FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 47
luglio/dicembre 2017

Mezzanotte

 

I PONTI DI KÖNIGSBERG

di Miguel Ángel Manrique



Avevamo un grammofono e alcuni dischi, dottore. E di
sera li mettevamo; si ascoltava la musica e
ballavamo in sala. Lo facevamo tutte le notti.

Raymond Carver

Falla finita cretino che lì, tra le tue ghiandole,
transita la vecchiaia inerme

Raúl Gómez Jattin

Buona sera a tutti,
vedo che sono presenti molti giornalisti.

La vecchiaia è un segreto vergognoso
e un tema proibito.
Ma al contrario dei giovani,
che hanno aspirazioni che non si concretizzano mai,
noi vecchi abbiamo reminiscenze
di quello che mai accadde.
Passata una certa età, più o meno i settant’anni,
i segni dell’ultimo periodo si fanno più evidenti:
osservate il mio corpo.
Ciò che accade è che dall’interno io non lo avverto,
ma dall’esterno tutti possono constatarlo!

(Risate).

Le malattie e la decadenza fisica
fanno stragi:
alcuni vecchi soffrono di diabete,
o hanno problemi di cuore,
o di artrite.
Molti anziani vengono fottuti dai reni
dalla prostata, dal colon, dal pancreas
dai polmoni, dallo stomaco, dalla pelle.
In generale: muoiono di cancro.
Tutto inizia con una stupida caduta
e il corpo crolla come un impero.
La maggior parte non vuole morire,
chi desidera morire?
Nessuno vuole morire.
Sono in pochi a decidersi per l’eutanasia.
Ad altri accade che iniziano a dimenticarsi alcune cose.
Per non parlarvi poi della solitudine, della tristezza
o dell’abbandono.
Credete che qualcuno muoia di vecchiaia?

Cora si prese un giorno per preparare tutto. Rodríguez aveva iniziato a dimenticarsi le cose. Il posto dove aveva lasciato gli occhiali, le chiavi di casa, addirittura la penna che stringeva nella mano. Incominciò a dimenticare persino il luogo dove stava in quel momento. Quando si svegliava lo afferrava un terrore infantile. Dimenticò di stare nella sua stanza, nella vecchia camera di sempre, con il vecchio armadio e il suo odore di colonia. Dimenticò il nome dei figli, degli amici, degli oggetti domestici. L’oblio, come un’implacabile ascia, tagliò di netto i suoi ricordi trasformandolo in un completo idiota. Quando i suoi figli venivano a trovarlo il vecchio li guardava dal fondo dei suoi occhi acquosi, offuscati dalla cataratta, e si domandava chi fossero.

L’orologio della sala faceva tic-tac. Talvolta gli veniva alla mente una commedia dell’assurdo che aveva rappresentato in gioventù: sempre aveva sognato di fare l’attore di teatro. Entrava nel ruolo del signor Martin, e Cora gli dava spago.

– Di nuovo con La cantante calva, mio caro signore?

– Non riesco a dimenticare Ionesco, mia cara signora. Quando il maestro visitò la città gli chiesi di gridare dentro una bottiglia che tuttora conservo.

– Lei conserva, caro signore, il grido di Ionesco in una bottiglia?

– Così è, gentile signora.

– Da quando sono arrivato in questa città, cara signora, abito in via dell’Oblio.

– Ma quant’è curioso, ma quant’è bizzarro! Anch’io, dal mio arrivo in questa città, abito in via dell’Oblio, caro signore.

– È insolito! Ma allora, mia cara signora, allora forse noi potremmo esserci incontrati in via dell’Oblio.

– Che strano! Ma in fondo, potrebbe essere. Però non lo ricordo, caro signore.

– Io vivo al numero 43, cara signora.

– Com’è curioso! Anch’io, caro signore, abito al civico 43.

– Chissà, allora potremmo esserci incontrati proprio in quella casa, cara signora.

– Certo, è molto probabile, però, caro signore, io non me lo ricordo.

