Come il fuoco rifluisce a ondate
J175-F165
I have never seen "Volcanoes" - But, when Travellers tell How those old - phlegmatic mountains Usually so still -Bear within - appalling Ordnance, Fire, and smoke, and gun - Taking Villages for breakfast, And appalling Men - If the stillness is Volcanic In the human face When upon a pain Titanic Features keep their place - If at length, the smouldering anguish Will not overcome, And the palpitating Vineyard In the dust, be thrown? If some loving Antiquary, On Resumption Morn, Will not cry with joy "Pompeii"! To the Hills return! |
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Non ho mai visto "Vulcani" - Ma, quando i Viaggiatori narrano Come quei vecchi - flemmatici monti Di solito così calmi -Portino dentro - spaventose Artiglierie, Fuoco, e fumo, e cannoni - Che prendono Villaggi a colazione, E terrorizzano gli Uomini - Se la calma è Vulcanica Nel volto dell'uomo Quando in Titanica pena I lineamenti restano inalterati - Se a lungo, l'angoscia covata Non uscirà in superficie, E il palpitante Vigneto Nella polvere, non sarà gettato? Se qualche amante dell'Antico, In un Rinnovato Mattino, Non griderà gioioso "Pompei"! Alle Colline ritorna! |
Il vulcano è metafora classica di qualcosa che cova sotto la cenere, pronta a erompere senza più limiti. I tre "if" che aprono le ultime tre strofe sono da intendersi implicitamente preceduti da "allora mi chiedo", in uno scioglimento della metafora che si conclude con una "Pompei" riscoperta sotto la lava dei millenni. L'ultima strofa sembra dirci che l'unica possibile "Pompei" dell'anima, ovvero l'agnizione finale, lo sciogliersi dell'angoscia dell'ignoto che ci accompagna durante la vita, sarà possibile soltanto nella resurrezione, quando finalmente saremo liberati dal buio in cui siamo immersi.
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J291-F327
How the old Mountains drip with Sunset How the Hemlocks burn - How the Dun Brake is draped in Cinder By the Wizard Sun -How the old Steeples hand the Scarlet Till the Ball is full - Have I the lip of the Flamingo That I dare to tell? Then, how the Fire ebbs like Billows - Touching all the Grass With a departing - Sapphire - feature - As a Duchess passed - How a small Dusk crawls on the Village Till the Houses blot And the odd Flambeau, no men carry Glimmer on the Street - How it is Night - in Nest and Kennel - And where was the Wood - Just a Dome of Abyss is Bowing Into Solitude - These are the Visions flitted Guido - Titian - never told - Domenichino dropped his pencil - Paralyzed, with Gold - |
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Come i vecchi Monti grondano di Tramonto Come gli Abeti fiammeggiano - Come la Felce Bruna è drappeggiata di Brace Dal Sole Stregone -Come i vecchi Campanili afferrano lo Scarlatto Finché il Globo ne è colmo - Ho il labbro del Fenicottero Per osare dirlo? Poi, come il Fuoco rifluisce a Ondate - Sfiorando tutta l'Erba Con un fuggente - aspetto - di Zaffiro - Come se passasse una Duchessa - Come un piccolo Imbrunire striscia sul Villaggio Fino a oscurare le Case E la sporadica Lampada, che nessuno regge Luccica sulla Via - Come si fa Notte - nel Nido e nella Tana - E dov'era il Bosco - Solo una Cupola d'Abisso si Ripiega Nella Solitudine - Queste sono le Visioni sfuggite a Guido - Tiziano - non le raccontò mai - Domenichino lasciò cadere il pennello - Paralizzato, dall'Oro - |
L'indicibile bellezza di un tramonto, descritto man mano nel suo svilupparsi: dagli abeti fiammeggianti del secondo verso alle notturne "cupole d'abisso" del verso 19. Per raccontare questa bellezza non basterebbe "il labbro del fenicottero", e nemmeno i più grandi pittori, evocati nell'ultima strofa, sono mai riusciti a catturarne per intero il fascino potente e misterioso, abbagliati da quell'oro che sfugge a qualsiasi descrizione. La poesia è costellata da immagini che sorprendono quasi quanto lo farebbe la visione degli eventi che descrivono, con una inventiva che sembra inesauribile; quasi ogni verso ne contiene una, mai convenzionale, in un susseguirsi di fantasia che ci porta quasi a dar torto a ED: forse qualcuno ci è riuscito a descrivere questo indicibile tramonto. Nel primo verso dell'ultima strofa "Guido" è Guido Reni.
