FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 50
settembre/dicembre 2018

Aurora

 

QUELL’ESSENZIALE PARTE DI TUTTO
Mani di Lucio Saviani, “la più antica delle invenzioni”: le riflessioni
di un filosofo su uno strumento mai separato dall’essere uomo

di Marco Testi



Manomettere, manipolare, manoscritto: solo alcune parole che manifestano, guarda caso, il destino identitario della razza umana, da quando il pollice opponibile è divenuta soglia di passaggio tra àntropos e tutto il resto. Fiumi di scrittura, a mano, almeno fino a metà Cinquecento, sono stati versati su questo, e non solo dalla riva scientifica o pseudo-tale, ma anche dal versante più latamente culturale, come ci dimostra il filosofo Lucio Saviani con questo piccolo libretto edito da una coraggiosa casa editrice (con il progetto di dedicarne uno per ogni “oggetto del desiderio” umano) che ovviamente è Mani:la più antica delle invenzioni. Saviani si sofferma su aspetti che un tempo avremmo considerati separati del corpo e dell’immaginario antropici, collegati con le mani. E non a senso unico, in quello deterministico, per intenderci.

L’autore pone intorno a sé elementi interdipendenti di un percorso che è stato costellato di stelle platoniche e darwiniane, ma anche di mediazioni più sottili e meno vulgate, come quelle di Valéry e di Florenskij. Non senza riattingere ad un medioevo feudale in cui la cerimonia del vassallaggio veniva compiuta attraverso un simbolismo incentrato sulle mani nelle mani, e questo ci dovrebbe far riflettere, visto che nella Roma repubblicana e imperiale la cerimonia dell’affrancamento del servo era basata sull’allontanamento attraverso la mano dell’antico padrone.
Il passaggio costante tra una mano deterministica e una che getta un ponte verso l’oltre è segnato da un altro riferimento che Saviani tiene da conto, quello del tocco con la mano del re taumaturgo che in Francia e in Inghilterra guariva da malattie allora mortali oltre che umilianti e segreganti.

Mani come passaggio verso altri pensieri, dunque, anche quelli a ritroso nel cammino antropico come nel video di “Hey boy, hey girl”, del gruppo dei Chemical Brothers, in cui la musica tecno-elettronica scandisce le sequenze della ri-scarnificazione umana, dalle apparenze metropolitane allo scheletro darwiniano a partire dalle figure di un libro che racconta ad una bambina la differenziazione umana attraverso l’opponibilità del pollice, che diviene una vera e propria ossessione visionaria. Ossessione elettronica in questo caso, a prova delle infinite e non sempre commercialmente finalizzate intersezioni liquide tra campi mai completamente separati (in primis cultura alta e cultura inferiore), specchio generazionale di altre ossessioni che fanno parte di un destino in cui animalità, es freudiano e oltre formano una precipitazione chimica altamente instabile.

Come ben fa notare Saviani, il mito di Prometeo ed Epimeteo spiega molte cose, e lo fa genialmente: la capacità dell’uomo di modificare le cose a suo sostegno, visto che Epimeteo si è dimenticato di dare all’uomo un qualsiasi dono naturale, condannandolo a modificare l’ambiente, e questa è prodigiosa apertura verso il futuro di oltraggio allo stesso ambiente che ci dà la vita. La mano come misura delle cose, come in una foto in cui la nostra mano serve a misurare la grandezza dell’oggetto che essa accoglie e come simbolismo di sentimenti disparati, la tenerezza di una Madonna che tiene con la sua mano il piedino di Gesù (Arcangelo di Cola da Camerino) o la drammatica tensione verso il non conoscibile della mano nel costato di Cristo in l’incredulità di Tommaso di Caravaggio, che diviene ponte doloroso e foriero di nuove visioni del mondo.

Il simbolismo delle mani non conosce limiti ermeneutici, perché la danza, la musica, il fare e il pensare sono tutt’uno con un movimento che non solo illustra il pensiero, ma offre lunghezze d’onda e sentieri neuronali al pensiero stesso.
Saviani rivela questo scenario in cui la rivoluzione copernicana e poi quantistica pone le mani come liquida, inestricabile parte indefinibile – punto o onda – in un cammino mai segmentabile, come aveva intuito Bergson, in antropici segmenti tutti uguali. In questa indefinibilità si nasconde anche l’horror vacui e il fascino di una possibilità, la nostra, di divenire senza timbri pre-confezionati o deterministiche previsioni che diverrebbero la nostra umana prigione.

Il poemetto di Pasquale Panella in fine di discorso ne è una creativa conferma: il gioco delle mani è parte di un rincorrersi senza soluzione di continuità, esso stesso motore di ciò che chiamiamo sentimenti: le mani che “si muovono/ e modellano il mondo/ e l’aprono e lo chiudono/ e lo sorreggono con corde/ e maniglie e manici e anche/ colli di bottiglia e posate/ e aprono lo scorrimento/ ai liquidi e lo chiudono/ e annodano e anche sciolgono/ e salutano e stringono/ il mondo quando il mondo/ è un’altra mano e un altro corpo/ e c’è nient’altro al mondo”.
L’infinità complementarietà del tutto, senza le oggi risibili pretese dogmatiche anche di molti laici assertori di certezze ha un suo laico ma aperto tributo, tra aperture di pagine antiche (e con cosa se non con le mani?) e antiche arie che ritrovano la loro libertà pre-metrica nel nostro oggi.


Lucio Saviani, Mani: la più antica delle invenzioni, con un poemetto di Pasquale Panella, Fefè editore, Roma 2017, pp. 109, 10 euro.




Lucio Saviani
nato a Caserta nel 1960 vive e lavora a Roma. Filosofo e scrittore, è uno degli esponenti di maggior rilievo dell’ermeneutica in Italia, numerosi i suoi libri dalla metà degli anni ’80, tradotti in Europa e in America. Il più recente: Ludus Mundi. Idea della filosofia (Moretti&Vitali, 2017).
È socio fondatore della Società Filosofica Europea di Ricerca e Alti Studi e della Scuola Superiore Internazionale di Studi Filosofici. Professore a contratto di Storia della Filosofia, Fondamenti di Scienze Umane, Estetica e Sociologia dei processi culturali alla Sapienza Università di Roma. Già consulente di Rai Educational, docente e membro del Consiglio Scientifico del Master Arts &Cultural Skills for Management alla Luiss di Roma, è socio della Società Italiana di Estetica.


testi.marco@alice.it