FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 47
luglio/dicembre 2017

Mezzanotte

 

ALFONSO BREZMES, ULTRAMOR

di Mirta Amanda Barbonetti



Ultramor è la terza raccolta di poesie dello spagnolo Alfonso Brezmes (1966), pubblicata nel maggio 2017, come le precedenti raccolte La noche tatuada (2013) e Don de Lenguas (2015), per le edizioni Renacimiento. Sul numero 45 di Fili d’Aquilone, del marzo 2017, ho anticipato quest’ultima raccolta nel mio saggio Misurare il silenzio – La poesia di Alfonso Brezmes, con la traduzione inedita della poesia Ensoñacion.
La parola “Ultramor” nasce dalla fusione di ultra e amor ed esprime la dimensione più assoluta dell’Amore. L’autore spiega nel colophon di aver voluto scrivere un libro che fosse come una carta/musicale, che dovunque si apra, suona sempre la stessa melodia,/semplice e letale, come il coltello che può al tempo stesso, tagliare il pane ed un cuore. E questo suo nuovo libro è proprio cosi: dolce nella sua musicalità, tagliente nelle sue tematiche e significati.

In esergo una citazione di Kafka: “Da un certo punto in poi non c’è più modo di tornare indietro. È quello il punto a cui si deve arrivare”. A indicare l’inizio di un percorso poetico nuovo: “Obbligami a dire quello che non so, insegnami a dire il mio nuovo nome”. La raccolta è un lavoro corposo e solido, sebbene i testi risultino contenuti in una cornice onirica c’è sempre un filo conduttore che lega il sogno alla realtà.
Un indizio è la dedica iniziale a una enigmatica “La Belle Dame Sans Merci” titolo peraltro di una ballata del poeta inglese John Keats; nella stessa dedica l’altro indizio è “la dulce mi enemiga” verso ripreso dal Cancionero Musical de Palacio, opera spagnola del XV secolo: questi i segnali che introducono il lettore nel mondo poetico di Ultramor.

Modernismo e classicità si fondono in uno stile ricco di simbolismi, metafore, preziosismi stilistici e peculiarità tematiche; le 67 poesie che compongono l’opera sono suddivise in due parti: “Occhi che non vedono”, e “Cuore che sente”.
Affiora lo studio di Baudelaire, Borges, Kafka, T.S.Eliot; l'autore riporta queste suggestioni anche nel suo amore per la musica, la fotografia e il cinema.
L’interiorizzazione della mitologia greca è presente con insistenza nella poetica di Brezmes: molto significativo il simbolismo odisseico per la metafora del viaggio della vita che è anche ricerca di una poetica finalmente compiuta.

Le poesie che compongono la prima parte, la memoria intesa anche nel senso proustiano, assume un valore sacrale: i ricordi che compongono il vissuto sono l’individuo stesso, quand’anche si tratti di una memoria ferita e oscillante tra progressioni verso quel che verrà e repentini ritorni verso quel che è stato. Come passato e futuro si intrecciano nella prima parte così, nella seconda, dimensione onirica e dimensione reale si fondono: vivi e morti vivono la stessa realtà, porque nosotros /somos los fantasmas. La supplica alla “signora delle tenebre” nella poesia “Invocacíon”, trova il suo equilibrio simmetrico nel vigore della potenza del sogno in “Topografías”. L’ultramor contiene anche minacce: “c’è nell’assenza una pantera”, ci sono prede, coppe di sangue, bimbi senza tetto. Ma c’è anche il ladruncolo che ruba da un museo bianchissimo una preziosa reliquia.




POESIE DI ALFONSO BREZMES
da Ultramor
(Editorial Renacimiento, Spagna, 2017)


PREGÚNTAME

Pregúntame por qué estoy aquí.
Podría consolarte con respuestas
como puentes inclinados o armaduras
hechas para proteger el corazón del hombre.

—¿ Para qué estás aquí?

Dije por qué, no para qué.
Vamos, tampoco es tan difícil:
al fin y al cabo, todos nos hacemos
un día esa pregunta: todos remamos
en un mar de plomo alguna vez.

—¿ Por qué estás aquí?