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J460-F695
I know where Wells grow - Droughtless Wells - Deep dug - for Summer days - Where Mosses go no more away - And Pebble - safely plays -It's made of Fathoms - and a Belt - A Belt of jagged Stone - Inlaid with Emerald - half way down - And Diamonds - jumbled on - It has no Bucket - were I rich A Bucket I would buy - I'm often thirsty - but my lips Are so high up - You see - I read in an Old fashioned Book That People "thirst no more" - The Wells have Buckets to them there - It must mean that - I'm sure - Shall We remember Parching - then? Those Waters sound so grand - I think a little Well - like Mine - Dearer to understand - |
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So dove nascono i Pozzi - Pozzi mai Secchi - Scavati in profondità - per i giorni d'Estate - Dove i Muschi non vanno più via - E il Ciottolo - gioca al sicuro -È fatto di Profondità - e di una Cintura - Una Cintura di Pietra scheggiata - Intarsiata di Smeraldo - nella parte di mezzo - E di Diamanti - gettati alla rinfusa - Non ha Secchio - fossi ricca Un Secchio comprerei - Sono spesso assetata - ma le mie labbra Sono così in alto - lo vedi - Ho letto in un Libro Antiquato Che la Gente "non avrà più sete" - I Pozzi avranno Secchi per loro là - Deve significare ciò - ne sono sicura - Ci ricorderemo dell'Arsura - allora? Quelle Acque sembrano così maestose - Penso che un piccolo Pozzo - come il Mio - Sia più prezioso per capire - |
Abbiamo sete. Una sete indefinita, di acqua, di conoscenza, di felicità, di vita. Ma i pozzi che potrebbero toglierci questa arsura sono fuori dalla nostra portata. Bellissimi, profondi, mai a secco, rivestiti di gemme, ma gli manca la cosa più semplice e più essenziale: un secchio affinché le nostre labbra possano gustare quell'acqua. Da qualche parte c'è scritto che verrà un giorno in cui nessuno avrà più sete, sicuramente significa che, là dove questo avverrà, ci saranno secchi in abbondanza, per tutti. Ma in questa abbondanza, in questa idrica maestosità, saremo capaci di ricordarci dell'arsura che provavamo, e gustare così l'acqua che ci viene offerta con tanta prodigalità? O non è meglio studiare a fondo, capire, gustare, il piccolo pozzo che abbiamo, piuttosto che aspettare, e sperare, di abbeverarci a quello che ci viene promesso ma di cui non siamo certo sicuri?
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J490-F1058
To One denied the drink To tell what Water is Would be acuter, would it not Than letting Him surmise?To lead Him to the Well And let Him hear it drip Remind Him, would it not, somewhat Of His condemned lip? |
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A Chi è negato il bere Dire cos'è l'Acqua Non sarebbe più acuto, forse Che lasciarlo fantasticare?Condurlo al Pozzo E lasciargliene udire il gocciolio Non gli rammenterebbe, forse, piuttosto Il Suo labbro condannato? |
Quando un desiderio, un bisogno, non può concretizzarsi è meglio lasciarlo nel mondo della fantasia. Svelarne la concreta essenza, sentirne di lontano il "gocciolio" sarebbe solo l'acutizzarsi di una privazione, il rammentarsi della propria condanna. "would it not" (nel terzo e nel settimo verso) è un'interiezione che di solito accentua una precedente affermazione in negativo, il modo migliore per renderlo mi è sembrato quel "forse", che in italiano perde in certi contesti la funzione dubitativa per assumerne una accentuatamente affermativa ("non è forse vero che ieri mi hai visto e non mi hai salutato?").
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J638-F703
To My Small Hearth His fire came - And all My House aglow Did fan and rock, with sudden light - 'Twas Sunrise - 'twas the Sky -Impanelled from no Summer brief - With license of Decay - 'Twas Noon - without the News of Night - 'Twas further - it was Day - |
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Al Mio Piccolo Focolare il Suo fuoco giunse - E tutta la Mia Casa accesa S'infiammò e si scosse, con improvvisa luce - Era l'Aurora - era il Cielo -Convocati non da un editto dell'Estate - Con licenza di Declinare - Era Mezzogiorno - senza l'Annuncio della Notte - Era di più - era il Giorno - |
La descrizione di un fuoco che arriva all'improvviso e accende un focolare sopito, che vive stancamente nel naturale alternarsi del giorno e della notte, e che all'arrivo di questo fuoco rigeneratore si infiamma e si scuote, effondendo la luce che gli dovrebbe esser propria, ma che prima non era capace di emettere. È una nuova aurora, un nuovo cielo; non più quelli di un'estate che ci dà sì la luce e il calore, ma già dall'inizio segnati dalla caducità del loro inevitabile declinare. Questa invece è una luce perenne, un mezzogiorno che non ha in sé l'annuncio della prossimità della notte. Qualcosa di più di qualsiasi luce naturale: una luce che ci scalda dentro e somiglia tanto al giorno immortale dell'anima. Se ne può dare un'interpretazione più concreta: la luce come un amore terreno ed eterno, nel senso di eterno che può avere una vita umana (e allora "His" al primo verso è un Lui vero e proprio), o una più spirituale: la luce della fede, che scaccia la caducità della vita promettendoci un giorno perenne (e qui "His" è naturalmente Dio).
