FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 41
gennaio/marzo 2016

Calma & Fretta

 

LA FRETTA DELL’ISTANTE
Sull’ultimo libro di poesia di Federico Díaz-Granados

di Alessio Brandolini



Del poeta colombiano Federico Díaz-Granados (1974) avevo parlato nel numero 38 (“Sul bordo sconosciuto del silenzio”) in riferimento alla raccolta Hospedaje de paso [Alloggio provvisorio] apparsa nel 2003 in Colombia e poi ripubblicata (con qualche variante) in Spagna nel 2012 dalla casa editrice di Granada Valparaíso. Libro che sta alla base dell’antologia Las horas olviadas, visto che ne ripropone tutti i testi ampliando però la terza e ultima sezione: “Inutilità del mestiere”. Lavoro apparso recentemente anche in Italia con il titolo Le ore dimenticate (Raffaelli, 2015), per l’attenta e preziosa cura di Emilio Coco il quale ha inserito lo scrittore anche nell’antologia Con il fuoco del sangue – Trentadue poeti colombiani d’oggi (Raffaelli, 2015), affiancandolo ad autori più adulti e conosciuti, proposti negli anni passati su questa rivista da Martha Canfield, come Giovanni Quessep, Armando Romero, Juan Manuel Roca... confermando il periodo positivo per la poesia colombiana contemporanea in Italia, e più in generale in Europa, in precedenza oscurata dall’onda impetuosa della narrativa di quel paese, a partire dall’immenso successo di Gabriel García Márquez, Premio Nobel per la letteratura nel 1982, va però segnalata la meritevole pubblicazione dell’opera poetica di Álvaro Mutis sia da Einaudi che dalla casa editrice fiorentina Le Lettere.

Nell’intervento pubblicato nel numero 38 sottolineavo l’appartenenza di Díaz-Granados al movimento letterario ispanoamericano dei poeti della generazione della “incertezza”, del “dubbio” e che gli autori appartenenti a quest’area operano all’interno di una linea poetica lontana sia dagli sperimentalismi linguistici che dalle esplorazioni orfiche o misticheggianti.
Las prisas del instante [La fretta dell’istante], pubblicato in Spagna nel 2015 dalla nota casa editrice Visor di Madrid è un libro ben strutturato e suddiviso in cinque sezioni, con la prima dedicata alle “ragioni del tempo”, di cui bisogna conoscere “i ritardi e i balbettii, quel tempo inarrestabile con i suoi precisi ritmi e le sue urgenze e che si porta via le cose belle, fa entrare nelle case “l’oblio e la sua povertà”. Ma è proprio con questo materiale che occorre tessere i nostri giorni, il nostro passaggio sulla Terra, come suggeriscono gli stupendi versi di Álvaro Mutis posti in epigrafe al libro.

Quella di Federico Díaz-Granados è una poesia colloquiale venata di malinconia (“Qui s’intuisce l’uomo che bussa a porte che non si aprono”), che investiga gli affanni della vita, le tensioni generate dalla scrittura poetica ma che celebra anche le minute e semplici gioie del quotidiano, e lo fa senza enfasi, intrecciando versi dai toni crepuscolari. Con un linguaggio persuasivo e una voce sofferta e a un tempo suadente.

Una poesia attenta al dialogo con il lettore, alla riflessione sul mondo e sulla Storia, alla realtà economica e sociale, all’apprendimento del sé e dell’altro. Poesia vista come la sintesi perfetta della creazione umana e come mezzo per lacerare maschere e illusioni, sempre vicina all’uomo, alle sue fragilità e alle gioie della conoscenza. Lo scrittore bogotano introduce l’antologia Le ore dimenticate con queste parole: «La poesia nasce da una insoddisfazione con la realtà, da un sentirsi a disagio con un tempo avverso all’etica e alle scienze umane. Nasce – nel mio caso – dal voler prolungare le letture che ravvivarono le notti della mia infanzia e quegli istanti che ogni giorno sono sempre più luminosi nella mia retina. Per questo cerco di narrare, condensare in immagini piccole cronache del quotidiano».