Noi vecchi facciamo parte del club del quale nessuno vorrebbe far parte.
Ma grazie alla scienza, la nostra qualità di vita
è migliorata parecchio,
(osservare le statistiche!).
La speranza di vita in questo paese,
dove prima si poteva morire per una influenza
o di appendicite
è alquanto aumentata
(guardate i grafici).
Grazie allo sviluppo della medicina,
al progresso culturale, allo sport,
noi vecchi di oggi non siamo come quelli di ieri.
È cambiata persino la nostra mentalità.
Invecchiare è un problema del corpo,
è una programmazione biologica,
ma dubito parecchio che la maggior parte di noi
supererà i cent’anni,
siamo legati alla tavola periodica.
Inoltre invecchiare è anche un problema culturale.
S’impara a essere vecchi, s’impara a essere giovane
e s’impara a essere bambini.
Può darsi che dopo uno se lo dimentichi.
E pensare che ero giovane fino a pochi minuti fa!

– Il mio appartamento è al quarto piano, al numero 401, cara signora.

– Com’è curioso, Dio mio, proprio bizzarra questa coincidenza! Anch’io, caro signore, abito al quarto piano, all’appartamento numero 401.

Rodríguez, sognante:

– Ma che coincidenza! Sappia che nella mia stanza c’è un letto. Che il mio letto è rivestito con un piumino color vino rosso ed è collocato tra il bagno e la biblioteca, cara signora.

– Che strano, Dio mio. Anche nella mia camera c’è un letto con un piumino color vino rosso e si trova, mio caro signore, giusto tra bagno e biblioteca!

– Davvero strano e curioso. Allora, car signora, viviamo nella stessa abitazione e dormiamo nello stesso letto. Forse è lì che ci siamo incontrati!

– Curiosa coincidenza! È davvero possibile che sia lì che ci siamo incontrati e potrebbe persino darsi la scorsa notte. Però non lo ricordo, caro signore.

– Io ho due figli, il piccolo, cara signora, ha otto anni, è biondo, coi capelli ricci e con un neo sul mento, è molto bello e si chiama Jerónimo. Il maggiore ha undici anni e si chiama Alejandro. Anche lui è molto bello. E ho una cagna nera, di razza spagnola, che si chiama Inchiostro.

– Che coincidenza! Anch’io ho un figliolo di otto anni coi capelli ricci e un neo sul mento, bellissimo e anche lui si chiama Jerónimo, caro signore. E anche il più grande si chiama Alejandro, e ha undici anni. E, strana coincidenza!, ho anch’io una cagna nera di razza spagnola chiamata Inchiostro.

Rodríguez, sempre con voce languida e monotona:

– Che curioso! Potrebbe essere la stessa cagna, cara signora.

– È molto probabile, caro signore.

Dopo un momento di silenzio abbastanza lungo l’orologio batté tredici volte.

I figli soffrivano ma non dicevano nulla. Lo incoraggiavano, tentavano di rallegrare la sua giornata portandogli i nipoti. Di loro si ricordava e tornava bambino quando i piccoli gli si avvicinavano e lo chiamavano “nonnino”.

Un pomeriggio si alzò aiutandosi col bastone e disse ai nipoti di seguirlo. Entrò nella sua stanza, aprì l’armadio e tirò fuori una bottiglia di grappa alle erbe. Con la mano tremante afferrò un bicchiere e a ogni nipote servì un sorso di quel liquore.

– È per ammazzare i vermi – gli disse.

– Ho fatto la pipì a letto, nonnino – confesso il nipote più piccolo.

– Capita anche a me! – disse ridendo l’anziano.

– E ho pianto parecchio.

– Anch’io – annuì il nonno.

– La cosa peggiore di tutte è che ai miei genitori di me non importa nulla! – disse il bambino.

Il nipote avvertì il calore di una vecchia mano grinzosa.

– So a cosa ti riferisci – disse il nonno.

Quindi rimise il tappo alla bottiglia e la ricollocò nel suo posto. Chiuse a chiave la porta dell’armadio e tornò in sala trascinando i piedi, era già da parecchio tempo che la vita gli pesava. Si sedette nella solita poltrona, una poltrona che era invecchiata assieme a lui, e osservò la sua famiglia, con indifferenza, come stando dinanzi a dei perfetti sconosciuti.

– Cara signora: chi è quel signore così per bene?

– È tuo figlio, tuo figlio minore.

– Non ho avuto figli – diceva il vecchio con l’assoluta sincerità di chi ormai non ricorda nulla della propria vita.

Si erano conosciuti a una riunione di famiglia. Cora era la migliore amica di sua sorella. Rodríguez s’innamorò di lei appena la vide.

