le monde souhaite que je sois confortable
Le monde est gentil quand je suis confortable
Je pense ce qu’il faut penser
Je tiens l’équilibre
Ce n’est pas facile de tenir l’équilibre
Un jour quelqu’un m’a bousculé
Je suis tombé
En dehors de moi
En dehors du monde
A l’écart
A l’écart
Tombé
Tombé
Tombé
Dans un hôpital.

Dans un pays qui enferme ses fous dans des institutions psychiatriques, seuls les institutions psychiatriques sont libres !
Dans un pays qui enferme ses poètes dans des académies, seuls les académies sont libres !
Dans une pays qui enferme sa population dans la LIBERTééééééééééééééé !, seule la LIBERTééééééééééééééé ! est libre !


à Serge Pey

*

Sono sul tappeto
Gioco
Gioco sul tappeto
Non supero
Parlo
Non troppo forte
Canto
Non troppo forte
Non supero
Mangio
L’intero piatto
Non mangio troppi dolci
Non supero
Coloro il mio libro dei colori
Non oltrepasso la linea
Non supero
Resto all’interno
All’interno
Non supero
Mi chiedono di parlare
Parlo
Dico ciò che devo
Quando dico ciò che devo, il mondo è contento
Resto sulla linea
Mantengo l’equilibrio
Non è facile mantenere l’equilibrio
Cammino
Sulla strada
Vado veloce quando è necessario
Rallento quando è necessario
Sono
Come una buona piccola berlina
Comoda
Comoda
Bisogna ch’io sia comodo
Il mondo desidera ch’io sia comodo
Il mondo è gentile quando sono comodo
Penso ciò che bisogna pensare
Mantengo l’equilibrio
Non è facile mantenere l’equilibrio
Un giorno qualcuno mi ha spinto
Sono caduto
Fuori da me
Fuori da tutto
Al di fuori
Al di fuori
Caduto
Caduto
Caduto
In un ospedale.

In un paese che rinchiude i suoi matti negli istituti psichiatrici, solo gli istituti psichiatrici sono liberi!
In un paese che rinchiude i suoi poeti nelle accademie, solo le accademie sono libere!
In un paese che rinchiude la sua popolazione nella LIBERTààààààààààààààà!, solo la LIBERTààààààààààààààà!, è libera!


CLAIRE

Claire a l’œil d’eau. Baignade où nagent les mots. Et le silence Et la musique timide d’un morceau de conte. Et les petits os fragiles du bout des doigts. L’œil d’eau noircit du goût de l’éveil. L’eau se meut. Sous le vent fragile de l’été. L’eau s’étend. Sous la boucle d’un sourire. Et l’eau est Claire. L’eau prend Claire où Claire est souple.
La table est de bois sous le dépôt des doigts. Le doigt de Claire poursuit le parcours, frôle la fissure. Au fond de la fissure, Claire a perçu : la môle de vie première du fond des temps. Et l’on s’y baignerait, comme d’humbles mots courts, si l’on était moins grand. Car la môle roule, humide et noire, appelle, comme l’œil d’eau de l’éveil. Et l’on peut y voir Claire. Ce jour-là, présent. Où l’on n’a pas craint le silence.
Le mot rencontre l’eau. Et Claire.
Quand nagent et dansent
les petits os de nos mots
et le silence.


CHIARA

Chiara ha l’occhio d’acqua. Tuffo dove nuotano le parole. E il silenzio. E la musica timida d’un brano di favola. E le piccole ossa fragili della punta delle dita. L’occhio d’acqua annerisce il gusto del risveglio. L’acqua si muove. Sotto il vento fragile dell’estate. L’acqua si espande. Sotto l’anello d’un sorriso. E l’acqua è Chiara. L’acqua prende Chiara dove Chiara è morbida.
Il tavolo è di legno sotto il sedimento delle dita. Il dito di Chiara continua il percorso, sfiora la crepa. In fondo alla crepa, Chiara ha percepito: il molo di vita originaria fin dalla notte dei tempi. E potremmo tuffarci, come umili brevi parole, se fossimo meno grandi. Poiché il molo gira, umido e nero, chiama, come l’occhio d’acqua del risveglio. E vi si può vedere Chiara. Quel giorno, presente. Dove non si è temuto il silenzio.
La parola incontra l’acqua. E Chiara.
Quando nuotano e danzano
le piccole ossa delle nostre parole
e il silenzio.