Una narrazione poetica, quindi, ma inquieta e in perenne ricerca delle verità infrante, dei ricordi obliati. Il porto che a fatica si raggiunge non è mai il luogo sicuro dove mettere radici perché il tempo (l’istante) va di fretta, ha sempre altre cose alle quali pensare e alla fine rimangono soltanto “i volti/ le parole ammassate che rendono conto delle cose disfatte”. Allora occorre ricominciare da un’altra parte, in un altro giorno e attendere con pazienza che torni la bellezza, la luce improvvisa dei corpi.




POESIE DI FEDERICO DÍAZ-GRANADOS
da LAS PRISAS DEL INSTANTE / LA FRETTA DELL’ISTANTE
(2015)



            Non mescolare la tua miseria con le faccende quotidiane.
            Impara a conservarla per le ore di svago
            e intreccia con lei la vera,
            la sola materia duratura
            del tuo passaggio sulla Terra.

            Álvaro Mutis


PASATIEMPO

Para matar el tiempo
recuerdo algunos fulgores de la infancia,
lleno crucigramas
para que tu nombre encaje donde debe decir olvido
y leo los horarios de los trenes para saber cada día más sobre despedidas
Para matar el tiempo me detengo
en los balcones y leo avisos clasificados
miro los segundos pisos de las casas
cuento gordos y calvos en los centros comerciales
y organizo: los estantes de la casa,
los archivos de la escuela, las compras de ocasión.

Para matar el tiempo guardo los fantasmas y tristezas
las nostalgias y los nombres que permanecen
para que cada uno encuentre
—como en los juegos de azar—
su par, su carta repetida.


PASSATEMPO

Per ammazzare il tempo
ricordo alcuni fulgori dell’infanzia,
faccio cruciverba
affinché il tuo nome s’incastri dove bisogna dire oblio
e leggo gli orari dei treni per saperne ogni giorno di più sugli addii
Per ammazzare il tempo sosto
sui balconi e leggo avvisi catalogati
guardo i secondi piani delle case
conto i grassi e i calvi nei centri commerciali
e rassetto: gli scaffali della casa,
gli archivi della scuola, gli acquisti occasionali.

Per ammazzare il tempo immagazzino fantasmi e tristezze
le nostalgie e i nomi che restano
affinché ognuno incontri
– come nel gioco del caso –
il suo pari, la sua carta riprodotta.


CASA TOMADA

Para qué restaurar la casa
si este amor es un relato de hastíos y ángeles de extraña estirpe,
de muebles tapizados al gusto de la visita
y basuras acuñadas por deudos de ropa ajada.

No se debe restaurar nada
ni las mustias tristezas ni los gestos de adiós.
No hay que temerle al pesado sol de las tardes
que amarillea los libros y las fotos cada día
y nos hace parecer cada vez más a nuestros muertos.

No hay que restaurar, apenas arreglar un poco
o remodelar el zaguán
total, este amor de años bisiestos
no distingue ya entre tantos oficios inútiles
y ni las cortinas
ni las nuevas cerraduras
ni las rejas que puso el último pariente en vivirla

evitarán que entre de una vez y para siempre
el olvido y su pobreza.


CASA OCCUPATA

Perché restaurare la casa
se questo amore è un racconto di ripugnanze e angeli di strana stirpe
di mobili tappezzati con il gusto delle visite
e spazzatura incuneata tra i parenti dai logori vestiti.

Non occorre restaurare nulla
né le appassite tristezze né i gesti di addio.
Non bisogna temere il sole afoso della sera
che ogni giorno ingiallisce libri e foto
e sempre di più ci fa assomigliare ai nostri morti.

