Che Rosalinda fosse una bella principessa nessuno poteva metterlo in dubbio; che fosse saggia era qualcosa di cui la maggior parte della corte e persino i suoi genitori a volte dubitavano.
Giunta all’età per sposarsi e avere accanto un degno consorte che la sostenesse dall’ascesa al trono in poi, Rosalinda aveva incominciato a respingere l’uno dopo l’altro i numerosi pretendenti che erano venuti a offrirle la loro mano. I suoi genitori erano molto preoccupati, non capivano che cosa la loro figlia cercasse di tanto speciale nel futuro marito, visto che tutti i suoi pretendenti erano principi colti, saggi, coraggiosi e molti di loro anche affascinanti.
Un giorno la regina decise di affrontare la figlia e capire che cosa la spingesse a comportarsi così.
“Rosalinda, la pazienza dei tuoi pretendenti si sta esaurendo, alcuni di loro hanno affrontato un lungo viaggio per venire fin qui, molti stanno trascurando i loro doveri per restare ad aspettare la tua risposta. Non fai onore al tuo e al loro rango trattandoli in questo modo. Se c’è un motivo grave e profondo per il quale finora li hai respinti tutti senza una parola, è ora di rivelarlo.”
Rosalinda restò in silenzio per un po’ e poi rispose: “Hai ragione, madre mia, ho indugiato anche troppo. Oggi pomeriggio radunerò nella sala del trono tutti i miei pretendenti e dirò loro ciò che penso.”
La regina ne fu molto sollevata e corse a riferire al re il buon esito del colloquio.
La notizia si sparse in un baleno e all’ora stabilita i venticinque principi che aspiravano alla sua mano si presentarono all’appuntamento nella sala del trono.
Seduta accanto ai genitori, la principessa li guardò entrare a uno a uno e disporsi in semicerchio davanti a lei per ascoltarla. A quel punto prese una pergamena posata su un tavolino lì accanto e la spiegò, cominciando a leggere.
“Da che il mondo è mondo i principi hanno conquistato i cuori delle principesse dando prova del loro valore ed è ciò che anche io chiederò a ciascuno di voi. Vi sottoporrò ad alcune prove, consideratele ostacoli da superare sul cammino per giungere alla mia mano. Chi di voi riuscirà a superarle tutte, sarà mio marito. Pertanto giuro che sposerò solo colui il quale riuscirà a portarmi un’ampolla di lacrime di fata, una sciarpa leggera come la nebbia, le scarpe più comode del mondo e un gatto dai colori dell’arcobaleno. Ho parlato e adesso tocca a voi. Andate a esaudire i miei desideri.”
Un sommesso brusìo si diffuse tra i principi, che si divisero in gruppetti e cominciarono a consultarsi a vicenda. Dopo un po’ uno di loro, scelto come portavoce, si staccò dagli altri e si avvicinò al trono sul quale sedeva la principessa.
“Vostra Altezza, parlo a nome dei miei nobili compagni per dirvi che con sommo rincrescimento siamo costretti a rinunciare alla vostra mano. Con queste richieste assurde state distruggendo secoli di sacrosante rivendicazioni delle principesse che vi hanno preceduta, le quali hanno lottato per ottenere il giusto riconoscimento a salire al trono al pari dei principi e poi l’altrettanto giusto diritto di scegliere un consorte secondo ciò che dettava loro il cuore e non solo in ossequio alla ragion di stato. Voi non vi siete curata di provare le nostre doti personali di istruzione, di saggezza, di buon carattere, di fedeltà e di sincerità, vi siete limitata ad affidare la scelta al caso proponendoci questi astrusi compiti, questi fasulli ostacoli da superare, degni solo di un vecchio libro di fiabe. Pertanto oggi stesso lasceremo il castello e offriremo il nostro cuore e la nostra mente a principesse che sappiano apprezzarli.”
Il re e la regina si guardarono sbalorditi e poi guardarono la figlia, che si era limitata a un’alzata di spalle. “Rosalinda, stai facendo allontanare i migliori principi, non troverai altri degni pretendenti e resterai sola! Richiamali, di’ loro che hai scherzato, che volevi solo vedere come avrebbero reagito!” la implorò il padre, ma Rosalinda alzò di nuovo le spalle e scosse la testa. “Io ho una sola parola. Sposerò colui che supererà le prove e se tutti questi damerini si ritengono superiori, che se ne vadano pure!”
In pochi giorni i ricchi e colorati accampamenti dei principi furono smontati e ciascuno di loro fece ritorno nel proprio regno.
Florentino era un giovane pastore che viveva in una casetta ai margini del paese, e quando seppe delle richieste della principessa, decise di presentarsi a corte. Invano la sua fidanzata Blandina cercò di scoraggiarlo. “Sei solo un pastore, la principessa non ti permetterà mai di affrontare le prove alle quali dei principi hanno rinunciato! E poi non pensi a me? Che ne sarà del nostro amore?” Florentino lasciò che Blandina piangesse e si lamentasse e andò a corte a chiedere di poter tentare di superare le prove.
Il re e la regina inorridirono quando egli disse di essere un pastore, ma siccome la principessa non aveva specificato che dovesse trattarsi di un principe, gli fu concesso di provare.
Passarono tre settimane e Florentino fu di ritorno a corte con un forziere.
Al cospetto di tutta la corte lo aprì ed estrasse un’ampolla.
“Ecco le lacrime di fata.” disse, mostrandola alla principessa.
“Chi mi garantisce che non siano semplici gocce d’acqua?” obiettò Rosalinda, rigirandola tra le mani.
“Vostra Altezza, sta a voi provare che non lo siano, mettendovi alla ricerca della fata alla quale le ho prese. E qui c’è la sciarpa leggera come la nebbia.” proseguì Florentino, stringendo le dita e agitandole in aria.
“Ma io non vedo nulla!” protestò Rosalinda, strabuzzando gli occhi.
“Avete chiesto voi una sciarpa leggera come la nebbia, non è un mio problema se non la vedete. E qui ci sono le scarpe più comode del mondo.” riprese Florentino, mettendogliele in mano un paio sformato dall’uso.
“Ma che brutte! E io dovrei crederci?” protestò Rosalinda, gettandole a terra.
“Non vi resta che andare in cerca della donna alla quale le ho tolte dopo che ci camminava da una vita e chiederlo a lei.” ribatté asciutto Florentino. “Ed ecco qui il gatto dai colori dell’arcobaleno.” concluse, estraendo da un sacco un bel gattone variopinto.
“E secondo te, io ci dovrei cascare? Chi mi dice che non l’abbia dipinto tu?” sbottò Rosalinda, oramai innervosita.
“Voi avete chiesto un gatto dai colori dell’arcobaleno e lo avete avuto, non ha importanza in quale modo.”
A questo punto il re scoppiò in una sonora risata e scese dal trono per abbracciare Florentino.
“Sei un ragazzo davvero in gamba e meriti di meglio che sposare quella sventata di mia figlia. Ecco per te un forziere di monete d’oro, fanne ciò che vuoi.”
Florentino prese la ricompensa, ringraziò con bella maniera e tornò da Blandina. Si sposarono, acquistarono una bella casetta al centro del paese con sotto una bottega in cui Blandina vendeva il latte, la panna, il burro e i formaggi di Florentino.
Come dite? Volete sapere che cosa sia successo a Rosalinda? Per dire la verità non lo so e dopotutto neanche ci importa, siete d’accordo con me?
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