CLAIRE
(Frammento dal Cd Monosyllabines)


COUPER LA PHRASE

Couper la phrase couper mille morcelets de phrases sur le papier couper le papier couper mille morcelets de papier sur la table couper la table couper mille morcelets de table sur le tapis couper le tapis couper mille morcelets de tapis sur la terre dans la terre couper des morceaux de terre couper labourer la terre labourer les mille et mille morceaux de tout donner de l’eau donner de l’eau mille labours alors poussent la vie dans un quelqu’un dans un quelque part et voilà que pousse le chant pousse la musique pousse le cri morceaux de sons morceaux de bonds de danse morceaux de jour et d’éveil et pousse le nez la main du nez pousse la voix dans le champ des hommes et des femmes et des villes et des campagnes et poussent entités sans cesse faits de bris de débris de petites scories de mille extrêmement petits particuliers qui s’éclatent en sentant sables eaux carbones qui les façonnent sans façon…


TAGLIARE LA FRASE

Tagliare la frase tagliare mille pezzettini di frasi sulla carta tagliare la carta tagliare mille pezzettini di carta sulla tavola tagliare la tavola tagliare mille pezzettini di tavola sul tappeto tagliare il tappeto tagliare mille pezzettini del tappeto sulla terra nella terra tagliare pezzi di terra tagliare arare la terra arare i mille e mille pezzi di tutto erogare acqua erogare acqua mille arature allora spingono la vita in un qualcuno in un altrove ed ecco che cresce il canto cresce la musica cresce il grido pezzi di suoni pezzi di slanci di danza di giorno e di risveglio e cresce il naso la mano del naso cresce la voce nel campo degli uomini e delle donne e delle città e delle campagne e crescono di continuo entità fatte de schegge di scaglie di piccole scorie di mille estremamente piccoli particolari che gongolano sentendo sabbia acqua carbonio che senza bei modi li modellano…


LA RIVIÈRE

Aujourd’hui la rivière elle se fâche s’est déjà fâchée la semaine dernière la rivière et encore la semaine d’avant la semaine dernière la rivière ça fait quatre fois qu’elle se fâche et c’est pas fini on sent ça que c’est pas fini c’est du tout cuit que les crues c’est pas fini la rivière elle bourdonne elle est capable la rivière de faire plus de bruit que la tempête plus de bruit que la mer quand elle veut la rivière elle est pourtant de nature légère la rivière elle a son petit cours et son bruit de passereau elle sautille elle joue avec les galets avec les berges et les bergeronnettes elle est prête elle est prête elle est toujours prête pour le petit concert qui apaise et puis comme elle est près de la mer elle joue encore avec les mouettes la rivière elle est jolie les gens l’aiment et la boivent la buvaient en tout cas maintenant il y a une usine à papier qu’il y a là-bas plus haut la rivière on ne la boit plus mais on y pêche on y pêche sais-tu on se dit on verra bien mais on y taquine le poisson le saumon même qui remonte ses eaux à heure fixe à heure fixe et c’est calme et c’est gai guilleret comme éclaircie dans le gris la rivière elle est là do si sol mi la mais aujourd’hui non aujourd’hui elle se fâche elle se fâche comme toutes les semaines comme toutes les semaines de cet hiver elle grossit grossit s’enfle les tempes s’enfle le ventre et les jambes et tourbillonne et s’égare et bloubullise et submerge les berges et vouf elle est voilà sur les quais dans les cours et les jardins les salons et les granges et elle est rouge marron pleine de branches et de plastiques déchirés déchiquetés la rivière elle aurait bien bouffé les caméras qui la regardent bêtement sans bouger sans comprendre bouche bée tous les jours à la même place elle les aurait bien bouffé les caméras les caméras et leur bêtise.