Non bisogna restaurare, basta sistemare un po’
o rimodellare l’ingresso
in definitiva, questo amore di anni bisestili
già non distingue tra tanti inutili mestieri
e né le tende
né le nuove serrature
né le grate fatte installare dall’ultimo familiare che qui ha vissuto

eviteranno che d’un colpo entri e per sempre
l’oblio e la sua povertà.


BOCETO VESPERTINO

Se van cerrando las ventanas
y amontonas papeles y libros una tarde de domingo
y otra vez en el cuarto tibio
el poema empezado
sobre las cosas felices que siempre acaban.

Se cierran las ventanas
y todo queda igual que antes,
tibio, en desorden y la leve sensación
de creer que el mundo nos pertenece.

La luz como la belleza no se puede mirar de frente
por eso no miro los lomos de los libros de mi biblioteca
cubiertos por el polvo de la casa o de la muerte.
Esos libros se parecen al modo en que amo cada día
o como un anticuario que acumula ropas viejas
sin sacar las cosas de los bolsillos
porque al frente ya no está el niño que hace monerías
y remeda nuestros tics
Al regresar
seguro preguntaremos por los parientes muertos,
los nuevos primos
entre tanto hastío y ausencias anunciadas.


BOZZETTO VESPERTINO

Vengono chiuse le finestre
e ammucchi carte e libri una sera di domenica
e di nuovo nella stanza tiepida
la poesia iniziata
dalle cose felici che sempre muoiono.

Si chiudono le finestre
e tutto resta come prima,
tiepido, in disordine e la lieve sensazione
di credere che il mondo ci appartenga.

La luce come la bellezza non si può guardare davanti
per questo non osservo il dorso dei libri della mia biblioteca
coperti dalla polvere della casa o della morte.
Quei libri assomigliano al modo in cui ogni giorno amo
o come un antiquario che accumula vecchi vestiti
senza tirar fuori gli oggetti dalle tasche
perché davanti non c’è più il bambino che fa moine
e scimmiotta i nostri tic
Al ritorno
di certo domanderemo dei parenti morti,
dei nuovi cugini
fra tanto disgusto e annunciate assenze.


SECRETA COMPAÑÍA

      Homenaje mínimo a Roberto Genta Dorado

Oigo el sollozo del vecino
sus canciones delatan
su tristeza o su rencor.
Escucho su tos y el agua hirviendo
y sus diarias costumbres de sintonizar las noticias a la misma hora.
Qué dirá mi vecino del rock desafinado que sale de mi dulzaina
de mis malos modales en la mesa
de mis brindis solitarios y del romper tantos papeles en la noche.
Él sabe qué palpita a este lado de la pared
mientras yo intuyo que nos parecemos mucho
porque canta destemplado y también llora
y sus ventanas se empañan en las noches.


SEGRETA COMPAGNIA

        Omaggio minimo a Roberto Genta Dorato

Sento i singhiozzi del vicino
le sue canzoni denunciano
la sua tristezza o il suo rancore.
Ascolto la sua tosse e l’acqua in ebollizione
e l’abitudine di sintonizzarsi sul notiziario sempre alla stessa ora.
Che dirà il mio vicino del rock stonato che esce dalla mia dulciana
delle mie pessime maniere di stare a tavola
dei miei brindisi solitari e quando di notte strappo così tanti fogli.
Lui sa cos’è che palpita da questo lato della parete
mentre io intuisco che noi ci assomigliamo molto
perché canta fuori tono e perfino piange
e le sue finestre si appannano durante la notte.


LA OTRA ORILLA

De este lado de la palabra está el hombre
con el silencio y la soledad del mundo,
siempre del lado donde se añeja el amor
y anochece el azar.
Es de este lado de la palabra que arde aún por los recuerdos
donde se respira al hombre y sus asuntos olvidados,
sus ángeles del hambre, sus ropas de posguerra.
Acá se intuye al hombre que golpea puertas que no se abren
las truncas señales de nunca haber llegado a puerto seguro.

