FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 48
gennaio/aprile 2018

Piccolo & Grande

 

RAFFAELA FAZIO, TI SLEGHERAI LE TRECCE

di Domenico Adriano



Qual è “il sapore più vero”, mi chiedo approcciandomi alla poesia, alla scrittura di Raffaela Fazio. Il sapore più vero lo distraggo a lei, al suo secondo libro (A un filo più lento, del 2010): «Nell’unto della carta / che t’ha rivestito / e perfino / nell’assenza di appetito / tu sei / intero / il paradosso / il sapore più vero».
La vita, vissuta nella sua interità, dunque un paradosso, il paradosso. E allora qual è, ancora mi chiedo, “il sapore più vero”.
E mi porto al 5° libro della Fazio, L’arte di cadere, del 2015, forse il più compiuto dei suoi lavori insieme a quello appena pubblicato, L’ultimo quarto del giorno, La Vita Felice, 2018. Leggo con voi, la poesia che si dedica alla figlia Juliette e si chiama Portami:
      Hai guance soffici.
      Capelli
      fini – io ricci.
      Io sono legna e tu sei freccia.
      Tu l’ago e io la stoffa.
      Tu sei il colore che si proietta.
      Io sono il suono che cerca un anfratto.
      Ma la forma buffa
      dei polpastrelli
      è in noi la stessa.
      Ricorda amore:
      quando è domani
      ricrea la vita.
      E portami un poco.
      Un poco portami
      sulle tue dita.
È una piccola perla. Una composizione regalata (suggerita) dalla figlia alla madre. E ce ne sono altre, dai figli a chi scrive, alla testimone Raffaela Fazio, che portano eleganza e grazia e leggerezza e respiro e silenzio e musica. Si fanno intuizione e rivelazione.
Vi invito a frequentarle queste poesie, ad ascoltarle: sono acceleratrici della coscienza, del pensiero, della comprensione perché la scrittura si faccia sùbito senso.

E anche vi chiedo di porgere l’orecchio alle rime, spesso interne, e alle assonanze che prendono il lettore e anche guidano il tempo. Non le vedrete sùbito, perché ben presente è la poesia; ché spesso invece sono assai presenti, ingombranti le rime in tanti finti poeti, e la poesia è assente. («La rima / è come assente / se ben presente / è la poesia. // La rima / è ben presente / se la poesia / è assente.»: per citare il poeta e critico Tommaso Lisi.)

Ma qual è “il sapore più vero”, la novità di questo libro dal bel titolo Ti slegherai le trecce, m’interrogo… Nell’oceano delle cose pubblicate, perché questo volumetto?, e così ben curato dall’editore che porta il misterioso nome “Coazinzola Press”? E perché, mi chiedo, mi è arrivato sùbito come una necessità, quale una cosa introvabile, che mi mancava.
Intanto la novità assoluta è la presenza della donna in ogni sua pagina, in ogni capitolo. E intanto è l’amore, in tutte le sue declinazioni, a fare di questo testo un libro inevitabile. Qui troverete la forza di chi ama, come la fragilità. La morte di chi ama, uccisa da un giavellotto o dalla spada dell’amato. La discesa agli inferi, o il volo «prima lento / poi alto… / più azzurro / piumaggio».
Vi incontrerete con qualcuno in viaggio oltre il lutto, oltre il pianto del distacco. Soffrirete la solitudine e la distanza. Il cerchio del dolore e della bellezza. La tenerezza e il tradimento. Il contrasto e il mutamento. Il tempo “rallentato”, e quello “interrotto” infinitamente nel suo lento scorrere.
E vedrete lo spettacolo del fuoco e dell’acqua, il fluire della vita attraverso l’omaggio che Raffaela Fazio fa al mito e al destino dei miti.

Non tutto sarà oro, la bellezza vista nella sua interezza sarebbe insopportabile. Dovrete qualche volta andare tra le ganghe in miniera a controllare chi sono le due Elene («L’altra / ti viene incontro / è ormai vicina: / uguali / il viso il portamento / ma il peso / che dà radice al corpo / è nel suo passo. / A terra si proietta / soltanto / la sua forma.»); o chi Era o chi Selene. Ma più spesso non avrete bisogno di scavare. E incontrerete l’umanità di “due figli”, e «la fatica / della propria paura / il sedersi sul trono / di gemme o di ortiche».

La parola di questa poesia spesso “s’inarca”; e nel loro sciogliersi, le parti, inanellate, nella brevità intessono come un lungo racconto. Così che il dettato (lo stile) della Fazio assume la forte riconoscibilità, il senso che noi vorremmo sempre trovare nella scrittura che dal tempo dei tempi è voce, è musica.
Non è secondario, non è casuale che questo libro si chiuda con una invocazione: «Fatti bella / Fatti dolce / ancella / ultima voce».

La poesia è l’ultima voce che ci resta.


Raffaela Fazio, Ti slegherai le trecce, Coazinzola Press, 2017, euro 12.




Raffaela Fazio
è nata ad Arezzo nel 1971 e lavora come traduttrice a Roma, città in cui si è stabilita dopo aver vissuto per dieci anni in vari paesi europei. Laureata in lingue e politiche europee a Grenoble e specializzata in interpretariato a Ginevra, ha conseguito un diploma in scienze religiose e un master in beni culturali a Roma.
Ha pubblicato vari libri di poesia. Dopo una silloge giovanile (1987), la prima raccolta “matura” è Per ogni cosa incompiuta (Firenze, 2008). Gli ultimi tre libri sono L’arte di cadere (Castelfranco Veneto, 2015), Ti slegherai le trecce (Mompeo, 2017) e L’ultimo quarto del giorno (Milano, 2018).


domenico.adriano48@gmail.com