– Voi chi siete?

I due fratelli si guardarono, come si guardano quelli che si conoscono da sempre, con la complicità che appartiene ai membri di una stessa famiglia. Altre volte, seduto nella stessa poltrona, il vecchio domandava a Cora perché i figli non venivano mai a trovarlo. Lei, paziente, come lo era dal giorno del matrimonio, gli rispondeva che erano venuti durante il fine settimana. Il vecchio restava a fissare il vuoto con gli occhi spenti.

Cora sapeva che quel giorno sarebbe arrivato. Sentiva che quel brusco silenzio non era lontano. Questo avrebbe significato la fine della loro chiacchierata di tutta una vita. Era possibile che tra non molto l’avrebbe dimenticata del tutto. A lei che gli aveva dato il suo corpo, la sua anima, la sua vita, dei figli, che lo aveva curato quando stava male e seguitava ad aver cura di lui. A lei che l’aveva ascoltato quando aveva dei problemi e che l’aveva appoggiato durante l’epoca in cui i colleghi lo consideravano un ciarlatano, a lei che aveva dovuto sopportare parecchie volte le sue depressioni e le sue ire. A lei che lo aveva accompagnato dandogli tutto l’amore che poteva donargli. Ora, dopo cinquant’anni, lui si sarebbe dimenticato di lei.

Allora si propose, prima dell’arrivo di quel momento inevitabile, di obbligarlo a ricordarla, a mantenerla viva nella sua memoria. Cora non voleva lasciarlo morire con la mente vuota. Che dimenticasse tutto, tranne lei.

Una mattina lasciò suo marito con l’infermiera per recarsi dal parrucchiere. Lui continuò a fissare la finestra, sul nulla. A cosa stava pensando?, a cosa credeva ancora? Lui che aveva dedicato la propria vita al lavoro. Alla scienza. Lui che aveva dedicato i migliori anni della sua esistenza a trovare, che ironia!, una cura contro l’oblio? A furia di sperimentare aveva creduto di scoprire un fluido che rafforzava la memoria.

Quando i suoi colleghi ripeterono l’esperimento e analizzarono i risultati, gli sembrò inutile quel suo rimedio dagli effetti così effimeri e dai costi tanto elevati per una umile equipe di scientifici come la loro: acqua con bollicine. I pazienti ai quali venne amministrata la loro acqua con bollicine di ossigeno microscopiche, dopo di alcuni istanti di lucidità, continuarono a vivere nel loro smarrimento.

Per gli scienziati Rodríguez aveva creato soltanto un semplice placebo. Lui lavorò ancora alla formula e preparò alcuni litri di medicinale, conservati per anni in bottiglie azzurre. Le nano bollicine d’acqua, affermava Rodríguez, hanno un effetto antinfiammatorio, proteggono il sistema nervoso e ottimizzano le cellule. Ma lui era vecchio e per questo non c’era alcuna cura. Consegnò a Cora la formula, una cassa con dentro dieci bottiglie di quell’acqua magica che aveva distillato in laboratorio e le disse: usala quando starò per dimenticarti.

Una giovane giornalista lo interruppe:

– Dottor Rodríguez, lei ha dato dei grandi contributi per migliorare la qualità di vita delle persone della terza età: come è riuscito a mantenersi così vitale? Ci dia la ricetta.

– Lei come si chiama?

– Juanita Lynn, della rivista Salute.

– Signorina, mi dica, per favore: quanti anni ha?

– Ventisei.

– È sposata?

– No, però sono fidanzata.

– Si dedica alla lettura?

– Quando ho tempo.

– È felice?

– Suppongo di sì.

– “Suppone”, signorina. Scusi per le domande, ma devo avere alcune informazione su di lei prima di risponderle. Sono sposato da cinquant’anni. Sì, lo so già, nozze d’oro e blablablà. Però questo non è quello che conta. La cosa più importante l’ho scoperta poco tempo fa, e mi perdoni se le parlo della mia vita privata.

Juanita Lynn non disse nulla e annotò tutti i presunti segreti che il celebre dottore Rodríguez rivelò al pubblico per mantenersi in salute dopo gli ottant’anni.