Afuera están los rostros,
las palabras amontonadas que rinden cuentas de las cosas rotas
y las imágenes descoloridas de ciudades que no conocemos.
Está la música y el arte de caminar hablando a solas
mientras se pisan restos de hojas secas.
Allá están las gramáticas y las hogueras
que nos aguardan con paciencia
para reiniciar, de una vez y para siempre,
la fiesta.


L’ALTRA SPONDA

Da questa parte della parola c’è l’uomo
con il silenzio e la solitudine del mondo,
sempre dalla parte dove invecchia l’amore
e il caso imbrunisce.
È da questa parte della parola che arde ancora per i ricordi
dove si respira l’uomo e le sue dimenticate faccende,
i suoi angeli della fame, i suoi vestiti da dopoguerra.
Qui s’intuisce l’uomo che bussa a porte che non si aprono
i mutilati segnali di non essere mai arrivato a un porto sicuro.

Fuori restano i volti,
le parole ammassate che rendono conto delle cose disfatte
e le immagini scolorite di città che non conosciamo.
Questa musica e l’arte di camminare parlando da soli
calpestando i resti di foglie secche.
Là ci sono le grammatiche e i falò
che ci aspettano con pazienza
per ricominciare, un’altra volta e per sempre,
la festa.


PREGUNTAS

¿Acaso conoces la súbita luz del cuerpo
O sabes de la lentitud de las lágrimas expulsadas de la memoria
y las grandes preguntas nunca respondidas
ante la llegada de las fiebres?

He visto cocinar las culpas
y en los lejanos mercados de la muerte
no conseguí usureros
que permuten las inmensas tristezas terrestres
por baratijas de remate.

No encuentro a mis vivos
Solo detrás de ese instante
se queman las tristezas y quedará el alquitrán.

El amor como el silencio solo existe cuando vuelve a nacer.
Y aún no has llegado
y tu nombre y apellido son ya una larga cicatriz.
Elige entre las ventanas aquella que te muestre el mundo
y sus nombres verdaderos.


DOMANDE

Conosci per caso la luce improvvisa del corpo?
O sai della lentezza delle lacrime espulse dalla memoria
e le grandi domande senza risposte
davanti la comparsa della febbre?

Ho visto cucinare le colpe
e nei lontani mercati della morte
non ho trovato usurai
per scambiare l’immensa tristezza terrestre
con cianfrusaglie in liquidazione.

Non trovo i miei vivi
Solo dietro quell’istante
si bruciano le tristezze e resterà il catrame.

L’amore come il silenzio esiste solo quando torna a nascere.
E ancora non sei arrivata
e il tuo nome e cognome sono già una lunga cicatrice.
Scegli tra le finestre quella che ti mostra il mondo
e i suoi veri nomi.


ITINERARIO INCONCLUSO

¿Cuáles itinerarios recorren las auroras de invierno
en estos territorios de pérdidas
que habitan la breve barca donde navega el mundo?

Itinerario del corazón de Dios
que con su anatomía del silencio cruza una zanja
en los vendavales del destierro y la memoria
como una simple palabra extraviada:
la muerte se parece tanto
a este invierno que veo en tus ojos.

¿Cuál trópico esconde tu carne desnuda
al fermentar mi vida cada noche
entre dolores, sueños estancados
y la sal llegada de tus lágrimas?


ITINERARIO INCOMPIUTO

Quali itinerari percorrono le aurore invernali
in questi territori di perdite
che abitano la piccola barca dove naviga il mondo?

Itinerario del cuore di Dio
che con la sua anatomia del silenzio attraversa un fosso
nelle tempeste dell’esilio e la memoria
come una semplice parola smarrita:
la morte assomiglia molto
a questo inverno che vedo nei tuoi occhi.

Quale tropico nasconde la tua nuda carne
che ogni notte fermenta la mia vita
tra dolori, sogni stagnanti
e il sale che arriva dalle tue lacrime?