IL FIUME

Oggi il fiume s’infuria si è già infuriato la settimana scorsa e anche la settimana prima della settimana scorsa il fiume già da quattro volte s’infuria e non è finita s’indovina che non è finita è palese che le piene perdurano il fiume mugghia è capace il fiume di fare più chiasso della tempesta più chiasso del mare quando vuole il fiume eppure è di carattere mite il fiume segue il suo piccolo corso e il suo frullo di passerotto saltella gioca con i sassi con le battigie e le cutrettole è pronto è pronto è sempre pronto per il concertino che consola e dopo siccome è vicino al mare gioca ancora con i gabbiani il fiume è bello la gente lo ama e lo beve ad ogni modo vi è una cartiera laggiù più in alto non lo si beve il fiume non lo si beve più ma vi si pesca vi si pesca sai si dice si vedrà ma sì ma vi si stuzzica il pesce e perfino il salmone tant’è che risale le acque ad ora fissa ad ora fissa e c’è calma e c’è allegria e c’è bramosia come uno squarcio nel grigio il fiume è là do si sol mi la ma oggi no oggi s’infuria lui s’infuria come tutte le settimane come tutte le settimane di quest’ inverno lui si gonfia si gonfia s’empie le tempie s’empie il ventre e le gambe e vortica e si smarrisce e sobbolle e sommerge gli argini e bloff eccolo sulle sponde nei cortili e i giardini i salotti e i fienili ed è rosso cupo colmo di fronde e di plastica lacerata tagliuzzata il fiume come avrebbe ingoiato le telecamere che lo guardano stupidamente senza muoversi senza capire ammutolite tutti i giorni nello stesso punto e avrebbe volentieri ingoiato le telecamere le telecamere e la loro stupidità.

(tratto dal Cd Débordements)


*

Au premier ventre à ventre,
l’interface fut fine couche d’eaux larges,
lentes légèretés de Tropiques.

Un gros poisson presque minéral,
d’âge préhistorique,
traversa ces eaux
et nos échines puissantes,
de part en part.


*

Al primo ventre a ventre,
l’interfaccia fu sottile strato d’acque larghe,
lente leggerezze di Tropici.

Un grosso pesce quasi minerale,
di età preistorica,
attraversò quest’ acque
e le nostre potenti schiene,
da parte a parte.

(da Lymphéas)


Traduzione dal francese di Viviane Ciampi




Dominique Massaut
Scrittore, poeta gesticolatore e slammer di Liegi (Belgio).
Figlio di storici ma segnato da una formazione scientifica, Dominique Massaut è stato soprattutto influenzato da cantautori come Brel, Brassens, Lapointe, Renaud, Annegarn, Thiéfaine, Bashung, i poeti Prévert, Verhaeren, Michaux, Ponge, Pessoa, Izoard, Verheggen, Pennequin, e molti altri, dai saggisti Laborit, Jacquard o Reeves, dai poeti umoristi Devos o Norge, dallo spirito canzonatorio sapiente e popolano di Rabelais, dall’impegno del teatro-azione di Franca Rame o di Dario Fo, dal gioco dell’Oulipo, dall’endecasillabo (tra cui quello di Cesare Pavese), dalla follia vitale dei surrealisti e dei patafisici, dal seme di numerose voci, dall’invito alla contemplazione di numerosi fotografi, dall’amicizia con le femministe, dagli umanisti, i desacralizzatori… pubblica i suoi lavori su carta, in scena e su supporti audio e video.
Libri: Poèmes anxiolytiques, Je suis bête, Lymphéas, Sous ton pas…
Libri/CD: Evasions d’un aï, Monosyllabines, Débordements (Ed. Maelström, 2019).


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