Il segreto, come stavo dicendo,
prima che la signorina mi interrompesse,
l’ho scoperto una notte, a casa mia.
Cora, così si chiama mia moglie, si alzava di notte
e non sapevo per quale motivo.
Restavo a dormire
e lei chissà a che ora sarebbe tornata a letto.
Credevo che le piacesse andare allo studio a leggere o a scrivere,
poiché sono queste le sue inclinazioni favorite.
Una notte mi svegliai di soprassalto
e non era al mio fianco.
Abbiamo sempre condiviso la maggior parte dei nostri segreti.
Quello che ora sto per rivelarvi lei non mi ha mai autorizzato a farlo,
per questo vi chiedo di non pubblicarlo.
Dopo una certa età uno perde tutto il pudore
e la vecchiaia deve pur servire a qualcosa.
Vi racconterò il fatto così come lo ricordo,
può anche darsi che mi stia inventando tutto
o che io stesso sia una invenzione.

Come tanti altri vecchi nei loro momenti di lucidità Rodríguez pensò alla vicinanza della morte e divenne triste. A nulla gli serviva ricordare. Che poco gioia otteneva dal ricordo degli anni in cui possedeva forza, parola ed eleganza. Era stato marinaio ma non aveva mai imparato a navigare. Forse la sua vita sarebbe finita come quella del vecchio capitano che, seduto in un bar, osservava ubriaco le barche che entravano e uscivano dal porto. Se fosse stato un avventuriero, o qualcuno sprofondato in un abisso, morto congelato o trafitto dalle pallottole del nemico durante una guerra, sarebbe stato più felice. Sognava di fare una vacanza in un paese in conflitto. Quando le rimproverano di esporsi al pericolo, diceva:

– Se muoio vittima di un attentato in Iraq o a Beirut la mia morte sarebbe più degna che se morissi scivolando in bagno.

Ma Rodríguez non fu mai uomo di azione. Quasi sempre si rinchiudeva nel suo laboratorio accompagnato solamente dalla sua assistente con la quale alcune volte, anzi una sola volta, e di questo è molto pentito, ebbe un breve storia amorosa, così breve come l’effetto della sua acqua per la memoria. Fecero l’amore su un tavolo del laboratorio. Con gli anni lei si sposò, ingrassò e lavorò fedelmente, come un’ombra, al fianco dell’uomo della sua vita. Rodríguez non tornò a toccare il tema né a vederla come una donna né mai confessò quella storia a qualcuno. Dimenticò anche questo.

All’una di pomeriggio l’infermiera provo a fargli mangiare qualcosa ma Rodríguez non aveva fame. Seguitava a guardare il nulla. Cora tornò ben pettinata per adornare con gusto e magia la casa. Con il gusto e la magia di una casalinga degli anni settanta. Avevano vissuto in California affinché Rodríguez terminasse il suo dottorato di tecnologia. Ritornarono al paese con un figlio e un’auto Lincoln. Probabilmente furono felici.

Cora disse all’infermiera che poteva andar via prima. Mise ogni cosa al suo posto. Decorò la stanza con dei fiori e preparò la cena mentre Rodríguez seguitava a scrutare il vuoto.

Cora credeva, così come tante altre donne della sua generazione, che l’amore entrava dalla bocca, che gli uomini si conquistavano attraverso lo stomaco e le sembrò che questo fosse vero perché da quando Rodríguez aveva provato per la prima volta il cibo che lei aveva preparato per lui nulla gli sembrò più buono, nemmeno le pietanze che assaporava nei migliori ristoranti reggevano il confronto con i ricchi piatti della moglie.

Preparò riso indiano e pollo al curry. Aprì una bottiglia di whiskey e ne versò un po’ in due bicchieri. Il vecchio ricordò l’allegria dell’ubriachezza. Brindarono. Guardò Cora con un sorriso spento.

Rodríguez tornò a parlare con lo stesso tono di voce: strano, monotono e vagamente cantilenante.

– Allora, cara signora, credo che ormai non vi siano più dubbi, noi ci siamo già visti e lei è la mia legittima sposa… Cora, ti ho ritrovata!

Cora si avvicinò a Rodríguez senza affrettarsi. Si abbracciarono impassibili. La pendola batté un colpo molto forte.

– Rodríguez, sei tu, amore mio! – lei vide lo stesso uomo gentile che aveva conquistato la sua mano e il suo cuore.

Si misero seduti nella stessa poltrona, si abbracciarono fin quando la pendola batté altre tredici volte.