ENCUENTROS

Si te estrellas de frente con mi corazón
no huyas y no intentes borrar tus huellas dactilares
tampoco lo dejes por ahí a merced de algún desprevenido transeúnte
y no lo escondas, como al hijo torpe, de las visitas.

Si lo ves mordido en los bordes como un viejo borrador de la primaria
somételo a una calle de lluvias y remates.
Alguien se encartará con tan pesado encargo lleno de canciones incendiadas
y viejas vajillas en desuso
Alguien lo agitará queriendo oír alguna voz
como quien golpea durante horas la puerta de una casa vacía.

O si lo llegas a ver entre mis ruinas déjalo en la calle
que este corazón de prisas y tardanzas
siempre se acomodó mejor a la intemperie.


INCONTRI

Se ti scontri frontalmente con il mio cuore
non fuggire e non provare a cancellare le tue impronte digitali
non mollarlo da quelle parti alla mercede di qualche passante sprovveduto
e non nasconderlo, come un figlio rozzo, a chi vuole vederlo.

Se ti accorgi che lo mordono ai bordi come una vecchia brutta copia delle elementari
sottomettilo a una strada di piogge e offerte.
Qualcuno si smarrirà con tanto impegnativo incarico pieno di canzoni incendiate
e vecchie stoviglie in disuso
Qualcuno lo agiterà con il desiderio di ascoltare delle voci
come chi bussa per ore alla porta di una casa vuota.

O se riesci a vedere tra le mie rovine lascialo per strada
che questo cuore di urgenze e ritardi
sempre si è trovato meglio alle intemperie.


LOS ADIOSES

        Y solo puedo contar mis tristezas y recuerdos
        Como un mendigo cuenta sus monedas en invierno.

        Jorge Teillier
Hubiera podido obsequiarte
aquel cine donde vimos
Notting Hill y American Beauty.

Hubiera querido regalarte los hoteles donde nos escondimos.
Me hubiera gustado ser el dueño del café en que nos despedimos
donde escuchamos tantas canciones
que hoy son un soundtrack de nuestras vidas.

Y no hubo obsequios.
Y puse el cielo sobre tu cuerpo y lo volviste viento
puse el viento sobre tus ojos y lo volviste sueño
puse sueño en tu silencio y lo volviste noche
y esta noche no hay cielo, viento y sueño
que conviertan mi corazón
en una luz donde retorne el amor.

Y es por este amor lejano y verdadero
que las palabras tienen música sobre el papel que nadie canta
como quien golpea durante horas una casa abandonada
como quien patea latas vacías en el corazón.


GLI ADDII

        E solo posso contare le mie tristezze e ricordi
        Come un mendicante conta le sue monete in inverno.

        Jorge Teillier
Avrei potuto regalarti
quel cinema dove abbiamo visto
Notting Hill e American Beauty.

Avrei voluto regalarti gli hotel dove ci siamo nascosti.
Mi sarebbe piaciuto essere il padrone del caffè in cui ci congedammo
dove ascoltammo tutte quelle canzoni
che oggi sono una soundtrack delle nostre vite.

E non ci furono regali.
E misi il cielo sul tuo corpo e lo trasformasti in vento
misi il vento sui tuoi occhi e lo trasformasti in sogno
misi il sogno nel tuo silenzio e lo trasformasti in notte
e questa notte non ci sono cielo, vento e sogno
che modifichino il mio cuore
in una luce dove l’amore possa tornare.

Ed è per questo amore lontano e vero
che le parole hanno una musica nello spartito che nessuno canta
come chi bussa per ore a una casa abbandonata
come chi prende a calci lattine vuote nel cuore.


LAS PRISAS DEL INSTANTE

Tenía razón el tiempo en llevar su afán
en instalarse donde le pareciera
y en tener sus rituales y hostilidades.