Eso es. Ahora sí. Verás:
el viento sopla donde quiere
y arranca en su locura las promesas
y los viejos recuerdos sin futuro.

Lo que ves aquí no es lo perdido,
es lo que queda después del huracán,
aferrado a un poste y tembloroso;
el paisaje después de la batalla;
de nuevo la esperanza infatigable,
en pie en enarbolando su bandera
entre el humo de los días arrasados.

Un corazón: su terquedad.
Su no querer pararse.
Todo lo que quiso ser y no logró,
revivido otra vez porque es posible
aún y sin porqué seguir latiendo
en el dulce formol de las palabras.


CHIEDIMI

Chiedimi per quale ragione sono qui.
Potrei consolarti con risposte
simili a ponti ricurvi o armature
fatte per proteggere il cuore dell’uomo.

– Per quale scopo sei qui?

Ho detto per quale ragione, non per quale scopo.
Suvvia, non è poi così difficile:
in fin dei conti arriva per tutti
il giorno in cui ci facciamo questa domanda;
almeno una volta tutti abbiamo remato
in un mare pesante come piombo.

– Per quale ragione sei qui?

Ecco. Ora ci siamo. Vedi:
il vento soffia dove vuole
e strappa con la sua follia le promesse
e i vecchi ricordi senza futuro.

Ciò che vedi qui non è quello che s’è perso
ma quel ch’è sopravvissuto all’uragano,
stretto e tremante a un traliccio;
il paesaggio dopo la battaglia;
di nuovo la speranza instancabile,
si rialza e innalza la sua bandiera
tra il fumo di giorni distrutti.

Un cuore: la sua ostinazione.
Il suo non volersi fermare.
Tutto ciò che voleva essere e non riuscì a raggiungere,
rinato un’altra volta perché è possibile
prendere a battere di nuovo, anche senza un perché,
nel dolce cloroformio delle parole.


LOS NADADORES

A veces, en la noche, cuando el mundo
parece una barcaza a la deriva,
los nadadores se adentran en el mar
por el puro placer de deslizarse,
inmunes al abrazo de la lluvia.

Qué goce confundirse entonces
en la estela borrosa de su dicha,
y sentir por un solo momento
formar parte de algo tan hermoso:
un ser compuesto de otros muchos
donde el todo da sentido a cada parte.

Ítaca que navega hacia sí misma
hecha de los viajeros que la buscan.


I NUOTATORI

Talvolta, di notte, quando il mondo
sembra una barca alla deriva,
i nuotatori si tuffano tra le onde
per il solo piacere di godere,
immuni all’abbraccio della pioggia.

Che bello allora confondersi
nella scia confusa della sua gioia
e sentire per un solo attimo
di far parte di tanto splendore:
un essere composto di molti altri
dove il tutto dà senso ad ogni parte.

Itaca che naviga verso se stessa
composta da tutti i viaggiatori che la cercano.


PERDIDO

      Where I have lost, I softer tread
      Emily Dickinson
Donde he perdido algo
camino con más cautela.
No sé si hallaré lo que busco,
pero ese lugar es como un templo:
en él existe lo posible.

Donde he perdido algo
lo perdido me llama
y algo de mí llama a lo perdido.

La cautela no es para encontrarnos:
la cautela es para no pisar
el sagrado lugar en donde habita
el oscuro animal de la esperanza.


PERDUTO

      Where I have lost, I softer tread
      Emily Dickinson
Dove ho perduto qualcosa
cammino con più cautela.
Non so se troverò quello che cerco,
ma questo luogo è come un tempio:
in esso esiste tutto ciò ch’è possibile.

Dove ho perduto qualcosa,
quel qualcosa perso mi chiama
e una parte di me chiama quel ch’è perduto.

La cautela non va bene per incontrarci:
la cautela serve a non calpestare
il luogo sacro dove dimora
l’oscuro animale della speranza.


LA CASA SIN PUERTAS

Homero vio a Dios:
esa fue la causa de su ceguera.
Borges leyó a Homero,
y en sus hexámetros las naves
surcaban el mar para llevar el sol
hasta el ciego horizonte de sus ojos.
Yo he leído antes a Borges
y otro me lee a mí ahora.