Cora gli servì un altro sorso e Rodríguez si sentì meglio. Lei aveva mandato al diavolo i consigli dei medici che proibivano l’alcol a suo marito. Lui pensò che avrebbe dovuto ubriacarsi qualche volta in più in passato. Lei apparecchiò la tavola, con i tovaglioli, i bicchieri per il vino bianco che bevevano quando erano allegri o anche tristi, non cambiava molto. Andò nell’altra stanza, aprì un cassetto del comò e tirò fuori l’ultima bottiglia azzurra dall’acqua per la memoria. L’elisir avrebbe dovuto fare in modo che le cellule del corpo diventassero più resistenti alle malattie, funzionassero meglio e sopravvissero più a lungo. Gli servì il contenuto dalla bottiglia nel bicchiere del vino. Rodríguez bevve.

Lei attese la reazione del marito.

Le misteriose e piccolissime bolle penetrarono nel flusso sanguineo di Rodríguez. I poderosi atomi di ossigeno entrarono in contatto con le sue stanche cellule. L’acqua fece il suo effetto. Rodríguez smise di guardare il vuoto. La sua funzione neurologica migliorò e diminuì il suo handicap.

– Vai da darti una sistemata – le disse Cora.

Il vecchio si alzò dalla poltrona e si trasferì nella stanza da letto.

Cora in bagno si guardò allo specchio che gli restituì un volto teso, forse perché era nervosa, agitata, dopo tanto tempo. Passò il rossetto sulle labbra, lo modellò ai lati con il mignolo, si truccò la pelle con una tenue sfumatura rossa perché si vide pallida, passò tocchi di rimmel sulle ciglia, mise un po’ di azzurro sulle palpebre, si era tinti i capelli di nero, con la lingua ripulì i denti macchiati dal rossetto, aprì la boccetta di profumo e se ne spruzzò un poco sul collo e dietro le orecchie. Sorrise e lo specchio gli restituì il sorriso, si avvicinò per correggere delle piccole imperfezioni, uscì dal bagno truccata e nuda.

Nel grande specchio si vide attraente, le cosce ben fatte, le natiche ancora dure, non è così male, pensò, per essere il corpo di una vecchia donna. Appoggiò una gamba depilata sulla poltrona e fece scivolar via le calze velate. Scelse una blusa rosa e una gonna nera, s’infilò delle scarpe dal tacco alto, si osservò di nuovo allo specchio, così vestita, afferrò i senti e li premette con dolcezza. Indossò alcune belle collane e l’anello di diamanti che Rodríguez le aveva regalato il giorno del fidanzamento, decenni prima. Tornò a guardarsi nello specchio e si vide bella. Uscendo spense la luce della stanza.

Mentre Rodríguez si vestiva lei terminò di apparecchiare la tavola.

Il vecchio si guardò allo specchio e tirando un po’ la guancia sinistra finì di sbarbarsi, si guardò ben rasato, si vide bello, desiderabile, si sfregò una lozione che diede lucentezza e la giusta umidità alla pelle, si idratò la calvizie con un gel, si contemplò dal suo lato migliore, si osservò davanti e sospirò, si mise un buon profumo, virile e fresco, da uomo di successo, sul volto e sul petto. Uscì dal bagno, indossò slip neri, si applicò del deodorante ai piedi e s’infilo le calze, poi i pantaloni. Indossò una camicia azzurra a righe, una giacca di panno e un paio di mocassini di cuoio. Sospirò profondamente, spense la luce della stanza e uscì.

Quando lo vide Cora sorrise.

– Sei bella – le disse Rodríguez.

– Tu sembri un attore di Hollywood. Ho preparato il tuo piatto preferito.

– Non ho mangiato mai nulla di più buono in tutta la mia vita.

– Sì, lo so – disse Cora sorridendo –. Vuoi dell’altro whisky?

– Sì, è buono.

– Salute, disse la donna.

– A cosa si deve tutta questa eleganza? – domandò l’uomo –, dove devi andare?

– Ecco, lo vedi – rispose Cora allegra come una giovinetta –, mi sono vestita così per te.

Si scolarono la bottiglia di whisky. Cenarono. Ballarono una bella canzone d’amore degli Headcleaners. Volteggiarono abbracciati. Lei sorrideva ebbra di gioia.

