Miramare
L'adolescente interrogava il mare sul destino degli amori infelici e ne riportava canzoni che tagliavano l’acqua come un ventaglio affilato su fragili dolori a risentirle adesso ancora s'increspano le onde ancora s'infrangono i visi amori che non l’hanno più cercato neanche per riderci sopra e ricorda come a cantarle da solo sul pontile d'inverno stonando a squarciagola provasse un sottile piacere a piegare l’anima in quell’età che mischia ghiandole e lirismo creando nell’equivoco agitate turbolenze (da adulti non cambia) se non ci fossero state quelle canzoni non avrebbe amato così tanto così a lungo a tal punto d'amarle ancora le fanciulle primo sale e non sarebbe qui a far ghignare i passanti a stonare così bene in questa memoria d’alto mare.
(Sarzana, 10-10-2014)
MAR MORTO
Il corpo marino è la matrice originaria di stampi carnali carichi di sapori e odori da mandare per il mondo e moltiplicarsi nei sogni della gente semplice schiuma e alghe l’hanno generato in una mistura speziata d’estasi olfattiva per dare a tutti lo stesso codice d’entrata dischiusa ferita al vento salmastro la nostra sete gli ha dato forma e il gusto dell’uomo ancora s’inebria scende nella visione s’adagia sul ventre si perde negli anfratti non riaffiora mai più ma non tutti i marinai di terra sanno nuotare c’è chi affoga nelle saline con la bocca che brucia mentre l’anima recrimina la sua vedovanza e Baudelaire ti salva prendendoti per i capelli questo corpo non è una culla che alza le vele verso il futuro ma una bara galleggiante che dà sepoltura in mare ai caduti del mar Morto
(Sarzana, 29 settembre 2014)
MAR TITANIC
Non sono le scorie tossiche a impestare il mare ma i ricordi avvelenati che gli buttiamo dentro e quando colano a picco distruggono ogni presenza di vita flora fauna e uomini al tramonto fermi sulla battigia a implorare i gabbiani di cavar loro gli occhi per non vedere più le sembianze felici formarsi ad ogni moto ondoso e disfarsi in quello successivo i ricordi sono le ossa della memoria nella terra resistono migliaia d’anni ma nel mare nel liquido mare questa materia erosa e sfuggente si sfalda e se ne va dove i sogni invertebrati vivono al buio come meduse urticanti inclini all’abisso ogni anno si ritrovano tutti lì non temono le acque gelate del mar Titanic chi o cosa li abbia guidati alla fine di una migrazione misteriosa nessuno sa dirlo ciascuno arriva col suo sogno salvagente sempre più sgonfio rattoppato scolorito e si unisce agli altri in corsa verso il mare puoi vederli tra le onde cacciar via i gabbiani come mosche sugl’occhi e aggrapparsi di nuovo alle sembianze felici come fanciulli grinzosi mai cresciuti perché l’addio congiunge chi si lascia e il corpo trattiene l’impronta sacra dell’antico passaggio amoroso se l’amnesia la cancella è natura abominevole
(Sarzana, 18 settembre 2014)
Mare di Ostia
a Pier Paolo Pasolini
Ostia di carne sangue di mare mare di sputi livida risacca un padre della patria boccheggia con la terra nei polmoni sepoltura di un popolo nel silenzio dei chiostri nella memoria partigiana nel mondo contadino questa morte nazionale e multinazionale chiude un'era e passa alla preistoria si porta via tutto i musei le biblioteche i testamenti morali il lievito madre di una coscienza secolare noi eredi di una compassione gelida noi figli di questa morte pasticciata vilipesa derisa che ci ha trasformato da miti arcaici in barbari civili vaghiamo ciechi in una necropoli senza reperti le pergamene sono sparite rimane un ossario senza gloria e i mandanti si susseguono di generazione in generazione mentre i padri della patria quelli che hanno formato il tuo sentire più profondo non muoiono nel loro letto ma nell'inconscio collettivo ed è lì il funerale della nostra storia
(Sarzana, 31 ottobre 2014)
MARE MATER
Dicono che da vecchi torniamo bambini io faccio di meglio torno all'origine del mondo a una memoria larvale alla coscienza dell'inesprimibile spora embrione anfibio fino a rivedermi che non respiro all'interno di un corpo residenziale in un mare nero senza luci lontane dove annaspo nel panico cieco e poi mi abbandono alla tragica ebbrezza di chi naufraga in un ventre burrascoso sbattuto da un'anca all'altra contro scogli appuntiti senza poter gridare senza risalire il pozzo gettato sul fondo della camera iperbarica preso al laccio da un viscido capestro che potrebbe impiccarmi dentro l’acquario se questo mare esondasse al di là degli argini rovesciandomi fuori con tutti i detriti mare prenatale dal sapore di sangue mare primordiale di rossa fonte battesimale prime percezioni indistinte di futuri naufragi nei tunnel vietcong di ventri accoglienti dove morire podalico al sogno e non rinascere al giorno mai più
(Sarzana, 6 settembre 2014)
MARE SILENTIUM
Lo guardavo giocare sulla spiaggia col secchiello la paletta e una spina di riccio nel piede fragile candore da grande cambiò gioco siringhe lacci e un ago nella vena fragile pallore poi il maremoto mi restituì il secchiello
(Sarzana, 10 settembre 2014)
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