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J1063-F1097
Ashes denote that Fire was - Revere the Grayest Pile For the Departed Creature's sake That hovered there awhile -Fire exists the first in light And then consolidates Only the Chemist can disclose Into what Carbonates - |
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Le ceneri denotano che c'era un Fuoco - Venera il Cumulo più Grigio Per amore della Creatura Estinta Che là si librò per un momento -Il Fuoco esiste dapprima come luce E poi si consolida Solo il Chimico può svelare In quali Carbonati - |
Una tomba non è soltanto un ricovero di resti mortali ma anche un luogo da venerare, perché là riposano ceneri che una volta ospitavano il fuoco vitale dell'esistenza. La vita, come il fuoco, ha nella luce la sua parte visibile e temporanea; cosa ne sarà di lei dopo, una volta diventata cenere, lo sa solo qual chimico che l'ha creata e ne conosce l'intima essenza. Ancora una volta ED descrive il nostro essere disarmati di fronte ai misteri della vita e della morte; così come del fuoco vediamo soltanto la parte luminosa, della vita conosciamo solo il breve percorso che vediamo con i nostri occhi, il resto (i "carbonati" nei quali ci "consolideremo" è una chiara metafora del giudizio finale) è riservato al "chimico", da intendersi qui come colui che sa, che conosce cose inconoscibili ai comuni mortali e, perciò, identificabile con Dio.
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J1235-F1245
Like Rain it sounded till it curved And then I knew 'twas Wind - It walked as wet as any Wave But swept as dry as Sand - When it had pushed itself away To some remotest Plain A coming as of Hosts was heard That was indeed the Rain - It filled the Wells, it pleased the Pools It warbled in the Road - It pulled the spigot from the Hills And let the Floods abroad - It loosened acres, lifted seas The sites of Centres stirred Then like Elijah rode away Upon a Wheel of Cloud - |
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Come Pioggia risuonava finché non curvò E allora seppi che era Vento - Passava umido come un'Onda Ma soffiava secco come Sabbia - Quando si era ormai spinto lontano Nella più remota delle Pianure Un venire come di Schiere si udì Che era davvero la Pioggia - Riempì i Pozzi, allietò gli Stagni Gorgheggiò per la Via - Tolse lo zipolo dalle Colline E lasciò libere le Acque - Sciolse le terre, gonfiò i mari I luoghi dei Centri rimescolò Poi come Elia si allontanò Su un Carro di Nuvole - |
Una vivida descrizione dello scrosciare della pioggia, preceduta dal vento che ne diventa la naturale anticipazione. Le immagini sono come sempre piene di invenzioni e i versi sono costruiti con un sapiente alternarsi di momenti fortemente dinamici (il vento che soffia, la pioggia che risuona come schiere all'assalto, le acque lasciate libere di inondare) e più pacati (il vento che passa - "walked", ovvero come se passeggiasse -, la pioggia che allieta gli stagni e gorgheggia per le vie) che sembrano anticipare il rimescolamento dei "luoghi dei centri" del terzultimo verso, un termine che sta per i punti immaginari dove risiedono le caratteristiche visibili delle cose, rimescolate dalla pioggia che tende a uniformarli immergendoli nel suo vorticoso scrosciare. Negli ultimi due versi il riferimento è al Secondo libro dei Re 2,11: "Mentre camminavano conversando, ecco un carro di fuoco e cavalli di fuoco si interposero fra loro due. Elia salì nel turbine verso il cielo." La citazione biblica viene utilizzata per descrivere la fine del temporale, con la pioggia che si allontana sul carro a lei più congeniale: quello fatto di nuvole.
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Le poesie di Emily Dickinson non hanno un titolo, a parte rarissime eccezioni. I numeri che le precedono si riferiscono alla numerazione attribuita nelle due edizioni critiche, curate rispettivamente da Thomas H. Johnson nel 1955 ("J") e da R. W. Franklin nel 1998 ("F").
ierolli@hotmail.com
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