– Dimentichiamo, amore, tutto quello che non è successo tra noi, e ora che ci siamo ritrovati proviamo a non perderci più e viviamo come prima.

– Sì, amore.

Come vi stavo dicendo, mi alzai
e cercai Cora nello studio.
Sono sempre stato silenzioso quando mi alzo,
detesto che facciano rumore quando dormo,
cosicché normalmente rispetto il sonno altrui.
Scesi nello studio, la luce era accesa.
Aprii un poco la porta, non con la voglia di spiarla,
solo di verificare che stesse bene.
Era distesa sul sofà con la vestaglia aperta,
seminuda.
Aveva un libro in una mano
e con l’altra si masturbava piacevolmente.
Confesso che mi eccitai parecchio,
ma visto che sono rispettoso della sua intimità
richiusi la porta, salii in camera da letto
e mi misi di nuovo sotto le coperte.
Chiusi gli occhi e non potei evitare di pensare a Cora.
Ero convinto, erroneamente, che a una certa età
il piacere sessuale dei vecchi si esaurisse.
Non è affatto così.
Sicuramente la vitalità e la forza non sono le stesse
però sì i desideri, la voglia.
Grazie al viagra raggiunsi una buona erezione
ed ebbi una benefica relazione sessuale con Cora.
Dovreste provare!

(Risate).

Vederla così quella notte mi aveva eccitato in maniera del tutto naturale.
Quando tornò in camera da letto
feci finta di dormire.
Cora si sistemò, come sempre, vicino al mio fianco.
Allora mi voltai e la guardai negli occhi.
Una vecchia scopa conosce meglio
gli angoli più sporchi.

– Sua moglie ha mi saputo che lei la spiava? – chiese di nuovo la giornalista.

– Signorina, credo di no. Ho mantenuto sempre il segreto. Aspettavo che lei si alzasse, poi io la seguivo. Spiarla diede una nuova attrattiva alla nostra relazione. Questo è il segreto. Avrei potuto dirle che avevo inventato un’acqua magica, ma non mi avrebbe creduto. L’acqua con le bollicine era solo quello, ovvero acqua con gas che chiunque può comprare in un negozio.

Una volta terminata la sua la sua chiacchierata il dottor Rodríguez ricevette l’applauso del pubblico, composto in maggioranza di gente adulta, poi scese dal palco e Cora gli andò incontro per offrirgli acqua dalla bottiglia azzurra.

– Ricordo, cara signora, che un numero è divisibile per 9 se la somma delle sue cifre è divisibile per 9. A volte passavo le serate a verificarlo.

– Mi ricordo di Samuel Moreno Díaz.

– Il genero di Rojas Pinilla? (*)

– Sì, proprio lui.

– Mi ricordo anche delle ore trascorse, credo durante il terzo anno delle primarie, provando ad alimentare l’acqua, il gas e l’elettricità di tre case senza far incrociare le tubature. Non c’è una soluzione se si resta in uno spazio bidimensionale. È uno degli esempi elementari di topologia, come i ponti di Königsberg (**) o le sfumature colorate delle mappe. Mi ricordo che sul fiume Magdalena passava un battello dal nome Fedeltà.

– Io mi ricordo, caro signore, dell’epoca in cui indossare una gonna corta era una rarità. Del primo film che vidi con Clark Gable e Vivien Leigh, intitolato Via col vento. Di che colore era il cavallo bianco di Bolívar?

– Sa qual è, cara signora, la vera tragedia della vecchiaia?

– Non lo so, gentile signore.

– Che dentro di noi vivono degli eterni fanciulli che non si rendono conto del passare del tempo e per questo vogliono essere giovani per sempre.

Chiusero gli occhi. E mano nella mano, in una spiaggia immaginaria, ballarono sotto la luce della luna.



(*) Gustavo Rojas Pinilla (1890 – 1975), presidente della Colombia dl 1953 al 1957.
(**) Königsberg, un tempo Prussia orientale e ora enclave russa sul Baltico, nota con il nome di Kaliningrad. La città è attraversata dal fiume Pregel e dai suoi affluenti e si compone di due estese isole connesse tra di loro tramite sette ponti. Non risulta possibile seguire un percorso che attraversi ogni ponte una volta soltanto.


Il racconto è inedito e fa parte di un libro in uscita in Colombia.

Traduzione dallo spagnolo di Alessio Brandolini


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