Ahora entiendo sus tardanzas y balbuceos
y su prontitud para los aciertos,
de esta terquedad de fijar unas cuantas palabras en un extremo de la infancia
y otras tantas en un rincón de esta calle ronca
que se parece tanto a la vida, llena de sorpresas y de silencios.

Por eso perdóname por tantas deshoras,
por convocarte en noches de rencores y presagios
por amontonar en la misma gaveta ruinas y asuntos cotidianos
entre el cansancio de los días y la terca música de los silencios.

Tenía razón el tiempo en llevar su ritmo
y la vida en tener sus afanes
para quedarse acá
con todas las prisas del instante.

Por eso perdóname por estas premuras
por no saber la gramática y las palabras de una lengua olvidada
por haber perdido libretas, las llaves
y la vieja canción de exactos compases y cenizas
como si en el afán del tiempo
cada día, sin importar la hora,
se extraviaran los sueños.


LA FRETTA DELL’ISTANTE

Aveva ragione il tempo nel condurre la propria ansia
a stabilirsi dove gli piaceva
e nel possedere i suoi rituali e ostilità.

Ora comprendo i suoi ritardi e balbettii
e la sua rapidità nelle scelte azzeccate,
l’ostinazione nel saldare alcune parole a un’estremità dell’infanzia
e altrettante in un angolo di questa roca strada
che tanto assomiglia alla vita, piena di sorprese e di silenzi.

Per questo motivo perdonami per le tante insolite ore,
per convocarti in notti di presagi e rancori
per ammucchiare nello stesso cassetto rovine e fatti quotidiani
tra la stanchezza dei giorni e l’ostinata musica dei silenzi.

Aveva ragione il tempo nel sostenere il proprio ritmo
e la vita di avere i suoi affanni
per starsene qui
con tutta la fretta dell’istante.

Per tale motivo perdonami per le urgenze
per non conoscere la grammatica e le parole di una lingua dimenticata
per aver smarrito taccuini, le chiavi
e la vecchia canzone dai ritmi precisi e cenere
come se nell’ansia del tempo
ciascun giorno, ignorando l’ora,
si perdessero i sogni.
>p>

Traduzione dallo spagnolo di Alessio Brandolini




Federico Díaz-Granados
è nato a Bogotá (Colombia), dove vive, nel 1974. Poeta, saggista e divulgatore culturale. Ha pubblicato i libri di poesia: Las voces del fuego (1995), La casa del viento (2000), Hospedaje de paso (2003 e 2004 in Colombia, 2014 in Spagna in edizione rivista) e nel 2015 Las prisas del instante. Sono state pubblicate tre antologie della sua poesia: Álbum de los adioses (2006), La última noche del mundo (2007) e Las horas olvidadas (2010, pubblicata anche in Italia nel 2015 a cura di Emilio Coco - Le ore dimenticate). Suoi testi sono stati inseriti in antologie sulla poesia contemporanea in lingua spagnola e tradotti all’estero.
Ha curato le antologie sulla nuova poesia colombiana: Oscuro es el canto de la lluvia (1997), Inventario a contraluz (2001), Doce poetas jóvenes de Colombia (1970-1981) e la Antología de poesía contemporánea de México y Colombia (2011). È coautore de El amplio jardín (Antologia della poesia giovane di Colombia e Uruguay, 2005).
Nell’anno 2009 gli è stata assegnata la Borsa di studio «Álvaro Mutis» nella Casa “Refugio Citlaltépetl” in Messico. Nel 2012 ha pubblicato il libro di saggi La poesía como talismán e nel 2014 Resistencia en la tierra (Antologia della poesia sociale e politica dei nuovi poeti di Spagna e America). Fa parte del movimento letterario “Poesía ante la incertidumbre”. È direttore della “Biblioteca de Los Fundadores del Gimnasio Moderno” e della sua Agenda Culturale.

(Foto di Joaquín Puga)


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