Así viaja la luz
por esta casa sin puertas
cuyos muros son palabras:
iluminando unos cuartos.


LA CASA SENZA PORTE

Omero vide Dio:
per questo divenne cieco.
Borges lesse Omero,
e con i suoi esametri le navi
solcavano i mari per portare il sole
all’orizzonte buio dei suoi occhi.
Prima io lessi Borges
e ora un altro legge me.

Così corre la luce
in questa casa senza porte
i cui muri sono parole:
illumina delle stanze,
dopo averne lasciate altre al buio.


LA MEMORIA HERIDA

Me dan miedo los espejos, esos seres
que, después de hechos añicos,
siguen siendo uno en cada trozo.

Se parecen demasiado a un corazón.


LA MEMORIA FERITA

Mi fanno paura gli specchi, questi esseri
che, dopo essere stati fatti in mille pezzi,
seguitano ad esistere in ogni loro frammento.

Assomigliano troppo a un cuore.


REGRESIÓN

Vuelvo a mis poemas
como el submarinista que recorre
un viejo galeón abandonado,
hasta que siente que se acaba el aire
y, antes de ascender de nuevo,
coge al azar una moneda
y, aunque sabe que es antigua,
y nadie le dará por ella nada,
la lleva ya siempre en el bolsillo.

Como si en algún lugar remoto
sumergido en la noche de los tiempos
tuviera todavía algún valor.


RITORNO

Ritorno alle mie poesie
come il subacqueo che insegue
un antico galeone abbandonato,
finché non sente che sta per mancargli l’aria
e, prima di risalire in superficie,
afferra a caso una moneta
e, nonostante sappia che è vecchia,
e per essa non riceverà nulla,
la porta sempre con sé, in tasca.

Come se in un qualche luogo remoto
sommerso nella notte dei tempi
potesse riacquistare qualche valore.


INVOCACIÓN

SEÑORA de las sombras
tú que paras los relojes,
dónde estás.
He llamado a la noche,
pero no viene.
He llamado a la ausencia,
pero no viene.
He llamado a los ángeles
de la penúltima hora,
pero no vienen.
He resucitado los nombres
de las cosas que tocaste,
pero ninguna ha regresado.
El tiempo no deja de llamar
a las puertas de mi casa.

Señora de las sombras,
sal
y alúmbrame.


INVOCAZIONE

SIGNORA delle ombre,
tu che fermi il tempo,
dove arrivi.
Ho invocato la notte
ma non arriva.
Ho invocato l’assenza
ma non arriva.
Ho invocato gli angeli
delle tenebre,
ma non arrivano.
Ho ridato vita ai nomi
delle cose che hai toccato,
ma nessuna di loro è riapparsa.
Il tempo non smette di bussare
alla porta della mia casa.

Signora delle ombre,
appari
e illuminami.


NOS OTROS

De pronto lo comprendes:
cada noche es un cristal
que se rompe en el viaje
que va de vuelta al día,
y con él nuestra imagen
se deshace en el camino.

Al despertar, la luz
de nuevo nos confunde:
no hay nada que temer;
los fantasmas no existen,
amor, porque nosotros
somos los fantasmas.


NOI ALTRI

All’improvviso ti è chiaro:
ogni notte è un cristallo
che si frantuma nel viaggio
di ritorno al giorno,
e con esso la nostra immagine
si disfa nel cammino.

Al risveglio, la luce
di nuovo ci confonde:
non c’è nulla da temere;
i fantasmi non esistono,
amore, perché siamo
noi i fantasmi.


DONDE MUERA EL OLVIDO

Ven, memoria, habítame,
olvida ya tus ritos fúnebres
y dispón sobre la mesa
ese cerimonial de exumación
con el que invocas a los muertos.

Que los objetos se alcen,
y a una orden de tu mano
resuciten las voces incorruptas
que a tientas deambulan
por las mazmorras del alma.

Habla, memoria, cuéntame
otra vez mi vida y levanta
sobre el árido solar de las ruinas
el castillo encantado en donde ser
el nuevo hogar de tus apariciones.


DOVE MUORE L’OBLIO

Vieni, memoria, entra in me,
dimentica ora i tuoi riti funebri
e metti sulla tavola
il cerimoniale di esumazione
con il quale invochi i morti.

Che a un gesto della tua mano,
gli oggetti si sollevino
resuscitino le voci inalterate
che faticosamente deambulano
nelle prigioni dell’anima.

Parla, memoria, raccontami
un’altra volta della mia vita e solleva
sopra l’arida luce delle sue rovine
il castello incantato che diverrà
la nuova casa delle tue apparizioni.


TOPOGRAFÍAS

Hay lugares que,
de tanto imaginarlos,
poco a poco se desplazan,
hasta aparecer un día
en otro punto del espacio.

Así el deseo –ese topógrafo cojo–
dibuja sus mapas a oscuras
cuando las casas aún duermen,
y en cada lecho del mundo
deja una cruz con su nombre,
para que siempre estemos allá
donde otros nos sueña,
y nunca estemos aquí
donde nadie nos nombra.


TOPOGRAFIE

Ci sono luoghi che,
a forza di sognarli,
poco a poco si spostano,
fino al giorno in cui
appaiono altrove nello spazio.

Così il desiderio – questo topografo zoppo –
disegna le sue mappe nell’oscurità
quando le case dormono,
e in ogni letto del mondo
lascia una croce con il suo nome,
affinché sempre resteremo lì
dove un altro ci sogna,
e mai qui
dove nessuno ci nomina.


ALGUIEN

Hay alguien que despinta el horizonte.

Con un trapo mojado va borrando
los perfiles dudosos de las cosas
y con una tiza las dibuja más acá,
donde podemos por un rato disfrutarlas.

Todo esto dura un tiempo, hasta el día
en que empiezan a borrarse tus contornos.

En ese lugar, en ese instante,
que sabes que el viaje ha comenzado,
porque tú eres ahora el horizonte.


QUALCUNO

Qualcuno sta cancellando l’orizzonte.

Con uno straccio bagnato rimuove
i profili incerti delle cose
ridisegnandoli con un gessetto più vicini
affinché si possa goderne per un istante.

Tutto ciò ha una durata, almeno fino al giorno
in cui iniziano a cancellarsi i tuoi contorni.

In questo posto, in questo istante,
sai che il viaggio ha avuto inizio
perché adesso sei tu l'orizzonte.


ULTRAMOR

Hay en la ausencia una pantera,
y un cervatillo asustado,
y un cementerio con sus muertos,
y una noche con luna dibujada.

Hay gigantes de tiza con mi rostro
y pájaros que anidan en sus cuencas,
una lenta batalla en donde luchan
guerreros temibles por tu mano
y paisajes nevados con figuras
como en un Brueghel diminuto,
y una copa de sangre derramada
sobre un mantel de hilo portugués,
y raros cuentagotas de mercurio
para la fiebre densa de los labios.

Hay suburbios, ciudades y piscinas
donde duermen los niños vagabundos,
y un museo muy blanco del que escapa
un pequeño ladrón de guante negro
que lleva bajo el brazo tu retrato.


ULTRAMOR

Nell’assenza c’è una pantera,
e un cerbiatto spaventato,
un cimitero coi suoi morti,
e una notte di luna appena accennata.

Ci sono giganti di gesso con la mia faccia
e uccelli che si annidano nelle grotte,
una lenta battaglia dove lottano
temibili guerrieri per avere la tua mano,
e paesaggi innevati con figurine
come in una miniatura di Brueghel,
e una coppa di sangue rovesciata
sopra una tovaglia di lino portoghese,
e strani contagocce di mercurio
per l’ardente febbre delle labbra.

Ci sono periferie, città e piscine
dove dormono i bambini vagabondi,
e un museo bianchissimo da dove fugge
un ladruncolo dal guanto nero
che ha sotto il braccio il tuo ritratto.


Traduzione dallo spagnolo di Mirta Amanda Barbonetti




Alfonso Brezmes
è nato nel 1966 a Madrid, dove vive.
Ha pubblicato i libri di poesia: La noche tatuada (2013), Don de lenguas (2015) e Ultramor (2017).
Suoi testi sono stati pubblicati in antologie e riviste.


mirta_barbonetti@yahoo.it